Contro la psicoterapia ignorante: intervista a Paolo Crepet

Intervista a Paolo Crepet, di Giuliana Proietti

GP A 150 anni dalla nascita di Freud, con l’affermazione delle neuroscienze e il rafforzamento del filone organicista della psichiatria e degli psicofarmaci, cosa rimane, secondo lei, della psicoanalisi? E’ stata solo una grande illusione?

PC Nooo. La psicoanalisi era ed è un grande strumento conoscitivo dell’uomo: in questo non è stata superata dalla psicofarmacologia o dalla biologia. Certo, se si pensava che la psicoanalisi potesse essere la soluzione a tutti i problemi dell’umanità, questo è ovvio che non è. E’ una chiave culturale, è una chiave di ricerca.

GP Lei è stato allievo e collaboratore di Franco Basaglia: dopo anni di applicazione e ormai fuori dagli echi del ’68, come giudica la famosa 180? In che cosa la cambierebbe per renderla migliore?

PC Ma, guardi, la 180 non è frutto della cultura del ’68. E’ stata una grande stagione, operativa, scientifica, ma la 180 ha radici molto più complesse rispetto al ’68. Come la cambierei? Ma, semplicemente, come è sempre stato detto, applicandola, analizzando ciò che oggi manca, per esempio le strutture intermedie.

GP Il suicidio rappresenta oggi la terza causa di morte per gli adolescenti: quali sono i motivi, secondo lei e cosa si potrebbe fare per diminuire l’entità del problema?

PC Il suicidio è un problema individuale, per cui non possiamo dire teoricamente che cosa bisogna fare… perché un ragazzo… Perché è Antonio, piuttosto che Laura che si suicida, quindi dobbiamo occuparci della loro vita. Che cosa si potrebbe fare? Bè, cambiare la scuola, perché la scuola è un grande luogo di ascolto di un adolescente. Se il ragazzo si sentisse più partecipe, più ascoltato, sarebbe meglio.

GP Con i telefonini in mano, di nuova generazione, i nostri ragazzi stanno diventando sempre di più produttori e spacciatori di pornografia, anche attraverso atti di bullismo sulle vittime. Il problema, rispetto alle generazioni passate, è nei giovani stessi o nelle nuove tecnologie, che spingono a questi comportamenti?

PC No, ogni volta la tecnologia porta ad un eccesso, esattamente come la libertà. Quando uno scopre la libertà di solito fa subito una sciocchezza, perché ne abusa.

GP Potrebbe essere un’idea, secondo lei, consigliare ai genitori di pretendere che i loro figli, almeno fino ai 16 anni, abbiano solo dei telefonini di modello-base?

PC No, non ho mai pensato che la repressione possa essere utile. Adesso si sfogano a fare video. tra un anno non ce ne accorgeremo neanche più. Diventerà come il frigorifero, il tostapane. Ora, chiaro, c’è la novità, per cui è chiaro che i ragazzi che hanno più in mano questa novità rispetto agli adulti, tendono ad usarla, come sempre fanno i ragazzi. Quando uno scopre il calcio, gioca tutti i giorni: sei mesi dopo si stufa…

GP Lei ritiene la scrittura ‘una grande possibilità di comunicare, che fa sentire più liberi e privilegiati’ : cosa pensa del mondo dei Blog?

PC Il mondo dei Blog è interessante: anche lì è una liberta, nel senso che io scrivo, posso scrivere una bestemmia, una frase ingiuriosa, tanto c’è un anonimato che mi protegge.. Il Blog è fatto da persone assolutamente anonime, in gran parte, per cui è una forma di scrittura. Da questo a dire che è una forma letteraria ci penserei un attimo… Questo lo dice D’Agostino, ma io non lo penso.

GP Cosa pensa delle psicoterapie condotte on line? Potranno, in futuro, sostituire il tradizionale incontro faccia-a-faccia con il terapeuta, secondo lei?

PC No, le terapie on line sono molto utili e saranno sviluppate sicuramente in futuro perché uno può anche vedere in faccia il paziente ed il paziente vedere in faccia il terapeuta. Se questo potesse portare ad un abbassamento dei costi della psicoterapia, credo che saremmo tutti contenti, perché mi pare anche giusto che anche chi non se lo può permettere possa usufruirne. Da questo a dire che sostituirà totalmente la psicoterapia tradizionale mi sembra una cosa eccessiva.

GP Essendo lei uno psichiatra-psicoterapeuta, si sente più vicino al mondo ‘medico’ o ‘psicologico’ ? E’ soddisfatto di come è gestita e regolata la psicoterapia in Italia? C’è qualcosa che cambierebbe?

PC Ma guardi, io mi sento me stesso, quindi non… Medico, sono medico, psicoterapeuta, sono psicoterapeuta, sociologo (sono laureato in sociologia). Queste sono le cose della mia vita. Non mi sento
di appartenere ad una categoria piuttosto che ad un’altra. Che cosa cambierei della psicoterapia?
Bè, nel mondo della psicoterapia ci sono tanti cialtroni che si improvvisano e fanno un gran male, soprattutto alle persone che pensano che la psicoterapia sia un modo per cambiar la testa ai pazienti. Questo è il delitto più grosso ed anche il pericolo. Io vedo anche persone che sono totalmente in balìa di quel che dice uno psicoterapeuta e questo è un potere che uno psicoterapeuta non può e non deve avere.

GP Che ne pensa di quei filosofi che adesso vogliono entrare nel campo della psicoterapia?

PC Mah! Uno psicoterapeuta secondo me è anche una persona di cultura. Io non andrei mai da uno psicoterapeuta ignorante…. Non vedo perché. E’ come andare da un cronista… Che ci vai a fare? Un filosofo, uno come Galimberti è una persona notoriamente colta, con cui uno può fare un discorso, può parlare di qualcosa… Che poi sia filosofo, piuttosto che medico non importa. Io conosco molti medici ignoranti. Ci saranno poi, sicuramente, anche i filosofi ignoranti.

GP Analizzando le acque dei fiumi si vede che sempre più persone oggi fanno uso di cocaina, che una volta era considerata la ‘droga dei ricchi’. Secondo lei a cosa è dovuto l’accrescersi di questo fenomeno? Dove sono le responsabilità?

PC La cocaina è la droga più stupida, perché è quella che assomiglia di più al mondo ‘vincente’ di oggi che è molto stupido. Non c’è niente di peggio che rovinarsi la vita accelerando i tempi. Le persone intelligenti criticano il mondo degli Yuppies, il mondo stupido degli affari che si consumano nell’ambito di un secondo. Tutta gente che poi non sa vivere. La cocaina è la metafora di tutto questo. Cosa fa? E’ un acceleratore, da una parte. dall’altra parte, come lei ben sa, è un antidolorifico. Quindi è per tutti quelli, cretini, che pensano che la vita possa essere in qualche modo ‘addolcita’ ed invece la vita è quella che è. Non si può vivere con una fiala di Pentotal sempre in tasca.

GP Visto che lei ha modo, per la sua attività professionale, di avvicinare sia ‘persone normali’, sia persone ‘ricche’, ‘arrivate’, ‘famose’: dove trova che vi sia maggiore sofferenza ed insoddisfazione?

PC Di persone ‘arrivate’ io ne vedo poche, perché non è che vengano da me. Di solito le persone arrivate sono molto contente. Sono quelli che, dopo essere arrivate, affrontano un declino, che vengono da me.

GP La rimozione del pensiero della morte presente nella nostra società non aiuta neanche ad una discussione serena sul testamento biologico e l’eutanasia: lei cosa ne pensa?

PC Io sono per l’eutanasia: per me stesso, per gli altri no. Non so cosa si deve fare, se si deve andare da un notaio ci andrò, perché ormai ho un età che… Dovrò occuparmi anche di queste cose. Non voglio dubitare che qualche cretino di medico si accanisca su di me quando ormai non posso reagire. Io, essendo medico, non mi fido dei medici, perché li conosco troppo bene… Quindi non vorrei che la farmaceutica decidesse di usarmi per scoprire quale farmaco antibiotico funziona meglio. Vorrei andarmene in pace, senza soffrire.

GP Parliamo del suo ultimo libro: Innamoramento, gelosia, eros, abbandono. Il coraggio dei sentimenti. Perché l’ha scritto ed in che cosa pensa che il libro possa aiutare le persone ad essere più felici?

PC No. Non è che ho scritto questo libro per permettere a qualcuno di essere più felice. Non sono così… Sarebbe un’ingenuità. Uno scrive libri perché se lo sente, perché sente che quella materia è una cosa che… Io scrivo molto per divertirmi, quindi non lo vedo come un compitino a casa che qualcuno mi dà. Mi diverto, lo faccio. Questo è un libro sull’innamoramento, è una cosa molto divertente. Ho scritto anche libri sul suicidio e quelli erano un po’ più pesanti…

Giuliana Proietti

Chi è Paolo Crepet?

 

Paolo Crepet è nato a Torino nel 1951. Psichiatra e sociologo, insegna Culture e linguaggi giovanili presso il corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena. Collabora con «Specchio» de “La Stampa” e “ Anna”.

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