Critiche alla ricerca psicologica
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Le critiche sono sempre da prendere in considerazione, prima di decidere se sono utili o no. Qualche riflessione può dunque venire, in questo senso, al mondo della psicologia attraverso un articolo recentemente pubblicato da Thomas Scheff, sociologo americano, il quale critica la ricerca psicologica perché a suo parere non sta facendo progredire la scienza, almeno nel campo delle emozioni.
Secondo il professore emerito di Sociologia dell’Università di Santa Barbara, il catalizzatore capace di far progredire la psicologia in settori in cui essa è attualmente ferma è l’intuizione.
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Nell’articolo Three Scandals in Psychology: The Need for a New Approach,” (“Tre Scandali in Psicologia: La necessità di un nuovo approccio), pubblicata nella Review of General Psychology, sostiene che la ricerca sull’aggressività, lo stigma sociale e l’autostima (i tre “scandali” della psicologia) si è impantanata e non progredisce. Questo accade perché il metodo scientifico utilizzato dagli psicologi non tiene conto dell’intuizione, cioè di tutto ciò che non richiede il pensiero “razionale”.
Scheff indica l’esempio dell’ astronomo danese Tycho Brahe, che trascorse la sua vita cercando di determinare l’orbita di Venere. Anche se le sue osservazioni erano meticolose, la scienza era allora convinta che i pianeti girassero intorno alla Terra. Dopo la morte di Brahe, Giovanni Keplero, lavorando sui dati di Brahe, risolse il problema con una semplice intuizione.
“I metodi scientifici e gli altri altri, non importa quanto scrupolosamente applicati, sono impotenti di fronte ai tropi ingannevoli,” , scrive Scheff nel suo articolo. Egli definisce “tropi” le false ipotesi, cioè le idee date per scontate che possono essere vere o solo parzialmente vere.
La catarsi aggressiva, o sfogo di rabbia, è uno di questi tropi, continua. Gli psicologi hanno dimostrato che lo sfogo di rabbia non funziona, ma hanno commesso l’errore di pensare che non esista la catarsi. Il sociologo sostiene che la catarsi è reale e si raggiunge attraverso il “moto pendolare”, cioè il processo attraverso il quale le persone si alternano tra rivivere un’esperienza e guardare se stessi mentre rivivono questo particolare momento della loro vita.
“Si va avanti e indietro, tra il momento dell’emozione e il presente sicuro” scrive. “Alcuni autori la chiamano la zona di sicurezza, cioè quella in cui è possibile rivivere l’emozione della paura con una sensazione di piacevolezza. Ecco perché i giovani amano andare sulle montagne russe.. Perché si sentono al sicuro. Le montagne russe sono una macchina sicura e quindi possono sentire la paura in una zona sicura. ”
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Scheff ricorda che lo sfogo emotivo è stata una terapia accettata per molti anni, nonostante il suo evidente fallimento. Lavorando come consulente matrimoniale, decenni fa, anche lui è stato incoraggiato ad utilizzare lo sfogo emotivo nella sua pratica clinica. “I miei insegnanti mi dicevano che il modo di trattare con le persone arrabbiate fosse quello di consigliare loro di battere una racchetta da tennis su un cuscino e di imprecare contro di esso”, ha detto. “E non ha mai funzionato. Non ho mai avuto un cliente che è stato aiutato da questo.”
Anche lo stigma sociale è stato ampiamente studiato. Di solito viene definito come un marchio d’infamia causato da una umiliazione subita. Per il sociologo si tratta di un tipo di vergogna particolare, che la scienza non comprende. “Gli studiosi sono altrettanto confusi dalle emozioni, così come il grande pubblico”, ha detto, “Essi studiano una emozione che non conoscono, perché è nascosta nelle società moderne.”
Anche la vergogna è stata particolarmente fraintesa, secondo Scheff, a causa della sua tossicità sociale. «Perché tanta riluttanza nel mostrare la vergogna? In una società individualista, la vergogna è vergognosa”, ha affermato. “E’ una vergogna che ci sia la vergogna. E’ come quando c’è un incendio a teatro, quando le persone si spaventano vedendo che altre sono spaventate. Entrano in un circolo vizioso e fanno cose orribili. Questo è il ciclo della paura, il circolo vizioso della paura. Le società moderne, poiché sono così individualiste, sono in nel medesimo circolo vizioso riguardo alla vergogna. ”
Scheff ha una severa valutazione anche sullo studio condotto sull’autostima. Egli osserva che nel corso degli ultimi 50 anni più di 20.000 studi hanno utilizzato circa 200 scale per misurare l’autostima. Il loro fallimento, ha detto, è chiaro; dal punto di vista pratico la capacità di questi test di prevedere il comportamento è inferiore al 5 per cento.
“Nonostante il fallimento e la critica, i ricercatori hanno continuato a fare ricerca sulle scale dell’autostima, come se volessero perpetuare l’errore di Brahe”, ha detto, aggiungendo che il problema è dei ricercatori, i quali confondono i pensieri con le emozioni. Negli studi futuri, ha osservato, si potrebbe dividere la scala in componenti cognitive ed emotive.
Dopo aver studiato le emozioni per 40 anni, Scheff ha osservato che la psicologia e il pubblico potranno progredire solo dopo che il significato e le conseguenze delle emozioni saranno state affrontate. “Dobbiamo essere in grado di parlare delle emozioni a noi stessi e agli altri”, ha detto. In conclusione, secondo il sociologo, la parola d’ordine dovrebbe essere “sentire e rivelare”:”Feel and reveal is the secret”.
Dr. Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Fonte:
Thomas Scheff. Three scandals in psychology: The need for a new approach.. Review of General Psychology, 2015; 19 (2): 203 via University of California – Santa Barbara. “The shame of psychology: Sociologist argues intuition is needed: Inability to address emotion is holding back the field of psychology, expert argues.” ScienceDaily
Immagine:
Pixabay
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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