Disturbi dell'apprendimento

Disturbi dell’apprendimento

Disturbi dell’apprendimento

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Un numero considerevole di alunni della scuola di base presenta problemi di apprendimento che incidono in modo rilevante sul rendimento nelle varie discipline, causando spesso un vero e proprio disadattamento scolastico.

Numerosi studi e ricerche effettuati nel corso di questi ultimi anni hanno infatti posto in evidenza che oltre il 20% della popolazione scolastica presenta rallentamenti nei processi di apprendimento che richiedono interventi individualizzati. Le cause possono essere così sintetizzate:

– Difficoltà percettivo-motorie e metafonologiche, dalle quali possono derivare, disturbi specifici di apprendimento ( dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia ).

– Difficoltà di attenzione, di concentrazione, di memorizzazione, che danno origine a discontinuità nelle prestazioni, a scarso mantenimento delle acquisizioni, ad esecuzioni incomplete del compito.

– Ritardo cognitivo, che provoca lentezza nei processi, esecuzione di prodotti insoddisfacenti, difficoltà nel trasferire e riutilizzare conoscenze apprese, livelli di capacità notevolmente inferiori rispetto alla classe frequentata.

– Difficoltà di linguaggio, che interferiscono negli aspetti di comprensione-produzione sia orale che scritta.

– Problemi relativi alla sfera affettiva e comunicazionale, dai quali possono derivare scarsi livelli di autostima, atteggiamenti e comportamenti inadeguati, senso di inadeguatezza di fronte alle richieste scolastiche, demotivazione ad apprendere.

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Le difficoltà generiche dell’apprendimento sono solitamente dovute a un ritardo maturazionale, a una scarso bagaglio di esperienze, a scarso investimento motivazionale e, non di rado, a una serie di errori di tipo pedagogico che i docenti compiono sia nelle prime proposte didattiche relative all’approccio alla lingua scritta che, successivamente, negli itinerari di recupero conseguenti all’accertamento delle difficoltà stesse.

Spesso tali interventi hanno infatti scarsa specificità, si limitano ad un aumento di esercizi e si basano quasi esclusivamente su una richiesta di memorizzazione di regole, ma, il più delle volte, dopo un iniziale momento di maggiore rendimento, l’insegnante si trova di fronte a regressioni e a ricadute.

I disturbi specifici sono invece strettamente legati a deficit di natura percettiva o linguistica, che non sono stati individuati precocemente; tali disturbi sono la disgrafia, la disortografia, la dislessia e la discalculia.

Le lacune che stanno alla base delle difficoltà di seguito descritte riguardano le abilità percettivo-motorie e di linguaggio e solo un recupero specifico , da effettuarsi in stretta collaborazione con la scuola e con la famiglia, può assicurare risultati soddisfacenti.

I disturbi specifici di apprendimento

Il bambino dislessico, prima del suo ingresso nella scuola elementare, ha solitamente condotto esperienze soddisfacenti all’interno della scuola dell’infanzia; è stato un bambino vivace, curioso, creativo che, in alcuni casi può avere manifestato lacune nel linguaggio orale, in altri lacune nelle componenti percettivo – motorie. Queste difficoltà non sempre però vengono accertate, proprio perché mascherate dall’esuberanza, dall’estro e dall’inventiva. Ad una attenta osservazione non sfuggirebbero però dati significativi che favorirebbero un intervento precoce finalizzato alla riduzione delle lacune individuate.

Ciò che caratterizza il bambino con disturbo specifico di apprendimento è la presenza di un impaccio considerevole nello svolgimento di tutte quelle attività che richiedono un’integrazione di più competenze di base; è proprio l’intreccio di capacità diverse che mette a dura prova il soggetto nel suo processo di apprendimento scolastico.

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Queste difficoltà riguardano infatti il difficile uso delle seguenti competenze:

– Coordinazione oculo – manuale
– Integrazione visivo – uditiva
– Integrazione percettivo – motoria
– Integrazione spazio – temporale
– Memorizzazione visivo – uditiva
– Memorizzazione visiva sequenziale
– Memorizzazione uditiva sequenziale
– Competenze meta – fonologiche
– Simbolizzazione grafica sequenziale
– Decodifica visiva sequenziale

Come possiamo osservare, ciascuna competenza elencata è caratterizzata da una duplice definizione, poiché la difficoltà più evidente e più marcata, che, talvolta può condurre a un vero e proprio impedimento, sta proprio nel “mettere insieme” capacità diverse, nell’utilizzare contemporaneamente più elementi conoscitivi. La vera difficoltà del bambino con disturbo di apprendimento non sta tanto, ad esempio, nel non riuscire a discriminare visivamente forme (dati percettivo – visivi) o nel non discriminare suoni e rumori (dati percettivi uditivi), ma principalmente portare processo di integrazione tra gli stessi ( nell’associare, ad esempio, un suono (fonema) ad una forma (grafema).

Sia l’ osservazione precoce all’interno della scuola dell’infanzia che l’osservazione diagnostica successiva, dovranno quindi tendere all’individuazione di queste lacune di base.

Quali sono le caratteristiche prevalenti dei disturbi di apprendimento?

Ecco di seguito una loro descrizione sintetica che pone in evidenza gli essenziali elementi di riconoscimento e le abilità di base principalmente compromesse.

La disgrafia è una difficoltà di scrittura che riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici.

La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici; essa si presenta con errori sistematici che possono essere così distinti:

– confusione tra fonemi simili
– Confusione tra grafemi simili
– Omissioni
– Inversioni

La disortografia è, quindi, la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici.

La discalculia è una difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente, nella numerazione in ordine crescente e decrescente, nella risoluzione di situazioni problematiche.

La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento della lettura. IL soggetto dislessico presenta una particolare difficoltà a riconoscere e discriminare i segni alfabetici contenuti nelle parole, ad analizzarli in sequenza e a orientarsi sul rigo da leggere.

Monica Pratelli

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Terapia per il bambino dislessico

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Il soggetto dislessico necessita di un intervento specialistico, in quanto, difficilmente, il recupero effettuato in ambito scolastico può, da solo, rimuovere le difficoltà.

Nel corso di anni si è parlato molto di dislessia e, da un punto di vista diagnostico, grazie agli studi effettuati, il nostro paese può definirsi all’avanguardia. Poco invece si descrive rispetto ai possibili percorsi terapeutici, per l’elaborazione dei quali è necessario tenere presente i risultati dell’osservazione diagnostica.

Ogni percorso terapeutico deve essere personalizzato in relazione alle caratteristiche psicologiche del soggetto, agli ambiti di competenza, potenzialità e difficoltà riscontrati, ai tempi di attenzione, ai livelli motivazionali e di metacognizione individuati.

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La terapia che proponiamo presso l’Istituto Centro Method può essere suddivisa in due itinerari che devono essere portati avanti parallelamente:

a) itinerario relativo alle competenze di base percettivo – motorie e meta – fonologiche

b) itinerario specifico per la lettura

Il primo itinerario è finalizzato alla riduzione delle lacune riscontrate nelle capacità di base; il secondo itinerario ha invece lo scopo di promuovere la conquista di capacità di lettura e scrittura più adeguate. E’ importante quindi che i due itinerari siano proposti parallelamente e con gradualità, per evitare di rimandare nel tempo la conquista di quelle capacità di lettura che possono gratificare il bambino.

Quest’ultimo dovrà essere informato circa il lavoro da svolgere, anzi, egli stesso dovrà conoscere gli obiettivi che, di volta in volta, dovranno essere raggiunti; in questo modo gli sarà possibile essere protagonista e , al tempo stesso, “osservatore” dei propri processi di apprendimento.

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Dislessia e disagio psicologico

Purtroppo è frequente che le difficoltà specifiche di apprendimento non vengano individuate precocemente e il bambino è costretto così a vivere una serie di insuccessi a catena senza che se ne riesca a comprendere il motivo. Quasi sempre i risultati insoddisfacenti in ambito scolastico vengono attribuiti allo scarso impegno, al disinteresse verso le varie attività, alla distrazione e così questi alunni, oltre a sostenere il peso della propria incapacità, se ne sentono anche responsabili e colpevoli.

L’insuccesso prolungato genera scarsa autostima; dalla mancanza di fiducia nelle proprie possibilità scaturisce un disagio psicologico che, nel tempo, può strutturarsi e dare origine ad una elevata demotivazione all’apprendimento e a manifestazioni emotivo – affettive particolari quali la forte inibizione, l’aggressività, gli atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe e, in alcuni casi, la depressione.

Il soggetto con disturbo di apprendimento vive quindi il proprio problema a tutto tondo e ne rimane imprigionato fino a che non si fa chiarezza, fino a che non viene elaborata una diagnosi accurata che permette finalmente di scoprire le carte.

Come si “sente” chi è in difficoltà

Proviamo, per un attimo, a metterci nei panni di un bambino o di un ragazzo con disturbo di apprendimento e immaginiamone le esperienze e gli stati d’animo:

  • egli si trova a far parte di un contesto (la scuola) nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse e astratte
  • osserva però che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle attività proposte ed ottiene buoni risultati
  • sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti(“stai più attento!”;” Impegnati di più!”; “hai bisogno di esercitarti molto”…)
  • spesso non trova soddisfazione neanche nelle attività extrascolastiche, poiché le lacune percettivo motorie possono non farlo “brillare” nello sport e non renderlo pienamente autonomo nella quotidianità
  • si percepisce come incapace e incompetente rispetto ai coetanei
  • inizia a maturare un forte senso di colpa; si sente responsabile delle proprie difficoltà
  • ritiene che nessuno sia soddisfatto di lui: né gli insegnanti né i genitori
  • ritiene di non essere all’altezza dei compagni e che questi non lo considerino membro del loro gruppo a meno che non vengano messi in atto comportamenti particolari(ad esempio quello di fare il buffone di classe)
  • per non percepire il proprio disagio mette in atto meccanismi di difesa che non fanno che aumentare il senso di colpa, come il forte disimpegno ( “Non leggo perché non ne ho voglia!” ; “Non eseguo il compito perché non mi interessa”…) o l’attacco (aggressività)

talvolta il disagio è così elevato da annientare il soggetto ponendolo in una condizione emotiva di forte inibizione e chiusura.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Come si “sente” la famiglia

In famiglia non si respira certo un’aria migliore. Per la maggior parte dei genitori la scuola è importante, è al primo posto nella vita dei bambini e dei ragazzi, tutto il resto viene dopo e, se la scuola va a rotoli…

Non di rado si sente dire ai genitori rispetto alla difficoltà del figlio: “Non me lo aspettavo…mi è sempre sembrato un bambino intelligente…

L’ingresso nella scuola elementare ha, in questi casi, fatto emergere un problema; il bambino non apprende come gli altri, gli altri sanno già leggere e scrivere, lui invece…

Inizia così la storia del bambino – scolaro, una storia che, in certi casi, ha risvolti davvero drammatici, non si riesce a comprendere tutta quella serie di “perché” che permetterebbero di intraprendere percorsi adeguati ed efficaci e si cercano soluzioni spesso dannose, anche se decise in buona fede. Ecco allora che si sottopongono i figli ad estenuanti esercizi di recupero pomeridiano, si elargiscono punizioni( niente più sport, niente più play station…) e, talvolta si arriva anche a far cambiare scuola al figlio (“ quelle insegnanti non hanno capito nulla, meglio cambiare aria”).

Nonostante si parli molto di questi problemi, purtroppo c’è ancora scarsa conoscenza e non sempre la diagnosi giunge in tempi accettabili, cosicché sia il bambino che la famiglia tutta vivono esperienze frustranti, generatrici di ansia e di un clima affettivo non certamente favorevole.

Monica Pratelli

Leggi l’articolo sulla disgrafia, della stessa autrice

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Primo piano sulla dislessia

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Vediamo nei dettagli come si manifesta la dislessia e quali sono le caratteristiche relative alla decodifica della parola o del testo scritto.

Scarsa discriminazione di grafemi diversamente orientati nello spazio

Il soggetto mostra chiare difficoltà nel discriminare grafemi uguali o simili, ma diversamente orientati. Egli, ad esempio, confonde la “p” e la “b”; la “d” e la “q”; la “u” e la “n”; la “a” e la “e”; la “b” e la “d”…

Nel nostro alfabeto molte sono le coppie di fonemi che differiscono rispetto al loro orientamento nello spazio, per cui le incertezze e le difficoltà di discriminazione possono rappresentare un vero e proprio impedimento alla lettura.

Scarsa discriminazione di grafemi che differiscono per piccoli particolari

Il soggetto mostra difficoltà nel discriminare grafemi che presentano somiglianze. Egli, ad esempio può confondere la “m” con la “n”; la “c” con la “e”; la “f” con la “t”…)

Scarsa discriminazione di grafemi che corrispondono a fonemi sordi e fonemi sonori

Il soggetto mostra difficoltà nel discriminare grafemi relativi a fonemi con somiglianze percettivo – uditive.

L’alfabeto è composto di due gruppi di fonemi: i fonemi sordi e i fonemi sonori che, tra loro risultano somiglianti, per cui, anche in questo caso l’incertezza percettiva può rappresentare un vero e proprio ostacolo alla lettura.

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Le coppie di fonemi simili sono le seguenti:

F – V

T – D

P – B

C – G

L – R

M – N

S – Z

Difficoltà di decodifica sequenziale

Leggere richiede al lettore di procedere con lo sguardo in direzione sinistra – destra e dall’alto in basso; tale processo appare complesso per tutti gli individui nelle fasi iniziali di apprendimento della lettura, ma, con l’affinarsi della tecnica e con l’uso della componente intuitiva la difficoltà diminuisce gradualmente fino a scomparire.

Nel soggetto dislessico ci troviamo di fronte, invece a un vero e proprio ostacolo nella decodifica sequenziale, per cui si manifestano con elevata frequenza gli errori di seguito descritti.

Omissione di grafemi e di sillabe

Il soggetto omette la lettura di parti della parola; può tralasciare la decodifica di consonanti ( ad esempio può leggere “fote” anzichè “fonte; oppure “capo” anzichè “campo”…) oppure di vocali (può leggere, ad esmpio, “fume” anzichè “fiume; “puma” anzichè piuma” …) e, spesso, anche di sillabe (può leggere “talo” anzichè “tavolo”; “paro” anzichè “papavero” )

Salti di parole e salti da un rigo all’altro

Il soggetto dislessico presenta evidenti difficoltà a procedere sul rigo e ad andare a capo, per cui sono frequenti anche “salti” di intere parole o di intere righe di lettura.

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Inversioni di sillabe

Spesso la sequenza dei grafemi viene invertita provocando errori particolari di decodifica della sillaba (il soggetto può, ad esempio, leggere “li” al posto di “il”; “la” al posto di “al”, “ni” al posto di “in”…) e della parola (può leggere, ad esempio, “talovo” al posto di “tavolo”…).

Aggiunte e ripetizioni

La difficoltà a procedere con lo sguardo nella direzione sinistra – destra può dare origine anche ad errori di decodifica caratterizzati dall’aggiunta di un grafema o di una sillaba ( ad esempio “tavovolo” al posto di “tavolo”…).

Prevalenza della componente intuitiva

Il soggetto che presenta chiare difficoltà di lettura, privilegia, indubbiamente l’uso del processo intuitivo rispetto a quello di decodifica; l’intuizione della parola scritta rappresenta un valido strumento, ma, al tempo stesso, è fonte di errori.

Non di rado, infatti, il soggetto esegue la decodifica della prima parte della parola, talvolta anche solo del primo grafema o della prima sillaba e procede “inventando l’altra parte. La parola contenuta nel testo viene così ad essere spesso trasformata in un’altra di significato affine o completamente diverso.

Possibili ripercussioni sulla scrittura

Difficoltà di copia dalla lavagna

Difficoltà di organizzazione spaziale sul foglio

Difficoltà grafo – motorie

Difficoltà ortografiche

Possibili ripercussioni sull’apprendimento logico – matematico

Difficoltà nella decodifica dei simboli numerici Confusione di simboli numerici simili Inversione di cifre

Difficoltà di decodifica del testo del problema

Difficoltà a gestire la sequenzialità nelle operazioni matematiche

Difficoltà ad organizzare lo spazio grafico

Difficoltà a memorizzare le tabelline

Possibili ripercussioni sull’autonomia personale

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Come spesso accade nei soggetti con disturbo specifico di apprendimento, anche nei dislessici si possono rilevare incertezze in alcune attività legate all’autonomia personale; le difficoltà più frequenti sono le seguenti:

– Difficoltà ad orientarsi nel tempo quotidiano: essere puntuali, saper aspettare il momento giusto, sapere con precisione che momento della giornata stiamo vivendo( mattino, pomeriggio, sera…)

– Difficoltà a sapere più o meno che ore sono.

– Difficoltà ad orientarsi nelle routines quotidiane

– Difficoltà nell’esecuzione autonoma delle attività quotidiane(vestirsi, lavarsi, riordinare i propri materiali, prepararsi lo zaino…)

– Difficoltà ad orientarsi nell’orario scolastico( successione delle materie, organizzazione dei compiti…)

– Difficoltà ad orientarsi nel tempo prossimale( ieri, oggi, domani…)

– Difficoltà a leggere l’orologio

– Difficoltà a memorizzare i giorni della settimana

– Difficoltà ad orientarsi nei giorni della settimana(che giorno è oggi…che giorno era ieri…che giorno sarà domani…)

– Difficoltà a memorizzare i mesi dell’anno e ad orientarsi rispetto alle festività

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Disgrafia: una difficoltà di scrittura

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La disgrafia è una difficoltà di scrittura che riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici.
Il bambino che presenta disgrafia scrive in modo molto irregolare, la sua mano scorre con fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura della penna è spesso scorretta.

La capacità di utilizzare lo spazio a disposizione è, solitamente, molto ridotta; il bambino non possiede adeguati reperi di riferimento, non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo.

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La pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata; talvolta è troppo forte e il segno lascia un’impronta marcata anche nelle pagine seguenti del quaderno, talvolta è troppo debole e svolazzante.

Sono frequenti le inversioni nella direzione del gesto che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi che nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra verso sinistra.

Il bambino disgrafico presenta difficoltà notevoli anche nella copia e nella produzione autonoma di figure geometriche ( tende a “stondare” gli angoli e a non chiudere le forme). Anche il livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato all’età; la riproduzione di oggetti o la copia di immagini è molto globale e i particolari risultano poco presenti.

La copia di parole e di frasi è scorretta; sono presenti inversioni nell’attività grafo-motoria ed errori dovuti a scarsa coordinazione oculo-manuale.

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La copia dalla lavagna è poi ancora più difficile, in quanto il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo, spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi.

Le dimensioni delle lettere non sono rispettate, la forma è irregolare, l’impostazione invertita, il gesto è scarsamente fluido, i legami tra le lettere risultano scorretti. Tutto ciò rende spesso la scrittura incomprensibile al bambino stesso, il quale non può quindi neanche individuare e correggere eventuali errori ortografici.

Anche il ritmo di scrittura risulta alterato; il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza, ma la sua mano esegue movimenti a “scatti”, senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni.

La disgrafia è, quindi, una difficoltà di scrittura che riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici.

I bambini disgrafici presentano lacune marcate nelle seguenti competenze di base:

  •  Competenze grafo-motorie
  •  Competenze di orientamento e integrazione spazio-temporale
  •  Competenze di coordinazione oculo-manuale e di coordinazione dinamica generale
  •  Competenze di discriminazione e memorizzazione visiva sequenziale
  •  Competenze metafonologiche

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Purtroppo è frequente che le difficoltà specifiche di apprendimento non vengano individuate precocemente e il bambino è costretto così a vivere una serie di insuccessi a catena senza che se ne riesca a comprendere il motivo. Quasi sempre i risultati insoddisfacenti in ambito scolastico vengono attribuiti allo scarso impegno, al disinteresse verso le varie attività, alla distrazione e così questi alunni, oltre a sostenere il peso della propria incapacità, se ne sentono anche responsabili e colpevoli.

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L’insuccesso prolungato genera scarsa autostima; dalla mancanza di fiducia nelle proprie possibilità scaturisce un disagio psicologico che, nel tempo, può strutturarsi e dare origine ad una elevata demotivazione all’apprendimento e a manifestazioni emotivo – affettive particolari quali la forte inibizione, l’aggressività, gli atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe e, in alcuni casi, la depressione.

Il soggetto con disturbo di apprendimento vive quindi il proprio problema a tutto tondo e ne rimane imprigionato fino a che non si fa chiarezza, fino a che non viene elaborata una diagnosi accurata che permette finalmente di scoprire le carte.

La disgrafia pone il bambino di fronte alla certezza della propria incompetenza, poiché è l’aspetto più visibile del suo apprendimento; il suo quaderno è pasticciato, sgualcito, pieno di correzioni e segni rossi e di una serie di parole incomprensibili che sembrano gli scarabocchi dei piccoli quando “fanno finta” di scrivere. Quel quaderno è un segno tangibile della sua incapacità e l’alunno finisce per identificarsi con esso: non è la sua scrittura che non va bene, è egli stesso a non andare bene.

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Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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A scuola si scrive, ma non solo durante le ore di educazione linguistica: si scrive sempre, in ogni materia, si scrive anche troppo e quello zaino diventa il contenitore delle difficoltà. Ma lo zaino non si lascia a scuola, si porta anche a casa, per fare i compiti per il giorno dopo, per mostrare il lavoro di scuola ai genitori e va a finire che … quello zaino si finisce per portarlo sulle spalle ovunque, almeno fino a che non si trova una via di uscita.

Il bambino disgrafico, come spesso capita in genere al bambino con disturbo di apprendimento, vive sulla propria pelle la difficoltà; egli si trova a far parte di un contesto(la scuola) nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse e astratte, ma osserva che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle attività proposte ed ottiene buoni risultati. Sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti(“stai più attento!”; ” impegnati di più!”; “hai bisogno di esercitarti molto”…) e spesso non trova soddisfazione neanche nelle attività extrascolastiche, poiché le lacune percettivo – motorie possono non farlo “brillare” nello sport o non renderlo pienamente autonomo nella quotidianità. Ecco che si percepisce come incapace e incompetente rispetto ai coetanei e inizia a maturare un forte senso di colpa; si sente responsabile delle proprie difficoltà, ritiene che nessuno sia soddisfatto di lui: né gli insegnanti né i genitori.

Talvolta, per non percepire il proprio disagio mette in atto meccanismi di difesa che non fanno che aumentare il senso di colpa, come il forte disimpegno ( “Non scrivo perché non ne ho voglia!” ; “Non eseguo il compito perché non mi interessa”…) o l’attacco (aggressività). Talvolta il disagio è così elevato da annientare il soggetto ponendolo in una condizione emotiva di forte inibizione e chiusura.Ecco che è davvero importante individuare precocemente il problema, dare prima possibile il via ad un adeguato percorso, finalizzato sia alla riduzione della difficoltà specifica che alla maturazione di più adeguati livelli di autostima.

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E’ chiaro che risulta indispensabile il coinvolgimento della scuola e della famiglia, in quanto luoghi e scenari di vita del soggetto: il riconoscimento della difficoltà, l’individuazione delle capacità, la comprensione del vissuto emotivo – affettivo, la valorizzazione degli ambiti di competenza e la promozione di più adeguati livelli di sviluppo, potranno garantire buoni risultati sia sul piano grafo – motorio che per il bambino “intero”.

La collaborazione della famiglia

Il bambino disgrafico possiede livelli di autonomia quotidiana piuttosto bassi in relazione all’età cronologica. Le difficoltà di coordinazione dinamica e visuo – motoria interferiscono infatti nelle sue prestazioni, che risultano goffe, impacciate, lente e imprecise.

I genitori, d’altro canto, sono spesso portati ad anticipare azioni e ad eseguirle al posto del bambino ed è per questo che si riscontrano il più delle volte significative ripercussioni anche nell’autonomia personale; le difficoltà più frequentemente riscontrate sono le seguenti:

– difficoltà nell’esecuzione autonoma delle attività quotidiane (vestirsi, lavarsi, prepararsi lo zaino…)

– difficoltà ad eseguire attività quotidiane che richiedono una adeguata coordinazione oculo – manuale e motoria (tagliarsi la carne, mangiare con precisione, allacciarsi le scarpe …)

– difficoltà ad orientarsi nello spazio a disposizione

– difficoltà a localizzare i materiali che servono in un determinato momento

– difficoltà a tenere in ordine i propri materiali

– difficoltà nel gioco costruttivo da effettuare su modello dato

– difficoltà ad orientarsi nel tempo quotidiano: essere puntuali, saper aspettare il momento giusto, sapere con precisione che momento della giornata stiamo vivendo

– Difficoltà a sapere più o meno che ore sono.

– Difficoltà ad orientarsi nell’orario scolastico( successione delle materie, organizzazione dei compiti…)

– Difficoltà ad orientarsi nel tempo prossimale( ieri, oggi, domani…)

– Difficoltà a leggere l’orologio

– Difficoltà a memorizzare i giorni della settimana

– Difficoltà ad orientarsi nei giorni della settimana (che giorno è oggi…che giorno era ieri…che giorno sarà domani…)

– Difficoltà a memorizzare i mesi dell’anno e ad orientarsi rispetto alle festività

La famiglia può collaborare, permettendo al bambino la conquista graduale di nuove competenze legate all’autonomia personale, evitando così che egli possa sentirsi incapace non solo in ambito scolastico, ma anche nella quotidianità e facendo leva sulle reali capacità individuate nel corso dell’osservazione.

Monica Pratelli

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