Convegno2006

La consulenza online

LA CONSULENZA ONLINE

di Giuliana Proietti

Relazione presentata al Convegno Timidezza e Sessualità,
Ancona 17-18 Novembre 2006

Tra le tecnologie mediatiche più avanzate della nostra epoca c’è senz’altro Internet, che permette agli utenti-navigatori di reperire informazioni di qualsiasi tipo in tempo reale, ma soprattutto di svolgere un ruolo attivo nell’accesso e nella selezione di tali informazioni.

INTERNET

Su Internet possiamo trovare veramente di tutto: per fare un esempio, oggi vanno molto di moda i siti così detti pro-ana, dove ‘pro-ana’ sta per ‘pro-anoressia’: si tratta di siti o blog in cui si mostrano foto di modelle scheletriche, indicate come esempi di bellezza, vi sono i ‘comandanamenti dell’anoressia’ e perfino il ‘credo Ana’, oltre ai ‘motivi per non mangiare’, consigli per vomitare meglio’, suggerimenti su ‘come nascondere l’anoressia’.

SERVIZI PSICOLOGICI IN INTERNET

Stando così le cose, personalmente mi sento molto rassicurata dal fatto che su Internet ci sono anche dei siti e dei Blog di psicologi e psicoterapeuti che offrono un diverso tipo di informazioni per quanto riguarda l’anoressia e che offrono gratuitamente la loro consulenza on line a delle persone che attraversano un momento di difficoltà e che cercano aiuto. E questo vale, ovviamente, non solo per l’anoressia, ma per tutti i disturbi della sfera psicologica.

CARATTERISTICHE DEI SERVIZI PSICOLOGICI OFFERTI IN RETE

Su Internet vi sono migliaia di psicoterapeuti che, in tutto il mondo, prestano la loro attività professionale presso siti on line, offrendo i loro servizi. Essi riguardano:
– semplice offerta di informazioni,
– consigli di self help,
– sostegno e supporto,
– links ad altri siti che possono essere di aiuto.
– e-therapy: valutazione, diagnosi e intervento terapeutico.

Sul tema specifico della e-therapy torneremo in seguito.

CANALI DI COMUNICAZIONE NELLA CONSULENZA ON LINE

I mezzi tecnici più frequentemente utilizzati sono:

– e-mails scambio diretto, in modalità asincrona, tra la persona e il professionista attraverso il testo scritto;
– chat rooms (lo scambio avviene in tempo reale attraverso linguaggio scritto o videocam);
– forum (il professionista dialoga in modalità asincrona con vari utenti, che interagiscono fra loro attraverso il linguaggio scritto).

LA SITUAZIONE ITALIANA

In base alla delibera del 23 marzo 2002, n° 19 del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi Italiani,

“non è possibile effettuare interventi di psicodiagnosi e psicoterapia via internet”

Dal 1 luglio 2004, l’Ordine degli Psicologi del Lazio, ha vietato non solo la psicodiagnosi e la psicoterapia via internet, ma la stessa consulenza on line. L’articolo 3 cita:

“In ogni caso, ed in particolare con l’utilizzo di internet, è vietato:

a) svolgere attività di diagnosi, per la quale l’incontro di persona con il cliente/paziente è sempre condizione imprescindibile;
b) fornire indicazioni su trattamenti da effettuare;
c) esprimere giudizi sull’appropriatezza degli interventi e/o delle diagnosi effettuati da colleghi;
d) manifestare qualsiasi tipo di commento, suggerimento o valutazione in relazione a casi specifici.”

L’articolo 4 del Codice dell’Ordine degli Psicologi del Lazio cita:

” Le attività di abilitazione-riabilitazione e sostegno di cui all’art. 1 L. 18.2.1989 n.56, le attività a ciò affini indicate dalla L. n. 170 del 2003, riguardante le competenze degli iscritti alla sezione B dell’Albo e le attività di psicoterapia di cui all’art. 3 L. 56/89, non possono essere svolte con la mediazione di tecnologie elettroniche per la comunicazione a distanza, salvo nei casi in cui ciò sia necessario per l’impossibilità di mantenere di persona il contatto con i clienti/pazienti. In tal caso ciò è consentito alle seguenti condizioni:

a) il rapporto con il cliente/paziente sia già stato stabilito in precedenza di persona e senza l’utilizzo delle tecnologie sopra menzionate;
b) per fasi chiaramente determinate e circoscritte nel tempo;
c) senza corresponsione di compenso, poiché il rapporto mediato dalle tecnologie per la comunicazione a distanza, non può configurarsi come una delle attività indicate nella prima parte di questo comma.”

Come si vede, la Consulenza on Line non ha ricevuto in Italia una buona accoglienza: non viene in nessun caso favorita e si tende anzi, in alcuni Ordini Regionali, a limitarla con norme e regolamenti che la impediscono di fatto. Nel caso specifico, questo vale non solo per quanto riguarda la psicoterapia (e-therapy), ma anche le attività di abilitazione-riabilitazione che l’ordinamento degli Psicologi consente non solo agli psicoterapeuti, ma anche agli psicologi non specializzati.
In alcuni ambiti della professione dunque si tende a fare di ogni erba un fascio, vietando o limitando al massimo qualsiasi intervento degli psicologi, senza fare alcuna differenza fra psicoterapia e counseling, così come fra prestazioni a pagamento e prestazioni offerte come forma di volontariato.

SECOND LIFE: LA REALTA’ VIRTUALE

Prima di arrivare a qualche riflessione sull’argomento, vorrei citare anche il sito ‘Second Life’ (www.secondlife.com), nel quale gli utenti possono sperimentare il gioco della ‘seconda vita’, ovvero una vita virtuale nella quale possono essere uguali, o diversi, da ciò che sono nella vita reale. Nel gioco occorre costruirsi un Avatar, ovvero un’immagine di sé stessi, che poi viene guidata nelle varie esperienze della ‘seconda vita’: acquistare una casa, una macchina, fare la spesa, andare in palestra, fidanzarsi, sposarsi, divorziare, ecc. Di recente su questo sito è apparso anche uno psicologo ‘vero’ che ha aperto un suo studio virtuale. Lo psicologo si chiama Craig Kerley: le sue tariffe vanno da 50 dollari per una consulenza fatta attraverso la posta elettronica (25 dollari se la mail può essere evasa in trenta minuti o per la avatar-therapy), ai 90 dollari per una cyber-therapy fatta attraverso la tecnologia Skype. In questo modo, sostiene il Dr. Kerley, ci si può avvalere dell’incontro ‘faccia-a-faccia’, pur senza incontrarsi direttamente, superando così la distanza, le inibizioni o la mancanza di tempo per recarsi in un vero studio professionale.

LA “BANALIZZAZIONE”

Negli ambienti che pongono maggiori veti allo sviluppo della Consulenza on Line il principale problema sollevato è quello della ‘banalizzazione’, come il seguente, rintracciabile sul sito dell’Ordine degli Psicologi del Lazio:

“… Ci sembra che, spesso, le risposte fornite non abbiano uno spessore autenticamente clinico, mancanza che può essere attribuita non necessariamente ad imperizia dello psicologo/psicoterapeuta che risponde, ma anche – o soprattutto – alla banalizzazione che il mezzo di comunicazione in questione implica e produce. Tutto ciò, a nostro parere, svilisce l’attività clinica, abbassandola a livelli opinionistici da rivista”. *
Emanuele Morozzo della Rocca
(Ex Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio)

Sullo stesso sito molti ‘addetti ai lavori’ esprimono critiche e riserve. Poiché c’è molta similitudine fra tutti i vari interventi citati allo scopo di chiarire se la psicoterapia on line abbia una legittimità scientifica e professionale, si può citare ad esempio l’intervento di Laura Scotti, Presidente Coirag:

“…E’ questo un modo di svilire la professione dello psicologo-psicoterapeuta e di danneggiare l’utenza, facendole correre seri rischi”.

Laura Scotti
Preside COIRAG

Quanto alle nuove tecnologie, come quelle di Skype, che consentono una comunicazione a distanza potendosi guardare faccia-a-faccia (prima citate riguardo alla psicoterapia on line del Dr. Kerley), le conclusioni degli ‘scettici’ sono più o meno dello stesso tenore:

“Non vi è possibilità di fondare una psicoterapia a distanza, neppure avvalendosi di collegamenti video sincroni, poiché un tale contesto rende impossibile la costituzione di una adeguata relazione tra paziente e terapeuta, relazione indispensabile per attuare qualsiasi intervento terapeutico fondato”.

Dr. Stefano Carta *
Presidente dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA), vicepresidente della Commissione MIUR per il riconoscimento dei corsi di specializzazione in psicoterapia,

* Testi tratti dal Sito dell’Ordine degli Psicologi del Lazio

Consulenza sulla Legittimità Scientifica e Professionale di condurre psicoterapie on line

Naturalmente non tutti gli ambienti e gli Ordini Regionali hanno la stessa posizione: altri sono molto più aperti e favorevoli. Cito ad esempio un sito patrocinato direttamente dall’Ordine degli Psicologi delle Marche (www.psicogiovani.it), che oltre alla Consulenza on Line presenta una chat e un Forum in cui con l’utenza interagiscono un nutrito numero di psicologi e psicoterapeuti.

E’ VERA TERAPIA?

Volendo giungere a qualche conclusione sull’argomento, si potrebbe effettivamente ammettere che la Consulenza on Line sia cosa ben diversa dalla psicoterapia, la quale si basa anzitutto sulla comunicazione faccia-a-faccia, sulla relazione fra paziente e terapeuta e sull’osservazione del linguaggio verbale e non verbale. In mancanza di queste componenti, nessun incontro fra psicoterapeuta e paziente potrebbe dirsi ‘psicoterapia’, almeno per quanto il termine ‘psicoterapia’ sta oggi a significare (eventuali nuove tecnologie che ci aiutassero a superare tutti questi ostacoli potrebbero in futuro rimettere in discussione il concetto di incontro faccia-a-faccia).

PERCHE’ NO IL COUNSELING ON LINE?

La domanda che sorge spontanea è: perché no il Counseling on line? Il Counseling è una relazione professionale nella quale un “esperto” (di qualsiasi cosa) aiuta il consultante :
– ad accrescere le proprio conoscenze su un determinato problema attraverso sue (o altrui) opinioni, informazioni, suggerimenti,
– a trovare una soluzione al problema.

Per sua natura, il Counseling si rivolge a persone “normali”, perché non si fa carico del problema, ma offre semplicemente un consiglio su come affrontarlo, lasciando al consultante la piena responsabilità delle sue azioni successive. In presenza di una condizione grave o patologica, il Consulente, in qualsiasi campo (da quello fiscale a quello assicurativo, da quello medico a quello psicologico) consiglia sempre al suo cliente-utente la consultazione diretta di uno specialista, suggerendo eventualmente quali professionalità appaiono più adeguate alla soluzione del problema. Dunque, a mio avviso è sbagliato confondere psicoterapia e counseling: se la prima non può, allo stato attuale, essere praticata tramite Internet, non vedo come possa essere un danno per l’utenza avere la possibilità di ricevere un consiglio, un indicazione, un’informazione, da una persona specificamente formata, che presta la propria attività on line.

VANTAGGI SOCIALI

Alcuni soggetti, che manifestano TIMIDEZZA, ANSIA SOCIALE o COMPORTAMENTI EVITANTI, possono giovarsi dell’uso del contatto a distanza per trovarvi INFORMAZIONI E SOSTEGNO PSICOLOGICO che nel proprio ambiente sociale non troverebbero. Probabilmente molti di loro non riuscirebbero mai a rivolgersi direttamente a un servizio, o a un professionista del proprio territorio (per timidezza, vergogna, problemi geografici, problemi fisici, ecc.). Va inoltre considerato che il perdurare del problema di un singolo individuo influisce negativamente sulla qualità della vita della comunità intera cui appartiene.

VANTAGGI PER L’UTENZA

L’utente che chiede una consulenza on line ha questi vantaggi:

– Maggiore libertà nella scelta del momento più appropriato per chiedere la consulenza;
Minore inibizione nei confronti del terapeuta: possibilità di esprimersi con maggiore sincerità;
Possibilità di consultare più specialisti ed avere diversi pareri a costo molto inferiore o perfino a costo zero.
Per molti soggetti il servizio di Consulenza on line potrebbe essere l’unica possibilità per cercare di risolvere il proprio disagio psicologico.

SVANTAGGI

Come si è più volte detto, la comunicazione fatta in assenza del canale non-verbale rischia di dar luogo a fraintendimenti e incomprensioni. Inoltre, non tutti gli utenti riescono a comunicare facilmente attraverso la parola scritta, per cui non sempre l’utente può esprimere con chiarezza i propri vissuti e il Consulente può anche sbagliare qualche interpretazione, perché non può servirsi della sua capacità di osservazione e di ascolto attivo. Un altro svantaggio consiste nel fatto che le parole del Consulente cambiano necessariamente a seconda della persona cui si rivolge: non sono e non possono essere universali. Esse non vanno bene per tutte le stagioni, per tutti gli utenti, per tutte le situazioni: il problema è che una volta messe on line esse diventano patrimonio di tutti e spesso non possono essere più cancellate.

CODICE DEONTOLOGICO

Ben vengano allora le Linee Guida emanate dall’Ordine Nazionale degli Psicologi, che fra l’altro richiedono di rispettare :
La riservatezza dell’utente;
La riconoscibilità del Consulente, in modo da permettere all’utente la verifica dell’identità e dell’iscrizione all’Ordine del Professionista;
L’inserimento, all’interno dei siti web in cui si opera, di informazioni relative alle norme professionali vigenti;
L’accertamento che gli utenti siano informati sulle normative che regolano il servizio.

CONCLUSIONI

La domanda di informazioni sul disagio psicologico è sempre più frequente, soprattutto fra le fasce giovanili e le persone più colte. Ciò accade principalmente per due motivi:

1. Le persone sono più colte e informate rispetto al passato;
2. Le persone aspirano a migliorare la qualità della propria vita e dunque su Internet cercano consigli e informazioni per realizzare i propri obiettivi.

E’ ormai chiaro che le tecnologie legate a Internet non sono una moda passeggera e che nel tempo tenderanno ad evolversi, interessando un numero sempre maggiore di utenti: dunque il mondo della psicologia, a mio parere, non può sottrarsi a questa sfida tecnologica, rifugiandosi nelle tradizioni del passato. Nel futuro infatti, sempre più persone avranno bisogno di consulenza on line: non per curare le proprie patologie, ma per migliorare la qualità della propria vita.

Se gli psicologi perderanno questa occasione, è probabile che persone meno qualificate e magari interessate a vendere dei prodotti o dei servizi vengano sempre di più ad occupare i nostri spazi. Occorre dunque fare i conti con questa nuova realtà, cercando di trovare per la nostra categoria il giusto modo di rispondere a questa crescente domanda dell’utenza: possibilmente considerando anzitutto i bisogni delle persone e dei pazienti, oltre che, naturalmente, gli interessi professionali.

Ci sembra di poter così dire che la consulenza on line possa essere considerata sicuramente una RISORSA dei nostri tempi, qualcosa che che può essere AGGIUNTO alla psicoterapia tradizionale, per migliorare il benessere delle persone che, come dice l’OMS, non consiste solo nella ‘assenza di malattia’.

Giuliana Proietti

Fine parte Prima
Vietato riprodurre il testo della ricerca, anche in forma parziale. senza citare la fonte, www.psicolinea.it.

Al fine di poter anche comprendere quale è la tipologia dell’utenza che chiede la Consulenza on Line, è stata condotta una ricerca sulla posta arrivata al Sito www.psicolinea.it. Il sito ha due rubriche di Consulenza: Questioni di Sex (cui risponde il Dr. Walter La Gatta e Dentro e Fuori di Te, cui risponde la Dott.ssa Giuliana Proietti. Per accedere al servizio è necessario compilare un modulo, nel quale vengono indicati il canale di invio, il titolo di studio e l’età anagrafica, mentre il sesso viene dedotto dal contesto.
Materiale e Metodo
La ricerca ha riguardato un campione casuale di n. 200 lettere, pervenute al sito
www.psicolinea.it nel periodo 1 Gennaio – 30 Ottobre 2006;

Obiettivo – La ricerca è volta all’individuazione della tipologia della domanda e delle caratteristiche anagrafiche degli utenti di Consulenza on Line

Canale di Invio

Come si può vedere dal grafico, la maggior parte delle persone che chiedono una consulenza on line arrivano su psicolinea dai motori di ricerca (53%, in rosso). Rilevante è il consiglio degli amici (22%) o il link trovato su un altro sito (12%). Tutto ciò conferma l’importanza della presenza di siti dei siti di psicologia sui motori di ricerca, in modo che possano contrastare tutte le altre informazioni scorrette che vengono fornite su molti argomenti che riguardano la salute e la vita sessuale..

Genere

Gli utenti che hanno chiesto una consulenza on line sono soprattutto donne; precisamente in questa ricerca abbiamo conteggiato n. 89 uomini, n. 107 donne e 4 persone di sesso non specificato. Poiché tutte le statistiche nazionali ci dicono che gli uomini navigano in Rete più delle donne, ci si poteva attendere una situazione inversa. Questo dato

Rubrica di consulenza scelta

La rubrica ‘Dentro e Fuori di Te’, tratta in genere delle lettere che riguardano in gran parte la sfera dell’affettività, mentre ‘Questioni di sex’, si occupa esclusivamente di tematiche sessuali. Nel campione esaminato, la rubrica ‘Questioni di sex’ è stata scelta da 120 soggetti, contro gli 80 che hanno scelto ‘Dentro e Fuori di Te’. Precisamente:
Dentro e Fuori di te (49 donne, 29 uomini, 2 n.s.);
Questioni di sex (58 donne, 60 uomini, 2 n.s.)
Entrambi i sessi hanno dunque preferito rivolgersi alla rubrica di consulenza che affronta tematiche di tipo sessuale, anche se in percentuale hanno compiuto questa scelta più uomini che donne.

Fasce di età

Le fasce di età più rappresentate nel nostro campione sono state:
26-40 anni (47 uomini, 48 donne 2 n.s.) e
15-25 (33 uomini, 41 donne, 2 n.s.)
41-55 (6 uomini e 10 donne)
56 e più (4 donne)
Età non specificata (3 uomini e 4 donne)
I nostri utenti hanno dunque in gran parte meno di 40 anni.

Titolo di studio

Quanto al titolo di studio, questa è la situazione:
Uomini Donne Sex n.d.
Medie 5 14 0
Superiori 61 63 4
Laurea 17 24 0
Non dich. 5 7 0

Come si può vedere il livello di istruzione dei nostri utenti è a quello di scuola media superiore o universitario. La presenza di molte donne con scuola media inferiore che apparirebbe contro tendenza, è data dal numero rilevante di donne giovanissime.

Tipologia degli studi effettuati

Per la tipologia degli studi effettuati, questi sono i dati:
Uomini Donne Sex non spec. Totale
Artistici 9 11 2 22
Umanistici 28 37 2 67
Scientifici 14 19 0 33
Tecnici 38 40 0 78

I nostri utenti hanno prevalentemente un’istruzione di tipo tecnico, ma molti hanno compiuto studi umanistici.

Temi delle richieste di consulenza

Le domande pervenute, a prescindere dalla rubrica cui erano indirizzate, riguardavano principalmente i seguenti temi:
Uomini Donne Sex non spec. Totale

Psicologici 34 35 1 70
Sessuologici 35 67 3 105
Medici 16 5 0 21
Altro 4 0 0 4

Come si vede, gli argomenti più frequenti proposti nella Consulenza on Line dai nostri utenti riguardano la sessualità e, dato non atteso, le donne che chiedono questo genere di consulenza sono il doppio degli uomini. (Ciò è spiegabile perché anche le donne che accedono alla rubrica Dentro e Fuori di te pongono frequentemente delle domande di tipo sessuale).

Frequenza degli argomenti proposti

Le domande poste più di frequente hanno toccato le seguenti macro-aree, indicate nell’ordine:

1. Relazione con il/la partner;
2. Disfunzioni sessuali individuali e di coppia;
3. Informazioni sulla contraccezione;
4. Timidezza, ansia e fobie;
5. Relazioni con i figli, problemi scolastici;
6. Problemi legati al mondo del lavoro e alla carriera;

Conclusioni sulla ricerca effettuata

Dalla nostra ricerca si evince come il nostro utente sia una persona di cultura superiore, giovane, con una leggera prevalenza femminile, interessato soprattutto a ricevere informazioni e consulenze su tematiche sessuali che riguardano la relazione con il partner e la vita di coppia.

Giuliana Proietti

Psicolinea.it © Nov 06

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trauma

Il trauma

Il DSM-IV (American Psychiatric Association, 1994), all’interno del Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD), definisce il trauma come «un fattore traumatico estremo che implica l’esperienza personale diretta di un evento che causa o può comportare morte o lesioni gravi, o altre minacce all’integrità fisica; o la presenza ad un evento che comporta morte, lesioni o altre minacce all’integrità fisica di un’altra persona; o il venire a conoscenza della morte violenta o inaspettata, di grave danno o minaccia di morte o lesioni sopportate da un membro della famiglia o da altra persona con cui è in stretta relazione (Criterio A1).

La risposta della persona all’evento deve comprendere paura intensa, il sentirsi inerme, o il provare orrore (oppure, nei bambini, la risposta deve comprendere comportamento disorganizzato o agitazione) (Criterio A2). I sintomi caratteristici che risultano dall’esposizione ad un trauma estremo includono il continuo rivivere l’evento traumatico (Criterio B), l’evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma, l’ottundimento della reattività generale (Criterio C), e sintomi costanti di aumento dell’arousal (Criterio D). Il quadro sintomatologico completo deve essere presente per più di 1 mese (Criterio E), e il disturbo deve causare disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti (Criterio F)» (American Psychiatric Association, 1994o).

Fra le condizioni estreme rientranti nel criterio A di questa classificazione si possono quindi includere gli incidenti con mezzi di trasporto (automobili, treni, aerei, etc.), disastri naturali e provocati, atti criminosi, gravi incidenti sul lavoro (in prima persona o anche a persone affettivamente vicine), malattie gravi, potenzialmente mortali o gravemente menomanti (proprie o di persone vicine), la morte di persone vicine, lo stato di guerra, la tortura, la grave e/o prolungata violenza fisica verso i bambini o le partners, l’abuso sessuale. In realtà queste condizioni estreme sono solo quelle richieste per porre una diagnosi di PTSD secondo il DSM-IV, e non le sole che è razionale considerare traumatiche (Briere, 1997). Altre condizioni traumatiche possono certamente essere quelle dell’abuso psicologico, della presenza di accesi e costanti attriti familiari, la separazione ed il divorzio (vissuti o meno nell’infanzia), condizioni di abuso fisico meno tragiche e relazioni sessualizzate fra un genitore ed il figlio (senza che ciò esiti mai in un abuso sessuale in senso stretto), la mancanza di sintonizzazione emozionale nell’infanzia (Rodin, de Groot, Spivak, 1998), importanti cambiamenti di vita e così via.

Tali condizioni, infatti, non rispettano il criterio A1 del DSM-IV, ma nondimeno possono soddisfare il criterio A2, nelle specifiche della paura intensa, dell’impotenza e dell’orrore, e come tali avere un esito post-traumatico, ed inoltre possono rispettare anche gli altri criteri posti dal DSM-IV.
Alla stessa stregua, i sintomi ed il decorso caratteristici associati al trauma non sono necessariamente quelli indicati dall’algoritmo diagnostico del PTSD. Infatti, il DSM-IV riconosce altre patologie connesse direttamente allo stress: il Disturbo Acuto da Stress, il Disturbo Psicotico Breve con Rilevante Fattore di Stress e i Disturbi dell’Adattamento. Esistono poi altre classificazioni psicopatologiche molto rilevanti per il clinico, ma non incluse nel DSM-IV, come il “PTSD complesso” (Herman, 1992) e la “depressione post-traumatica” (Davidson, 1994); un ruolo fondamentale nella comprensione della fenomenologia post-traumatica è ricoperto dai Disturbi Dissociativi – tipicamente connessi ad esperienze traumatiche (Briere, 1997; Lynn, R – che sono tra loro unificati dall’impiego del comune meccanismo dissociativo, una modificazione nella coscienza e/o nell’esperienza tesa alla riduzione dell’impatto con emozioni disturbanti (su alcuni nodi teoretici relativi al costrutto di dissociazione si veda Cardeña, 1994). La stessa classificazione diagnostica dei Disturbi Dissociativi presenta problemi concettuali importanti e controversi, come si evidence dalle differenze presenti tra le classificazioni del DSM-IV e dell’ICD-10 (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1994).

Altri disturbi sono a volte connessi ad esperienze traumatiche, limitate o protratte nel tempo, in particolare il Disturbo di Conversione, il Disturbo di Somatizzazione, il Disturbo Borderline di Personalità, i Disturbi dell’Alimentazione, i Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere, i Disturbi d’Ansia, la depressione e quella vasta area psicopatologica genericamente definibile come patologie del legame di attaccamento (Bremner et al., 1998; Briere, 1997; Crittenden, 1994, 1999; Giannantonio, 2000; Lynn, Rhue, 1994; Pennati, 1994; Vanderlinden, Vandereyken, 1997). Di fronte a questo panorama così articolato (sul quale in questo contesto è fuorviante soffermarsi ulteriormente) molti autori ritengono che le situazioni traumatiche debbano essere considerate non solo il precedente di specifiche diagnosi specificatamente post-traumatiche, ma elementi etiologici fondamentali e trasversali a molteplici condizioni psicopatologiche (Bremner et al. 1998). Ma, in base a quanto precedentemente detto, la situazione si complica ulteriormente se consideriamo che il concetto stesso di trauma in letteratura è estremamente confuso, una vera “parola ombrello” che incorpora considerazioni teoretiche e cliniche provenienti dalle più svariate origini. Tale condizione di confusione teoretica è stata probabilmente inaugurata dallo stesso Freud, il quale ha cercato ripetutamente ma senza un esito soddisfacente di racchiudere all’interno di una stessa cornice concettuale 1) la reazione ad un trauma inteso come evento esterno che soverchia le capacità di difesa e di adattamento di un individuo e 2) il processo di difesa rivolto verso pulsioni inaccettabili (Giannantonio, 1993; Novelletto, 1995).

In linea generale possiamo dire che una parte scientificamente rilevante delle teorie sui traumi presuppongano, spesso implicitamente, l’esistenza di una naturale tendenza dell’organismo umano ad integrare le informazioni provenienti dall’ambiente interno ed esterno per produrre un senso unitario e coeso di continuità fisica e psichica (Freud, 1922; Horowitz, 1986; Liotti, 1993; Sandberg, Lynn, Green, 1994). E’ possibile pensare che, quando tale attività di integrazione viene significativamente ostacolata tanto che informazioni specifiche restano inassimilate o malamente assimilate a causa di meccanismi psicologici, neuropsicologici o biochimici, allora possiamo parlare dell’esistenza di un “trauma” se è possibile evidenziare un “significativo” disagio soggettivo o oggettivo in una delle principali aree di vita della persona. Questa opzione teoretica non è certo l’unica possibile, ma tenta di riportare il caleidoscopio della fenomenologia e della eziologia traumatica all’interno un unico frame teoretico, lasciando ad ogni variabile la propria specificità. Nonostante le difficoltà che tale concezione comporta, sono ugualmente convinto della sua piena opportunità, in quanto può essere un solido punto di partenza per valutare le differenti modalità con cui la tendenza all’integrazione viene ostacolata da molteplici fattori.

L’articolazione problematica di questa opzione teoretica diventa comunque immediatamente evidente se pensiamo ai seguenti elementi:

1) Le informazioni escluse non sono essenzialmente cognitive, ma coinvolgono ogni elemento dell’esperire umano.
2) In tale integrazione inefficace sono coinvolti molteplici sistemi di memoria (procedurale, episodica, semantica, per immagini sensoriali).
3) I meccanismi ipotizzati nella integrazione ostacolata sono i più diversi: evitamento, dissociazione, rimozione, repressione, alterazioni biochimiche e neurologiche, memoria stato-dipendente (Banyard, Williams, 1999; Bremner et al., 1998; Erdely, 1990; Reviere, 1996).
4) Eventi frequenti ed eccezionali o devastanti vengono etichettati con lo stesso termine di “trauma”.
5) L’esito dell’esposizione ad un trauma è connesso certamente alla “grandezza” ed alle caratteristiche del trauma, ma anche ad altre variabili, quali, innanzitutto, caratteristiche pretraumatiche specifiche della persona, la risposta soggettiva della persona ed il supporto sociale (Briere, 1997; Eisen et al., 1999).
6) In realtà non si ha mai a che fare con traumi, ma solo con ricordi di traumi, il che implica che la psicoterapia ha come oggetto il ricordo del paziente, amalgama fra ciò che è stato codificato al momento dell’evento, le conoscenze all’interno delle quali l’evento è stato integrato, l’interpretazione del significato delle informazioni, le strategie ed il contesto del recupero, i precedenti accessi ai ricordi (Briere, 1997). Ogni ricordo, quindi, è una costruzione soggettiva e mai definitiva di fatti oggettivi a priori inconoscibili, e ciò apre e conduce inevitabilmente alla questione dei cosiddetti falsi ricordi (Pope, Brown, 1996, Hyman, Kleinknecht, 1999).
7) La complessità di queste interrelazioni implica la necessità di un’assessment molto articolato nella valutazione degli esiti post-traumatici (Briere, 1997; Wilson, Keane, 1997) e di specifiche metodiche terapeutiche (Maldonado, Spiegel, 1994; Shapiro, 1995; Phillips, Frederick, 1995; Pennati, 1995a).

Il pezzo presentato è tratto dall’articolo pubblicato sulla rivista “Attualita in Psicologia”, Volume 15, n. 3, Luglio-Settembre 2000: 336-345 denominato: Trauma, psicopatologia e psicoterapia L’efficacia della psicoterapia ipnotica e dell’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR).

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Dr. Michele Giannantonio

Psicolinea.it © 2001-05

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psichiatra

Amo il mio psichiatra – Consulenza on Line

sono una ragazza di 30 anni e da circa un anno faccio psicoterapia da uno psichiatra ,quasi mio coetaneo, da un po’ di tempo mi sono resa conto di provare dei sentimenti nei suoi confronti ,non sò ! cosa è meglio fare? spesso mi capita di incontrarlo ,sopratutto di sera ,tra i locali della cittàed ogni volta che glielo faccio notare lui dice di non avervi visto ,per questo non mi ha salutato, in realta credo non sia vero poiche spesso i nostri sguardi si sono incrociati ed ho notato che mi ha voluto evitare. parlando di questo in terapia mi dice che non mi saluta perche nonn mi ha vista ba’!!!!! non credo sia vero ,visto che ci incontiamo spesso .volevo un suo parere su cosa fare .grazie

Carissima,

Il fatto che lui si comporti come mi racconta significa che è un bravo professionista. Per quanto riguarda lei, potrebbe non trattarsi di amore, ma di un sentimento particolare, che nasce nel rapporto terapeutico e che si chiama transfert. Cosa fare? Innamorarsi di una persona che non la frequenti per mestiere, ma per amore.
Cari saluti e molti auguri.

Dott.ssa Giuliana Proietti

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