Valvola di sfogo o depressione? Consulenza online

Salve, sono una ragazza di 30 anni laureata e, purtroppo, disoccupata. Vivo con la mia famiglia che mi ha sempre coccolata e amata. Sono single e al momento, ho poche amiche. Soffro di ansia e attacchi di panico. Alcuni anni fa ho sofferto di depressione (con due ricadute), curata solo per breve tempo (anche se credo di non averla mai sconfitta). Ma c’è una cosa che mi preoccupa e di cui vorrei parlarle. Negli ultimi mesi non riesco più a vivere in pace. La mia mente è in preda ad uno stato confusionale che non mi dà tregua. Mi spiego meglio: immagino di vivere delle situazioni imbarazzanti e di arrabbiarmi tantissimo con persone, protagoniste di queste stesse situazioni. Immagino, per esempio, che qualcuno mi tocca (sono molto timida e gelosa della mia intimità), o mi dice delle cose spiacevoli (es. prendermi in giro) ed io, penso a come dovrei reagire adeguatamente nel caso in cui dovessi trovarmi in quelle circostanze. Ma, il più delle volte, penso a reazioni aggressive. Questo mi genera un profondo stato di angoscia e un terribile senso di colpa, perchè sono convinta che non saprei affrontare queste “disavventure”. E la cosa più strana è che i soggetti sono soprattutto bambini (e questo mi fa soffrire ulteriormente perchè sono un’educatrice), e che l’oggetto della mia rabbia riguardi la sfera intima, sessuale che mi procura vergogna. E’ come se qualcuno mi stesse toccando, sento proprio le mani addosso. Ma non mi è mai accaduto qualcosa di simile. Nessuno ha mai approfittato di me. Per questo motivo, spesso, rifiuto il contatto fisico. Nei momenti di maggiore crisi, se qualcuno mi sfiora mi saltano i nervi. Inoltre, sono terrorizzata dall’evenienza di essere beccata nuda o seminuda da estranei o conoscenti, anche se sono consapevole che è difficile che ciò accada, perchè chiudo sempre le porte a chiave. Mi sento a disagio anche quando sono da sola in bagno. E’ come se mi sentissi osservata, in imbarazzo con me stessa; mi vergogno del mio corpo nudo proprio come se fossi dinanzi a qualcuno. Non capisco da che…
Fino ad ora non ne ho parlato con nessuno perchè mi vergogno tantissimo, e non potrei permettermi (economicamente) uno psicologo. E’ possibile che questi pensieri siano un modo per esternare l’ansia accumulata, una sorta di valvola di sfogo? O una manifestazione della depressione? Avrei bisogno urgentemente di un suo parere. Grazie anticipatamente.
Cordiali saluti.

Gentilissima,

Mi perdoni per la franchezza, ma archiviare così la possibilità di rivolgersi ad uno psicologo per curarsi (non potrei permettermi economicamente uno psicologo) non mi sembra affatto saggio. In primis le cure psicologiche non appartengono al campo del superfluo, come potrebbero esserlo andare dal parrucchiere, dall’estetista o al cinema; in secondo luogo una persona che soffre di problemi psicologici non ha alcuna possibilità di curarsi da sola, essendo lei stessa la fonte dei suoi problemi (anche se in modo inconsapevole e involontario). E’ evidente infatti che questi suoi stati di disagio, di malessere, di imbarazzo, di tensione, nascono tutti nella sua mente e sono causati dall’abitudine consolidata e compulsiva di interpretare gli stimoli provenienti dall’ambiente in modo errato, o comunque distorto. Credo che lei, nella condizione in cui si trova, viva una vita piuttosto infelice e, in questa condizione, ritengo le sia veramente difficile trovare la motivazione e l’energia necessarie per cercarsi un lavoro stabile e rendersi indipendente dai suoi. Il consiglio dunque è quello di scegliersi al più presto un/a bravo/a psicologo/a e di cominciare una psicoterapia (ce ne sono anche di non particolarmente costosi: la spesa media è di 200 euro al mese, una cifra che, per curarsi, mi sembra davvero minima).
E’ probabile che lei abbia avuto dei traumi infantili, oppure una educazione molto rigida, in cui la sessualità veniva rifiutata o colpevolizzata. Sono sicura che il suo livello culturale le permetta di comprendere la natura e la portata dei problemi che lamenta, anche se, come si è detto, lei non è in grado di curarsi da sola (Per dire, neanche gli psicologi possono curarsi da soli…). Dietro il rifiuto delle cure psicologiche, si potrebbe inoltre ipotizzare una scusa per non guarire, per rimanere in famiglia, accudita e coccolata, senza dover affrontare le difficoltà, e soprattutto le sfide, che ora, dopo la laurea, la vita le riserva. E’ possibile che ci sia anche questa componente?
Provi a pensarci un po’ su.
Saluti cordiali e auguri.

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Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

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