Inaffidabile perché usa Internet - Consulenza online

Inaffidabile perché usa Internet – Consulenza online

Inaffidabile perché usa Internet – Consulenza online

Consulenza online GP
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA ONLINE
Tel. 347 0375949

Buongiorno egr.a dottoressa,
scrivo perche’ nonostante tanti anni insieme (13) , una bella famiglia (3 figli minori) il mio compagno mi accusa di non meritare la sua fiducia, si sente continuamente tradito in questo senso, premetto che non ho mai tradito ne’ fisicamente ne’ ci ho mai pensato (affettivamente e intimamente siamo ancora legatissimi).

La nostra situazione e’ la seguente: da 5 anni non ha piu’ un lavoro stabile , abbiamo dovuto vendere la nostar casa per ovvi motivi , nel frattempo sono arrivati altri 2 figli , siamo stati costretti ad andare a vivere con sua mamma.Fra me e “mia ” suocera c’e’ sopportazione, anche il mio compagno la sopporta , e’ una donna che nella vita non ha mia fatto nulla a parte la sete di soldi (mani bucate) e una smisurata vanita’.

La questione risale all’uso da parte mia di internet, lui odia di tutto cuore questa cosa perche’ mi distoglie dalla vita reale (parere del mio compagnoi), in rete entro dalla mezz’ora all’ora, comprese le richerche scolastiche del figlio grande, il fatto che mi sia iscritta a facebook ha aggravato questa cosa.

Nella vita di tutti i giorni sono assorbita dalle attivita’ domestiche, dai figli non ci sono ne’ amici (Ho solo conoscenti con cui scambio qualche parola al momento che li incontro) nei ritagli di tempo dipingo e tengo un corso di pittura per ragazzi, sto scrivendo un libro.

Insomma nelle mezze ore che riesco a ritagliarmi mi dedico ai miei interessi.Su facebook ho conosciuto persone simili a me, dedite al volontariato ecc…
Con una ragazzza della mia eta’ ho stretto se cosi’ si puo’ definire una bella amicizia on line, siccome ha parenti nelle mie vicinanze ha proposto alla sua prossima visita di berci un caffe’ insieme per salutarci di persona.

Cosa che ha mandato in bestia il mio compagno, che me ne ha dette di tutti i colori,che sono persa, che sono parte della stupoida massa che si getta nel cansale perche’ cosi’ si deve fare, che sono una donna senza valore e dignita’ e la solita minaccia di non fargli prendere la decisione finale: cioe’ di piantarmi perche’ sempre gli do’ prova di tradirlo nella fiducia datami…

Per favore mi dia’ un consulto, ne ho un immenso bisogno!Grazie in anticipoe cordiali saluti.Miriam

Psicolinea consulenza online
...E' gratis!

Gentile Miriam,

Non si può chiudere gli occhi su come Internet possa effettivamente cambiare la vita di una persona e quindi credo che il suo compagno non abbia tutti i torti quando le dice che la sente cambiata, diversa, inaffidabile (nel senso che, frequentando la Rete ed entrando in contatto con altre persone, lei non è più sotto il suo totale controllo!).

Il problema tuttavia non andrebbe, secondo me, attribuito ad Internet, che è solo un mezzo e non un fine, quanto al bisogno che lei manifesta (attraverso Internet) di cambiare abitudini di vita, amicizie, interessi, lavoro.

Da come lo descrive, il suo compagno appare culturalmente meno preparato di lei, meno pronto all’utilizzo della tecnologia, meno aperto verso le novità e le opportunità che la Rete può offrire ed è dunque comprensibile che lui senta questa sua evasione su Internet come un tentativo di fuga dalla realtà (del resto, non è così?).

Credo che per lei sia necessario, a questo punto della sua vita, non chiudere più gli occhi di fronte alla realtà e fare delle scelte opportune, oltre che consapevoli. Molte cose, del resto, potrebbero essere cambiate, nel rapporto di coppia e nella vita familiare, anche senza dover necessariamente ricorrere al “diavolo” Internet: la Rete infatti può offrirle delle nuove strade, ma allo stesso tempo può crearle delle fratture rispetto al ruolo che ha scelto (?) di svolgere accanto al suo uomo ed insieme ai suoi tre figli.

Se possibile, la inviterei alla ricerca di una via per l’autorealizzazione che sia meno ostica per il suo compagno, cioè attraverso l’utilizzo di canali che siano per lui più accettabili (parrocchia, amiche, parenti, ecc.).

Un’altra strada potrebbe essere quella di portarlo gradualmente dalla sua parte, facendogli capire quanto anche lui potrebbe trarre vantaggio dall’uso di internet, per modificare in meglio la sua vita e, ad esempio, trovarsi un nuovo lavoro. In ogni caso, si muova con intelligenza, cercando di ottenere i risultati che desidera, ma senza inutili conflitti. Se può, si faccia aiutare in questo percorso da una psicologa (specifico donna, vista la situazione!)
Auguri.

Dr. Giuliana Proietti

PSICOTERAPIA SESSUOLOGIA ONLINE
Anche su Instagram!


ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Immagine:

Wikimedia

I Social

La censura e i social media: come funziona e come viene applicata

La censura e i social media: come funziona e come viene applicata

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

YouTube player

La censura, nella sua definizione più generale, è l’intervento volto a limitare, modificare o sopprimere la diffusione di contenuti ritenuti inappropriati, pericolosi o contrari a determinate norme. Tradizionalmente associata ai governi e ai regimi autoritari, oggi la censura ha assunto nuove forme, soprattutto all’interno degli spazi digitali e dei social media, dove le dinamiche di controllo sono gestite non solo dagli Stati, ma anche dalle piattaforme stesse. Cerchiamo di saperne di più.

Censura: significato

Nella Treccani leggiamo questa definizione della censura: “Esame, da parte dell’autorità pubblica o dell’autorità ecclesiastica, degli scritti o giornali da stamparsi, dei manifesti o avvisi da affiggere in pubblico, delle opere teatrali o pellicole da rappresentare e simili, che ha lo scopo di permetterne o vietarne la pubblicazione, l’affissione, la rappresentazione, ecc., secondo che rispondano o no alle leggi o ad altre prescrizioni”.

Censura: contesto storico e sociale

Storicamente, la censura è stata utilizzata per controllare l’informazione, proteggere l’ordine pubblico, difendere la moralità o tutelare la sicurezza nazionale. Dai libri proibiti nel Medioevo, alla propaganda nei regimi totalitari, la censura ha sempre avuto un impatto significativo sulla libertà di espressione e sul diritto all’informazione. Ogni società ha qualche tipo di censura, che vengono dalla religione, dalla legge, dalla morale pubblica. Ci sono alcuni tipi di censura che la maggior parte delle persone apprezza, come ad esempio per quanto riguarda le immagini pedopornografiche; altre molto meno, come le censure a spettacoli, canzoni, opere d’arte.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

YouTube player

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
 

Tariffe Psicoterapia

L’avvento di Internet

Con l’avvento di Internet, si è diffusa l’idea che la rete potesse rappresentare uno spazio di libertà assoluta. Tuttavia, la crescita dei social media ha portato alla necessità di regolare e filtrare i contenuti prodotti da miliardi di utenti.

Censura e social media: come funziona

Sui social media (Facebook, Instagram, TikTok, X/Twitter, YouTube, ecc.), la censura si realizza attraverso una combinazione di algoritmi automatizzati e moderazione umana. I contenuti vengono valutati in base a linee guida comunitarie, ovvero insiemi di regole che ciascuna piattaforma stabilisce per proteggere i propri utenti da contenuti ritenuti dannosi o non conformi.

Le modalità principali di censura includono:

  • Rimozione di contenuti: post, immagini, video o commenti che violano le policy possono essere eliminati.
  • Limitazione della visibilità (shadow banning): contenuti non eliminati vengono resi meno visibili nel feed o nei risultati di ricerca.
  • Blocco o sospensione dell’account: in caso di ripetute violazioni.
  • Etichettatura dei contenuti: con avvisi relativi a disinformazione, contenuti sensibili o controversi.

Dr. Walter La Gatta

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tariffe Psicoterapia

Quali contenuti vengono censurati?

Le principali categorie di contenuti soggetti a censura includono:

  • Discorsi d’odio e incitamento alla violenza
  • Pornografia e nudità non autorizzata
  • Disinformazione su temi sensibili (salute, elezioni, guerre)
  • Violazione del copyright
  • Contenuti violenti, autolesionistici o suicidari
  • Spam, frodi e attività illecite

Una intervista sui rapporti familiari

YouTube player

I filtri e il problema Scunthorpe

Il problema Scunthorpe è un esempio di come i filtri possano sbagliare: Scunthorpe è una città del Regno Unito, menzionata per la prima volta nel Domesday Book come Escumetorp, che in antico norvegese significa Casa di Skuma. Questa città ha subito più volte il blocco dei messaggi di posta elettronica, messaggi sui forum o risultati di ricerca a causa di un filtro anti-spam, perché la parola contiene al suo interno una parola oscena (“cunt”, volgare di vagina).

Se i filtri per cercare le oscenità sono molto selettivi, essi possono causare falsi positivi, bloccando come oscenità frasi assolutamente innocenti. Si pensi ad esempio alla parola “socialismo”:  il “cialis” in essa contenuto potrebbe portare alla censura dell’intera parola, che non ha nulla a che fare con le disfunzioni erettili.

Anche i potenti filtri costruiti per identificare le immagini pornografiche hanno finito per censurare qualsiasi forma di nudità, anche artistica o senza contenuti sessuali.

Tutta colpa dei filtri?

No, ovviamente dietro una censura c’è una ideologia, e questo rappresenta contesti umani, non digitali. Voler censurare i contenuti “estremisti” significa, ad esempio, emettere un giudizio di valore verso alcuni contenuti. E’ pensabile dunque che gran parte del contenuto vietato corrisponda alle liste stilate da governi che esercitano pressioni sulle piattaforme per rimuovere contenuti critici o oppositori.

A che scopo viene applicata la censura sui social media?

La censura sui social media ha diversi obiettivi:

In primis c’è una responsabilità legale delle piattaforme, che sono tenute a rispettare le leggi dei paesi in cui operano per evitare multe o blocco della loro attività. Esse hanno una responsabilità legale che le obbliga a rispettare le leggi dei paesi in cui operano, altrimenti rischiano multe o il blocco del servizio.

Ovviamente ci sono anche obiettivi commerciali: la moderazione dei contenuti può rispondere anche a logiche pubblicitarie e di mercato, per evitare che gli inserzionisti siano associati a contenuti controversi che possano danneggiare l’immagine di un brand o allontanare gli investitori.

Infine, ciò che ufficialmente spinge alla censura è evitare ai lettori traumi, molestie, bullismo o esposizione a contenuti nocivi. Tuttavia, i social media sono delle organizzazioni private che mirano al profitto, non sono delle democrazie, e dunque la scelta dei loro contenuti da censurare è sempre molto discutibile.

Dr. Walter La Gatta

Quali sono i rischi?

In alcuni contesti, le piattaforme sono accusate di favorire un certo orientamento ideologico o di sopprimere opinioni minoritarie. La libertà di espressione è dunque spesso a rischio sui social media e, inoltre, molti contenuti devono essere scritti evitando alcuni termini o immagini, anche se sono assolutamente legittimi, a volte anche scientifici: tutto questo, apparentemente, in nome della sicurezza o della sensibilità collettiva.

Per tutti questi motivi trovare un equilibrio tra sicurezza, pluralismo e libertà è una delle grandi sfide del nostro tempo digitale.

Dr. Walter La Gatta

Una intervista sulla Timidezza

YouTube player

 

Immagine
Foto di Lisa from Pexels

I Social
Uso dei social media da parte degli psicoterapeuti

Uso dei social media da parte degli psicoterapeuti

Uso dei social media da parte degli psicoterapeuti

PSICOTERAPIA SESSUOLOGIA ONLINE
Anche su Instagram!


ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Articolo datato

Lasciamo online questi articoli ormai obsoleti sulle nuove tecnologie, per permettere lo studio dell’evoluzione dei Social.

Il miglioramento della tecnologia wireless e le capacità in evoluzione di Internet hanno avuto un impatto molto forte sul modo in cui ci si scambiano informazioni, sia private che pubbliche (Boyd, 2007; Zur, 2008). Uno dei cambiamenti più notevoli è la nascita di siti di social networking, che diventano sempre più popolari nel mondo (esempio: Facebook, Linkedin, Twitter, Instagram, ecc.)

Ellison, Steinfeld, e Lampe (2006) descrivono le reti sociali online come spazi in cui gli individui possono presentarsi e stabilire o mantenere interazioni con altri individui. Questi siti permettono ai membri di pubblicare informazioni personali, di condividere immagini, e di connettersi con altri utenti con interessi simili.

La condivisione di molte informazioni online tuttavia ha spesso degli effetti negativi e i professionisti non sono immuni dai possibili danni che possono derivarne, quando questi social vengono usati in modo irresponsabile.

L’uso irresponsabile della rete ha prodotto infatti preoccupazioni etiche e professionali per quanto riguarda la professione degli psicologi (Boyd, 2007), ma altre ricerche si sono occupate dei medesimi problemi anche per quanto riguarda altre professioni sanitarie, come per gli infermieri, i medici, i farmacisti (Cain, 2008; Cain, Scott, e Akers, 2009; Guseh, Brendel, & Brendel, 2009; McBride & Cohen, 2009; Witt, 2009).

L’uso dei social media non è spesso contemplato nei codici etici delle varie associazioni di psicologia nel mondo e per questo vari autori hanno tentato di analizzare la problematica, al fine di permettere di costruire delle linee guida, cui altri si possano ispirare.

In genere i codici deontologici invitano i terapeuti a non fornire informazioni al paziente sulla propria vita privata. Tuttavia, a causa dell’uso attualmente prevalente delle reti sociali online, vanno prese in considerazione anche le auto-rivelazioni che possono essere fatte non direttamente, ma via Web (Zur, 2008).

PER APPUNTAMENTI
Telefona o usa Whatsapp
347 0375949

Poiché le reti sociali online sono essenzialmente dei forum attraverso i quali poter trasmettere informazioni personali, l’utilizzo di questi siti aumenta la probabilità che i terapeuti facciano rivelazioni involontarie. Utilizzando le risorse online che sono ormai comuni nella maggior parte delle famiglie, i pazienti sono ora in grado di trovare molte informazioni sui loro terapeuti (Zur, 2008;. Zur et al, 2009), il che in genere non è auspicabile.

Nella maggior parte dei casi le ricerche online del paziente non hanno altro obiettivo che quello di soddisfare alcune comprensibili curiosità, ma non va sottovalutato il potenziale uso malevolo dei social media da parte del paziente, che ad esempio può richiedere l’amicizia online al proprio terapeuta utilizzando uno pseudonimo (Zur et al., 2009).

I pazienti molto curiosi e invadenti possono aderire ai social network sotto falso nome, chiedendo l’amicizia con il professionista, e venendo a conoscenza di molte informazioni personali e private che lo riguardano, all’insaputa del terapeuta (Zur et al., 2009).

Clinica della Timidezza
Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Luo (2009), che ha studiato la cosa dal punto di vista psichiatrico, è dell’opinione che queste auto-comunicazioni fatte dai terapeuti on-line abbiano anche il potenziale di danneggiare i pazienti stessi, in quanto compromettono la relazione terapeutica, impedendo il necessario transfert.

Questo problema moderno ribadisce la necessità di una consapevolezza da parte del terapeuta, che non può fingere di non sapere che tutti i messaggi on-line possono essere visualizzati da tutti, ivi inclusi i propri pazienti e le loro famiglie, e che tali messaggi possono rimanere online, in una qualche forma, per sempre (Hoser & Nitschke, 2010; Zur et al, 2009), in quanto è tutt’altro che facile cancellarli.

Un consiglio utile che viene dato a questo proposito è quello di cercare periodicamente il proprio nome su Google, per capire quali informazioni vi sono associate (Taylor, McMinn, Bufford, & Chang, 2010; Zur, 2008; Zur et al., 2009).

Inoltre, Taylor et al. (2010) suggeriscono che i terapeuti stabiliscano delle strategie di comportamento online facendo anche degli auto-monitoraggi. Questi autori affermano che l’intenzionalità debba essere considerata il migliore metodo che i terapeuti hanno a disposizione per proteggere se stessi e i loro pazienti dai danni che possono derivare dalle informazioni messe on-line. In altre parole, tutti i messaggi postati dovrebbero essere intenzionali e in linea con i comportamenti che richiede la professione.

Psicolinea for open minded people

Infatti, durante una seduta psicologica è ovvio che i terapeuti ascoltino i pazienti, li sostengano, mostrando empatia e apertura mentale (Neukrug & Schwitzer, 2006) ma non è scontato che, al di fuori della seduta, nella vita privata, i professionisti dimostrino atteggiamenti o comportamenti in linea con questi standard.

Ad esempio, i professionisti possono, nella loro vita personale, usare ironia, sarcasmo, avere il gusto della battuta spinta, esprimere idee politiche, o addirittura coltivare pregiudizi (Neukrug & Schwitzer, 2006).

Se questi comportamenti della vita privata diventano pubblici, questo va in primis ad influire sulla credibilità professionale. Da ciò ne consegue che se i consulenti si impegnano in un comportamento simile nel contesto di un social network on-line, le conseguenze negative non si limitano ai membri della propria comunità, ma vengono allargate al vasto numero degli utenti di Internet.

La preoccupazione circa l’uso inappropriato dei social media riguarda anche il mondo accademico (Cain, 2008), della salute (McBride & Cohen, 2009; Witt, 2009), della farmacia (Cain et al., 2009). Questi autori condividono la comune convinzione che la mancanza di professionalità nel social networking online possa avere effetti deleteri significativi sulla carriera di un professionista.

Cain et al. (2009) ricorda che l’ “e-professionalism”, comporti la tutela della propria immagine professionale, la quale può essere gravemente compromessa dall’espressione di opinioni e commenti inopportuni, oppure per l’adesione a dei gruppi sociali di scarsa affidabilità sociale.
I professionisti infatti dovrebbero tenere conto non semplicemente del loro comportamento sul posto di lavoro, ma anche dal comportamento e dei valori che dimostrano di avere nella loro vita personale.

Anche se si partecipa ai social media online si fa in primo luogo per motivi personali e di intrattenimento, è bene sapere che ormai molti datori di lavoro usano le informazioni pubblicate on-line per esprimere valutazioni di natura professionale (Cain et al., 2009; Witt, 2009).

Lehavot, Barnett, e Powers (2010) raccomandano dunque la consapevolezza, in modo da non intraprendere mai azioni online che possano superare il confine professionale.

Poiché i terapeuti sono al corrente di molte informazioni intime che riguardano i loro pazienti, essi devono rispettare complessi obblighi etici per mantenere queste informazioni riservate (Corey et al., 2011). La necessità dei professionisti di onorare e mantenere la riservatezza nella loro pratica clinica si basa su principi che riflettono il fondamento stesso della professione (Schulz, Sheppard, Lehr, e Shepard, 2006).

Dr. Giuliana Proietti - Videopresentazione

YouTube player

Tariffe Psicoterapia

Oltre che a non rivelare informazioni su di se i terapeuti dovrebbero fare attenzione a non rivelare informazioni di cui sono venuti a conoscenza nella loro professione. McBride e Cohen (2009) citano a questo proposito un caso che ha avuto luogo nel Wisconsin, dove due infermiere hanno pubblicato la foto di una lastra a raggi x di un loro paziente su Facebook. L’atto di pubblicazione di informazioni riservate, anche quando i nomi non vengono citati, può portare notevoli problemi e questo è comune per tutte le professioni di aiuto (McBride & Cohen, 2009; Witt, 2009), dal momento che è possibile identificare i pazienti basandosi sulle sole descrizioni della malattia, dell’ospedale in cui questi pazienti sono curati, o altre informazioni (Witt, 2009). Nel caso sopra descritto, è stata sporta denuncia all’FBI per valutare l’eventuale violazione dell’ Health Insurance Portability e Accountability Act (HIPAA).

Anche da parte dei pazienti occorrerebbe osservare dei limiti ed evitare di chiedere o pretendere informazioni da parte del terapeuta. Peraltro, una falsa “amicizia” su Facebook può portare una persona depressa ed isolata a sopravvalutare l’ “amicizia” online con il proprio terapeuta,  e desiderando che la loro relazione diventi più profonda. Questo può avvenire ovviamente anche al di fuori del mondo di Internet, ma è intuibile che l’uso del social può distorcere più facilmente le percezioni.

L’atto di accettazione di una richiesta di amicizia on-line da parte di un paziente può essere recepito dal paziente come un invito ad entrare nella vita personale del terapeuta e nel regno delle sue molteplici relazioni. Witt (2009) mette in guardia gli operatori sanitari contro questi comportamenti: accettare di essere “amici” nel mondo online, infatti porta facilmente una confusione tra ruoli personali e professionali (Witt, 2009).

Come suggerito da Younggren e Gottlieb (2004) e delineato da Corey et al. (2011), le domande da farsi sono le seguenti:
• Sto entrando in un rapporto che si aggiunge a quello professionale e lo reputo necessario,
o potrei evitarlo?
• Questo rapporto aggiuntivo può causare danno al mio paziente?
• Esiste il rischio che questo rapporto disturbi la relazione terapeutica?
• Riesco a valutare oggettivamente questo problema? (Corey et al., 2011)

Nella maggior parte dei casi, entrare in rapporto online con un paziente è sia inutile che evitabile.
L’unico motivo per cui la relazione terapeutica potrebbe beneficiarne è se il terapeuta sentisse il bisogno di offrire una comprensione al suo paziente delle sue limitazioni personali e professionali.

Qualora si decidesse di aprire un profilo sui social media è dunque importante conoscere e impostare bene le impostazioni sulla privacy. Facebook, ad esempio, consente agli utenti di regolare chi può (a) consultare il profilo, (b) chi può entrare in contatto ed ottenere le informazioni, (c) chi può ricercare il proprio profilo utilizzando Facebook o altri motori di ricerca  (d), con chi si può interagire su Facebook. Le impostazioni sulla privacy vanno sempre impostate al massimo livello consentito.

Psicolinea Facebook

Occorre poi avere la consapevolezza che Facebook è di natura pubblica e che le proprie dichiarazioni devono essere fatte solo se e quando sono accettabili anche per la persona più scomoda che si conosce nella propria comunità (prima di scrivere si dovrebbe immaginare che a leggere lo scritto sia il proprio capo, il proprio formatore, uno dei pazienti più difficili e le loro famiglie, ecc.)  Come scritto in letteratura, è importante ricordarsi di “pensare prima di postare” (Witt, 2009) evitando così la condivisione delle informazioni con i pazienti della propria vita di tutti i giorni.

Se un paziente chiede l’ “amicizia” va dunque chiaramente spiegato che non si possono accettare questi inviti, anche per rispetto del proprio paziente, il quale ricava dei benefici dall’astensione del terapeuta alla partecipazione delle relazioni online (Corey et al., 2011).

Una potenziale alternativa per i terapeuti è quella di creare profili online appositamente costruiti per l’utilizzo professionale. includendovi solo le informazioni rilevanti per la pratica professionale nei propri profili, evitando il rilascio di informazioni non intenzionali e mantenendo i contatti con i pazienti
sul piano strettamente professionale.

Riconoscendo i vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzo delle reti sociali online, i terapeuti possono creare un giusto equilibrio fra vita professionale e vita personale.

Dr. Giuliana Proietti

Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023

YouTube player


Fonte: William Bratt, Ethical Considerations of Social Networking for Counsellors, Canadian Journal of Counselling and Psychotherapy /  ISSN 0826-3893 Vol. 44 No. 4 2010

Immagine:
Flickr

I Social

La pornografia: una educazione sessuale distorta

La pornografia: una educazione sessuale distorta

Dr. Walter La Gatta

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tariffe Psicoterapia

Per molti giovani, la pornografia rappresenta il primo approccio alla sessualità e questa viene spesso interpretata come una lezione pratica di sesso. Tuttavia, questa fonte di informazione è altamente problematica e può avere conseguenze psicologiche significative. Cerchiamo di capire perché,

Perché la pornografia dà ai giovani una rappresentazione distorta del sesso?

Perché ne offre una visione irreale, spesso priva di intimità, comunicazione fra partner e consenso esplicito.

Perché i giovani possono pensare ai modelli della pornografia come esempi da seguire?

Perché, non avendo altre fonti di educazione sessuale, possono considerare questi contenuti come modelli, sviluppando aspettative irrealistiche sulle relazioni e sulle dinamiche sessuali. Ad esempio, i giovani possono farsi idee distorte riguardo alla durata dei rapporti, alle prestazioni e all’estetica dei corpi: questo, a sua volta, genera ansia da prestazione, insicurezze corporee e insoddisfazione nella vita sessuale reale.

Quali altri aspetti sono pericolosi della pornografia?

Ad esempio, nei contenuti pornografici la comunicazione tra i partner è spesso assente o minimizzata, così come il concetto di consenso esplicito. I giovani che non ricevono un’educazione sessuale adeguata possono interiorizzare modelli di comportamento che non includono il rispetto reciproco, influenzando negativamente le loro relazioni affettive.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

YouTube player

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
 

Tariffe Psicoterapia

La pornografia può generare dipendenza?

Si. L’uso frequente della pornografia può portare a una forma di dipendenza, con il rischio che la persona sviluppi una ridotta risposta agli stimoli sessuali reali. Questo fenomeno può tradursi in una minore soddisfazione nei rapporti intimi e nella ricerca di contenuti sempre più espliciti per provare eccitazione.

L’esposizione frequente alla pornografia può inoltre contribuire allo sviluppo di atteggiamenti sessisti o aggressivi, soprattutto quando il contenuto visionato normalizza la violenza o la subordinazione di un partner.

Perché è necessaria l’educazione sessuale?

Per vari motivi, fra cui contrastare questi effetti negativi della pornografia. E’ essenziale fornire ai giovani un’educazione sessuale completa, basata su informazioni scientifiche e su un approccio empatico e rispettoso delle relazioni affettive. Parlare apertamente con i giovani di sessualità, consenso ed emozioni può aiutarli a sviluppare una visione più equilibrata e realistica della loro vita sessuale futura.

Dr. Walter La Gatta

Una intervista sui rapporti familiari

YouTube player

Immagine

Foto di Tofros.com

 

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti – Walter La Gatta

 

I Social
Disagio relazionale e sessualità virtuale

Disagio relazionale e sessualità virtuale

DISAGIO RELAZIONALE E SESSUALITA’ VIRTUALE

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

YouTube player


Articolo datato

Convegno
DAL DISAGIO ALLE DIPENDENZE  24 Novembre 2007 Ancona
Relazione Dr. Walter La Gatta

PORNOGRAFIA

La pornografia è la trattazione o raffigurazione di situazioni erotiche dove la sessualità non rinvia ad altri sensi o significati che non siano la pura e semplice ripetizione di sé stessa. Nella pornografia la sessualità emerge come unico tema, rendendo a sé funzionali, o addirittura annullando, soggettività e mondo circostante. (Fonte: Galimberti, Dizionario di Psicologia)
Il termine ‘cybersex’ riguarda invece tutte le attività di carattere sessuale svolte in Rete e dunque non è esattamente sovrapponibile al vecchio consumo di pornografia. Una volta infatti per accedere al materiale porno occorreva uscire di casa, frequentare locali equivoci, oppure entrare furtivamente in qualche edicola specializzata. Oggi è possibile accedere a questo materiale da casa propria nella più totale anonimato.

STATISTICHE

Per inquadrare il fenomeno, faremo riferimento ad alcune statistiche elaborate dall’INTERNET FILTER REVIEW, organismo che ha prodotto delle statistiche basandosi su dati raccolti da fonti giornalistiche, agenzie di stampa, stampa specializzata ecc, nel periodo 2003-2007. Da questi dati sappiamo che ogni secondo vengono spesi $3,075.64 per la pornografia online; 28.258 utilizzatori di Internet consultano siti pornografici; 372 utilizzatori di Internet digitano parole-chiave relative al sesso sui motori di ricerca; ogni 39 minuti viene creato un nuovo video porno negli USA. L’industria del porno incassa più di Microsoft, Google, Amazon, eBay, Yahoo!, Apple, Netflix ed EarthLink messi insieme.

Questi dati ci forniscono una prima idea dell’immenso business che la pornografia costituisce, non solo su Internet. Altri dati interessanti:Uomini che ammettono di consultare materiale pornografico in rete: 20%Adulti americani che regolarmente visitano siti pornografici in rete : 40 milioniAdulti che ammettono di avere una Internet sexual addiction: 10%Genere sessuale: 28% donne, 72% uominiPersone che riescono a tenere segreta la loro attività di consultazione siti porno 70%Donne che ammettono di visitare siti porno sul luogo di lavoro: 13%
La pornografia, solo su Internet, ha prodotto nel 2005 un guadagno di 2,5 miliardi di dollari, salito nel 2006 a 2,84 miliardi di dollari
Le pagine più cercate in rete sono quelle con le parole chiave (in inglese): sex, sexy, xxx, porn,nude, playboy, sex chat ecc.Attualmente si stima che vi siano più di quattro milioni di siti Internet e 420 milioni di pagine porno.


Terapie di Coppia online psicolinea

Tariffe Psicoterapia

CYBER SEX E CYBER PORN

Le addiction sessuali sono due e presentano alcune caratteristiche antitetiche: “interattività” nel Cybersex, “passività” nel Cyber-Porn. Nel Cybersex, il computer è un mezzo attraverso il quale la persona interagisce con un’altra e quindi, come sottolineato da Lavenia (*), si crea un sistema “uomo-macchina-uomo”; nella Cyber-Porn Addiction invece, è del tutto assenta l’interattività, perché la persona è sola con lo schermo e con le immagini impresse su di esso, creando un sistema “uomo-macchina”.
(*) Lavenia G., Marcucci M. (2005), “Quando Internet crea dipendenza: Net Addictions”, in: Piave N. A., Iadecola G. “Profili pedagogici e psicopatologici della gruppalità in Rete”, MANNI Ed, Lecce.

CYBERSEX : PERCHE’?

E’ un tentativo di colmare un vuoto interiore, di staccarsi dalla propria realtà, di crearsi un mondo virtuale di emozioni, che in un primo momento si pensa di poter controllare completamente.
L’abitudine ad avere rapporti sessuali con la donna virtuale può produrre anche un calo della libido maschile. Infatti, l’essere bombardati continuamente da stimoli sessuali forti svuota l’erotismo di ogni significato relazionale e lo banalizza. Dice la sociologa Naomi Wolf che “Quando un uomo si trova sempre davanti a donne ‘finte’ pronte a soddisfare qualsiasi desiderio sessuale, col sorriso sulle labbra, finisce per trovare le sue partner reali noiose e insignificanti. Infinitamente meno appetibili fisicamente. Molto meglio allora, gratificarsi con le immagini on line, con le quali tra l’altro non si corre il rischio di fare brutta figura”. Quest’esplosione del porno è dunque responsabile di un complessivo calo del desiderio dell’uomo nei confronti della donna reale. Per citare ancora la Wolf, “per la prima volta nella storia dell’umanità la forza dell’immagine e della suggestione ha soppiantato quella delle donne in carne e ossa ed oggi una donna nuda è soltanto una brutta pornostar”. (Naomi Wolf, New York Times)

Dr. Walter La Gatta

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tariffe Psicoterapia

CYBERSEX: PER CHI?

Gli uomini, da sempre, sono maggiori consumatori di pornografia rispetto alle donne. Sembra che questo sia dovuto al fatto che l’eccitazione sessuale maschile sia più ‘visiva’. Infatti, sebbene molte ricerche recenti dicano che l’eccitazione visiva riguardi anche il genere femminile, non vi è dubbio che parole, carezze e coccole siano per le donne più eccitanti di un film pornografico. Non a caso, per conquistare una donna si tende a creare atmosfere particolari (luci di candela, penombre, sottofondi musicali ecc.). Evidentemente la visione non è altrettanto importante per l’eccitazione del sesso femminile.

CYBERSEX CON WEB CAM

Gli utenti comprano crediti tramite carta di credito e poi li spendono all’interno del circuito. Le camgirl iscritte sono 4mila, gli utenti totali più di 300mila. Ogni minuto di collegamento costa all’utente 3 euro. La cam-girl incassa il 45%. Chi si avvicina alle videochat per adulti lo fa per diversi motivi: chi per solitudine, chi per passare il pomeriggio, chi per evasione, chi per vivere un’esperienza nuova, chi per abbatter i propri tabù, chi per confrontarsi, chi per parlare semplicemente. Sono persone normalissime, può essere il vicino di casa. (Dati tratti da: Helen, Diario di una webcamgirl -ed.Mursia. Occorre dunque rendersi conto che esiste un mondo virtuale dove giovani “webcamgirl” alcune delle quali studentesse, si mettono in mostra, si raccontano, si filmano in cambio di facili e consistenti guadagni. Niente incontri dal vero, non sono necessari: tutto rimane rigorosamente virtuale.

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

YouTube player

DISAGIO RELAZIONALE

Il soggetto che consuma sesso on line generalmente teme la relazione fisica, reale, con il/a partner sessuale o, in senso più generale, ha difficoltà nei rapporti affettivi. Crea dunque curiosità e allarme la notizia fornita da David Levy che in questo mese di Novembre 2007, ha pubblicato un libro, “Love + Sex with Robots” che annuncia che entro il 2050 si assisterà ad unioni matrimoniali tra umani e robot. David Levy è un ricercatore d’intelligenza artificiale presso l’Università di Maastricht in Olanda ed ha recentemente dichiarato in un’intervista a livescience.com: “All’inizio potrà sembrare bizzarro. Anni fa anche i matrimoni tra persone di razze differenti e dello stesso sesso erano vietati o venivano visti come un tabù, ma in pochi anni anche queste forme di unioni verranno accettate dalla società”. Il dato è confermato da Henrik Christensen, docente di robotica all’Università di Stoccolma e fondatore di European Robotics Research Network, il quale afferma che: “Esistono già adesso una vasta serie di androidi maschili e femminili identici agli esseri umani. Possono muoversi, parlare ed eccitarsi. Sono stati creati per dare piacere. Entro cinque anni al massimo la gente comincerà a far sesso con i robot”. Mentre noi ci stiamo ancora a chiedere se possono considerarsi lecite le unioni gay, questo è il futuro che si prepara per noi, che scavalcherà la pornografia e diventerà completamente ‘autogestito’, nel senso che non vi sarà più bisogno di un partner umano, né reale, né virtuale.

Una intervista sulla Eiaculazione Precoce

YouTube player

PORNOGRAFIA E MINORI

Concludo questa relazione con un cenno alla pornografia minorile, che è il problema più grande nel campo più generale della vendita del corpo a scopo di prostituzione. I bambini infatti cominciano col guardare la pornografia adulta su Internet per poi scoprire i siti dove si trovano immagini di ragazzi della loro età. Alcuni di questi giovani consumatori di pornografia online hanno subito abusi sessuali e cercano dunque online immagini che servono a ‘normalizzare’ la loro esperienza.
Proprio nell’età in cui la sessualità sta emergendo, gli adolescenti ed i pre-adolescenti possono infatti cominciare ad avere delle fantasie sessuali ispirate al porno o ad attuare comportamenti sessuali basati sulle immagini viste on line (es. Sesso di gruppo). Le statistiche dell’Internet Filter Review ci dicono infatti che il primo contatto dei ragazzi con la pornografia on line avviene a 11 anni. Il 90% dei ragazzi fra gli 8 ed i 16 anni dichiara di aver visto materiale pornografico online, spesso attraverso link creati con i personaggi dei cartoni come Pokemon o Action Man.

Dr. Walter La Gatta

PREVENZIONE

Allo stato attuale, sembra impossibile, tecnicamente, impedire ai ragazzi di vedere la pornografia on line. In Australia ad esempio si sono spesi oltre 100 milioni di dollari per costruire dei filtri capaci di difendere le famiglie dalla pornografia in rete. Si è visto così che i ragazzi più esperti nella tecnologia hanno disattivato immediatamente questi filtri con un piccolo software che si è diffuso più velocemente di un virus informatico. E allora, dal momento che, tecnicamente, sembra impossibile evitare che i ragazzi vengano a contatto con materiale pornografico per via telematica, premesso che nessun intervento può essere più efficace dei consigli di un genitore bene informato sulle attività che svolge in rete un minore, molto può fare anche la scuola, introducendo l’argomento ‘sessualità su Internet’ in specifiche lezioni di educazione sessuale.
Si potrebbe così spiegare che la sessualità adulta è una cosa diversa da quella rappresentata dalla pornografia

ULTIME NOTIZIE: IL PORNO ON LINE È IN CRISI ?

Ad Ottobre del 2005 i siti porno rappresentavano il 16,9% del traffico sul Web americano, oggi essi riguardano solamente l’11,9% della Rete, con un calo del 33%. (Fonte: La Repubblica Nov. 07). Cosa può averlo sostituito? La risposta si trova nel grande successo di Facebook nel pubblico giovanile.
Il sito è nato come una comunità ristretta, riservata agli studenti di università e licei di tutto il mondo. L’amministratore delegato di Facebook è Mark Zuckerberg, 25 anni, che ha fondato il sito nel 2004, quando era studente ad Harvard. Dal luglio 2007 Facebook è cresciuto, al punto di diventare uno tra i dieci siti più visitati al mondo. Lo frequentano giovani che hanno un’età compresa fra i 18 ed i 24 anni.
Chi frequenta questo sito, in questa fascia di età, visita, nella top list indicata in alcune ricerche, al secondo posto i motori di ricerca, poi i servizi di web mail e, solo al quarto posto i siti porno. Concludendo, più che pensare che la pornografia abbia esaurito la sua forza attrattiva sul pubblico, specialmente maschile, si può pensare che abbia cambiato forma di espressione, ad esempio trasferendosi sui cellulari (molti ragazzi oggi consumano e addirittura producono film porno, che poi condividono appunto su siti come Facebook).

Walter La Gatta



Psicolinea.it © Nov. 07

I Social