Le donne nelle forze armate: Vita da soldatessa

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L’ associazione uomini-guerra è antichissima e può essere fatta risalire almeno all’antica Grecia e all’idea degli uomini come cittadini-guerrieri mentre le donne rimanevano nella sfera privata della casa e della famiglia.

Ancora oggi, le donne che desiderano entrare nell’esercito incontrano molte difficoltà, nonostante studi approfonditi abbiano dimostrato che esse possano svolgere ruoli importanti nell’esercito.

E’ possibile riscontrare delle difficoltà di “adattamento” con il soldato-uomo che fa ancora da modello non solo fra le soldatesse, ma  anche nei soldati LGBT e in quelli che appartengono alle minoranze etniche. Diversi studi sono stati condotti sul tema nelle diverse realtà geopolitiche.

A29

Gran Bretagna

Le donne prestano servizio nelle forze armate britanniche da più di un secolo, in tutte le guerre svolte dalla prima guerra mondiale. Attualmente comprendono circa l’ 11% delle forze regolari e dal 2018 possono candidarsi per tutti i ruoli militari.

Ciò nonostante, un rapporto del Comitato di difesa della Camera dei Comuni ha rilevato che il Ministero della Difesa non è ancora in grado di fornire alle donne soldato uniformi e attrezzature che si adattino adeguatamentea loro.

Il rapporto è il risultato di un’indagine che ha raccolto testimonianze da parte di donne militari. Sebbene si riscontri che il ministero della Difesa britannico abbia fatto dei progressi, sembra ci sia ancora molta strada da fare prima di raggiungere una vera parità di condizioni per le donne soldato britanniche.

Il rapporto descrive in dettaglio le numerose sfide che le donne soldato britanniche devono affrontare in ogni fase della loro carriera militare; dall’armatura poco adatta all’indisponibilità dei prodotti per affrontare il ciclo mestruale, dal bullismo, alle molestie e alle aggressioni sessuali da parte dei loro coetanei e comandanti maschi. La volontà di alcuni ufficiali di ignorare o nascondere gli abusi fisici e psicologici delle donne nelle loro unità significa che la catena di comando troppo spesso sostiene gli autori di questi atti, invece che le soldatesse che sono abbastanza coraggiose da sporgere denuncia.

Il rapporto del comitato del Regno Unito identifica la cultura e gli atteggiamenti prevalenti all’interno delle forze, nonché i fallimenti della leadership, per l’entità e la persistenza dei problemi. Raccomanda un lungo elenco di misure specifiche e di buon senso per affrontarle, come la fornitura di uniformi e attrezzature adeguate per tutto il personale di servizio femminile, la rimozione della catena di comando per le denunce di molestie o aggressioni sessuali e il finanziamento di servizi più specializzati per le donne veterane .

Questi problemi, purtroppo, non sono né sviluppi recenti né esclusivi delle forze armate britanniche. La ricerca sulle esperienze delle donne soldato a livello globale è in corso almeno dagli anni ’80 e rivela una grande coerenza sia nel tempo che oltre i confini nazionali.

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Stati Uniti

Negli Stati Uniti il reclutamento di donne è stata una componente essenziale del passaggio dal servizio di leva obbligatoria a una forza di soli volontari negli anni ’70. Tuttavia, generazioni di donne soldato, dalla prima ondata di reclutamenti di massa durante la guerra del Vietnam alle donne che hanno prestato servizio in Iraq, hanno dovuto affrontare l’ostilità implacabile dei loro compagni d’armi maschi.

Come leggiamo infatti su un articolo del New York Times, le soldatesse stanziate in Iraq ed Afghanistan non volevano essere lasciate in seconda linea e pere volevano essere messe a stretto contatto con il nemico. Emersero invece problemi nuovi, difficili a gestire, come molestie sessuali, difficoltà relazionali, parzialità, relazioni sessuali.

Le soldatesse americane in Iraq hanno svolto dunque in gran parte ruoli tipicamente femminili, come prestare servizio in cucina o nella amministrazione e fornitura, lavori negli ospedali, ecc., e solo alcune di loro sono rimaste coinvolte in ruoli più impegnativi, come operazioni di intelligence o di guerra psicologica, che sono sempre stati off limits per le donne.

Tra i problemi nuovi che ha causato l’arruolamento di figure femminili nell’esercito vi è anche l’arruolamento di figure mediche specializzate che una volta non vi facevano parte, come i ginecologi, per il controllo delle nascite. Se una donna soldato rimane incinta infatti, viene immeditamente spostata dal suo reparto (nell’arco di due settimane) e questo causa certamente delle difficoltà, ma si tratta di una situazione giudicata “molto rara” (Anche perché sono frequentissimi gli aborti).

Sembra che gli stupri e le molestie sessuali siano invece molto frequenti anche se poco conosciuti perché le soldatesse evitano di denunciare i loro molestatori, per paura di dover poi subire delle conseguenze negative nella loro carriera.

In un caso del 2011, un giudice degli Stati Uniti ha stabilito che il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti non poteva essere ritenuto responsabile per l’entità e la gravità delle molestie sessuali e degli abusi fisici nell’esercito perché lo stupro era da considerarsi un ” rischio lavorativo “ per le donne nelle forze armate.

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Canada

I ricercatori hanno identificato una ” cultura della guerra” dominante tra molti soldati maschi nelle forze armate canadesi, in particolare quelli delle forze da combattimento. L’adesione a questo modo di pensare identifica le donne con la debolezza, l’eccesso di emozioni e il bisogno di essere protette. Per estensione, l’accettazione delle donne nell’esercito implica l’indebolimento dell’istituzione. Questo spiega perché le donne soldato canadesi continuano a sentirsi emarginate e soggette a molestie e abusi da parte delle loro controparti maschili, dopo più di 20 anni che sono state autorizzate a prestare servizio in ruoli di combattimento.

Svezia

Nonostante la reputazione della Svezia nel promuovere l’uguaglianza di genere, uno studio approfondito sulle ufficiali svedesi ha rilevato che molte sono state oggetto di intimidazioni, molestie e minacce da parte di ufficiali uomini.

Israele

Anche in Israele, dove le donne sono soggette alla coscrizione, esse non prestano servizio su base uguale agli uomini. Le donne prestano servizio per periodi più brevi degli uomini, sia in servizio attivo che nelle riserve, e sono concentrate nell’amministrazione nonostante la recente apertura di alcuni ruoli di combattimento alle donne.

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Italia

Con la legge numero 380/99 del 20 Ottobre 1999 l’Italia, ultima tra i Paesi della NATO, ha dato anche alle donne la possibilità di entrare nell’Esercito, nell’Aeronautica, nella Marina o nell’Arma dei Carabinieri. La legge prevedeva, sin da subito, una equiparazione delle carriere maschili e femminili, senza preclusioni di incarichi e di impieghi oltre che di ruolo o di categorie.

I primi arruolamenti avvennero a inizio 2000, ma al 2006 solo una piccola percentuale di allieve – compresa tra il 10% e il 30% – aveva potuto accedere alle accademie per ufficiali o alle scuole per sottufficiali e truppa.

Il lungo processo di inclusione  e di integrazione mostra ancora una presenza femminile limitata, sia per numero sia per grado.
Secondo i dati disponibili sul sito del ministero della Difesa (dicembre 2019), le professioniste che operano all’interno delle Forze armate italiane sono 17mila, pari a circa il 7% dell’intero organico. Mentre se guardiamo alla sola Aeronautica le donne presenti, su un totale di 40mila unità sono 1936. Di queste 53 ricoprono l’incarico di pilota.

In conclusione, difficile dire se sia un male o un bene, l’esercito non sembra ancora un posto per donne.

Dr. Giuliana Proietti

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