Crescere in una famiglia disfunzionale

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Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una persona su sei ha un’età compresa tra 10 e 19 anni e, all’interno di questa fascia di età, una su sette sperimenta problemi di salute mentale.

I ragazzi in questa fascia di età si trovano a vivere un periodo critico: essere esposti a circostanze difficili in giovane età può compromettere la loro capacità di sviluppare un sano benessere a livello mentale.

PRIMO ANNO DI VITA

Il primo anno di vita è fondamentale nello sviluppo neurologico dei bambini: le esperienze infantili durante questo periodo possono avere un impatto positivo o negativo sullo sviluppo del cervello. I bambini che crescono in ambienti stimolanti con manifestazioni d’amore, cura e supporto possono sviluppare legami sani, relazioni di fiducia, sicurezza e una buona autostima. I bambini che crescono in ambienti non favorevoli, caratterizzati da abusi e negligenza tendono a sentirsi non amati, non apprezzati e indesiderati.

Questi bambini possono evitare di costruire relazioni intime e sociali più avanti nella vita, poiché trovano difficile fidarsi delle altre persone, hanno sviluppato paure relative al loro ambiente e vedono il mondo come un posto pericoloso.

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LA VIOLENZA IN FAMIGLIA

Nonostante un cambiamento di tendenza in alcuni paesi, la violenza in famiglia è spesso ancora nascosta e non denunciata perché è considerata una questione privata che non richiede un intervento esterno. 

La sofferenza che questa situazione produce, impossibile da comunicare all’esterno, potrebbe portare a metodi malsani di “adattamento”, come autolesionismo, abuso di sostanze e tentativi di suicidio.

In altri casi, questi ragazzi cresciuti in famiglie violente tendono a litigare con i loro coetanei, urlando e usando violenza fisica, invece di comunicare in modo efficace, e possono mostrare segni di ansia e depressione.

La violenza domestica è inoltre dannosa perché si rivolge, in genere, verso le donne. Quando i figli vedono le loro madri maltrattate, provano dolore, rabbia e risentimento, oltre che impotenza. Ciò significa che quando la violenza viene perpetrata contro un membro della famiglia, l’intero sistema familiare ne viene colpito, compresi i figli, che invece meriterebbero ambienti stabili con genitori amorevoli e protettivi.

I bambini che assistono alla violenza in casa è probabile che in seguito possano diventare vittime di abusi sui minori e/o autori di atti di violenza verso altri.  L’impatto della violenza domestica sui ragazzi è probabile che si manifesti in sfide comportamentali, bassi voti scolastici, comportamento criminale e/o antisociale.

L’Organizzazione mondiale della sanità stima che 1 miliardo di ragazzi di età compresa tra 2 e 17 anni abbia subito violenza all’interno dell’ambiente domestico. È in questo senso che i bambini sono spesso definiti “vittime silenziose” di violenza e abusi.


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LAVORO DEI GENITORI

L’occupazione dei genitori può avere effetti sia positivi sia negativi sulle relazioni genitori-figli. Da un lato, l’occupazione può fornire stabilità finanziaria e un senso di realizzazione che può avere un impatto positivo sul benessere della famiglia. D’altra parte, l’occupazione può creare stress e pressioni sui genitori, portando a tensioni nelle relazioni genitori-figli. 

Lavorare molte ore, portare il lavoro a casa e passare molto tempo sui propri dispositivi digitali porta ad un’assenza fisica ed emotiva in casa, il che può destabilizzare l’ambiente domestico e trasferire ulteriore stress sui figli. 

Destreggiarsi tra lavoro e responsabilità familiari può anche causare disagio emotivo per un genitore, che può sentirsi in colpa per non essere in grado di trascorrere del tempo di qualità con i propri figli, partecipare ai loro compiti scolastici e fornire supporto per la loro crescita emotiva. 

Lavorare lunghe ore lontano da casa rende i genitori vulnerabili allo stress a causa delle richieste contrastanti di lavoro e ruoli familiari. 

Inoltre, mentre i genitori lavorano i figli potrebbero essere affidati ad altri, per programmi di assistenza post-scolastica, con il risultato che essi finiscono per trascorrere più tempo con gli insegnanti e il personale di assistenza post-scolastica che con i genitori. 

La disoccupazione e la mancanza di reddito, d’altro canto, possono ostacolare la qualità dell’educazione in termini di fornitura dei bisogni quotidiani del bambino, dai bisogni educativi alle attività stimolanti e di intrattenimento.

DIVORZIO

Un altro fattore ambientale che colpisce non solo la coppia sposata ma anche i figli è la rottura del matrimonio.

Il divorzio è prevalente nella società odierna, in tutto il mondo. Il divorzio, come altri fattori ambientali che influenzano le famiglie, ha un effetto disastroso sui bambini e mina il rapporto genitore-figlio a causa del declino della qualità delle relazioni, soprattutto con il genitore che non ha la custodia.

I bambini provenienti da famiglie divorziate perdono la struttura familiare a cui erano abituati e devono adattarsi a vivere in due case separate e a trascorrere del tempo lontani da uno dei genitori alla volta. Spesso sperimentano una serie di emozioni, tra cui sentimenti di perdita, confusione e insicurezza. 

Il divorzio crea una distanza emotiva tra il bambino e il genitore che non vive con lui/lei a tempo pieno, soprattutto nei casi in cui il divorzio è preceduto da conflitti, tensioni e violenza domestica tra i genitori.

I processi di divorzio prolungati, caratterizzati da conflitti, creano anche una distanza emotiva tra bambini e genitori.

FIGLI DI GENITORI DIVORZIATI

I figli di genitori divorziati si sentono spesso intrappolati a causa di sentimenti di lealtà conflittuale, come se dovessero scegliere un genitore “preferito” tra i propri genitori.  Di conseguenza, i bambini crescono con una certa difficoltà a fidarsi e a fare affidamento sugli adulti, poiché sviluppano un senso di paura per l’ambiente che li circonda. La mancanza di fiducia ostacola le relazioni familiari e crea una maggiore probabilità, in questi soggetti, di presentare comportamenti antisociali.

Inoltre, il divorzio apre la strada a percezioni negative contro il matrimonio o le relazioni stabili. I figli dei divorziati hanno maggiori probabilità di impegnarsi in innumerevoli e brevi relazioni sessuali con più partner, e hanno anche un elevato turnover di relazioni di coppia fallite, rispetto agli adulti cresciuti in famiglie sane.

D’altra parte, la ricerca ci mostra anche che i figli che sperimentano relazioni tese tra i genitori preferiscono lasciare prima del tempo la casa familiare, per sposarsi, convivere o andare a vivere da soli, a causa della mancanza di pace e armonia nelle loro case.

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GENITORI CHE HANNO LA CUSTODIA DEI FIGLI

I genitori che hanno la custodia dei figli devono affrontare difficoltà legate all’educazione dei figli da soli. Destreggiarsi tra lavoro e mono-genitorialità può comportare la mancanza di una supervisione sufficiente per i figli. Essere genitori monogenitoriali riduce, inoltre, il reddito familiare e rende difficile mantenere lo standard di vita a cui i figli sono abituati. 

Il genitore che vive da solo con il/la figlio/a ha maggiori responsabilità in termini di cura quotidiana e supporto per il bambino. Spesso accade che i genitori che hanno la custodia dei figli si sentano sovraccarichi, economicamente e logisticamente, mentre l’altro/a genitore appare meno interessato/a e potrebbe perfino contestare un ragionevole contributo economico per le esigenze dei figli.

Lo stress della separazione tra i genitori può essere, inoltre, facilmente trasferito ai figli, portando a problemi di salute psicologica dei ragazzi, ad esempio mentre i genitori si attivano per cercare di creare una nuova vita per se stessi, prestando meno attenzione alle esigenze emotive dei figli. Il divorzio è, quindi, una delle principali fonti di stress e ansia nei bambini, che può causare psicopatologia.

CRESCERE IN UNA FAMIGLIA DISFUNZIONALE

Crescere in una famiglia disfunzionale ha effetti dannosi, dal momento che i bambini non hanno alcun controllo sulle condizioni di vita non idonee create dai loro genitori o tutori. Spesso i genitori che si impegnano in relazioni tossiche di violenza e abuso sono poco attenti all’impatto del loro comportamento sui bambini perché la loro aggressività non è intenzionalmente diretta ai minori e, pertanto, non pensano di causare danni emotivi ai figli. Sfortunatamente, modelli genitoriali negativi, che praticano abusi emotivi e negligenza, punizioni e rifiuti, creano traumi che possono causare problemi di salute mentale nei bambini.

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I GENITORI NELLE FAMIGLIE DISFUNZIONALI

Alcuni genitori provengono, a loro volta, da famiglie disfunzionali, dove da bambini sono stati esposti a violenza, aggressione, abuso, negligenza, rifiuto e altri comportamenti genitoriali negativi. Diventa difficile per questi genitori distaccarsi dalle esperienze della loro infanzia e imparare nuovi e positivi modi di crescere i propri figli. Molte famiglie sono riluttanti ad accettare di rientrare nella categoria delle famiglie disfunzionali e quindi resistono o ritardano nel cercare un supporto psicologico.

Spesso i genitori, in queste famiglie, sono convinti di stare bene perché sono in grado di provvedere economicamente ai propri figli, trascurando così gli effetti negativi dell’ambiente tossico in cui stanno, in realtà, crescendo i loro figli. Questo circolo, se non spezzato, può essere trasmesso di generazione in generazione.

FAMIGLIE DISFUNZIONALI E SOCIETA’

Le famiglie disfunzionali sono diventate un problema enorme nella società moderna. Sebbene non esistano famiglie perfette e le persone non scelgano a quale famiglia appartenere, il livello di disfunzione e la mancanza di coerenza in alcune famiglie sono motivo di preoccupazione a livello sociale.

Le famiglie disfunzionali sono caratterizzate da molteplici conflitti, relazioni tese, caos, negligenza, abusi, scarsa comunicazione, mancanza di empatia e segretezza a tal punto che i bisogni emotivi e fisici dei membri della famiglia non vengono soddisfatti, in particolare quelli dei bambini.

I conflitti sono spesso tra genitori, ma anche genitori-figli o rivalità tra fratelli. La vita in una famiglia disfunzionale è rappresentata da una turbolenza di incertezza e instabilità, che si traduce in uno spazio non sicuro per i membri della famiglia.

Invece di esprimere le proprie preoccupazioni e risolvere i problemi in modo positivo, i membri di alcune famiglie disfunzionali normalizzano la loro situazione e si abituano a tollerare comportamenti inaccettabili come abusi, vittimizzazione e conflitti, nascondendo il problema sotto il tappeto.

Il conflitto, sia chiaro, è una parte inevitabile delle relazioni umane; tuttavia, le famiglie disfunzionali mostrano ai figli modelli negativi di gestione dei conflitti, con il problema più grande che è la mancanza di una comunicazione efficace. Nelle famiglie disfunzionali, la comunicazione è sostituita da urla, strilli, discussioni e silenzio.

Una intervista sulla violenza domestica

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INFLUENZE FAMILIARI

Le dinamiche negative che si riscontrano nelle famiglie disfunzionali hanno effetti avversi sulla personalità in crescita dei bambini e creano un punto di vista negativo sulla vita in generale; infliggono dolore e lasciano ferite emotive che non sono reversibili. Questo perché la famiglia ha influenza sullo sviluppo dei figli e fornisce una base per la loro crescita, basata su identità, valori, norme e morale. Ciò significa che la famiglia può influenzare la crescita e lo sviluppo del bambino in modo positivo o negativo a seconda dello stile di vita, della genitorialità e del livello di funzionalità della famiglia. È probabile che i bambini portino con sé ciò che hanno osservato e imparato durante la loro infanzia fino all’età adulta, e per questo motivo le famiglie disfunzionali sono anche un problema sociale.

IL PROBLEMA DELL’IMPREVEDIBILITA’

Nelle famiglie disfunzionali, per lo più entrambi i genitori, o uno solo di loro, mostrano uno stile genitoriale disarmonico e si comportano in modo imprevedibile, rendendo l’ambiente domestico instabile. Di conseguenza, i figli sono sempre in guardia perché non sanno mai cosa aspettarsi e quando si verificherà un conflitto. Questo genera ansia.

FREDDEZZA E DISTANZA DA PARTE DEI GENITORI

Alcuni genitori sono emotivamente distanti nei confronti dei figli, rendendo difficile creare normali legami familiari. L’impatto sui bambini di questi comportamenti porta a una bassa autostima e all’incapacità di esprimere i propri sentimenti in modo sano. Di conseguenza, i figli cresciuti in famiglie disfunzionali sperimentano ripetuti traumi e dolore, causato dalle parole e dagli atteggiamenti dei genitori, mentre i genitori generalmente negano di aver dato vita a una famiglia disfunzionale. 

STIGMA SOCIALE

I bambini provenienti da famiglie disfunzionali possono subire lo stigma da parte dei loro coetanei per la situazione che vivono a casa. Ciò aumenta il rischio di chiudersi e isolarsi all’interno della famiglia e rifiutare gli amici. Crescere in una famiglia disfunzionale espone effettivamente i bambini a traumi emotivi che possono portare a malattie mentali.

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SALUTE MENTALE E INFANZIA

La salute mentale infantile è la capacità di crescere psicologicamente, socialmente, intellettualmente e spiritualmente, raggiungendo traguardi emotivi e di sviluppo senza difficoltà. I bambini con problemi di salute mentale rischiano di sperimentare un ritardo nello sviluppo appropriato all’età che può influenzare il loro normale funzionamento e la qualità della vita. La salute mentale dei minori è importante per la loro qualità di vita presente e futura perché le esperienze infantili hanno un profondo effetto sull’età adulta.

La malattia mentale nei bambini può essere causata da una varietà di problemi come stress legati alla violenza domestica, bullismo, perdita di una persona cara per morte, separazione dagli amici a causa di traslochi o continui cambiamenti di scuole. Può anche essere causata dalla separazione dai genitori a causa del divorzio, o da genitori che lavorano molte ore fuori casa, così come da abusi subiti, o sofferenza per una lunga malattia.

La malattia mentale può anche essere ereditaria, il che significa che c’è una probabilità che i genitori possano trasmettere la loro patologia mentale ai loro figli.

I SINTOMI NEI BAMBINI

Alcuni dei sintomi dei bambini che crescono in una famiglia disfunzionale sono: infelicità e tristezza persistenti, sfoghi emotivi e sbalzi d’umore estremi, difficoltà nel rendimento scolastico, perdita di appetito o eccesso di cibo, difficoltà ad addormentarsi e paura e improvvisa perdita di interesse per attività precedentemente amate, come lo sport.

ATTENZIONE AI BISOGNI DEI PIU’ PICCOLI

 I bambini hanno bisogno di cure che promuovano la resilienza, la capacità di reagire alle sconfitte, modellandosi su comportamenti appropriati e risorse che consentano l’adattamento. È, tuttavia, difficile ottenere questo quando i bambini sperimentano cure genitoriali inadeguate. I genitori possono ridurre al minimo il rischio di malattie mentali infantili migliorando le condizioni di vita a casa, l’ambiente in cui il bambino interagisce, le relazioni sociali e le esperienze infantili generali.

La famiglia, in particolare i genitori, hanno la responsabilità di crescere i propri figli in modo da incoraggiare una salute emotiva positiva e ridurre al minimo il rischio e l’esposizione ad ansia, depressione, paura e impotenza, sia a casa che fuori dall’ambiente domestico, offrendo amore e affermazioni positive.

LE FAMIGLIE “SANE”

Le famiglie sane e funzionanti mostrano armonia, amore, cura e supporto reciproco; la casa è l’ambiente più sicuro in cui possono esprimersi e i membri hanno un senso di benessere emotivo, mentale e fisico. Nelle famiglie sane e funzionanti, i conflitti, i disaccordi e le differenze vengono risolti in modo sano, che è vantaggioso per tutti gli interessati.

CONCLUSIONI

L’ambiente in cui i bambini crescono ha un impatto sulla loro salute mentale nel loro processo di crescita. Le famiglie dovrebbero assicurarsi che i fattori che contribuiscono a una famiglia disfunzionale siano in gran parte evitati, in modo che i bambini possano crescere in ambienti stimolanti e favorevoli allo sviluppo di un sano benessere mentale.

Adattato da:

Kganyago Mphaphuli, L. (2023). The Impact of Dysfunctional Families on the Mental Health of Children. IntechOpen. doi: 10.5772/intechopen.110565

Dr. Giuliana Proietti

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Il sesso e l'amore nell'antico Egitto

La sessualità nell’antico Egitto

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Le parole dell’amore

Per gli egiziani, il sesso era una cosa importante della vita, alla pari con il mangiare e il dormire. La lingua egiziana antica aveva molte parole per definire il rapporto sessuale, di cui la più comune essere era questa: nk.

Questo termine veniva usato per descrivere la parte maschile dell’atto sessuale ed era accettabile nel linguaggio quotidiano. Naturalmente c’erano anche eufemismi sessuali che potevano essere usati nella poesia, come; ‘unirsi con’, ‘conoscere’, ‘passare un’ora piacevole insieme’, ‘entrare in una casa’, ‘dormire con’ o ‘divertirsi con’ e in effetti la poesia è una fonte notevole per apprendere il modo in cui i rapporti sessuali venivano discussi nell’antico Egitto.

Gli egizi avevano varie parole per descrivere gli organi sessuali femminili tra cui Xnmt (utero), iwf (carne), kns (area pubica) o k3t (vulva). Altri erano più sottili, come keniw o “abbraccio”.

Una poesia del Nuovo Regno, ad esempio, descrive i rapporti sentimentali con espressioni tipo: “mi ha mostrato il colore del suo abbraccio”. “Il colore” veniva spesso usato come eufemismo per la pelle e la poesia indica spesso espressioni come “vedere il colore di tutti i suoi arti” o “il suo colore era liscio”.

I termini sessuali per insultare

Gli antichi egizi usavano il linguaggio sessuale anche per insultare, maledire, o come esclamazioni generali, come facciamo ancora oggi. Per fare fretta a un collega di lavoro, un barcaiolo egiziano avrebbe potuto dirgli: “Dai, fornicatore”, come attestato nella tomba del Vecchio Regno di Ti a Saqqara, una frase considerata abbastanza inoffensiva da essere posta nella tomba, insieme al defunto, per l’eternità.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Rappresentazioni dell’atto d’amore

L’unica immagine di una coppia che fa l’amore è un segno geroglifico in una tomba del Medio Regno (2000 a.C.) a Beni Hasan. Sfortunatamente, a causa delle centinaia di guide turistiche e visitatori che l’ hanno toccata nel corso degli anni, questa immagine unica è stata logorata da tempo: ne rimane una copia, fatta nel 19 ° secolo e quindi possiamo sapere come appariva.

Il matrimonio

Anche ll’ra si preferiva che la sessualità venisse svolta all’interno dei confini matrimoniali. Pertanto, era normale che la maggior parte delle persone si sposasse, spesso in giovane età. Molte poesie del Nuovo Regno parlano di desideri sessuali e romantici, oltre che di amore non corrisposto. Queste poesie forniscono anche informazioni sulle pratiche culturali dell’epoca.

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Ad esempio: “Non capisce il mio desiderio di abbracciarlo, altrimenti avrebbe scritto a mia madre”. Ciò suggerisce che se un giovane desiderava sposarsi, gli veniva richiesto di parlare con la madre della ragazza, per ottenere il permesso. Una volta ottenuto il permesso, il matrimonio era molto semplice, senza cerimonie religiose o civili; la donna si trasferiva nella casa del marito, magari accompagnata da una processione per le strade e da una festa, sebbene non ci fosse nulla di cerimoniale o ufficiale.

A volte era l’uomo che si è trasferiva nella casa della donna, e c’è un’iscrizione piuttosto affascinante del fallito tentativo di matrimonio di un uomo. Per due volte questo giovane volte impacchettò le sue cose con l’intenzione di trasferirsi nella casa della sua amata, per essere ogni volta respinto sulla soglia di casa. Lui si lamenta della mancanza di interesse di lei, sostenendo che lei non gli “forniva i vestiti per la sua schiena”. Cosa significherà? Sarebbe affascinante conoscere lo sfondo di questa relazione e perché lui  cercava di andare da lei, per essere poi respinto. La ragazza cambiava idea all’ultimo minuto? O lui aveva frainteso la loro relazione? Purtroppo, forse, non lo sapremo mai.

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Le coppie facoltose, invece, stipulavano spesso contratti prematrimoniali, in caso di divorzio. Ancora più intriganti, tuttavia, sono i documenti che descrivono matrimoni temporanei o di prova:

“Sarai a casa mia mentre sei con me come moglie da oggi il primo giorno del terzo mese della stagione invernale del sedicesimo anno, fino al primo giorno del quarto mese della stagione delle inondazioni del diciassettesimo anno. “

Questo matrimonio temporaneo era noto come un “anno di cibo” e consentiva alla coppia di provare il matrimonio, consentendo una rapida uscita se non ci fossero stati bambini durante questo periodo, o se i due partners avessero deciso che non funzionava. La vita coniugale nell’antico Egitto non era affatto diversa da quella di oggi e una coppia sposata aveva le stesse preoccupazioni: essenzialmente allevare, nutrire e fornire una casa ai figli.

L’amore

Anche allora si provavano fortissimi sentimenti d’amore. Una poesia del Nuovo Regno spiega come i compiti semplici della vita diventino impossibili a causa dell’amore:

“Non mi fa agire in modo sensato … Non mi permette di indossare un vestito, né di avvolgere la sciarpa intorno a me”.

Le coppie innamorate si scambiavano anche simpatici soprannomi come “Il gattino”, “Il molto ricercato” e “La leopardessa”.

Non mancavano i filtri d’amore. Una delle prescrizioni per attrarre la propria amata  è questa:

 “Prendi la forfora dal cuoio capelluto di una persona morta che è stata assassinata, e sette granelli di orzo, sepolti nella tomba di un morto, e schiaccia tutto con 10 gocce di semi di mela. Aggiungi il sangue di una zecca di un cane nero, una goccia di sangue dall’anulare della tua mano sinistra e il tuo sperma. Schiacciarlo in una massa compatta, mettilo in una tazza di vino … e lascia che la donna lo beva. “

Disturbi sessuali

Quanto ai disturbi sessuali, i consigli potevano essere i seguenti:

“Macinare i semi di acacia con il miele e poi applicare sul pene, poi andare a dormire con la donna”.

“Strofinare il pene con la schiuma della bocca di uno stallone e dormire con la donna”.

I divorzi

I divorzi avvenivano per una serie di ragioni, fra cui la più comune era la mancanza di figli o l’adulterio. Il tradimento del marito era “il grande crimine che può commettere una donna”.  Conosciamo la storia di Hunro che fu infedele a due mariti, prima a Pendua e poi al secondo marito Hesysunebef; entrambi i mariti divorziarono da lei.

Sappiamo invece che la moglie di Paneb, Wabet, non divorziò dal marito per le sue imprese sessuali extraconiugali. Un altro traditore, del villaggio di Deir el Medina fu Merysekhmet, ebbe una relazione con la moglie di un servo. Il domestico lo riferì alle autorità e Merysekhmet promise di tenersi alla larga da lei. Tuttavia, continuò ad avere rapporti con lei, fino a che lei rimase incinta. Ancora una volta promise di tenersi alla larga dalla donna.

Il divorzio era generalmente concesso per casi di adulterio, ma il marito poteva anche chiedere che la moglie adultera venisse severamente punita, in alcuni casi con mutilazione o esecuzione capitale. Sia gli uomini, sia le donne potevano divorziare dall’altro, con l’uomo che diceva semplicemente: “Ti ripudio”, o la donna che gli diceva: “Me ne vado”, o che uno dei due coniugi affermasse: “Ti lascio.”

In questi casi, la donna usciva dalla casa di suo marito, tornando nella casa di suo padre. Essere divorziati non era un tabù e sia gli uomini che le donne si risposavano dopo un divorzio, con molte famiglie allargate. Tuttavia, se una donna divorziava quando aveva più di 30 anni, era improbabile che poi si risposasse. A questa età era considerata anziana e difficilmente poteva avere altri figli.


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Il periodo in cui si concepivano i figli

Il periodo di punta per fare sesso nell’antico Egitto era nei mesi di luglio e agosto, quando il clima era più caldo; il periodo di picco per le nascite era in marzo e aprile. Nello stesso periodo, infatti, morivano molte donne, di parto. Il periodo intorno a gennaio sembra essere stato il punto più basso della sessualità, visto che i concepimenti scendevano del 20 per cento sotto la media annuale della zona.

Il periodo in cui si concepivano i figli poteva essere legato anche a credenze tradizionali per quanto riguarda la fertilità e l’inondazione del Nilo. Le persone che vivevano presso l’Oasi Dakhleh nei tempi antichi credevano che il Nilo fosse la fonte della loro acqua e che le inondazioni del Nilo, che avvenivano in estate, fossero fondamentali per la fertilità della loro terra.

Controllo delle nascite

Gli antichi testi medici egizi raccontano diversi metodi per il controllo delle nascite. Per esempio, le ricette contraccettive tratte dal papiro Kahun Medical, risalente a circa 3.800 anni fa, consigliavano sterco di coccodrillo e miele, anche se non è chiaro come questi ingredienti dovessero essere inseriti nel corpo. In un frammento del papiro si legge che il miele doveva essere spalmato sul grembo. Si è osservato che  forse l’alto contenuto di acido presente nello sterco di coccodrillo e le qualità antibatteriche del miele potrebbero aver agito come spermicidi.

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Fonti:

Cemetery Reveals Baby-Making Season in Ancient Egypt, Live Science 
Love, sex and marriage in ancient Egypt, Hystory Extra

 

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Adolescenza e pubertà

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L’adolescenza è una fase della vita caratterizzata da profondi cambiamenti fisici, emotivi e sociali. Questo periodo di transizione, che generalmente si estende dall’inizio della pubertà fino alla prima età adulta, è cruciale per lo sviluppo dell’individuo. La pubertà rappresenta l’inizio di questo processo, segnando l’inizio della maturazione sessuale e fisica. Cerchiamo allora di saperne di più.

Cosa è la pubertà?

La pubertà è il processo biologico che porta allo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie, rendendo il corpo capace di riproduzione.

Quando inizia la pubertà?

Solitamente inizia tra gli 8 e i 13 anni per le femmine e tra i 9 e i 14 anni per i maschi, anche se vi è una considerevole variabilità individuale.

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Cosa è l’adolescenza?

L’adolescenza è il periodo di tempo che intercorre tra l’inizio della maturazione sessuale (pubertà) e l’età adulta. È un momento di maturazione psicologica, in cui i comportamenti gradualmente diventano sempre più simili ai comportamenti degli adulti.

Questo stadio dello sviluppo è sempre esistito, nelle varie epoche?

Si. Cosi ne parlava, ad esempio, J.J. Rousseau:

Tempestosa rivoluzione che si annuncia con il mormorio di passioni violente; un cambiamento dell’umore, impeti frequenti, una continua agitazione mentale rendono il bambino quasi indisciplinabile; diventa sordo alla voce che lo rendeva docile; è un leone nella sua febbre, non riconosce la sua guida, non vuole essere più governato”. 

Nelle culture più primitive, più vicine al mondo della natura e di minore complessità sociale, l’adolescenza è  un periodo della vita particolarmente breve, perché subito dopo i primi cambiamenti sul piano fisico i giovani entrano a pieno titolo nella vita adulta.

Quanto dura l’adolescenza?

In genere il periodo dell’adolescenza è quello compreso fra i 13 e i 19 anni, anche se ultimamente le condizioni sociali (più lungo periodo di istruzione, mancanza di lavoro, difficoltà economiche, ecc.) stanno prolungando il periodo dell’adolescenza fino almeno ai 25 anni.

Quali cambiamenti fisici apporta la pubertà?

Ecco i cambiamenti, distinti per genere sessuale:

Femmina 

  • Crescita della statura (in circa tre anni di sviluppo si acquistano mediamente 18-20 cm),
  • Ingrandimento progressivo delle mammelle (spesso non simmetrico)
  • Comparsa dei peli pubici e ascellari
  • Allargamento del bacino si allarga
  • Distribuzione del tessuto adiposo su glutei, fianchi e cosce
  • Attivazione delle ghiandole sudoripare
  • Ingrandimento del clitoride e delle piccole labbra s
  • Comparsa delle mestruazioni, che contrassegnano la maturazione del collegamento nervoso e ormonale tra cervello utero e ovaie. I primi cicli mestruali spesso sono irregolari e privi di ovulazione, pertanto la completa capacità riproduttiva viene raggiunta dopo alcuni mesi.

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

Maschio

  • Ingrandimento dei testicoli, dello scroto e del pene;
  • Comparsa dei peli pubici e ascellari,  barba e baffi (in particolare agli angoli del labbro superiore);
  • Crescita della statura (circa 25 cm in tre anni);
  • Crescita delle masse muscolari;
  • Abbassamento della voce;
  • Comparsa dell’acne sul volto e sul torace;
  • Prima eiaculazione spontanea di liquido seminale (circa un anno dopo l’inizio della crescita del pene). Essa contiene spermatozoi meno vitali e in numero minore rispetto all’adulto.

Quanto sono importanti gli ormoni?

Gli ormoni giocano un ruolo cruciale durante la pubertà. Gli estrogeni e il progesterone nelle femmine, e il testosterone nei maschi, sono i principali regolatori di questi cambiamenti. Questi ormoni influenzano non solo lo sviluppo fisico, ma anche i cambiamenti emotivi e psicologici.

Cosa accade sul piano psicologico durante l’adolescenza?

Durante l’adolescenza, i ragazzi sviluppano una maggiore capacità di pensiero astratto e critico. Si inizia a formare l’identità personale, i ragazzi definiscono chi sono e chi vogliono diventare. Questo periodo è spesso caratterizzato da una maggiore autonomia dai genitori e un maggiore coinvolgimento con i coetanei.

Perché l’adolescenza è un periodo di insicurezze?

Perché prima che una nuova immagine di sé si stabilizzi, l’adolescente vive un periodo di insicurezza, di ansietà, di preoccupata attenzione per il proprio corpo, che viene paragonato con quello dei coetanei o con altri modelli provenienti dalla pubblicità, dai media, dai film, per cercare una forma di rassicurazione, che non sempre arriva. L’ipersensibilità nei confronti dei giudizi espressi dagli altri, soprattutto dal gruppo dei pari, porta gli adolescenti ad avere la convinzione di essere perennemente sulla scena, sempre intenti a recitare per un pubblico immaginario.

Perché l’adolescente ha sempre bisogno di conferme?

Perché rendersi conto di essere diventati più alti o più bassi, più grassi o più magri, con i caratteri sessuali secondari più o meno marcati, è da alcuni accettato e vissuto positivamente, da altri con angoscia profonda. Per questo accade che un adolescente abbia bisogno della continua conferma della propria identità psicologica, fisica, sociale e sessuale ed ogni piccola inadeguatezza, soggettivamente percepita, può costituire fonte di grande disagio.

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Perché l’adolescenza può essere un periodo turbolento?

L’adolescenza può essere un periodo turbolento a causa delle emozioni intense e dei conflitti interpersonali. Gli adolescenti spesso affrontano questioni legate all’autostima, al desiderio di appartenenza e all’indipendenza. I conflitti con i genitori e l’autorità sono abbastanza comuni e frequenti.

Quale è il ruolo dei genitori e degli educatori?

Il supporto e la guida dei genitori e degli educatori sono fondamentali per aiutare gli adolescenti ad affrontare attraverso questo periodo complesso. E’ importante mantenere una comunicazione aperta, tanta comprensione e pazienza, che sono essenziali per costruire un ambiente sicuro e di supporto per i propri ragazzi.

Quanto è importante l’educazione sessuale?

L’adolescenza comporta una crescita, anche di responsabilità e fra queste vi è senz’altro la responsabilità della propria sessualità. La crescita fisica “accende” le pulsioni sessuali e spinge i giovani verso le prime esperienze sentimentali. Tutto questo non può non creare tensioni e insicurezze. E’ fondamentale dunque fornire informazioni accurate e complete riguardo la sessualità, la salute riproduttiva e le relazioni affettive: in questo modo si aiutano gli adolescenti a fare scelte informate e responsabili. L’educazione sessuale dovrebbe riguardare non solo gli aspetti biologici, ma anche quelli emotivi e relazionali.

Una intervista sulla Timidezza

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Cosa è particolarmente stressante per un adolescente?

La maggior parte dei ragazzi sperimenta lo stress quando percepisce una situazione come minacciosa, difficile o dolorosa e si sente di non avere le risorse adatte per far fronte a queste sfide. Oltre ai problemi tipici dell’adolescenza, dati dal cambiamento del corpo, i problemi cui gli adolescenti si mostrano particolarmente sensibili sono:

  • richieste e frustrazioni scolastiche
  • problemi con amici compagni di scuola e insegnanti
  • separazione  dei genitori
  • trasferimento e cambiamento della scuola
  • eccessive aspettative dei genitori/degli insegnanti/degli allenatori, ecc.
  • problemi finanziari familiari

Come rafforzare l’autostima di un adolescente?

Ecco qualche suggerimento:

  • Essere generosi nelle lodi, specialmente quando l’adolescente mostra impegno o talento;
  • Incoraggiare l’adolescente ad esprimere il suo parere;
  • Insegnare come si deve prendere una decisione  di fronte a varie alternative;
  • Parlare apertamente dei propri problemi vissuti da adolescente (tutto può risolversi, con impegno e volontà);
  • Evitare le critiche e le prese in giro;
  • Non fare confronti con altri ragazzi;
  • Dimostrare il proprio affetto senza essere invadenti;
  • Essere empatici, cercare di mettersi nei panni e dalla parte dell’adolescente;
  • Essere aperti ai discorsi che riguardano l’affettività e la sessualità

Chiedere aiuto è il primo passo!

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L’intervento dello psicologo è utile?

L’intervento dello psicologo può essere particolarmente utile per l’adolescente, specialmente quando la comunicazione in famiglia è difficile o troppo scarsa. La coppia genitoriale può  inoltre gestire al meglio le problematiche del figlio adolescente consultandosi loro stessi con un terapeuta, per migliorare i loro atteggiamenti e comportamenti, specie in presenza di una separazione, di un lutto, di un trasferimento, ecc.

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Che rapporto hai con la tua famiglia di origine? Test

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I Test di Psicolinea

A cura di:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

Altri test sono disponibili su:
Clinica della Coppia  |   Clinica della Timidezza

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo, dice Tolstoi in Anna Karenina. In questo test cerchiamo di capire se il tuo rapporto con la famiglia è felice oppure, se è infelice, in che modo lo è.

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Avvertenza: ogni volta che si parla di famiglia, nel test, si intende la famiglia di origine.

TEST

1. Quante volte vedi o senti i membri della tua famiglia?

 a. Tutte le volte che abbiamo un buon motivo per litigare;
 b. Tutte le volte che non posso evitarlo;
 c. Molto spesso, ogni volta che è possibile;
 d. Si fanno sentire loro quando hanno bisogno di me;

2. Ti piace far conoscere i membri della tua famiglia ai tuoi amici?

 a. Nella mia famiglia gli amici sono amici di tutti e di nessuno;
 b. Si, i miei amici debbono essere anche amici dei miei familiari;
 c. No, perché poi creerebbero sicuramente dei problemi;
 d. Assolutamente no, non ne vedo la ragione;

3. Quanto ti impegni per somigliare in qualche modo ai membri adulti della tua famiglia?

 a. Pochissimo: siamo in effetti molto simili, ci sentiamo simili e vogliamo rimanere simili;
 b. In realtà mi impegno per non essere simile a loro, anche se spesso non ci riesco;
 c. Per nulla: non ho nessuna intenzione di somigliare ai miei;
 d. In realtà sono spesso loro che cercano di somigliare a me;

4. Se avessi un problema serio, la tua famiglia potrebbe aiutarti?

 a. Non saprebbero farlo, anche volendo;
 b. Se anche potessero, cercherebbero di evitarlo;
 c. Sicuramente si, senza se e senza ma;
 d. Potrebbero aiutarmi solo a peggiorare le cose;

5. Hai le ferie prenotate, ma un membro della tua famiglia ha improvvisamente bisogno di assistenza in ospedale, anche se ci sono altre persone che potrebbero assisterlo. Cosa fai?

 a. Rinuncio alle ferie, perché non esiste la vacanza se un familiare è in ospedale;
 b. Al massimo posso pagare un’ infermiera;
 c. Parto, ma dopo aver litigato con tutti;
 d. Devo per forza occuparmene: se non ci sono io vanno tutti nel panico;


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6. Hai fatto conoscere alla tua famiglia il/la tuo/a nuovo partner, ma purtroppo non è piaciuto/a. Come influirà questo giudizio sulla tua storia d’amore?

 a. Non ritengo che la mia famiglia sia in grado di capire chi può essere adatto a me;
 b. Alla mia famiglia non piace mai nulla di quello che io faccio, dunque “tutto regolare”;
 c. Non ne terrò conto: i miei sono in genere piuttosto superficiali nei giudizi;
 d. Non bene: se i miei familiari si sono espressi in tal senso, hanno sicuramente le loro ragioni e lo fanno per il mio bene;

7. Scegli, fra quelli proposti, il Natale che ti sembra più bello:

 a. Tradizionale, con dolci, regali e famiglia unita e festante;
 b. A casa dei miei, dove però abbiano preparato loro, senza aspettarsi sempre che organizzi tutto io;
c. Da solo/a, o con un/una partner, in un luogo lontano;
 d. Con persone estranee, sconosciute, con le quali si può parlare di tutto senza arrabbiarsi;

8. Una persona ti dice che anche tu farai una determinata cosa nella vita, perché così hanno già fatto i tuoi genitori. Cosa rispondi?

 a. Lo ritengo improbabile, in quanto ho avuto una vita familiare poco aderente agli schemi tradizionali;
 b. E’ possibile: spesso non riesco a liberarmi di alcuni condizionamenti familiari, come in effetti vorrei;
 c. Si, certi atteggiamenti si ripetono nella mia famiglia, anche in modo inconsapevole;
 d. Nessuno si deve permettere di immischiarsi nella relazione che c’è fra me e la mia famiglia;

9. Una persona può sentirsi autonoma dalla famiglia se riesce a…

 a. Partecipare alla ennesima lite familiare senza perdere il controllo di sé;
 b. Circondarsi di persone che realmente le piacciono, finché le piacciono;
 c. Fare proprie le regole di base, datele dalla famiglia;
d. Chiedere ai familiari di assumersi le proprie responsabilità e pensare finalmente a se stessi;

10. Per la tua serenità il/la partner ideale dovrebbe essere:

a. Capace di rispettare il ruolo di marito e padre/moglie e madre;
b. Propenso/a a stabilire una buona relazione con la tua famiglia;
 c. Capace di ascoltare e di discutere senza trascendere;
d. Sincero/a, affidabile, affettuoso/a;

Relazione fra sesso e cibo

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11. Quale di queste foto non è stato possibile scattare nella tua infanzia (con tuo rammarico)?

 a. Tu che fai i compiti, mentre i tuoi genitori ti aiutano e si prendono cura di te;
 b. Tutta la tua famiglia seduta sul divano e tu al centro, in braccio ai tuoi genitori;
 c. Tu che ti tuffi allegramente nel mare, mentre i familiari ti osservano dalla spiaggia;
 d. I tuoi genitori che si scambiano un segno di affetto;

12. In passato hai provato a fare una scelta che la tua famiglia ha fortemente avversato. Come si comportano ora i tuoi quando si parla di questa cosa?

 a. La rievocano spesso come pretesto per parlare di tutti i miei difetti;
 b. Evitano accuratamente il discorso, ed io faccio altrettanto;
 c. Ne parlano poco e con superficialità, come sempre;
d. Non ne parlano per non ferirmi; sanno che ne sono molto pentito/a e dispiaciuto/a;

13. Quando hai raccontato il tuo primo innamoramento ai tuoi, come si sono comportati?

 a. Con il loro comportamento mi hanno indotto al silenzio;
 b. Mi hanno raccontato i loro amori e le loro scappatelle;
 c. Mi hanno dato buoni consigli;
 d. Mi hanno rimproverato;

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SOLUZIONE DEL TEST

Riporta le tue risposte nella seguente tabella e tieni conto del punteggio che raggiungi per ogni singolo colore (1 punto per ogni risposta).

A B C D
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13

PUNTEGGIO

0-5 punti per ciascun colore, senza colori prevalenti: NELLA NORMA

Rapporto familiare nella norma, con aspetti positivi e negativi, che però non creano situazioni particolarmente difficili da affrontare;

6-9 punti per uno o più colori: RAPPORTI COMPLICATI

Il rapporto familiare risente in molti particolari delle caratteristiche abbinate ai colori che sono risultati prevalenti, che trovi nella Soluzione del Test

10-13 punti in un solo colore: RAPPORTI DIFFICILI

Il rapporto familiare è fortemente contraddistinto dalle caratteristiche indicate dal colore prevalente. Cerca il colore nella Soluzione del Test


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SOLUZIONE DEL TEST

RELAZIONE FAMILIARE SIMBIOTICA
La relazione che intrattieni con la tua famiglia è di tipo simbiotico. Attraverso questo tipo di relazione è per te impossibile tentare di differenziarti dalle abitudini e dai valori familiari ed infatti ogni tentativo di andare contro corrente viene avvertito, da te e dagli altri, come una sorta di ripudio dei legami familiari. Questo genera, in te e negli altri, stati di ansia, sensi di colpa, timori. Nella tua famiglia i confini individuali di ogni singolo appartenente si sovrappongono e si confondono e la presenza di bisogni e caratteristiche individuali viene ostentatamente negata. E’ per questo che spesso non riesci a parlare a tuo nome, a dire come la pensi, oppure eviti di riconoscere le divergenze che talvolta si presentano con gli altri membri: un atteggiamento del genere ti porterebbe a sentirti non al sicuro, come frammentato/a, dal momento che molte caratteristiche che senti tue in realtà non appartengono precisamente a te, ma ad altri membri della tua famiglia, nei quali ti rispecchi.

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RELAZIONE FAMILIARE GELIDA E ANAFFETTIVA

I rapporti che intrattieni con i tuoi familiari sono segnati da una situazione di costante disagio e incomunicabilità. Il primo elemento che salta agli occhi è, infatti, una comunicazione poco efficace: vi sono incomprensioni, reazioni gelide e asettiche, senso di solitudine e di indifferenza. La tua famiglia non riesce a darti calore e sostegno ed i rapporti sono ormai ridotti al minimo. Questo stato di cose ti ha portato a sviluppare un certo cinismo e a ridurre le tue aspettative nei loro confronti. Hai imparato che i legami di base possono essere anche molto insoddisfacenti e dolorosi, che anche in famiglia ci si può sentire traditi e non corrisposti. Queste esperienze familiari poco piacevoli possono averti portato ad avere poca fiducia negli altri e ad avere paura di mostrare le tue debolezze, probabilmente anche nei rapporti sentimentali.

Una intervista sulla violenza domestica

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♦  RELAZIONE FAMILIARE A RUOLI INVERTITI

Il legame che hai stabilito con la tua famiglia ti ha portato ad assumere, sin dalla giovinezza, un ruolo di serietà e di responsabilità che probabilmente non era adatto alla tua età e che non ti ha permesso di vivere le esperienze dell’infanzia e dell’adolescenza con la leggerezza che avresti desiderato e che hai osservato fra i tuoi amici. Probabilmente hai dovuto assistere a comportamenti narcisisti, litigiosi, instabili, inadeguati, da parte delle figure genitoriali, che rifiutavano di assumersi le responsabilità del ruolo, spingendoti a diventare adulto/a anzi tempo. Questo comportamento da parte dei tuoi ha contribuito a farti sentire privo/a di punti di riferimento, di modelli da imitare, di obiettivi da raggiungere. Per te ci sono stati più doveri che piaceri e, ad un certo punto della tua vita, hai sentito tutto questo come una grave ingiustizia.

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♠  RELAZIONE FAMILIARE CONFLITTUALE

La vostra è una relazione familiare altamente conflittuale. Difficile capirne le ragioni, individuarne l’origine. Fatto sta che nel vostro interagire avete imparato a evitare ogni forma di rispetto, dando spazio più a ciò che vi divide che a quello che vi unisce. Siete profondamente diversi, o forse siete semplicemente troppo simili: per questa ragione ogni occasione è buona per litigare, per rinfacciarsi le cose, per offendersi. Nella vostra relazione non esistono il dialogo e l’ascolto, manca completamente l’empatia e stare insieme è sempre difficile, perché ogni volta che vi incontrate sono liti, discussioni, battibecchi. Quando in famiglia c’è da affrontare un problema o una situazione difficile possono scoppiare vere e proprie battaglie, in cui ciascuno esprime il suo punto di vista, cercando di sopraffare l’altro, sia in senso fisico, sia in senso psicologico, con violenza verbale e attacchi personali diretti.

PSICOLOGIA - SESSUOLOGIA
Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Terapie Individuali e di Coppia

SUGGERIMENTI

Come superare una relazione simbiotica

Prova a chiederti: “quali sono le mie paure?”, “riesco ad esprimere la mia vera personalità e i miei veri bisogni, o mi appoggio al sostegno familiare per avere un ancora di salvezza?” Poi analizza se queste eventuali paure possono essere affrontate e in che modo. Liberando le ombre che ti legano al passato potrai migliorare il dialogo con te stesso/a, riscoprendo ed accogliendo i tuoi bisogni e le potenzialità che potresti aver inconsciamente rinnegato, per adattarti agli altri, oppure per non turbare l’atmosfera familiare, mostrando diversità che non sarebbero state comprese.

Psicolinea for open minded people

Come superare una relazione gelida e anaffettiva

Cerca di ragionare sul fatto che il risentimento, il rancore, il desiderio di vendetta, di rivalsa, o di punizione sono sentimenti che ti legano indissolubilmente al tuo passato e alle tue sofferenze per tutto quello che ti è successo o ti è mancato. Rinuncia a coltivare l’idea che la tua famiglia avrebbe potuto e dovuto essere diversa, non ruminare continuamente su ciò che non hai avuto e su cosa hai perso: perdona, dimentica, prova a fare il primo passo per ristabilire un rapporto più gratificante con i tuoi familiari e cerca di riflettere sul fatto che la realizzazione della tua persona e dei tuoi obiettivi ha sede nel presente e nel futuro, non certo nel passato. Guardare avanti è un must.

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Come superare una relazione a ruoli invertiti

Il tuo problema si risolve con relativa facilità, grazie anche al tempo che scorre e che obbliga le persone a diventare più mature. Anche i genitori più sbadati e incapaci con il tempo riescono a comprendere meglio i loro sbagli e a superare i loro egoismi. E’ difficile, in ogni caso, ribaltare i ruoli dopo che essi si sono lungamente cristallizzati: meglio puntare su un ruolo di parità, dove ciascuno si assume le proprie responsabilità e si comporta in modo rispettoso della libertà degli altri. Prova a dare spazio ai tuoi bisogni di autonomia, senza più sentire il peso di responsabilità che non ti competono: vedrai che anche gli altri si adegueranno.

Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023

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Come superare una relazione conflittuale

In una relazione conflittuale nessuna delle parti in causa è capace di attribuirsi degli errori comportamentali: ciascuno tende a ritenere responsabile l’altro, per cui mira a far valere le proprie ragioni, che ritiene essere sempre le più appropriate. In realtà, se si riuscisse a prestare maggiore ascolto e a calarsi nei panni degli altri sarebbe possibile vedere le cose in modo più globale, correggendo anche i propri errori, piccoli o grandi che siano. A volte per cambiare il comportamento degli altri è sufficiente cambiare per primi, dando il buon esempio. Le persone forti infatti non sono quelle che urlano di più, ma quelle che riescono a raggiungere i loro obiettivi con gli altri e non contro gli altri.

Non è possibile riprodurre il test senza autorizzazione scritta da parte dell’autore

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Dipendenza affettiva e co-dipendenza

Dipendenza affettiva e co-dipendenza

Dipendenza affettiva e co-dipendenza

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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La dipendenza affettiva  è ciò che porta una persona a vedere nel partner l’unica fonte di ogni benessere. Da questo scaturisce il fatto che, pur di mantenere e non rischiare di perdere l’oggetto amato, il soggetto con questa particolare dipendenza è disposto a sacrificare qualsiasi bisogno o desiderio personale, fino al punto di annullarsi completamente, in ragione del proprio “amore”, dal quale ricava motivazione per la propria esistenza e sopravvivenza.

La maggior parte della letteratura pubblicata su questo tema ha teso a vedere nelle donne, di diverse fasce di età, le persone che maggiormente corrono il rischio di sviluppare questa dipendenza affettiva [1], ma questo argomento è diventato molto popolare dopo il grande successo del libro “Donne che amano troppo ”[2] in cui l’autrice, una psicoanalista, ha descritto il modo in cui le donne tendono a stabilire legami distruttivi con uomini devianti: quelli che un tempo si chiamavano “mascalzoni”.

Dr. Walter La Gatta

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Tariffe Psicoterapia

La ricerca inconscia di persone problematiche, che non hanno mai ricevuto amore da nessuno, ha lo scopo di riversare amore e dedizione su queste persone, soddisfacendo in realtà anche il bisogno di esercitare un controllo sul comportamento dell’altro. Lo stato iniziale di innamoramento non si riesce dunque a trasformare in amore maturo e questo porta la persona con dipendenza affettiva ad un perenne desiderio di fusione con l’altro, perdendo il senso della realtà ed annullando il proprio Sé.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Come per le altre dipendenze,  con il tempo il soggetto chiede sempre maggiori “dosi” di presenza e vicinanza del partner, provando crisi di astinenza quando il partner è assente[3].

I sintomi individuati nella dipendenza affettiva sono i seguenti:

  • terrore dell’abbandono e della separazione
  • mancanza di interesse per sé e per la propria vita
  • devozione estrema
  • gelosia morbosa
  • isolamento sociale
  • ansia generalizzata

Si ritiene che la persona che sviluppa una dipendenza affettiva abbia subito nella sua infanzia rifiuti e traumi che l’hanno portata a sviluppare sensi di inferiorità e di inadeguatezza, che si perpetuano poi nella relazione di coppia. Le donne che sviluppano la dipendenza affettiva sentono inoltre che i loro bisogni contano poco e pensano di non meritare l’amore.

Secondo Judith L. Herman [4], che ha dedicato la sua ricerca al trauma e al trattamento delle vittime, le donne che in età adulta sviluppano la dipendenza affettiva possono aver avuto una storia infantile di maltrattamenti fisici e psicologici, possono essere state vittime di abusi o molestie sessuali, ecc. Comunque si tratta di soggetti che non hanno mai potuto soddisfare i loro bisogni, i quali sono stati sempre loro negati. Da adulte dunque, queste donne negano a se stesse di avere dei bisogni propri, presentano una bassa autostima, sentimenti di vergogna ed umiliazione e consolidano la loro identità solo grazie alla presenza dell’altro.

Il partner del dipendente affettivo (e dunque soprattutto l’uomo) in genere non fa nulla per far emancipare l’altro dal suo stato di dipendenza ed anzi avvilisce le sue debolezze sul piano del fisico, del carattere, del livello intellettivo e cognitivo, allo scopo di determinare nella donna una maggiore insicurezza, che la porterà a vivere nel terrore di perdere la persona amata. La perdita di autostima ed il terrore della perdita generano infatti molta ansia e questa a sua volta è ciò che porta ad intensificare il controllo della relazione e del partner, sfociando a volte in una gelosia morbosa.

Chiedere aiuto è il primo passo!

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Il dipendente affettivo si preoccupa soprattutto di dare, allo scopo di farsi amare, ma non sempre il solo dare è al servizio della funzionalità della coppia. Il partner dominante infatti, a forza di ricevere continuamente attenzioni diventa sempre più sicuro di sé, attivo ed intraprendente, anche allo scopo di perfezionare il dominio sulla partner.

Va tuttavia notato che questa sicurezza di sé dipende anche dal fatto che la partner è debole: si crea così una complementarietà di coppia di tipo simbiotico e compensatorio.

Spesso a questa teoria (che rimane sempre una teoria e non è ancora una patologia riconosciuta), si associa quella della co-dipendenza. La co-dipendenza si ha quando uno dei due partners ha sviluppato una dipendenza patologica (alcolismo, tossicomania, gioco d’azzardo ecc.), oppure ha una malattia. Il partner che presta assistenza riempe l’altro di attenzioni, non solo e forse non tanto perché vuole aiutare l’altro, ma perché riesce ad amare se stesso solo attraverso il controllo dell’altro.

Il partner assistito col passare del tempo si sente sempre più privato della sua autonomia e sempre più impotente di fronte ai propri bisogni.  Anche il partner-assistente sarà ugualmente stressato:  sempre arrabbiato ed esausto nei confronti dell’altro, che lo costringe ad aumentare le sue premure, minacciando comportamenti autonomi, che sfascerebbero le basi sulle quali la coppia si fonda.

Una volta questo comportamento accudente femminile non era certo considerato una patologia della coppia, ma il normale ruolo ricoperto dalla donna nella sua funzione di caregiver non solo per il marito, ma anche per le persone della sua famiglia: un ruolo che richiedeva sacrificio e abnegazione, ma che nello stesso tempo dava alla donna l’unico potere che poteva permettersi, cioè quello di vedere i suoi cari dipendenti da lei e dalle sue attenzioni.  Questo è il caso dei figli-mammoni, che non riescono a svincolarsi da questa madre così premurosa, le cui attenzioni celano spesso un desiderio di potere e di controllo.

Dr. Walter La Gatta

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Questi comportamenti di accudimento femminili (svolti dalle donne in realtà non per scelta, ma per condizionamento sociale)  sono sempre stati considerati in modo abbastanza positivo, accolti tutt’al più con un sorriso di condiscendenza. Recentemente però hanno cominciato ad essere valutati in modo diverso, soprattutto quando si è cominciato, nei gruppi di self help degli Alcolisti Anonimi ed in altri gruppi di auto-mutuo aiuto degli anni settanta, a vederli come comportamenti molto disfunzionali.

Sia nel caso dei partner, sia nel caso dei figli, si creano inseparabili appendici con la persona accudente, che di fatto ne impediscono l’emancipazione o la guarigione. I comportamenti troppo altruistici femminili sono stati letti come un bisogno di auto-riconoscimento, che riscatta una vita altrimenti anonima e mancante di gratificazioni (ecco perché la donna, che oggi se lo può permettere, dovrebbe investire le sue risorse non solo nella famiglia, ma anche nel lavoro extra-domestico).

Le relazioni di dipendenza affettiva e di co-dipendenza sono infatti sempre infelici, perché i partner cercano l’altro soprattutto per compensare le proprie carenze interne. La relazione in questo modo si fonda più sul bisogno che sul desiderio.

Dr. Walter La Gatta

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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Fonti Bibliografiche:

[1] Miller D, 1994

[2] Norwood, 1993

[3] Giddens 1995

[4] Herman, Judith Lewis (1997). Trauma and recovery: The aftermath of violence from domestic abuse to political terror

Immagine:
Wikimedia

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