Figli gay: cosa fare in caso di coming out

Figli gay: cosa fare in caso di coming out

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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Chi viene a sapere per primo dell’omosessualità di un ragazzo/una ragazza?

Di solito, la prima rivelazione dell’omosessualità avviene al di fuori della famiglia: il primo ad esserne informato è un amico eterosessuale, poi un fratello o una sorella e infine i genitori. Gli amici rappresentano infatti un’importante fonte di sostegno e di conforto per il giovane gay, specialmente nel caso la sua famiglia di origine sia omofobica e non disponibile ad accettare questa rivelazione.

Perché i genitori possono rimanere traumatizzati da questa notizia?

Molti genitori sono, ancora oggi, particolarmente influenzati dagli stereotipi e dai luoghi comuni che riguardano la sessualità, per cui possono reagire in modo imprevedibile: superato lo shock iniziale, possono esprimere sentimenti di rabbia verso il figlio, a causa del dolore che stanno provando, oppure possono sentirsi colpevoli della sua omosessualità e tentare in tutti i modi di ‘curarlo’, magari proponendogli la conoscenza di potenziali partner di sesso opposto, o cure psicologiche.

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Quali altre reazioni sbagliate possono avere i genitori?

I genitori potrebbero iniziare a minacciare o a ricattare psicologicamente il giovane, con umiliazioni pubbliche e divieto di uscire di casa. Il senso di fallimento e di colpa provato dai genitori per questa rivelazione, il loro senso di vergogna nei confronti del mondo esterno, può creare conflitti con il figlio e anche all’interno della relazione di coppia, con comportamenti impulsivi, dettati dai pregiudizi e dalla scarsa informazione. La famiglia può optare inoltre per l’isolamento sociale, cosa che non migliora certo la condizione già critica in cui si trova il giovane.


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Quale è la reazione migliore?

La reazione migliore è quella di non drammatizzare: i genitori non possono decidere loro quale dovrebbe essere l’orientamento sessuale del figlio e dunque devono accettare questa rivelazione senza mostrare segni di delusione.

Se il ragazzo o la ragazza sono molto giovani può essere utile fare in modo che ne parlino con un sessuologo, per cercare di comprendersi meglio e comprendere meglio anche le loro scelte. In adolescenza, ad esempio, è possibile che vi siano incertezze sull’orientamento sessuale per mancanza di esperienza, timidezza, difficoltà di stabilire una relazione o di sentirsi accettati, ecc. In ogni caso, è importante dimostrare al figlio che fa coming out che l’affetto che i genitori provano per lui/lei rimane immutato.

Quali potrebbero essere le scelte del ragazzo/della ragazza nel caso decida di non parlarne con i genitori?

Se il giovane sa che potrebbe verificarsi una reazione negativa a tale scoperta, in genere preferisce tacere sulla sua situazione omosessuale prendendo le distanze dal proprio nucleo familiare, anche trasferendosi in altre località, con la scusa delle scelte scolastiche o lavorative. La distanza psicologica dai genitori può anche non comportare distanze geografiche: possono essere semplicemente ridotti gli spazi di comunicazione e di confronto, pur continuando a vivere nella stessa casa.

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Con il tempo i genitori possono riuscire a cambiare opinione e accettare l’omosessualità del figlio senza problemi?

Certamente: un fattore da non sottovalutare nel miglioramento dei rapporti familiari è il tempo. Spesso, dopo le angosce iniziali, alcuni genitori sono disposti ad informarsi meglio sul tema dell’omosessualità, documentandosi o parlandone con altre persone più esperte, fino a che il momento doloroso della rivelazione risulta sempre più lontano ed il nuovo rapporto con il figlio, ricostruito con fatica, comincia a diventare più stabile e sereno.

Può essere utile parlarne con altri genitori di figli gay?

Si, può essere molto utile prendere contatto con le numerose associazioni di genitori di figli omosessuali, che offrono un importante momento di confronto e di conforto, offrendo utili consigli per affrontare meglio la cosa.

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