Uno studio rivela che una grande quantità degli abiti messi in vendita per le ragazzine più giovani strizza l’occhio alla sessualità: fino al 30% dell’abbigliamento giovane (in America) è “sexy” o “sessualizzante”.
La ricerca, condotta presso il Kenyon College (Ohio, USA) porta a concludere che la moda obbliga le ragazze a confrontarsi prestissimo con la propria identità sessuale e con il modello femminile sessualizzato della bellezza fisica. Questa ricerca è stata pubblicata online su Sex Roles.
Secondo la teoria dell’oggettificazione, le donne che vivono nella cultura occidentale sono largamente rappresentate e trattate come oggetti sessuali destinati allo sguardo maschile. Tutto ciò porta allo sviluppo della auto-oggettificazione: giovani ragazze e donne più adulte fanno propri questi messaggi e vedono i loro corpi come oggetti, che devono essere valutati secondo standard di bellezza particolari (anch’essi sessualizzati).
Tenendo presenti quali potrebbero essere gli effetti negativi della auto-oggettificazione precoce nelle ragazzine (dismorfofobia, depressione, scarsa sicurezza di sé, scarsa autostima), i ricercatori ritengono che questo tipo di abbigliamento sia capace di influenzare socialmente le ragazzine pre-tredicenni.
Lo studio si è concentrato sull’osservazione di capi di abbigliamento su 15 siti Internet di negozi specializzati per questa fascia d’età. Su 5.666 capi di abbigliamento studiati, solo il 69% aveva caratteristiche tipiche legate all’infanzia (es. nastri, pois). Del rimanente 31%, il 4% era decisamente sexy, il 25% era misto (infantile e sexy) e il 4% era neutro (né infantile, né sexy).
Gli abiti sexy tendevano a mettere in evidenza il seno, oppure avevano tasche dei pantaloni molto decorate, che richiamavano l’attenzione sui glutei. Questi abiti erano destinati alle preadolescenti, più che alle bambine più piccole.
Gli autori concludono affermando che gli abiti più pericolosi per la sessualizzazione precoce delle bambine sono quelli con caratteristiche miste. I genitori possono infatti comprare alla figlia una minigonna leopradata, se è di colore rosa acceso, senza rendersi conto del tipo di abbigliamento acquistato, perché si tratta di un capo “ambiguo”: anche se mascherati, i richiami sessualizzanti restano presenti in quegli abiti e dunque occorre tenerne conto.
Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona
Fonte: Goodin S et al (2011). “Putting on” sexiness: a content analysis of the presence of sexualizing characteristics in girls’ clothing. Sex Roles; DOI 10.1007/s11199-011-9966-8, via Alpha Galileo
Immagine: Chris Willis, Wikimedia
Autori: Giuliana Proietti – Walter La Gatta
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