Zimbardo dalle stelle alle stalle
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L’esperimento della prigione di Stanford (SPE) condotto nel 1971, ha acquisito uno status mitico e fornito l’ispirazione per almeno due film. Come molti ricorderanno, si trattò di un esperimento in cui i partecipanti (tutti studenti universitari), furono divisi in due gruppi: uno di carcerieri e uno di prigionieri. Si voleva comprendere quanto la situazione potesse influire sulla personalità dei carcerieri e dei prigionieri.
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Di fatti, i carcerieri si trasformarono in persone particolarmente brutali e lo studio dovette essere interrotto prematuramente, per il timore che avesse potuto accadere qualcosa di grave. Philip Zimbardo, direttore dell’esperimento, sostiene che la scoperta principale di questa ricerca è che in certe situazioni, anche le persone “buone” possano diventare “cattive”. “Se mettete le mele buone in una brutta situazione, otterrete mele marce”, ha scritto.
Questo esperimento ha ricevuto molte critiche, a partire dagli anni ’70, che non si sono mai spente ed anzi si sono incrementate negli ultimi anni. Nuovi dettagli infatti sono emersi, i quali mostrano che Zimbardo ha svolto un ruolo chiave nell’incoraggiare i carcerieri a comportarsi in modo tirannico nei confronti dei prigionieri.
Punti interrogativi sono stati sollevati anche riguardo alla selezione dei partecipanti allo studio. Inoltre, nel 2002, gli psicologi sociali Steve Reicher e Alex Haslam hanno riprodotto l’esperimento per la BBC ma evitando questa volta di manipolare i “carcerieri”, come Zimbardo avrebbe, secondo loro fatto.
Risultato: questa volta sono stati i “prigionieri” a formare una forte identità di gruppo, tanto da ribellarsi contro le loro guardie. (Ma, viene da pensare, ormai i partecipanti all’esperimento erano ben consci delle aspettative degli sperimentatori, per cui non è neanche da escludere che non si siano voluti prestare al gioco…)
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Dato che l’esperimento di Zimbardo viene usato per spiegare la cattiveria delle persone “normali”, come avvenuto ad Abu Ghraib (vedi Effetto Lucifero), e dato che quasi 2 milioni di studenti americani sono iscritti ai corsi introduttivi di psicologia, secondo Richard Greggs, professore emerito presso l’Università della Florida, “è particolarmente importante che le informazioni su questo esperimento nei libri di testo siano accurate.”
Greggs, analizzando il contenuto di 13 libri di testo di psicologia generale negli Stati Uniti (fra cui Cacioppo e Freberg, 2012 Gazzaniga et al., 2012 Schacter et al., 2011) ha riscontrato che in 11 di loro viene citato l’esperimento della prigione di Stanford e in 9 di essi vi sono anche delle immagini al riguardo.
Cinque di questi testi non riportano alcuna critica all’esperimento, altri sei citano le critiche, ma solo in modo superficiale, focalizzandosi soprattutto sull’etica molto discutibile dello studio. Solo due testi citano lo studio condotto per la BBC e solo un testo riporta un riferimento ad una critica formale fatta da uno studioso nei confronti di questo esperimento.
Greggs ritiene improbabile che tali riferimenti imperfetti della ricerca di Zimbardo siano dovuti a semplice ignoranza: forse gli autori sono convinti della bontà dell’esperimento a seguito delle risposte fornite da Zimbardo ai suoi critici, ma anche se fosse così,sostiene Greggs, le critiche dovrebbero essere comunque menzionate. Un’altra possibilità è che gli autori dei libri di testo ricevano la pressione, da parte delle case editrici, di rendere più brevi i loro testi, ma questo non dovrebbe escludere il loro aggiornamento…
Secondo Greggs sarebbe interessante fare un confronto con i libri europei; sicuramente gli autori britannici, a suo avviso, descrivono l’esperimento in modo più preciso.
Greggs consiglia dunque gli autori dei libri di testo di posizionare l’esperimento principale del Prof. Zimbardo nel capitolo dei metodi di ricerca (anziché nell’ambito della psicologia sociale), utilizzando così i difetti dell’esperimento per introdurre gli studenti alle questioni chiave della validità scientifica ed etica di una ricerca e di cosa avviene quando vi sono delle critiche. Occorre portare gli studenti di psicologia ad impegnarsi nel pensiero critico sui procedimenti di ricerca e su tutte le possibili insidie che essi incontrano lungo il percorso.
Personalmente, credo che tutti gli esperimenti di psicologia sociale (e non solo) possano incorrere nelle medesime critiche attribuite a Zimbardo.
Dr. Walter La Gatta
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Fonte:
Griggs, R. (2014). Coverage of the Stanford Prison Experiment in Introductory Psychology Textbooks Teaching of Psychology, 41 (3), 195-203 DOI: 10.1177/0098628314537968 , via What the textbooks don’t tell you – one of psychology’s most famous experiments was seriously flawed, BPS
Immagine:
Prof. Zimbardo
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