Adolescenti stressati per il poco sonno

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L’adolescenza è una fase di passaggio all’età adulta che porta con sé importanti cambiamenti, i quali influenzano la vita emotiva, la personalità, la vita sociale e familiare e il mondo scolastico. Il sonno è fondamentale in questo periodo della vita. Il sonno è una componente essenziale per la salute psicofisica, soprattutto durante l’adolescenza, tuttavia, diversi studi dimostrano che gli adolescenti dormono meno del necessario, con conseguenze significative sul loro benessere psicologico e sulle capacità di gestione dello stress.

Di quante ore di sonno avrebbero bisogno gli adolescenti?

Sia la National Sleep Foundation che l’American Academy of Sleep Medicine concordano sul fatto che gli adolescenti hanno bisogno di 8-10 ore di sonno a notte. Queste ore di sonno sono sufficienti per permettere ai ragazzi di mantenere la loro salute fisica, il benessere emotivo e il rendimento scolastico. Il sonno è vitale per le persone di qualsiasi età: non si può vivere senza dormire e dormire poco e male crea molti disagi e malesseri. Per gli adolescenti occorre un sonno di qualità, altrimenti non vi sono le condizioni per lo sviluppo mentale, fisico, sociale ed emotivo.

Cosa favorisce il sonno negli adolescenti?

In particolare, il sonno negli adolescenti favorisce l’attenzione, la memoria e il pensiero analitico: tutte qualità assolutamente fondamentali per l’apprendimento, che è il principale compito degli adolescenti. Data l’importanza del sonno per la funzione cerebrale, è facile capire perché gli adolescenti che non dormono abbastanza tendono a soffrire di eccessiva sonnolenza e mancanza di attenzione, che possono seriamente danneggiare il loro rendimento scolastico.

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Perché gli adolescenti dormono poco?

Le cause della carenza di sonno tra gli adolescenti sono molteplici:

  1. Ritmo circadiano alterato: durante l’adolescenza, l’orologio biologico si sposta naturalmente, portando a un ritardo nell’addormentamento. Questo fenomeno, noto come ritardo di fase del sonno, rende difficile per i giovani andare a dormire presto, anche se devono svegliarsi presto per scuola.
  2. Carico scolastico e attività extracurriculari: gli impegni accademici, sportivi o sociali spesso occupano gran parte del tempo disponibile, riducendo le ore di riposo.
  3. Uso di dispositivi elettronici: l’esposizione alla luce blu di smartphone, tablet e computer interferisce con la produzione di melatonina, l’ormone che regola il sonno.
  4. Ansia e stress: le preoccupazioni legate alla scuola, alle relazioni e alle aspettative sociali possono impedire un riposo sereno.

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Quali sono gli effetti della privazione di sonno?

La mancanza di sonno negli adolescenti è associata a una serie di problemi:

  • Difficoltà cognitive: il sonno è cruciale per la memoria e l’apprendimento. Dormire poco compromette la capacità di concentrazione e di risolvere problemi.
  • Tono dell’umore: dormire poco causa irritabilità e reazioni emotive esagerate. Molti disturbi psicologici come ansia e depressione sono stati collegati a un sonno scarso che, nei casi più gravi, può anche aumentare il rischio di suicidio. 
  • Aumento dello stress: la privazione di sonno altera i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, rendendo gli adolescenti più vulnerabili a irritabilità, ansia e depressione.
  • Problemi fisici: il sonno insufficiente è collegato a un aumento del rischio di obesità, diabete e problemi cardiovascolari, poiché il corpo non ha il tempo necessario per rigenerarsi.
  • Relazioni sociali: la stanchezza cronica può portare a isolamento sociale, conflitti familiari e difficoltà nelle amicizie.
  • Rischio di incidenti: preoccupante è il rischio di incidenti a causa della sonnolenza alla guida. Le ricerche hanno scoperto che la privazione del sonno può ridurre i tempi di reazione con un effetto simile a quello di un consumo significativo di alcol. Negli adolescenti, l’impatto della sonnolenza alla guida può essere, inoltre, amplificato dalla mancanza di esperienza e da un tasso più elevato di possibili distrazioni.

Come migliorare il sonno degli adolescenti?

  • Stabilire una routine regolare: andare a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora aiuta a regolare l’orologio biologico.
  • Ridurre l’uso di dispositivi elettronici: spegnere smartphone e tablet almeno un’ora prima di dormire favorisce un addormentamento più rapido.
  • Creare un ambiente favorevole al sonno: la stanza dovrebbe essere buia, silenziosa e a una temperatura confortevole.
  • Educare sull’importanza del sonno: sensibilizzare gli adolescenti e le loro famiglie sull’impatto del sonno sulla salute mentale e fisica può motivarli a dare priorità al riposo. 
  • Mettere in preventivo otto ore di sonno  sia nei giorni feriali che nei fine settimana.
  • Evitare caffeina e bevande energetiche, soprattutto al pomeriggio e alla sera.

In conclusione, migliorare il sonno negli adolescenti può avere un ruolo importante sia nella prevenzione dei disturbi psicologici, sia nella riduzione dei sintomi e dei rischi.

 


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Dott.ssa Giuliana Proietti

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Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti – Walter La Gatta
 

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Pronto soccorso psicologico in caso di grandi stress: cosa fare, cosa evitare

Pronto soccorso psicologico in caso di grandi stress: cosa fare, cosa evitare

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Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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Cosa si intende per Pronto Soccorso Psicologico?

Il primo soccorso psicologico prevede un aiuto umano, di sostegno morale e pratico per le persone colpite da eventi critici. 

Di cosa si occupa la psicologia dell’emergenza?

La psicologia dell’emergenza si occupa di situazioni critiche, fortemente stressanti, che mettono a repentaglio le routine e le ordinarie capacità di coping dell’individuo e delle comunità di fronte ad avversità di ampia magnitudo, improvvise ed urgenti. Si tratta di un insieme di pratiche e di saperi utili a comprendere e sostenere le menti individuali e collettive che fronteggiano eventi potenzialmente distruttivi, prima, durante e dopo il loro manifestarsi (Fabio Sbattella, Manuale di psicologia dell’emergenza, 2009).

Cosa si intende per Primo Soccorso Psicologico?

Il Primo Soccorso Psicologico (PSP), in inglese Psychological First Aid (PFA), nasce dall’esigenza di dare una risposta immediata, strutturata e coordinata in situazioni definite emergenziali e al correlato disagio socio-psicologico. Si tratta dunque di uno strumento applicabile sia su larga scala sia su casi singoli, durante e nelle fasi immediatamente successive all’evento stressante e potenzialmente traumatico.

In Italia quali sono i regolamenti riguardo al Primo Soccorso Psicologico?

In Italia, la componente psicologica è stata nel tempo inclusa nella gestione delle emergenze anche su un piano legislativo ed istituzionale. Mentre la legge n. 225 del 24 febbraio 1992 indicava i Criteri di massima per l’organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi, emanati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile, il Decreto ministeriale del 13 febbraio 2001 introduceva come parte
integrante delle indicazioni per il coordinamento operativo delle emergenze anche l’attività di assistenza psicologica e di assistenza sociale alla popolazione, attività ulteriormente dettagliata e specificata nella Direttiva del Capo Dipartimento del 2 maggio 2006 della Protezione Civile e del 27 gennaio 2012 della Protezione Civile.

Il pronto soccorso psicologico è un intervento fondamentale per affrontare situazioni di grande stress e crisi emotiva. Ecco cosa fare e cosa evitare in caso di stress intenso.

Dr. Walter La Gatta

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COME AIUTARSI DA SOLI

– Cosa Fare 

  • Chiedere aiuto professionale: È importante non affrontare la situazione da soli. Rivolgersi a un/a terapeuta quando è richiesto l’intervento di una figura professionale, può fornire il supporto necessario per gestire le emozioni e i sintomi di stress. 
  • Praticare tecniche di rilassamento: Tecniche come la meditazione, la respirazione profonda e il training autogeno possono aiutare a calmare la mente e a regolare le emozioni.
  • Stabilire una routine: Mantenere una routine quotidiana può fornire un senso di normalità e controllo, anche e soprattutto in tempi di stress. Attività regolari come esercizio fisico, pasti regolari e sonno adeguato sono assolutamente consigliabili per il benessere psicologico.
  • Relazionarsi con altri: Parlarne con amici o familiari può essere molto utile. Il supporto sociale è cruciale per affrontare momenti difficili; condividere esperienze e sentimenti può alleviare il senso di isolamento.

– Cosa Evitare

  • Sopprimere le emozioni: Ignorare o reprimere i propri sentimenti può portare a un aumento dello stress e dell’ansia. È fondamentale riconoscere e validare le proprie emozioni piuttosto che cercare di evitarle
  • Isolarsi: Ritirarsi socialmente può aggravare la situazione. È importante mantenere i contatti con le persone care e cercare supporto quando necessario.
  • Evitare sostanze stupefacenti: L’uso di alcol o droghe per affrontare lo stress può sembrare una soluzione temporanea, ma spesso porta a problemi più gravi nel lungo termine.
  • Sottovalutare il problema: Non ignorare i segnali di stress acuto o crisi emotive; affrontarli tempestivamente è cruciale per prevenire complicazioni future come disturbi d’ansia o depressione
  • Rimanere immobili in un ambiente negativo: Se possibile, cercare di allontanarsi da situazioni o persone tossiche che possono aumentare lo stress.
  • Ricordare continuamente gli eventi negativi: questi ricorsi portano a rivivere incubi e flashback.     

COME ESSERE DI AIUTO AGLI ALTRI

– Cosa Fare 

  • Essere onesti e affidabili.
  • Rispettare il diritto delle persone di prendere le loro proprie decisioni.
  • Essere consapevoli della propria faziosità e dei propri pregiudizi e metterli da parte.
  • Chiarire alle persone che anche se sul momento rifiutano l’assistenza, possono comunque richiederla in futuro.
  • Rispettare la privacy e la riservatezza delle storie raccontate dalle persone, se appropriato.
  • Comportarsi in modo appropriato in base alla cultura, età e sesso della persona.
  • Occuparsi di cose pratiche, come ad esempio rimettere le persone in contatto tra di loro, dare loro la possibilità di parlare con le persone che conoscevano prima dei tragici eventi, occuparsi della routine quotidiana.
  • Impegnarsi per ricostruire al più presto la comunità.

– Cosa Evitare

  • Non forzare le persone a parlare: ci sono persone che preferiscono essere lasciate in pace, in caso di stress profondo.
  • Non approfittarsi della relazione instaurata in qualità di soccorritore.
  • Non chiedere soldi o favori alle persone in cambio dell’aiuto prestato.
  • Non fare false promesse e non dare informazioni false.
  • Non esagerare le proprie capacità
  • Non forzare le persone a ricevere aiuto, e non essere intrusivi o insistenti.
  • Non esercitare pressioni sulle persone affinché raccontino la loro storia.
  • Non condividere la storia di una persona con altri.
  • Non giudicare la persona per le sue azioni od emozioni.

        Quali persone soccorrere per prime?

  • Persone con ferite gravi, potenzialmente mortali, che necessitano di cure mediche d’emergenza
  • Persone che sono così scosse da non riuscire a prendersi cura di loro stesse o dei loro figli
  • Persone che potrebbero fare del male a sé stesse
  • Persone che potrebbero fare del male agli altri

Una intervista sulla Eiaculazione Precoce

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      Cosa domandarsi quando si presta aiuto a persone di cultura diversa?

  • Dovrei vestirmi in un certo modo per risultare rispettoso/a?
  • Le persone colpite avranno bisogno di vestiti particolari per mantenere la loro dignità e le loro usanze?
  • Qual è il modo tipico di presentarsi alle persone secondo questa cultura?
  • Quale lingua parlano?
  • Le donne colpite dovrebbero essere avvicinate solamente da soccorritori donne?
  • A chi potrei rivolgermi? (In altre parole, al capo della famiglia o della comunità?
  • Quali sono le norme tipiche sul contatto fisico?
  • È appropriato tenere una persona per mano o toccarle la spalla?
  • Ci sono cose particolari da considerare riguardo ai comportamenti verso gli anziani, i bambini, le donne o altre categorie di persone?
  • Quali sono i diversi gruppi etnici e religiosi all’interno della popolazione colpita?
  • Quali sono le credenze o usanze importanti per le persone colpite?
  • Come potrebbero comprendere o spiegarsi l’accaduto?

       Come approcciarsi con persone di religione diversa?

  • Conoscere e rispettare la religione delle persone.
  • Chiedere alle persone cosa le aiuti, in genere, a sentirsi meglio.
  • Incoraggiarle a fare quelle cose che aiutano ad affrontare la situazione, comprese le pratiche spirituali, quando da loro menzionate.
  • Ascoltare con rispetto, e senza giudicare, le credenze spirituali o le domande che le persone potrebbero avere.
  • Non imporre alle persone le proprie credenze, o le proprie interpretazioni spirituali o religiose dell’evento critico.
  • Non mostrarsi né d’accordo né in disaccordo con una credenza spirituale o un’interpretazione della situazione d’emergenza, anche qualora venisse richiesto.

      Quali limiti imporsi?

  • Seguire le direttive delle autorità incaricate della gestione dell’emergenza;
  • Conoscere quali risposte emergenziali sono state organizzate e quali risorse, o meno, sono disponibili per aiutare le persone;
  • Non intralciare le operazioni di ricerca e salvataggio o del personale medico di pronto soccorso; 
  • Essere consapevoli del proprio ruolo e dei limiti del proprio ruolo.
  • Prendersi cura di sé: aiutare in modo responsabile significa anche prendersi cura della propria salute e benessere. Da soccorritori, si potrebbe essere toccati da quello che si vive in un’emergenza, oppure essere
    o avere i propri familiari direttamente colpiti dall’emergenza. È importante prestare molta attenzione al proprio benessere ed essere di sicuri di sentirsi in grado, fisicamente ed emotivamente, di aiutare gli altri. Prendersi cura di sé consente di assistere al meglio gli altri.
  • Se si lavora in equipe, è importante prestare attenzione anche al benessere dei propri colleghi.

Fonte principale consultata:
Pronto Soccorso Psicologico  

Dr. Walter La Gatta

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Il mondo dei sogni è un territorio misterioso e affascinante che esploriamo ogni notte mentre dormiamo. Tuttavia, per alcune persone, i sogni possono trasformarsi in incubi che disturbano il riposo e generano ansia. Ecco alcune informazioni e consigli utili per favorire un sonno sereno ed evitare gli incubi. 

Quando si verificano i sogni?

I sogni si verificano in genere durante i cicli di sonno REM (Rapid Eye Movement), cioè quando gli occhi si cominciano a muovere rapidamente,  il battito cardiaco accelera, la pressione arteriosa aumenta, e il respiro diventa meno regolare. Nella fase REM il cervello si attiva come quando è impegnato in un’attività intellettuale e, per evitare che il corpo compia movimenti pericolosi ed incontrollati durante i sogni, vi è una sorta di paralisi dei muscoli corporei. Questa fase si presenta circa 6 volte per notte.

Perché si sogna?

Ancora non si è ben capito perché sogniamo, anche se una delle migliori teorie ritiene che il sogno permetta il consolidamento della memoria.


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La percezione delle situazioni corporee può influenzare il sogno?

Si. Il sogno è spesso influenzato dalla percezione delle situazioni corporee: sentire il bisogno di urinare può portarci ad immaginare scene in cui questo bisogno fisiologico possa trovare soddisfazione, oppure sentire freddo può portarci a sognare di essere in montagna, durante una tormenta di neve.

Gli odori possono influenzare il sogno?

Si. Tempo fa, ad esempio, uno studio ha scoperto che annusare fiori in un punto particolare del ciclo del sonno portava a sogni positivi, mentre un odore di zolfo era collegato a quelli negativi. C’è una spiegazione a tutto ciò: i sogni proteggono il sonno, quindi, quando si avvertono degli odori presenti nell’ambiente, invece di svegliarci, incorporiamo quegli stimoli nel sogno, e se gli odori sono positivi ci portano a fare bei sogni.

I suoni possono influenzare i sogni?

Si, come tutti gli altri stimoli ambientali. L’importante è che siano stimoli essere abbastanza limitati nella loro intensità per non svegliare il dormiente, ma abbastanza intensi per poterli percepire. Quindi, ad esempio, lasciare la registrazione del rumore delle onde per tutta la notte può ispirare il sogno di una vacanza al mare, o comunque può aiutare a svegliarsi più rilassati.

Come fare sogni erotici?

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Dreaming qualche anno fa, dormire in posizione prona (cioè a pancia in giù) potrebbe favorire temi onirici all’insegna dell’erotismo. I ricercatori ipotizzarono che questo poteva avere a che fare con i modelli di respirazione che si tenevano in questa posizione. 

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In realtà…

In realtà, qualsiasi attività immediatamente precedente al sonno può influenzare i sogni, quindi può essere una buona idea prendersi qualche minuto per rilassarsi e pensare a pensieri positivi prima di addormentarsi per favorire sogni positivi. 

Quindi, ad esempio, se si soffre di incubi o si è appena visto un film horror, è bene prendersi qualche minuto per riprogrammare il cervello con pensieri positivi, come ricordi delle vacanze, o momenti di serenità familiare, prima di mettersi a dormire.

Perché esistono gli incubi?

Questi sogni in genere esprimono l’elaborazione inconscia di un malessere, di una preoccupazione che si vive nel momento presente, o di eventi traumatici che non si riesce a dimenticare.

Perché si ricordano meglio gli incubi dei sogni belli?

In realtà i sogni belli, o neutri, sono molto frequenti, ma spesso non si ricordano, proprio perché non hanno emozionato il dormiente al punto di farlo svegliare.

Perché alcune persone ricordano bene i sogni ed altre mai?

Alcuni studi condotti a Stanford su un campione di volontari hanno mostrato che i soggetti risvegliati durante la fase REM (rapid eye movement)  sono stati in grado di ricordare buona parte del contenuto dei proprio sogni, mentre praticamente nessuno dei soggetti svegliati dopo 15 minuti dalla fine del sonno in fase REM ha ricordato di aver sognato.

Questo perché l’area del cervello preposta allo spostamento delle informazioni dall’archivio della memoria a breve termine a quello della memoria a lungo termine è praticamente spenta durante il sonno profondo. Dunque, c’è maggiore possibilità di ricordare i sogni se ci si sveglia prima che le informazioni vengano cancellate dalla «memoria a breve termine» (durante il sonno REM vi è un’attività elettrica intensa dei circuiti nervosi da cui dipendono le memorie recenti).

I grandi sognatori sono dunque le persone che si svegliano frequentemente nel corso della notte, senza averne chiara consapevolezza.

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Qualche consiglio per favorire l’igiene del sonno?

. Creare una routine di sonno: stabilire un rituale serale rilassante che prepari il corpo e la mente al sonno. Questo potrebbe includere attività come leggere un libro, ascoltare musica tranquilla o fare un bagno caldo.

. Curare l’ambiente del sonno: Assicurarsi che la camera da letto sia un ambiente confortevole e rilassante. Mantenere una temperatura fresca, ridurre al minimo la luce e il rumore e scegliere un materasso e un cuscino che favoriscano il comfort.

. Limitare gli stimoli negativi prima di dormire: evitare di guardare film o programmi televisivi spaventosi o di leggere notizie inquietanti poco prima di andare a letto. Gli stimoli negativi possono influenzare i sogni e aumentare la probabilità di incubi. Invece, cercare di esporre la mente a contenuti rilassanti e positivi.

. Praticare la visualizzazione positiva: prima di addormentarsi, immaginare scene rilassanti e piacevoli che inducano uno stato di serenità. Ad esempio, immaginarsi in un luogo conosciuto e amato e concentrarsi sui dettagli sensoriali (suoni, odori, sapori, sensazioni tattili) per immergersi completamente in questa esperienza immaginativa.

. Evitare sonnellini dopo cena prima di andare a letto (ad esempio sul divano davanti al televisore);

. Non intraprendere attività impegnative o coinvolgenti sul piano emotivo o mentale (studio, lavoro al computer, videogiochi, tv, attività fisica)

. Evitare di assumere bevande stimolanti nelle ore tardo-pomeridiane e serali (caffè, tè, Coca Cola, ecc.)

. Evitare pasti serali abbondanti, molto calorici o ad alto contenuto proteico (carne, pesce);

. Evitare alcolici (vino, birra, superalcolici) ed il fumo di tabacco nelle ore serali.

Fate bei sogni…

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Burnout, DPTS e Covid-19 negli operatori sanitari

Burnout, DPTS e Covid-19 negli operatori sanitari

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Sulla base di ricerche aggiornate e del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali , 5a edizione e Classificazione internazionale delle malattie , 11a revisione, in questo articolo si parla dei disturbi psicologici associati e delle esperienze che possono sorgere in relazione a COVID-19.

Introduzione

L’esperienza della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nel 2019/2020 ha avuto un impatto molto forte sui sistemi ospedalieri e sul personale sanitario. Durante la pandemia sono emersi molti casi di tragici decessi dovuti a suicidio. Di conseguenza, l’attenzione al benessere degli operatori sanitari (HCP) in tutto il mondo è diventata fondamentale per supportare e monitorare adeguatamente la situazione.

Alcuni studi hanno identificato le problematiche che si sono rivelate in questo periodo e che hanno contribuito all’affaticamento fisico e mentale degli operatori sanitari:

(1) risorse limitate degli ospedali,
(2) minaccia di esposizione al virus come rischio professionale aggiuntivo,
(3) turni più lunghi,
(4) interruzioni del sonno,
(5) scarso equilibrio tra lavoro e vita privata,
(6 ) dilemmi riguardanti i doveri verso i pazienti e la paura di essere esposti al virus infettando i membri della famiglia,
(7) trascuratezza dei bisogni personali e familiari con un aumento del carico di lavoro
(8) mancanza di comunicazione sufficiente e informazioni aggiornate.

Una intervista sui rapporti familiari

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Gli operatori sanitari sono un gruppo demografico particolarmente suscettibile, data la natura della loro professione e dell’ambiente di lavoro, quindi la prevalenza di burnout in questo gruppo è costantemente alta.

La prevalenza dei sintomi associati a burnout riguarda ansia, depressione, minore soddisfazione e qualità dell’assistenza, così come disturbo post traumatico da stress e aumento del tasso di suicidio.

È quindi necessario considerare la situazione psicologica di base degli operatori sanitari, date le situazioni potenzialmente traumatizzanti a cui possono essere esposti durante il COVID-19.

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Precedenti studi che hanno esaminato gli impatti psicologici dell’epidemia da sindrome respiratoria acuta grave (SARS), in tutto il mondo hanno rilevato un maggior rischio di PTSD e un aumento complessivo dei disturbi di salute mentale durante e dopo l’epidemia tra la popolazione, nonché tra gli operatori sanitari.

I cinesi sono stati tra i primi a condurre studi che confrontavano gli operatori sanitari impegnati in prima linea con gli operatori sanitari che lavoravano nei loro reparti abituali, utilizzando il Maslach Burnout Inventory – Medical Personnel (MBI-MP).

I risultati inaspettati di questi studi suggeriscono che la frequenza di burnout è significativamente inferiore nei lavoratori in prima linea rispetto a quella degli operatori sanitari nei loro reparti abituali: questo fa pensare che affrontare direttamente il virus in prima linea porti un maggiore senso di controllo della situazione e di controllo sul posto di lavoro. La motivazione che ne scaturisce per l’impegno che richiede, riduce le possibilità di insorgenza di burnout.

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Ovviamente non tutte le esperienze sono uguali per ogni individuo; molto varia in base al livello di esposizione negli ospedali all’interno di ogni città, cultura e paese.

In ogni caso, è importante che gli ospedali provvedano ai bisogni fisiologici fondamentali degli operatori sanitari. Ciò comporta la fornitura di un’alimentazione adeguata, assicurandosi che le rotazioni / orari siano rispettati per un riposo sufficiente e per limitare il possibile sovraccarico di lavoro che è un noto  fattore scatenante per il burnout, nonché dispositivi di protezione come le mascherine per garantire la protezione dalle infezioni.

Inoltre, è importante fornire supporto psicologico in loco, in un ambiente confortevole, come quello che può offrire una terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (CBT) specialmente se somministrata sotto la forma di terapia di gruppo.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Il sostegno sociale  tra pari è stato identificato come un importante fattore protettivo contro l’impatto del trauma e il benessere mentale generale. Quindi, i  programmi di supporto tra pari che forniscono informazioni sui potenziali effetti psicologici che possono verificarsi in tali momenti, hanno uno scopo psicoeducativo importante durante la pandemia.

Altre forme di prevenzione sono le attività di auto-cura psicoemotiva. È necessario, in tempo di pandemia, pensare di trattare stress e traumi e sviluppare strumenti psicologici per gli operatori sanitari intesi a proteggere dal disturbo post traumatico da stress: non solo la prima linea, ma tutti gli operatori sanitari.

È importante progettare programmi per alleviare lo stress acuto da eventi in corso, concentrarsi sulla stabilizzazione e sulla formazione dei sintomi e rielaborare i ricordi del trauma. Alcune ricerche suggeriscono l’uso di micro-pratiche psicologiche fondate sulla terapia cognitivo comportamentale e sulle pratiche di consapevolezza, con lo scopo di gestire i sintomi di esaurimento emotivo e spersonalizzazione.

Consapevolezza, pratiche di gratitudine, terapia cognitivo comportamentale, lavoro sull’immaginazione e sui traumi, psicoeducazione attraverso letture di testi  si sono dimostrati particolarmente efficaci per gestire stress e burnout durante la pandemia.

Dr. Walter La Gatta



Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7367798/

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Su Psicolinea a proposito della pandemia da Covid 19 puoi trovare:

Durante la pandemia è aumentato il consumo di droga?
Gli effetti del Covid 19 sulla comunità LGBTQ+
Turismo sessuale e Covid 19
Burnout, DPTS e Covid 19 negli operatori sanitari
Covid 19: mantenere i legami a scuola
La scuola e i giovani al tempo del Covid19

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Durante la pandemia è aumentato il consumo di droga?

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Durante la pandemia di COVID-19, l’uso di droga è aumentato in molte regioni del mondo. Il lockdown, l’isolamento sociale, la disoccupazione e l’incertezza economica hanno contribuito a un incremento dello stress e dell’ansia, portando alcune persone a ricorrere a sostanze stupefacenti come mezzo di coping. Inoltre, le restrizioni hanno reso difficile l’accesso ai servizi di supporto e trattamento, aggravando ulteriormente la situazione per coloro che già vivevano le difficoltà di una dipendenza.

Come hanno contribuito i fattori di stress causati dalla pandemia per l’utilizzo delle droghe?

Si è osservato che i fattori di stress causati dalla pandemia hanno contribuito a un aumento di comportamenti di dipendenza, come un maggiore uso di alcol, fumo di tabacco,  e altri comportamenti di dipendenza, come l’uso compulsivo di Internet, in particolare per il consumo di pornografia e videogiochi.

Cosa significa esattamente “dipendenza”?

Sebbene il termine “dipendenza” sia di uso comune in molti paesi, non compare nel DSM-5 come termine diagnostico. Invece, il DSM-5 utilizza il termine “disturbo da uso di sostanze” (DUS o SUD), che ha tre gradi di gravità: basso, medio e severo.

Chiedere aiuto è il primo passo!

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Cosa si intende per disturbo da uso di sostanze?

Nella sua forma grave, la SUD è considerata una malattia complessa, a volte cronica e difficile da trattare. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’interruzione del consumo di droghe porta a un ciclo cronico che include l’astensione, ricadute occasionali e un nuovo trattamento: un ciclo che può continuare per decenni.

In uno studio sul tema sono stati indagati i seguenti aspetti:

(a) il desiderio di consumo di droga prima e durante la pandemia di COVID-19, nonché le ragioni del desiderio;

(b)  comportamenti di dipendenza diversi dall’uso di droghe, come il consumo di tabacco e alcol, la visione di materiale pornografico, il gioco d’azzardo e lo shopping online, prima e dopo la pandemia COVID-19.

Il campione studiato ha compreso 113 soggetti che avevano superato una dipendenza, di età compresa tra 22 e 69 anni, 78% uomini.

Lo studio ha utilizzato un questionario online principale che conteneva vari sotto-questionari per domande relative a genere sessuale, età, religione, livello di religiosità e area di vita dei partecipanti, nonché domande sul periodo in cui avevano superato l’uso di droghe e la precedente droga di loro scelta. Ai partecipanti è stato anche chiesto della loro routine durante il COVID-19.

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I partecipanti hanno riferito sui loro modelli di comportamento di dipendenza rispondendo a due domande simili, una riguardante il periodo precedente, l’altra il periodo successivo allo scoppio della pandemia.

Le domande includevano modelli di consumo di alcol e tabacco, visione di materiale pornografico, gioco d’azzardo online e acquisti online. Le risposte sono state fornite su una scala a 5 punti, con intensità di risposta crescente, che va da 1 = per niente a 5 = in misura molto elevata. Il punteggio più alto indicava un comportamento di dipendenza maggiore.

Ai partecipanti è stato assicurato che il questionario era anonimo e che potevano smettere di rispondere in qualsiasi momento. Il questionario è stato reso disponibile sui social media per una settimana, durante la quarantena imposta in Israele a seguito dello scoppio del coronavirus, nell’aprile 2020.

Il titolo del questionario chiariva che esso era stato progettato per le persone che avevano avuto a che fare con la tossicodipendenza in passato. Tutti i partecipanti hanno risposto “Sì” alla domanda “Hai sofferto di tossicodipendenza in passato?”

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Risultati

Durante il periodo di isolamento, il 51% degli intervistati ha riferito di aver desiderato di fare uso di droghe, il 19% ha riferito di averlo desiderato in larga misura e il 27% ha riferito di aver sentito che la propria astinenza dalle droghe era in pericolo.

Gli intervistati che hanno sentito un forte desiderio di consumo di droghe hanno identificato le ragioni principali di questi sentimenti nella noia (51%), solitudine (49%), mancanza di supporto fisico (40%), problemi economici (39%), dolore psicologico (33%) , disperazione e mancanza di attività fisica (32%), mancanza di privacy (25%), affollamento fisico (21%) e dolore fisico (13%).

Il periodo di isolamento ha causato un aumento dei comportamenti di dipendenza degli intervistati, soprattutto per coloro che hanno riferito di aver assunto questi comportamenti in passato:

  • il 30% ha riferito di consumare tabacco in misura molto elevata (rispetto al solo 20% nei giorni precedenti lo scoppio della pandemia);
  • Il 7% ha riferito di aver consumato alcol in larga misura (un forte aumento rispetto al periodo precedente lo scoppio della pandemia, che si attestava all’1%);
  • Il 15% ha riferito di aver guardato la pornografia in larga misura (rispetto a solo il 4% prima dello scoppio della pandemia);
  • l’11% ha riferito una partecipazione attiva al gioco d’azzardo online in larga misura (rispetto a solo il 2% prima dello scoppio della pandemia).

Sebbene i soggetti del campione non abbiano avuto una ricaduta durante il periodo della pandemia, alcuni di loro sembrano aver sostituito l’uso di droghe con altri comportamenti di dipendenza.

Si è visto inoltre che, con l’aumentare dell’età degli intervistati, il desiderio di consumo di droga diminuiva. Inoltre, più forte era la sensazione di solitudine e più breve era il periodo in cui si era smesso di consumare droghe, maggiore era il desiderio di consumo di droga.

Durante il processo di disintossicazione, le persone in riabilitazione imparano a trovare alternative alla dipendenza. Alcuni lo fanno con la terapia psicologica, altri con uno stile di vita che dia maggiori soddisfazioni, frequentando un gruppo di supporto, praticando sport o qualsiasi altro metodo che funzioni per loro. Per molte persone che si sono riprese dall’uso di droghe, la disponibilità di queste alternative è stata bruscamente interrotta dalle chiusure imposte durante la pandemia.

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Alcuni sono stati in grado di far fronte al forte bisogno di usare droghe, ma in assenza di lavoro, incontri sociali e sostegno disponibile, che hanno coltivato nel processo di riabilitazione, le loro vite sono state prese dal vuoto, dalla noia e dalla solitudine. Di conseguenza, le persone che si sono riprese dall’uso di sostanze hanno sostituito la tossicodipendenza che avevano superato con successo molti anni prima con una nuova dipendenza.

Sebbene l’uso di cannabis sia considerato meno grave di quello di altre sostanze, soprattutto gli ex consumatori di cannabis hanno affrontato maggiore desiderio e dipendenza durante la pandemia.

Dr. Walter La Gatta



Fonte: Adattato da: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/10550887.2020.1856298

Dr. Walter La Gatta

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Photo by Maurício Eugênio: Pexels

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