1905 - Il motto di spirito e il suo rapporto con l'inconscio

1905 – Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio

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Cosa si intende per “motto di spirito”?

Per ‘motto di spirito’ si intende una frase, una battuta o un breve racconto che serve ad esprimere, in maniera mascherata, e quindi accettabile, ciò che altrimenti sarebbe male accolto o sconveniente.

Cosa è il motto di spirito secondo l’interpretazione di Sigmund Freud?

S. Freud vede nel motto di spirito una riduzione delle inibizioni, che consente di liberare una tensione psichica ottenendo un alleviamento del dispendio psichico già in atto e risparmio su quello in procinto di verificarsi.


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Quando fu pubblicato il libro sul motto di spirito?

Il libro Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio, fu pubblicato nel 1905, ma la sua elaborazione cominciò già dal 1897.

Quali nuove teorie vengono formulate in questo libro?

Nello studiare il motto di spirito, Freud scoprì tecniche di condensazione, spostamento, espressione di un’idea col suo contrario e così via, simili a quelle del lavoro onirico.

Come venivano considerati i vari motti di spirito?

Nel libro vengono distinte le ‘battute innocenti’, il cui piacere proviene solo dalla tecnica, e quelle ‘tendenziose’, i cui motivi principali sono o l’aggressività o l’oscenità, o entrambe.

Le arguzie oscene, dice Freud, implicano la presenza di almeno tre persone: il narratore, il soggetto e lo spettatore; essi esprimono mentalmente il desiderio di denudare o di sedurre. Le battute ‘tendenziose’ hanno lo scopo di aiutarci a tollerare bisogni rimossi, permettendo di dar sfogo ad essi in modo socialmente accettabile.

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Quali sono le differenze fra sogni e motti di spirito?

Mentre i sogni esprimono l’ appagamento di  un desiderio, i motti di spirito soddisfano il piacere di giocare. Inoltre, mentre i sogni rappresentano una regressione dal livello del linguaggio al pensiero per immagini, nei motti di spirito la regressione è dal linguaggio logico al linguaggio del gioco.

Il motto di spiritoCome si analizza un motto di spirito?

Si analizza come si fa per i sogni (e per i sintomi): per analizzare un motto di spirito occorre risalire dal contenuto manifesto al contenuto latente. Questo itinerario fa del motto di spirito una via d’accesso per l’inconscio.

Il libro di Freud sui motti di spirito ha avuto successo?

In realtà è una delle sue opere meno lette, anche perché piena di giochi di parole non sempre traducibili e comprensibili, pieno di aneddoti, di arguzie popolari, di storielle ebraiche, che molto divertivano l’Autore, ma che oggi non potrebbero essere più gustate al naturale, ma solo dopo aver letto una serie di commenti esplicativi.

Sigmund Freud, IL MOTTO DI SPIRITO E LA SUA RELAZIONE CON L’INCONSCIO (1905) in Opere, Boringhieri

Fonti bibliografiche:
Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Boringhieri
Galimberti U, Dizionario di psicologia, De Agostini

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Con un bellissimo titolo, “L’ultima nascita” (Sottotitolo “Psicologia del morire e Death Education”) è da poco uscito l’ultimo libro scritto dall’amica e collega Ines Testoni, che insegna Psicologia Sociale e Psicologia delle relazioni di fine-vita, perdita, morte presso l’Università di Padova, dove dirige anche il master Death Studies and The End of Life. L’autrice ha pubblicato già numerosi libri ed anche su psicolinea nel 2010 abbiamo avuto il piacere di pubblicare un’intervista con lei, cercando di saperne di più sulla sua attività.

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Il libro, pubblicato da Bollati Boringhieri, è sicuramente destinato ad un pubblico colto e curioso, capace di cogliere i numerosi richiami non solo alla psicologia, ma anche alla filosofia, a partire dalla significativa prefazione, scritta dal filosofo Emanuele Severino, di cui la Testoni è stata allieva.

Sin dalle prime pagine, il libro non manca di sorprese… Come ad esempio nella dedica, rivolta non solo al Prof. Severino, cosa abbastanza prevedibile, ma anche a Papa Francesco (papa scritto in minuscolo nella dedica, non credo per una svista editoriale). Il perché di questa dedica lo si scopre nelle ultime parole del libro (visto che non si tratta di un giallo, spero di non rovinare la sorpresa al lettore), quando la Testoni scrive: ” (…) l’attuale pontefice sembra voler recuperare la forza di un cristianesimo originario, che in quanto tale non può che essere rivoluzionario, quindi fortemente innovatore, anche all’interno della Chiesa”. L’Autrice dunque auspica la revisione del processo d’inquisizione che l’ex Sant’Uffizio ha intentato contro il filosofo Severino, conclusosi nel 1970 con la sua condanna. Dal punto di vista dell’autrice “se il cristianesimo, parimenti all’ebraismo e all’islam, è portatore di un messaggio di verità, non può mostrarsi incapace di rintracciare una teologia che veda nell’indicazione severiniana un nuovo fondamento. Finora la logica inquisitoria e i tentativi di confutazione non hanno portato alcun risultato. E se si cambiasse direzione?”

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Prima ancora di entrare nel merito delle posizioni di Ines Testoni sulla morte e sugli studi sulla morte (i Death Studies), conviene dunque riassumere la posizione  di Severino sull’argomento (ampiamente illustrata da Ines Testoni nel suo libro).

Severino affronta il problema dell’essere e ricorda che “l’uomo soffre per quel che crede di essere, e se crediamo di essere mortali la sofferenza è, oltre che atroce, inevitabile”. Tutto nasce a partire dagli antichi greci, in particolare dal pensiero di Parmenide: l’insegnamento di questo filosofo infatti (che Platone definisce “venerando e terribile”, bianco di capelli, bello e di nobile aspetto) avrebbe aperto (al condizionale, perché non tutti i filosofi la pensano come Severino), per la prima volta ed in forma irripetibile, l’opposizione assoluta tra l’essere e il nulla, significando l’impossibilità dell’essere di non essere. Da qui – dice Severino – hanno preso origine due modalità di pensiero: il sentiero del giorno e il sentiero della notte.

La storia dell’Occidente rappresenterebbe il cammino compiuto nella seconda direzione. Parmenide infatti, per mantenere fermo il concetto dell’eternità identica a se stessa ed immutabile di fronte ai tanti fenomeni della vita, ha stabilito che il mondo è illusione. E’ da qui che, secondo Severino nasce il sentiero della notte, che chiama “nichilismo”. Platone e Aristotele hanno diviso in due dimensioni assolutamente distinte l’essere: quella meta-fisica, cui compete l’eternità e l’assolutezza pensata da Parmenide (il divino) e quello che da essa deriva, cioè tutto ciò che diviene, entro cui inscrivere le trasformazioni dell’esistenza e la condizione mortale. Il mondo ha cominciato ad essere rappresentato come territorio del divenire, che oscilla tra l’essere e il nulla, all’interno di un metafisico cielo di stelle fisse in cui consiste il divino assoluto e immutabile. Le cose dunque (fra cui anche gli esseri umani) sono quelli che vengono dal nulla e ad esso ritornano, cioè permangono nell’essere per il tempo che il divino ha permesso.

A questa “essenza” il monoteismo ha fatto corrispondere il concetto di “anima”, quello che ci caratterizza e che permane identica a se stessa nelle diverse trasformazioni della vita, oltre la morte. L’anima, partecipe dell’assoluto, è ciò che viene da Dio e che vi torna, in quanto coessenziale a lui.

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Questo rappresentare gli esseri umani come “cose” del mondo, divenienti, che possono essere in qualsiasi momento annientati dalla morte è stato interiorizzato dalle religioni monoteistiche, le quali hanno attribuito al Dio unico le caratteristiche descritte da Parmenide. Per Severino, quindi, tutta la cultura occidentale è basata sull’errata convinzione che l’essere possa diventare un nulla. Con il progressivo sviluppo della scienza inoltre, l’anima è passata dalla dimensione trascendente a quella naturale: oggi infatti, attraverso la scienza, ci occupiamo dell’antico concetto di anima attraverso lo studio della mente e del cervello (la stessa parola “psicologia” viene dal greco psichè, cioè anima, soffio vitale).

Se l’essere umano sporge dal nulla e a questo stato tornerà dopo la morte, non può che insorgere la paura angosciante della morte. E’ la morte il pensiero più difficile da accettare per l’essere umano che, a differenza degli altri animali , è consapevole della sua morte, grazie alla sua intelligenza, che è ciò che maggiormente lo caratterizza.

Il nichilismo tradisce dunque per Severino le origini del pensiero occidentale, il quale indica la verità (l’Epistème greco, che significa «stare», «porre», «stabilire»; quindi, «capace di tenersi in piedi da sé», ovvero la conoscenza certa e incontrovertibile delle cause e degli effetti del divenire, cioè di quel sapere che si stabilisce su fondamenta certe, al di sopra di ogni possibilità di dubbio attorno alle ragioni degli accadimenti) in ciò  che è impossibile che non sia.

Dato che l’essere è, e non può mai diventare un nulla, «ogni essente è eterno». Ogni cosa, ogni pensiero, ogni attimo sono eterni. Le cose (o enti) entrano ed escono da quello che Severino chiama cerchio dell’apparire: quando un ente esce dal cerchio dell’apparire, non diviene un nulla, ma si sottrae semplicemente alla vista. 

Bisogna dunque “ritornare a Parmenide“, correggere  il divenire così come lo intende Platone: uscire dal nulla e tornare nel nulla non è affatto evidente. Da qui si potrà proseguire su una via (quella indicata da Parmenide, il “sentiero del giorno“) diversa da quella imboccata dal pensiero occidentale con Platone e che Severino sviluppa, ritenendo che l’errore nichilistico commesso all’interno del sentiero della notte, che nega al mondo l’eternità ed identifica l’ente con il nulla, affermi l’impossibile.


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Ogni essente, in quanto ente, è assolutamente opposto al nulla e non ci può essere né un tempo né uno stato in cui un ente non sia: l’essere non può essere nulla, in quanto è. Questa contraddizione costituisce la “follia essenziale” del pensiero occidentale, che si annida non solo nella filosofia, ma anche nella scienza e nella tecnica.

La Testoni si augura che il sentiero del giorno cominci ad apparire e che dunque emergano nuovi campi di studio, anche per quanto riguarda la psicologia e la tanatologia, partendo dal concetto che siamo “necessariamente eterni”, “salvi” (da sempre!) perché l’essere non può non essere e dunque siamo “destinati all’eternità”, anche se non abbiamo ancora parole per spiegare che “l’eternità non può esserci negata”. Alcune correnti psicologiche, come la corrente positiva, osserva però la Testoni, cominciano ad interessarsi seriamente a questo principio.

Da questa premessa teorica nasce la trattazione della Death Education e i Death Studies (piccola digressione personale: ma perché, mi chiedo, non parlare in italiano di Educazione alla morte o Studi sulla Morte, visto che l’obiettivo è parlare esplicitamente del senso del morire e delle sue implicazioni etiche, psicologiche, morali, sociali, culturali e pedagogiche? Capisco il bisogno di aderire ad una corrente di studi internazionale, ma occultando la parola “morte” mi sembra che si stia celebrando proprio quel tabù storico e culturale che ci si propone di combattere…)

La Testoni vede la”Death Education” come un modo per educare alla morte, soprattutto nel contesto scolastico, per imparare a gestire le difficoltà emozionali relative alla perdita, permettendo a bambini e adolescenti  di attivare strategie di coping e resilienza di fronte alle difficoltà della vita. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna la “DeEd” sembra sia molto diffusa, a partire da primi progetti pilota condotti negli anni settanta.

Una buona DeEd, dice la Testoni, permette alle persone di diventare adulte e responsabili: per un’esistenza genuina e consapevole è infatti importante integrare il concetto della morte nella vita reale, in particolare in tre tipi di prevenzione:
1) memento mori – insegnamento sulla ricerca di senso della morte, su atteggiamenti per affrontare il tema della finitudine, in qualsiasi età della vita;
2) ars moriendi – prendere consapevolezza di come si vuole morire o accompagnare chi sta morendo;
3) trasformazione sana del cordoglio in lutto, per gestire la perdita di una persona cara.

I Death Studies (DeSt) indagano invece le espressioni dell’incontro con la morte, analizzando il rapporto fra terrore e rimedio. Questi studi si interessano in particolare degli atteggiamenti che le persone hanno nei confronti della morte nelle diverse culture, religioni e credenze. In questo composito scenario i contenuti che hanno avuto migliore successo sono stati quelli che si sono concentrati sulla vita, nonostante la cognizione della morte, conferendo senso alla vita, malgrado la fatica e il dolore del vivere.

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I capitoli del libro riguardano la Death Education di fronte ai dilemmi etici, nell’età evolutiva, nell’educazione spirituale, nell’affrontare le illusioni ed infine un capitolo è dedicato interamente al lutto.

Concludendo, si tratta di un libro assolutamente interessante (non sempre facile, come si è capito), per chi volesse approfondire il tema della morte (“la regina di tutti i terrori”) e seguire il suggerimento ricordato da Freud durante la prima guerra mondiale: Si vis vitam, para mortem.

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Testoni Ines, L’ ultima nascita. Psicologia del morire e «Death Education», € 23,40, 2015, XVII-180 p., brossura, Bollati Boringhieri  (collana Programma di psic. psichiat. psicoter.)

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L'interpretazione dei sogni per chi non ha letto il libro

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Tutti conoscono questo libro, ma pochi lo hanno realmente letto. Spero, con questo articolo, di poter far conoscere al lettore interessato, ma pigro, tutto ciò che c’è da sapere in merito, se ha deciso che non lo leggerà mai, oppure, chissà, di invogliarlo alla sua lettura. De gustibus non est disputandum !

Cosa è l’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud?

E’ uno dei libri più importanti del XX secolo. Pubblicato per la prima volta nel 1900, fornisce una rivoluzionaria teoria dei sogni e un metodo innovativo per interpretarli.

Quali teorie vuole esporre Freud in questo libro?

Il libro rappresenta il primo grande tentativo di Freud di esporre la sua teoria di un inconscio dinamico, che si viene a creare durante l’infanzia e che opera continuamente in ogni mente umana.

Cosa è il sogno per Freud?

Per Freud, il sogno è un’attività mentale che segue dei meccanismi logici. Identificando questi meccanismi, Freud tenta di gettare nuova luce sul funzionamento dell’inconscio e sul suo potente ruolo nella vita umana.

Interpretazione dei sogniQuando è uscito esattamente il libro?

Il volume della Traumdeutung (Interpretazione dei sogni) uscì in realtà il 14 novembre 1899, ma l’editore preferì scrivere sul frontespizio la data del 1900. Fu una geniale intuizione, perché questo libro era destinato ad incidere profondamente sulla vita delle persone vissute in quel secolo.

Cosa è la frase in latino che vediamo nella copertina?

FLECTERE SI NEQUEO SUPEROS ACHERONTA MOVEBO (Virgilio)

“Se non potrò muovere le potenze del cielo, solleverò quelle dell’Inferno”

Significa che Freud, con questo libro, vuole avviare un processo che permetta ad una persona di acquisire un sapere su di sé fino ad allora sconosciuto perché inaccessibile alla coscienza. Significa, in altre parole, trasformare ciò che era “inconscio”  in sapere “cosciente”, di cui potrà finalmente disporre per meglio orientare la sua vita e le sue scelte.

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Quale è lo stile del libro?

Il libro, specialmente nell’edizione in lingua originale, ha un’esposizione particolarmente brillante, ricca di riferimenti culturali e di episodi della vita dello stesso Freud e dei suoi pazienti.

In modo del tutto insolito, per una monografia scientifica, L’Interpretazione dei Sogni è un libro profondamente personale.

Molti dei sogni discussi al suo interno sono una produzione onirica dello stesso Freud, anche se vi sono anche i sogni dei suoi pazienti.

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Come si compone il libro?

L’opera è composta di sette capitoli:

  • Primo: si parla di ciò che si conosceva sul sogno fino ad allora.
  • Secondo: si parla del metodo interpretativo in generale e si porta come esempio il sogno di Irma.
  • Terzo: si parla del sogno come realizzazione di un desiderio.
  • Quarto: si parla della deformazione del sogno, affinché non venga bloccato dalla censura.
  • Quinto: Freud parla di alcuni sogni caratteristici e spiega da dove derivano, come nascono.
  • Sesto: si parla  del lavoro onirico: la simbolizzazione, la drammatizzazione, lo spostamento dell’enfasi, la condensazione, l’elaborazione secondaria.
  • Settimo: si parla della psicologia del sogno.

Quali sono i sogni significativi di Freud citati nel libro?

Freud cita un sogno che riguarda la morte di suo padre, il suo matrimonio con Martha Bernays, la nascita dei loro figli, così come la decadente situazione politica a Vienna e l’ascesa dell’antisemitismo.

Nei suoi sogni, i dettagli di queste esperienze si combinano in modo inaspettato con ricordi che risalgono alla sua prima infanzia.

Si può dire che il libro sia, in qualche modo, l’invenzione di un nuovo genere letterario?

Si, si tratta della storia di una vita narrata attraverso i sogni.

“Nel mio modo di scoprire la soluzione del sogno vengono rivelate cose che non ero disposto ad ammettere nemmeno a me stesso.”
Sigmund Freud


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Il libro fu subito un successo letterario?

Assolutamente no. Come spesso accade, i contemporanei non si resero immediatamente conto della portata storica e culturale del libro ed infatti furono vendute pochissime copie della prima edizione.

Freud pensava di aver scritto un testo importante?

Interpretazione dei sogni

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Assolutamente si. Freud era così fiducioso nella sua scoperta che scrisse scherzosamente al suo amico Wilhelm Fliess:

“Pensi che un giorno ci sarà una tavoletta di marmo sulla casa, dicendo: ‘In questa casa il 24 luglio 1895, il Dott. Sigmund Freud scoprì il segreto dei sogni’?”

Oggi c’è davvero una targa commemorativa che segna il punto in cui Freud ha iniziato a scrivere il libro.

Ma di cosa parla, in effetti, questo libro, che tutti conoscono, ma non tutti hanno letto?


Il libro parla di sogni, come è facile intuire, solo che per la prima volta questi sogni non vengono analizzati per cercarvi dei presagi, ma per scoprirvi una parte della nostra personalità, che è nascosta rispetto alla nostra percezione cosciente e che emerge invece nei pensieri e nelle emozioni della notte.

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Cosa è il sogno, per Freud?

In questo libro Freud parla per la prima volta del sogno come di una ‘soddisfazione allucinatoria di un desiderio rimosso nell’infanzia’ e lo indica come la ‘strada maestra’ per raggiungere i contenuti dell’inconscio.

Questa strada maestra è quella attraverso la quale tutti possono viaggiare, per scoprire la verità dei processi inconsci che riguardano la propria persona.

“L’interpretazione dei sogni è la strada maestra per la conoscenza delle attività inconsce della mente.”
Sigmund Freud

Come considerava i sogni la scienza del tempo?

La scienza del tempo di Freud considerava i sogni come del tutto insignificanti. Ancora oggi la scienza li considera come sottoprodotti casuali del funzionamento del cervello durante il sonno REM. Per Freud, invece, ogni sogno è significativo, non importa quanto sembri assurdo o quanto poco lo ricordiamo.

In cosa si differenzia il libro dalle interpretazioni dei sogni che si facevano all’epoca?

Il libro si discosta totalmente dall’approccio popolare ai sogni, che era quello di interpretarli secondo un dizionario fisso di simboli: “Se sogni X, significa Y” (Si pensi alla Smorfia napoletana).

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Per Freud i simboli presenti nei sogni valgono per tutti?

No. Per Freud tutti gli elementi del sogno sono “simbolici”, ma hanno significati privati che possono essere scoperti solo attraverso le associazioni che fa il sognatore.

(Se due soggetti sognano una casa sul lago, il sogno non ha lo stesso significato per entrambi: l’analisi psicologica consiste proprio nel cercare di comprendere le associazioni che fa il sognatore fra il sogno e la sua vita reale)

Come funziona il metodo delle libere associazioni?

Freud invitava i suoi pazienti a dire qualunque cosa venisse loro in mente in relazione a ciascun elemento del sogno, seguendo i loro stessi percorsi di pensiero. Li incoraggiava a rilassare le loro facoltà critiche e ad astenersi dal trattenere pensieri che sembrano spiacevoli, banali o ridicoli.

Il metodo della libera associazione portò Freud alla conclusione che i sogni sono la realizzazione mascherata di desideri infantili repressi.

Devo affermare che i sogni hanno davvero un significato e che è possibile seguire una procedura scientifica che permetta di interpretarli.
Sigmund Freud


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Si può dire che, per Freud, il sogno è la realizzazione di un desiderio?

Si, Freud sostiene esattamente questo. Questo punto di partenza è stato visto come riduzionista, ma è in effetti la parte della sua teoria che è più vicina alle idee popolari sui sogni. Si tratta però di una realizzazione “mascherata”.

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La risposta di Freud: i sogni non devono essere interpretati nel loro contenuto manifesto! Occorre scoprire i pensieri che sono dietro i sogni per comprendere quali siano i desideri repressi che vengono realizzati nel sogno.

I sogni hanno dunque hanno più livelli di interpretazione?

Si. Freud fa una distinzione cruciale tra due livelli del sogno:

  • il contenuto manifesto (il sogno come lo ricordiamo)
  • il contenuto latente (i “pensieri del sogno” che sono nascosti)

I desideri espressi nei sogni si trovano a livello di il contenuto latente, che può essere messo in evidenza solo attraverso la libera associazione. Questi desideri sono rappresentati nel contenuto manifesto, ma in una forma mascherata.

Nelle parole di Freud:
“La mia teoria non si basa sulla considerazione del contenuto manifesto dei sogni, ma si riferisce ai pensieri che emergono dal lavoro di interpretazione dei sogni”.

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Cosa sono i desideri repressi?

I desideri repressi sono desideri che hanno incontrato un divieto. I divieti non necessariamente provengono dal mondo esterno: possono esserci anche dei divieti interni alla mente stessa.

Se il desiderio latente viene mascherato, Freud sostiene che nella mente deve esserci qualcosa che ci difende dal desiderio, che lavora per impedirgli di entrare nel contenuto manifesto, portando così il desiderio a consapevolezza.

Cosa è la censura?

Freud chiama “censura” di questi divieti interni e la paragona alla censura di lettere, giornali politici e opere d’arte.

“Quanto più severa è la censura”, afferma, “tanto più esteso sarà il travestimento”.

Per apparire nel sogno, il desiderio del sogno deve subire una distorsione per superare la censura. Il sogno è prodotto come una sorta di compromesso tra una forza che produce il sogno e un’altra che vuole censurarlo.
La conclusione di Freud è che la mente è in conflitto con se stessa.

Dove trovano origine i desideri rimossi?

Il desiderio rimosso di cui parla Freud ha le sue radici nella sessualità infantile: si tratta di fantasie sessuali che il bambino non può soddisfare nella realtà e che pertanto caccia nell’inconscio, una sorta di magazzino segreto, di cui nemmeno il proprietario ha le chiavi, dove questi desideri si depositano e restano vivi, ma sono come ‘prigionieri’ della censura onirica (parte dell’io cosciente).

Allo stato vigile essi non riescono quasi mai ad esprimersi, mentre nel sonno possono farlo, ma devono comunque sottoporsi a modifiche e ad attenuazioni, che rendono alla fine irriconoscibile il significato originale del sogno.

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Quale è la logica dietro ai sogni?

I sogni seguono una propria logica, che Freud chiama il “lavoro onirico”.

Cosa è il lavoro onirico?

Il lavoro onirico è ciò che consente ai sogni di superare la censura. È anche ciò che dà ai sogni la loro forma peculiare. Freud ha definito il lavoro onirico “l’essenza del sogno”.

Come funziona il lavoro onirico?

Il lavoro onirico utilizza diversi procedimenti:

  • Condensazione Una parola può rappresentare un tutto. Numerosi elementi del sogno (temi, immagini, figure, idee, ecc.) possono essere combinati in un solo concetto. La condensazione può essere osservata, ad esempio, in due immagini sovrapposte l’una sull’altra: “Il viso che ho visto nel sogno era quello di un mio amico, ma anche di mio zio”.
    La condensazione può mettere in luce una caratteristica comune di due o più elementi disparati: Hitler e Ghandi, ad esempio, erano persone diversissime, ma erano entrambi vegetariani.
    Un singolo frammento di un sogno può portare con sé diversi pensieri latenti, anche contraddittori.
  • Simbolizzazione Il mondo dei sogni è pieno di simboli: culturali (condivisi con altre persone) o di carattere molto personale (elaborati dalla persona stessa).
  • Spostamento Freud notò che le cose importanti del contenuto latente erano spesso rappresentate da cose apparentemente insignificanti nel contenuto manifesto e viceversa. Un sogno potrebbe sembrare che riguardi un qualcosa, ma l’analisi del contenuto latente può dimostrare che si trattava davvero di qualcos’altro.
  • Revisione secondaria (o elaborazione) Sebbene molti sogni sembrino “non avere senso”, molti altri appaiono abbastanza coerenti e logici. Freud afferma che la funzione della revisione secondaria è quella di creare questo aspetto di coerenza narrativa: “colma le lacune nella struttura del sogno con brandelli e chiazze”. Come suggerisce il nome, la revisione secondaria si verifica alla fine del processo di costruzione del sogno e può essere considerata come l’applicazione dei processi di pensiero cosciente al materiale del sogno. Può essere collegata a una tendenza dell’Io a cercare di superare le incoerenze, facendo apparire le cose narrate nel sogno come sensate. Freud afferma che questo processo è “psicologicamente il più interessante”.

Questi meccanismi operano anche al di fuori del sogni?

Si, si possono osservare nell’arte, nella musica, nella letteratura, nei lapsus linguae e nella formazione dei sintomi.

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I sogni possono essere inutili?

Secondo Freud no:  per cominciare essi sono i custodi del sonno e poi servono per soddisfare i desideri rimossi.

Quali sono, in sintesi, le novità del libro?

Le novità del libro sono anzitutto due: il riconoscimento dell’esistenza dell’inconscio e della sessualità infantile.

I desideri sessuali infantili, infatti, per Freud si esprimono inizialmente sul genitore di sesso opposto (complesso di Edipo), escludendo il genitore dello stesso sesso: questo concetto fu, più di ogni altra cosa, la pietra dello scandalo per la comunità scientifica del tempo.

Perché il libro è ancora di attualità?

Questo libro è ancora di attualità, perché a più cento anni da questa esposizione, questi concetti vengono ancora ritenuti importantissimi, anche se la pratica clinica ha portato ad estendere i contenuti dell’inconscio: non solo ai desideri sessuali, ma anche ai ricordi, ai traumi, alle prime relazioni con l’ambiente esterno.

A cosa serve l’interpretazione dei sogni in psicoterapia?

Interpretare i sogni in psicoterapia vuol dire imparare a conoscere profondamente i propri sentimenti, le ansie, le modalità difensive attuate nelle varie situazioni della vita, per imparare, nella visione di Freud, ad essere “meno infelici”.

In conclusione, perché leggere il libro e perché non leggerlo?

  • Leggerlo: perché è una miniera di riflessioni interessanti ed è anche un libro autobiografico di Freud, che permette di conoscere meglio il padre della psicoanalisi.
  • Non Leggerlo: in alcune parti può essere pesante, perché fa riferimento a personaggi e stili di vita del suo tempo che non sono di comprensione immediata per il lettore moderno.

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Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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Virginia Wolf: una biografia

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Carissimo, sento proprio che sto per impazzire di nuovo. So che non possiamo assolutamente affrontare di nuovo quei momenti terribili. E questa volta non guarirò. Comincio a sentire delle voci e non riesco a concentrarmi. Così mi sono decisa a fare ciò che sembra la cosa migliore. Tu mi hai dato la più grande possibile felicità …non penso che due persone possano essere state più felici di noi fino al sopraggiungere di questa terribile malattia. Non ce la faccio più a lottare. So che adesso sto rovinando la tua vita e che senza di me riusciresti a lavorare. …voglio dirti, tutti lo sanno, che se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se ne è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Io non posso proprio continuare a rovinarti la vita.

Dopo aver scritto queste righe al marito, Virginia se ne andò incontro al suo ineludibile, quanto cercato, destino e con tutta probabilità le balenarono come autentici flashes le tappe della sua tormentata vita.

Era nata a Londra il 25 gennaio 1882 da Julia Jackson Duckworth, proveniente da famiglia di editori, e da Leslie Stephen, forse il più grande critico letterario del tempo nonché fondatore del “Dictionary of National Biography”. Entrambi vedovi, avevano avuto già quattro figli, tre lei e uno lui, e insieme ne ebbero altri quattro. Virginia fu la settima in ordine di tempo.

Benché di condizioni più che agiate, l’adolescenza fu un periodo triste per la nostra protagonista; se infatti da un lato le fu consentito di vivere da subito in ambienti intellettuali, da un altro lato non poté provare quelle emozioni ed esperienze che i giovani della sua età sono disposti a provare. L’istruzione infatti le venne impartita in casa, per le materie scientifiche dal padre e per quelle letterarie dalla madre “… sempre sola fra i libri di mio padre…”.

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Oltretutto ebbe dei lutti, uno di seguito all’altro: sua madre morì quasi subito nel 1895 e la sorellastra Stella, che prese il suo posto, morì due anni dopo. Il padre aveva un cancro che lo portò ad una morte lenta nel 1904. E così quando nel 1906 morì anche il suo adorato fratello Thoby, con il quale condivideva l’amore verso le lettere, ebbe a passare una lunga crisi depressiva.

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A dire la verità la prima crisi l’aveva avuta a tredici anni, in seguito alla morte della madre (ma non fu solo questo il motivo, come vedremo avanti) e durò sei mesi. I medici che la ebbero in cura erano i più acclamati, soprattutto gli psichiatri, ma non avevano da offrirle un trattamento specifico e valido a quel tempo.

Probabilmente c’era una familiarità se suo padre, affetto da un pessimismo cupo, ebbe due lievi attacchi di depressione e soffriva di insonnia; suo nonno ebbe tre crisi serie che gli compromisero la carriera di avvocato; suo cugino, da parte di padre, a venti anni sviluppò una paranoia che lo portò a morire dentro una casa di cura; gli stessi fratelli, Thoby, Vanessa e Adrian soffrirono di episodi analoghi.

Nel caso specifico di Virginia si può supporre che la malattia fu una conseguenza anche degli abusi sessuali di cui fu vittima a dodici anni da parte del fratellastro George Duckworth.

Comunque nel 1904 Virgina andò ad abitare con sua sorella Vanessa e gli altri due fratelli nel quartiere di Bloomsbury dove fondarono il ‘gruppo di Bloomsbury’, un circolo culturale di artisti e scrittori. Tramite suo fratello Thoby, studente presso l’università di Cambridge, aveva infatti conosciuto uomini illustri quali Bertrand Russel, Ludwig Wittgenstein e Leonard Woolf.

La sua personalità era un misto di timidezza ed esuberanza. Fra gli amici non passava di certo per essere depressa, malinconica, ma al contrario per essere un’abile e brillante conversatrice che rideva, si divertiva e spettegolava arrivando a maliziose insinuazioni nei confronti di loro. Era impacciata fuori della sua classe sociale e vestiva in modo eccentrico.

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

Fu proprio Leonard Woolf, scrittore impegnato politicamente di origine ebraica, a offrire la sua casa per queste riunioni alle quali partecipavano intellettuali che non condividevano il falso e rigido moralismo tipico della società inglese del tempo impermeata di Vittorianesimo.

Sempre nel 1904 Virgina aveva cominciato a lavorare come insegnante nel Collegio di Morley, dando ripetizioni serali alle operaie, dal 1905 si trovava a recensire libri nel Supplemento letterario del Times e a svolgere anche un ruolo attivo nei movimenti femministi per il suffragio delle donne.

Nel 1912 sposò Leonard Woolf, ma l’anno seguente ebbe di nuovo una crisi depressiva che la portò a tentare il suicidio.

Fra una crisi e l’altra, che le davano forti mal di testa, debilitanti tanto da costringerla a stare a letto a riposo, Virginia tuttavia riuscì a produrre tantissimo, quasi che la malattia le procurasse una sorta di fonte di ispirazione. Scriverà più tardi alla sua amica Ethel Smyth “…la pazzia è una cosa terrificante, da scongiurare, e nella sua tempesta di lava io trovo la maggior parte delle cose che scrivo…”

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Nel 1915 pubblicò il suo primo romanzo, “La crociera”, con il quale iniziò la sua fortunata carriera letteraria. Seguirono “Notte e giorno”(1919) e “La stanza di Jakob (1922) dove sperimentò una nuova tecnica narrativa in cui al dialogo fra i personaggi si preferiva una sorta di monologo interiore, il cosiddetto ‘flusso di coscienza’. In un articolo apparso su “Nation” espresse esattamente il suo pensiero in proposito, criticando il realismo di Arnold Bennett a favore di una maggiore attenzione all’introspezione; l’articolo segnò un passo importante per lo sviluppo di ciò che divenne noto come il “Modernismo”.

La massima espressione di questa corrente fu rappresentata dalle opere seguenti: -“Mrs Dalloway”(1925), la cui vicenda si svolge in un arco di tempo di dodici ore,  “Gita al faro”(1927), forse il suo capolavoro, in cui vengono fatte rivivere, attraverso certi personaggi, persone importanti della sua vita, dal padre ai fratelli etc., e infine “Le onde”(1931).

Con il marito aveva fondato già nel 1917 una casa editrice, la “Hogarth Press”: era infatti intenzione di Leonard infonderle sicurezza e fiducia in sé per sconfiggere così la malattia sempre latente, ma, in breve tempo, tale iniziativa acquistò un tale prestigio da costituire un punto di riferimento imprescindibile per la cultura in Inghilterra.

Nel 1920 Virginia iniziò una relazione con la scrittrice Vita Sackville-West che celebrò nel romanzo “Orlando” edito nel 1928, biografia immaginaria della sua bella, giovane e aristocratica amica attraverso le reincarnazioni del protagonista Orlando, nella quale esplorò i temi dell’ambiguità sessuale.

Ebbe sicuramente altri flirts con donne ma probabilmente non si trattò mai di relazioni fisiche. Scrisse anche opere di carattere socio-politico, nel 1929 con “Una stanza tutta per sé “ e nel 1938 con “Tre ghinee” dove affrontò il tema del bisogno d’ indipendenza economica delle donne e le conseguenze negative di una società maschilista.

Il periodo di tempo che va dall’aprile 1940 al gennaio 1941 fu di grande tensione per tutti, soprattutto per quelli che se ne stavano nel sud dell’Inghilterra con i raids aerei e la minaccia imminente di invasione da parte dei tedeschi, ma Leonard pensava che la moglie stesse meglio.

Avevano parlato tra di loro e con gli amici circa il da farsi in caso di un’invasione tedesca; non avevano alcuna illusione sul destino di un ebreo intellettuale, per giunta molto attivo politicamente e sua moglie. “…noi eravamo d’accordo che, se fosse capitato il triste evento, ci saremmo chiusi nel garage e suicidati”, scriverà Leonard.

Nel 1940 il fratello Adrian, diventato psicoanalista, fornì loro delle dosi letali di morfina da prendere nel caso di una invasione tedesca, ma questa fu una decisione presa in comune dalla coppia e non un indice di depressione o di pensieri distruttivi che venivano in testa a lei. Fatto è che nel febbraio del 1940 Virginia contrasse l’influenza e passò le prime tre settimane di marzo a letto. Tali attacchi non erano stati insoliti negli ultimi venti anni ed è difficile sapere se fossero stati comuni raffreddori, aggravati magari da bronchiti, o altro; certo è che, il tempo trascorso a letto in questo caso, fu sproporzionato a qualsiasi diagnosi di influenza.

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Per il resto dell’anno sembrò aver recuperato quella energia e carica che l’avevano resa tanto attiva: nel novembre 1940 stava dedicandosi a tre soggetti contemporaneamente. A dicembre aveva finito la bozza del suo ultimo romanzo, “Tra un atto e l’altro” e sembrava entusiasta.

Poi scrisse alla sua amica e dottoressa Octavia Wilberforce che spesso le tremavano le mani, aveva perso tutto il potere sulle parole e non riusciva a fare più niente con esse. Leonard Woolf aveva notato i primi sintomi di disturbi mentali il 25 gennaio, giorno del suo compleanno, quando dalla iniziale soddisfazione per il lavoro ultimato passò alla ferma convinzione che sarebbe stato un fiasco.

Il 26 marzo Leonard suggerì a Virginia di andare a trovare la sua amica Octavia per parlarci, un po’ come amica e un po’ come dottoressa. La scrittrice ebbe un lungo colloquio con Octavia che si presentò poi al marito per trovare una soluzione. Pensarono entrambi che era più sicuro al momento non fare niente e ciò procurò in seguito a Leonard motivo di rammarico per tutta la vita.

Il 28 marzo 1941, alle 11:30 di mattina, all’età di 59 anni, Virginia prese il suo bastone da passeggio, lasciò la sua casa di campagna a Rodmell, nel Sussex, e se ne andò verso il fiume Ouse dove, dopo essersi messa una pesante pietra nella tasca del vestito, si lasciò annegare.

Il suo corpo fu ritrovato solo il 18 aprile. Fu cremata con cerimonia privata a Brighton il 21 e le sue ceneri furono disperse sotto uno dei due olmi nella casa di campagna.

Lanfranco Bruzzesi

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Propaganda e ingegneria del consenso nelle parole di E. Bernays

Propaganda e ingegneria del consenso nelle parole di Edward Bernays

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I lettori di Psicolinea già conoscono, probabilmente, il personaggio Edward Bernays, nipote di Freud e inventore della propaganda: uno degli uomini meno conosciuti e allo stesso tempo più influenti del XX secolo.

Oggi vi proponiamo un suo scritto del 1947, in cui l’autore spiega come sia nato il concetto di propaganda (che è anche il titolo del suo libro più famoso, pubblicato in Italia dalla Fausto Lupetti). Le idee di Bernays sono ancora la Bibbia degli spin doctors, che seguono i politici di tutto il mondo, così come delle agenzie di pubblicità.

Una Conferenza su Edward Bernays e l'invenzione della Propaganda

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Il concetto-base di Bernays è che, in una democrazia compiuta, non servono azioni di forza: per far cambiare idea ai cittadini, considerati come “pubblico” (dal momento che un’idea si può vendere così come si fa con i prodotti) basta solo che circolino delle idee. Le idee si trasformano poi in azioni ed in scelte: siano esse politiche, religiose o commerciali. Le idee che vengono fatte circolare (quelle che rappresentano gli interessi della minoranza che guida segretamente i Paesi) devono rispondere ai desideri consci e inconsci del pubblico che si vuole convincere.

Nel saggio The Engineering of Consent (L’ingegneria del consenso, 1947) Edward Bernays spiega tutto così:

La libertà di parola e la stampa libera, suo naturale corollario in democrazia, hanno di fatto ampliato la Carta dei Diritti, fra i quali c’è anche il diritto di persuasione. Chiunque dunque, attraverso questi mezzi di comunicazione ha di fatto la possibilità di influenzare gli atteggiamenti e le azioni dei suoi concittadini. In particolare, negli Stati Uniti, la grande espansione dei mezzi di comunicazione di massa ha fatto si che ogni residente sia costantemente esposto agli effetti di una vasta rete di comunicazioni, che giungono in ogni angolo del Paese, non importa quanto sia remoto o isolato. Molte parole martellano dunque continuamente gli occhi e le orecchie di ogni americano. Gli Stati Uniti sono divenuti una piccola stanza in cui un piccolo bisbiglio può essere ingrandito migliaia di volte. A questo punto diventa una questione di primaria importanza imparare a gestire questo sistema di amplificazione per le forze interessate.

Ci sono due settori principali in questo sistema, che mantengono la coesione sociale: in primo luogo ci sono i media commerciali: quasi 1800 quotidiani negli Stati Uniti sono diffusi in 44.000.000 di copie. Ci sono circa 10.000 settimanali e quasi 6.000 riviste. Circa 2.000 stazioni radio di vario genere sono in onda in America, venendo raggiunti da 60 milioni di apparecchi riceventi.

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Circa 16.500 case di produzione cinematografica hanno una capacità di raggiungere quasi 10.500.000 persone. Una grande mole di libri e opuscoli viene inoltre pubblicata annualmente. Il Paese è coperto di cartelloni pubblicitari, volantini e pubblicità che arriva per posta. Nelle tavole rotonde, nei panels, nei  forum, nelle aule e nelle assemblee legislative e nei luoghi pubblici ogni mezzo di comunicazione di massa, giorno dopo giorno, diffonde delle parole, le parole di qualcuno.

Al secondo livello ci sono i mezzi di comunicazione che appartengono e sono gestiti dai molti gruppi organizzati di questo Paese. Quasi tutti questi gruppi (e molte delle loro filiali) hanno un proprio sistema di comunicazione. Essi divulgano idee non solo per mezzo della parola scritta nei loro documenti di lavoro, giornali interni, bollettini, ma anche attraverso conferenze, incontri, discussioni, e conversazioni.

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Leadership

Questa rete di comunicazioni, che spesso si duplicano, si incrociano, e si sovrappongono, rappresentano una condizione di fatto, non la teoria. Dobbiamo riconoscere l’importanza dei moderni mezzi di comunicazione non solo come una rete altamente organizzata, ma come una forza potente per il bene sociale, o anche per il male. Siamo noi a determinare se questa rete può essere impiegata nella sua massima estensione per fini sociali.

Per questo, solo con la padronanza delle tecniche di comunicazione può essere esercitata fruttuosamente la leadership nel vasto complesso che è la democrazia moderna negli Stati Uniti Stati. Negli anni precedenti, in una società che era piccola geograficamente e con una popolazione più omogenea, un leader di solito era conosciuto personalmente dai suoi seguaci e c’era una relazione personale tra loro. La comunicazione avveniva attraverso scambi comunicativi effettuati di persona o attraverso una stampa relativamente primitiva. Libri, opuscoli e giornali raggiungevano un segmento molto limitato di pubblico acculturato.

Siamo stanchi di ascoltare il logoro cliché secondo il quale “Il mondo è diventato più piccolo”:  questa cosiddetta verità lapalissiana in realtà non è vera. Il mondo infatti è diventato allo stesso tempo più piccolo e molto, molto più grande. Le sue frontiere fisiche sono state ampliate. Oggi i leader vengono conosciuti anche dalle persone più lontane sul territorio, ma, al tempo stesso, il pubblico ha una familiarità molto maggiore con questi leader, attraverso il sistema delle comunicazioni moderne. I leader sono ugualmente potenti, oggi come sempre.

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Mediante l’uso dei mezzi di comunicazione di massa, che si sono sviluppati costantemente a seguito del miglioramento tecnologico, i leader sono stati in grado di superare i problemi di distanza geografica e di stratificazione sociale per raggiungere il loro pubblico. Insieme a questa espansione,  è stata diffusa in modo rapido anche l’alfabetizzazione.

I leader possono essere i portavoce di molti punti di vista diversi. Essi possono dirigere le attività di organizzazioni di grandi gruppi industriali così come di unità governative. Possono essere in concorrenza tra loro in battaglie di pubblica utilità, o possono, in rappresentanza delle divisioni presenti all’interno delle unità più grandi, competere tra di loro. Questi leader, con l’aiuto di tecnici che si sono specializzati nell’utilizzo dei canali di comunicazione, sono oggi in grado di realizzare consapevolmente e scientificamente ciò che abbiamo chiamato “L’ingegneria del consenso”.

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L’approccio ingegneristico

Questa frase significa semplicemente l’uso di un approccio ingegneristico, cioè, un’azione basata su una conoscenza approfondita della situazione e sull’applicazione dei principi scientifici e e di provate tecniche volte a convincere le persone a sostenere idee e programmi. Qualsiasi persona o organizzazione dipende in ultima analisi dall’approvazione del pubblico e quindi ha bisogno che i suoi fini ed i suoi obiettivi riescano ad ottenere il consenso. Ci aspettiamo che i funzionari governativi cerchino di progettare il consenso popolare, attraverso le reti di di comunicazione a loro disposizione, per le misure che propongono. Tutti rifiutiamo il governo autoritario e non democratico, ma siamo disposti a prendere spunto da chi ci suggerisce delle parole, sia in forma orale che scritta.

L’ingegneria del consenso è l’essenza stessa del processo democratico, avendo la libertà di persuadere e suggerire. La libertà di parola, di stampa, di petizione,  di assemblea, le libertà che rendono la progettazione del consenso possibile, sono tutte previste dalla Costituzione degli Stati Uniti.


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L’ingegneria del consenso deve essere basata teoricamente e praticamente sulla comprensione completa di ciò che si tenta di conquistare. Ma a volte è impossibile arrivare a decisioni basate sulla completa comprensione dei fatti di parte tutte le persone.

In media, l’adulto americano medio ha frequentato la scuola per soli sei anni. Quando ci sono decisioni urgenti da prendere,  un leader spesso non può attendere che anche il suo popolo arrivi alla comprensione generale delle cose. In alcuni casi, i leader democratici devono fare la loro parte nel condurre il pubblico attraverso l’ingegneria del consenso per perseguire obiettivi socialmente costruttivi e valori. Questo ruolo impone naturalmente loro l’obbligo di utilizzare il processo dell’istruzione, come pure altre tecniche disponibili, per realizzare una comprensione quanto più completa possibile. In nessun caso l’ingegneria del consenso può sostituire o o rimuovere le funzioni educative, sia formali che informali, l’ingegneria del consenso è spesso un supplemento al processo educativo.

Se in questo Paese dovessero esservi un giorno degli standard di istruzione più elevati  generando un maggiore livello di conoscenza e comprensione, questo approccio manterrebbe ancora il suo valore.

Anche in una società con uno standard educativo perfetto, il progresso non potrà essere ottenuto in ogni campo. Ci sarebbero sempre ritardi e punti di debolezza, e per questo l’ingegneria del consenso sarebbe ancora essenziale. L’ingegneria del consenso sarà dunque sempre necessaria in aggiunta al processo educativo.

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Importanza dell’ingegneria del consenso

Oggi è impossibile sopravvalutare l’importanza della costruzione del consenso, dal momento che interessa quasi ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Quando viene utilizzato per scopi sociali,  rappresenta uno dei migliori contributi al funzionamento efficiente della società moderna.

Le tecniche possono però essere utilizzate in modo antidemocratico, come nel caso dei demagoghi,  così come essere utilizzate per fini socialmente utili. Il leader responsabile, per raggiungere gli obiettivi sociali, deve quindi essere costantemente a conoscenza delle possibilità di sovversione. Deve applicare le sue energie per dominare il know-how operativo della ingegneria del consenso, e mettere in atto delle contromanovre rivolte ai suoi avversari nell’interesse pubblico.

E ‘ chiaro che un leader in una democrazia non deve sempre possedere le qualità personali di un Daniel Webster o di un Henry Clay. Egli non deve essere visibile o anche ascoltabile direttamente dal suo pubblico. Lui può comunicare per via indiretta, ed essere efficace utilizzando semplicemente i mezzi di comunicazione di oggi, per entrare in contatto con gli occhi e le orecchie del pubblico.

Anche la via diretta, che oggi potrebbe essere chiamata il vecchio stile, cioè il metodo di parlare in pubblico, è stato abbandonato, poiché il discorso pubblico viene trasmesso, meccanicamente, attraverso i mass media: radio, cinema e televisione.

Durante la Prima Guerra Mondiale, il famoso Committee on Public Information, organizzato da George Creel, ha rappresentato nella coscienza dell’opinione pubblica l’efficacia della guerra a livello di parole. Il Comitato ha contribuito a costruire il morale del nostro popolo, per conquistare i neutrali, e per distruggere il nemico. Questo ha aiutato a vincere quella guerra. Ma rispetto alla portata enorme avuta nella seconda guerra mondiale, il Committee on Public Information utilizzò in quella occasione solo degli strumenti primitivi, per fare un lavoro importante.

L’Office of War Information ha probabilmente trasmesso più parole sulle sua onde corte di tutte quelle scritte dall’intero staff di George Creel. Questo approccio fu riconosciuto come il fattore chiave nell’influenzare il pensiero pubblico, ed ha permesso a migliaia di esperti in molti campi correlati di venire alla ribalta: specialisti come  editori, pubblicitari, responsabili di gruppi di pressione e partiti politici, educatori, e pubblicisti. Durante la prima guerra mondiale e per gli anni dell’immediato dopoguerra una nuova professione si era sviluppata in risposta alla domanda di esperti, specialisti qualificati di consigliare gli altri sulla tecnica di ingegneria del consenso pubblico, una professione che fornisce consulenza in materia di pubbliche relazioni.

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Punto di vista professionale

Nel 1923 ho definito questa professione nel il mio libro, Crystallizing Public Opinion (Cristallizzare l’opinione pubblica), e nello stesso anno, presso la New York University, ho insegnato in un primo corso sull’argomento. Nel quasi quarto di secolo che è trascorso da allora, la professione è stata riconosciuta in questo Paese e si è diffusa in altri Paesi democratici in cui la comunicazione libera, il concorso di idee e il mercato sono permessi. La professione ha una sua letteratura, suoi corsi di formazione, un numero crescente di professionisti, e un crescente riconoscimento di responsabilità sociale.

Negli Stati Uniti, la professione si occupa in particolare dei rapporti fra un gruppo ed il suo pubblico. La sua funzione principale è quella di analizzare obiettivamente e realisticamente la posizione del proprio cliente rispetto al pubblico e di consigliare le correzioni necessarie ai propri clienti, per avvicinarsi a a quel determinato pubblico. È quindi uno strumento per realizzare degli aggiustamenti, se esistono dei problemi in questo tipo di rapporti.

Ci sono però molte persone che potrebbero fare molti danni, attraverso l’utilizzo di queste tecniche. Il consulente di relazioni pubbliche ha dunque la responsabilità professionale di spingere solo le idee che egli può rispettare, e di non promuovere cause o accettare incarichi per i clienti che considera antisociali.

Pianificazione di una campagna

Così come l’ingegnere civile deve analizzare ogni elemento della situazione prima di costruire un ponte, così l’ingegnere del consenso (o consulente di Pubbliche Relazioni), per ottenere un’utile finalità sociale, deve operare da piani di azione che abbiano solide basi. Supponiamo che si sia impegnato in un compito specifico. I suoi piani devono basarsi su quattro presupposti:

1. Calcolo delle risorse, sia umane sia fisiche, vale a dire la manodopera, il denaro, e il tempo disponibile per lo scopo;

2. Conoscenza approfondita della materia;

3. Determinazione degli obiettivi, soggetti a possibili cambiamenti dopo la ricerca; In particolare, ciò che deve essere compiuto, con il quale e attraverso il quale;

4. La ricerca del pubblico da informare, perché e come agire, sia a livello individuale, sia come gruppo.

Solo dopo questo lavoro preliminare di base sarà possibile capire se gli obiettivi sono raggiungibili. Solo allora il consulente di PR potrà utilizzare le sue risorse di  manodopera, denaro e tempo, ed i mezzi di comunicazione disponibili. La strategia, l’organizzazione, e le attività saranno orientate in base alla realtà della situazione.

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Il compito deve prima essere legato al bilancio disponibile per manodopera e meccanica. In termini di capitale umano, il consulente di PR può contare su determinati talenti (creativi, amministrativi, esecutivi e deve sapere di cosa si occupano). Lui dovrebbe anche avere una chiara conoscenza dei suoi limiti. Oltre alle risorse umane c’è bisogno di uno spazio di lavoro e di apparecchiature per ufficio. Tutto il materiale deve deve essere inserito nel bilancio. Soprattutto, non appena è stato stabilito un bilancio, e prima di fare un primo passo, dovrebbe essere approfondito il campo del sapere che ha a che fare con l’argomento. Questo è il problema principale: raccogliere e codificare una messe di informazioni in modo da renderle disponibili per motivi pratici, per un loro uso efficiente.

Questo lavoro preliminare può essere noioso e difficile, ma non può essere by-passato, poiché il Consulente di PR deve essere potentemente attrezzato con i fatti,  le verità, le evidenze,  prima di affrontare il pubblico.

Il Consulente di PR deve anzitutto cercare un consenso per se stesso, attraverso libri di pubbliche relazioni, pubblicità, opinione pubblica: (N. W. Ayer & Son’s Directory of Newspapers and Periodicals, the Editor and Publisher Year Book, the Radio Daily Annual, the Congressional Directory, the Chicago Daily News Almanac, the World Almanac— e, come è ovvio, l’elenco del telefono.)

(The World Almanac, per esempio, contiene gli elenchi di molte delle migliaia di associazioni negli Stati Uniti Stati-una sezione trasversale del paese.) Questi ed altri volumi forniscono una biblioteca di base necessarie per una efficace pianificazione.

A questo punto del lavoro preparatorio, il Consulente di PR dovrebbe prendere in considerazione gli obiettivi della sua attività. Egli dovrebbe avere ben presente esattamente dove sta andando e ciò che vuole realizzare. Può intensificare gli atteggiamenti favorevoli già esistenti,  indurre coloro che possiedono atteggiamenti favorevoli a mettere in atto delle azioni costruttive,  convincere gli scettici, interferire con alcuni antagonisti del proprio punto di vista.

Gli obiettivi devono essere definiti con esattezza. In una campagna per la Croce Rossa, per esempio, devono essere impostati fin dall’inizio un tempo limite e una determinata quantità di denaro da raccogliere. Migliori risultati si ottengono se l’appello è fatto per gli aiuti al popolo di un Paese specifico o di località particolari, piuttosto che di una zona ampia come l’Europa o in Asia.


Studiare il pubblico

L’obiettivo deve sempre essere correlato al pubblico il cui consenso si vuole ottenere.  Questo pubblico è la gente, ma loro cosa ne sanno?  Quali sono i loro atteggiamenti reali nei confronti della situazione a cui si interessa l’ingegnere? Quali sono gli impulsi che governano questi atteggiamenti? Quali idee queste persone sono pronte ad assorbire? Che cosa sono pronti a fare, se viene dato loro un efficace stimolo? Essi si fanno delle idee parlando con baristi, portalettere, cameriere, leggendo Little Orphan Annie, o l’editoriale del New York Times? Quali capigruppo o modellatori dell’opinione possono influenzare efficacemente il processo di pensiero di questi seguaci? Qual è il flusso di idee – da chi, a chi? Fino a che punto le autorità, le evidenze, la precisione, la ragione, la tradizione, e l’emozione possono svolgere un ruolo nella accettazione di queste idee?

Gli atteggiamenti, i presupposti, le idee, o i pregiudizi derivano tutti da influenze subite.  Si deve cercare di scoprire quali sono queste influenze in ogni situazione in cui si sta lavorando.

Se il Consulente di PR deve fare una  pianificazione efficace, deve anche conoscere la formazione culturale del gruppo con il quale deve trattare, perché una società democratica è in realtà solo un aggregato a maglie larghe di vari gruppi costituenti. Alcune persone con idee sociali condivise e / o interessi professionali creano dei gruppi in forma volontaria.  Questi gruppi comprendono grandi organizzazioni professionali come quelle dei medici, degli avvocati, degli infermieri, le associazioni di categoria, le aziende agricole, le associazioni sindacali, le associazioni femminili, i gruppi religiosi e le migliaia di club e associazioni di vario tipo. I gruppi formali, come ad esempio i partiti politici possono variare da piccoli gruppi che rappresentano le minoranze a gruppi enormi ed amorfi, come sono oggi i nostri due maggiori partiti politici.

C’è oggi anche un’altra categoria di gruppi pubblici che devono essere tenuti in considerazione dal tecnico del consenso. I lettori del New Republic o gli ascoltatori del programma Raymond Swing’s sono ugualmente dei gruppi spontanei, anche se non organizzati, come lo sono quelli di un sindacato o di un RotaryClub .

Per funzionare bene, quasi tutti questi gruppi organizzati eleggono o scelgono dei leaders che di solito rimangono in una posizione di comando per intervalli di tempo stabiliti. Questi leader riflettono i desideri dei loro seguaci e il lavoro per promuovere i loro interessi. In una società democratica essi possono solo prendere decisioni che vanno nella strada desiderata dai membri. Per influenzare l’opinione pubblica, l’ingegnere del consenso si relaziona dunque con questi gruppi  attraverso i capigruppo e gli opinion leader,  ad ogni livello.

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Valore e tecniche di ricerca

Per ottenere accurate conoscenze sulla ricettività del pubblico ad una idea o a diverse idee, è necessario impegnarsi in una ricerca minuziosa. Tale ricerca dovrebbe mirare a stabilire un denominatore comune tra il ricercatore e il pubblico. E’ importante conoscere la realtà della situazione oggettiva in cui l’ingegnere del consenso deve lavorare ed avere un piano chiaro su chi sta facendo cosa, dove, quando e perché. Questo implica la conoscenza delle strategie da adoperare, gli argomenti da focalizzare, la necessaria organizzazione, l’uso dei media e le tattiche da usare di volta in volta. E’ necessario inoltre sapere quanto tempo occorra per riuscire ad orientare il pensiero pubblico ed i suoi effetti, nel breve e nel lungo termine.

E’ importante conoscere le motivazioni consce e inconsce del pensiero pubblico, ed anche le azioni, le parole e le immagini che le sostengono. Tutto questo rivelerà la consapevolezza pubblica, le idee più o meno visibili presenti nella mente del pubblico.

La ricerca può indicare la necessità di modificare gli obiettivi originali, per allargare o contrarre l’obiettivo previsto, e modificare le azioni e i metodi. In breve, essa fornisce l’equivalente delle carte di navigazione per il marinaio, il progetto dell’architetto, la road map del viaggiatore.

La ricerca sull’opinione pubblica può essere condotta attraverso questionari, interviste personali, o sondaggi. Si deve entrare in contatto con imprenditori, capi di associazioni di categoria, funzionari sindacali, dirigenti scolastici, i quali possono essere disponibili ad aiutare l’ingegnere del consenso. Dovrebbero essere sentite le associazioni e le comunità mediche, degli architetti, degli ingegneri. Così dovrebbero essere ascoltati i dirigenti dei servizi sociali, le associazioni femminili e i leader religiosi.

Editori, proprietari di stazioni radio e gente del cinema possono essere persuasi  a discutere con l’ingegnere del consenso sui suoi obiettivi e su ciò che interessa questi leader e il proprio pubblico.  I sindacati locali o le associazioni dei barbieri, dei ferrovieri, dei lavoratori dell’abbigliamento, e dei tassisti possono essere chiamati a collaborare all’impresa. I leader locali sono importanti.

Tale indagine ha un doppio effetto. L’ingegnere del consenso viene a conoscere informazioni, da parte dei leader di queste associazioni, ciò che sanno, ciò che non sanno, i media che utilizzano, ciò che ritengono valido, i pregiudizi, le leggende, i fatti. Allo stesso tempo è possibile che l’ingegnere del consenso capire fino a che punto essi sono disponibili ad impegnarsi nella campagna informativa e ad offrire supporto alle proprie attività.

Una intervista sulla violenza domestica

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Temi, strategia e organizzazione

Quando il lavoro preliminare è stato fatto, sarà possibile procedere alla pianificazione vera e propria. Dai sondaggi di opinione emergeranno i temi principali della strategia.  Questi temi contengono le idee che devono essere trasmesse, mostrano i canali più adeguati per raggiungere il pubblico e tutti i mezzi di comunicazione da utilizzare. I temi sono in genere attuali, ma immateriali, paragonabili a quello che nella fiction si chiama la “trama”.

Per avere successo, i temi devono appellarsi alle motivazioni del pubblico. Le motivazioni consistono nell’attivazione delle pressioni consce e inconsce create dalla forza dei desideri. Gli psicologi hanno isolato una serie di appelli convincenti, la cui validità è stata ripetutamente dimostrata nella applicazione pratica. Una volta che i temi siano stati stabiliti, in che tipo di campagna devono essere usati? La situazione potrebbe richiedere un blitz,  una campagna continua, un combinazione di entrambi, o qualche altra strategia.

Potrebbe essere necessario sviluppare un piano d’azione per un’elezione che avverrà fra poche settimane o mesi, o una campagna che può richiedere anni, come come lo sforzo per ridurre i tassi di mortalità della tubercolosi. La pianificazione nella persuasione di massa è regolata da molti fattori che invocano tutti i poteri propri della formazione, dell’esperienza, della competenza, e del giudizio. La pianificazione dovrebbe essere flessibile e tenere conto delle condizioni che si modificano. Quando i piani sono stati perfezionati, si può procedere alla organizzazione delle risorse, che deve essere effettuata in anticipo per disporre della manodopera necessaria, del denaro, e delle apparecchiature fisiche. L’organizzazione considera anche le attività di eventuali specialisti che possono essere chiamati di volta in volta, come esperti nei sondaggi di opinione, nella raccolta di fondi, uomini della pubblicità, esperti di telecomunicazione e di cinema, di associazioni femminili, di associazioni estere, e simili.

Le tattiche

A questo punto sarà possibile pianificare le tattiche del programma, vale a dire,  decidere come i temi debbano essere diffusi su ciò che trasmette le idee, le reti di comunicazione.

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Non si deve pensare alle tattiche in termini di approcci segmentali. Il problema è non avere articoli in un giornale o ottenere un maggiore tempo alla radio o organizzare un pezzo per il cinegiornale, ma piuttosto mettere in moto un’ampia attività, il successo della quale dipende dall’interconnessione di tutte le fasi e gli elementi della strategia proposta, attraverso tattiche che devono essere realizzate nel loro momento di massima efficacia.

Un’azione rinviata di un giorno potrebbe perdere la sua efficacia. La scelta abile e creativa del tempo giusto ha determinato il successo di molti movimenti di massa e molte campagne.

L’enfasi dell’ingegnere del consenso sarà data alla parola, scritta e parlata, orientata verso i media e progettata per il pubblico che sta affrontando. Deve essere sicuro che il materiale sia adatto per il suo pubblico. Deve preparare copie scritte in un linguaggio semplice e frasi di sedici parole adatte al livello di scolarizzazione del suo pubblico. Alcune copie saranno finalizzate alla comprensione delle persone che hanno avuto diciassette anni di scolarizzazione. Egli deve familiarizzare con tutti i media e sapere come fornire loro un materiale adatto in quantità e qualità.

In primo luogo, tuttavia, l’ingegnere per il consenso deve saper creare notizie. La notizia non è una cosa inanimata. E’ l’evidenza dei fatti che fa la notizia, e le notizie a loro volta riecheggiano gli atteggiamenti e le azioni delle persone. Un buon criterio per capire se qualcosa è o non è una notizia è capire se il caso esce dalla routine. Lo sviluppo di eventi e circostanze che non sono di routine è una delle funzioni di base del tecnico del consenso. Alcuni eventi programmati possono essere inviati all’attenzione dei sistemi di comunicazione  in modo da far nascere delle idee anche in chi non è stato direttamente testimone degli eventi.

L’evento gestito con fantasia può competere con successo con altri eventi per ricevere attenzione. Gli eventi interessanti, che coinvolgono persone, di solito non accadono per caso. Sono previsti deliberatamente per raggiungere uno scopo, per influenzare le nostre idee ed azioni. Gli eventi possono essere programmati anche con effetto a catena. Sfruttando le energie dei leader dei gruppi, l’ingegnere del consenso può stimolarli a prendere iniziative. Si organizzeranno così eventi aggiuntivi, specializzati, collaterali, che serviranno tutti ad enfatizzare ulteriormente il tema di fondo.

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Conclusione

La comunicazione è la chiave dell’ingegneria del consenso per l’azione sociale. Ma non è sufficiente fare volantini e ciclostilati, di inserire comunicati sui giornali, o riempire le onde radio con discorsi radiofonici. Parole, suoni e immagini realizzano poco, a meno che non siano gli strumenti di un piano profondamente riflettuto e studiato. Se i piani sono ben formulati e se ne fa un uso corretto, le idee trasmesse dalle parole verranno assimilate dalle persone. Quando il pubblico è convinto della solidità di un’idea, procederà a metterla in pratica. Le persone trasformano le idee nelle azioni suggerite dall’idea stessa, sia essa ideologica, politica o sociale.  Si può adottare una filosofia che sottolinea la tolleranza razziale e religiosa; si può votare un New Deal in ufficio, oppure si può organizzare l’astensione all’acquisto per un gruppo di consumatori. Ma tali risultati vengono fatti accadere. In una democrazia che può essere compiuta grazie alla ingegneria del consenso.

Traduzione e adattamento di Emanuele La Gatta.

Fonte:

Bernays L. Edward, The Engineering of Consent, The ANNALS of the American Academy of Political and Social Science March 1947 250: 113120 ( a cura di Emanuele La Gatta)

Immagine:
Edward Bernays, Wikimedia

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