Gli infelici primi cento anni della schizofrenia

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Sono passati cento anni da quando fu coniato il termine “schizofrenia”: da allora molti tentativi di cure, perlopiù basate su prove ed errori, ma nessuna soluzione del problema.

Nel 1910 Sir Winston Churchill propose al Primo Ministro, Herbert Asquith, una sterilizzazione di massa delle persone che soffrivano di severe malattie mentali. Churchill riteneva che le “persone deboli di mente o folli” costituivano un “pericolo che sarebbe impossibile esagerare”, e che “la fonte da cui si origina questo flusso di follia dovrebbe essere eliminato in tempi brevi, prima di un anno”.

Sebbene vi sia oggi una maggiore tolleranza, lo stigma e la discriminazione verso i malati di schizofrenia continuano a volte ad essere peggiori dei sintomi della malattia stessa: i media in particolare tendono a dipingere gli “schizofrenici” come soggetti selvaggi e pericolosi che devono essere tenuti sotto controllo.

In verità, non è la violenza verso gli altri il principale sintomo della schizofrenia, visto che questi malati corrono soprattutto il rischio di danneggiare sé stessi più di chiunque altro. La stragrande maggioranza delle persone colpite vivono una vita molto ordinaria: la gestione dei sintomi avviene efficacemente attraverso una combinazione di farmaci e, se sono fortunati, anche la psicoterapia.

Sebbene vi siano stati enormi progressi nel trattamento (all’inizio del secolo scorso le “cure” includevano l’innalzamento della temperatura corporea dei pazienti attraverso iniezioni di zolfo e petrolio), non vi è paragone con i progressi che sono stati registrati nei confronti di altre malattie fisiche, come il cancro e i problemi cardiocircolatori.

Il trattamento oggi può ancora essere un processo lungo ed ancora basato su prove ed errori, nel tentativo di trovare il farmaco giusto, ricerca che può durare anni. Alcuni farmaci riducono i sintomi, ma i loro effetti collaterali possono indurre un rapido aumento di peso, problemi cardiaci, perdita del desiderio sessuale e un rischio maggiore di contrarre il diabete. Gli effetti del farmaco, insieme a fattori relativi allo stile di vita di questi soggetti, fa si che le persone affette da schizofrenia muoiano fino a 20 anni prima rispetto alle persone “normali”.

Troppo spesso, le persone con gravi malattie mentali sono trattate solo con i farmaci. Ci sono in realtà molte altre cure che hanno dimostrato di funzionare, ma un sondaggio dell’organizzazione no-profit Rethink mental illness ha scoperto che solo il 16% delle persone che soffrono di schizofrenia e disturbo bipolare hanno sempre accesso a tutti i trattamenti raccomandati dal Nice.

Uno degli attivi sti di questa organizzazione, David Strange – si è ammalato di schizofrenia paranoide mentre completava il suo dottorato a Oxford – ed è stato curato solo con dei farmaci per 10 anni dopo la diagnosi della malattia. Quando finalmente ha avuto accesso alla terapia cognitivo-comportamentale, lo scorso anno, dopo una lunga lista d’attesa, questo ha cambiato la sua vita. Strange sperimenta ancora spaventose allucinazioni visive e uditive, ma ha imparato ad interagire con loro e a sfidare i contenuti che esse trasmettono.

Sebbene le condizioni riscontrate nei vecchi “manicomi” siano diverse dal ricovero che conosciamo oggi, ci sono ancora alcune somiglianze.

Nel 1908, Clifford Beers, un maniaco-depressivo ha pubblicato un diario delle sue esperienze di istituzionalizzazione. In esso egli descrive reparti affollati, gestiti da personale troppo occupato e stressato per comunicare correttamente con i pazienti. Per molti che hanno sperimentato l’assistenza ospedaliera nel 2011, le sue osservazioni saranno tristemente familiari.

Quanto all’idea che la religione potrebbe essere la risposta alla malattia mentale, va detto che questo consiglio non è ottocentesco, ma è stato ad esempio recentemente dato ad uno dei sostenitori di Rethink mental illness da parte di un infermiere (e non si è trattato di un caso isolato). Gli utenti associati hanno raccontato innumerevoli storie di suggerimenti simili, sconsiderati o ignoranti. Queste parole rivelano lo stigma e le incomprensioni che ancora circondano la malattia mentale, a volte anche tra i professionisti della salute.

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Per celebrare il centesimo infelice compleanno del termine “schizofrenia”, Rethink mental illness lancerà una campagna per chiedere di inviare un messaggio chiaro al governo (britannico) che le persone con schizofrenia meritano un trattamento migliore in ogni ambito della loro vita.

Dr. Walter La Gatta

Fonte:

Schizophrenia: 100 years of bad treatment, The Guardian

Link:

Gruppi europei per la difesa della salute mentale e politici uniti per la prima volta per tentare di mettere fine alla mancanza di accesso alle informazioni fondamentali per i pazienti affetti da schizofrenia

Immagine:

Rethink mental illness

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