Il senso del ridicolo ci salverà: intervista a Michele Mirabella

Il senso del ridicolo ci salverà: intervista a Michele Mirabella

Le interviste

 

GP Da anni lei conduce Elisir, storico programma di Rai3 che si occupa di medicina e di divulgazione scientifica. Questa collaborazione parte da un suo interesse personale per la medicina o si tratta di un lavoro che le è capitato per caso o le è stato proposto ?

MM Tutte e due le cose. L’interesse c’è sempre stato ed è stato intercettato dalla rete che tanti anni fa mi chiese di collaborare ad inventare un programma sulla medicina (e di medicina), che si fosse occupato dello star bene. Io ho collaborato per la mia parte, cioè la parte squisitamente televisiva, della comunicazione mediatica, con altri autori che sono stati protagonisti insieme a me. Certo, se non avessi avuto un interesse così spiccato per la cultura della salute e della medicina probabilmente non sarei riuscito…

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GP Parlare così spesso di malattie, incontrare tanti medici, l’ha aiutata a vivere meglio, a fare prevenzione, oppure l’ha resa più ipocondriaco?

MM Certo che mi ha aiutato, chiunque frequenti la medicina con intelligenza e senza ansie da malato immaginario non può che giovarsi della frequentazione “gratuita” di tutti questi medici. Inoltre, la verifica diretta delle situazioni aiuta, perché toglie quel velo di drammaticità che spesso opacizza il nostro intendimento e ci rende ipocondriaci. L’ipocondria è frutto spesso di poca competenza.

GP Lei non ha una formazione scientifica, ma umanistica: secondo lei è importante avere una formazione classica per affrontare i temi della scienza?

MM … Ma guardi che il medico è un umanista, non è uno scienziato! La medicina non è una scienza, è una tecnica. Le scienze sono altre: la botanica, la chimica, l’anatomia. Il medico è un tecnico che padroneggia molte scienze. Di tutte le scienze umane, la medicina è la più umana di tutte… Perché il medico non si occupa della malattie, si occupa dei malati e di persone che hanno delle malattie. Lo dice anche Ippocrate: il medico studia le persone, non le malattie.

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GP Forse la sua è una visione un po’ idealizzata della medicina…

MM No, i medici che sono seri sono così. Questa è la medicina.

GP E la filosofia, quanta importanza ha avuto nella sua formazione?

Non mi considero un esperto di filosofia: ho frequentato i filosofi che ho studiato perché la mia formazione è letteraria, storico-filosofica. La mia formazione è debitrice dello studio della filosofia, della filosofia della storia, in particolare. Ho studiato Croce, ho studiato Hegel… Lo studio dei filosofi e delle loro opere, dunque non tanto la filosofia, ma lo studio delle opere dei filosofi, accompagna la formazione della persona, dai presocratici ad oggi: Emanuele Severino, Cacciari…Vi sono dei pensatori illustri; nulla deve sfuggire all’attenzione e alla curiosità.

GP. E della psicologia cosa ne pensa? Forse non rientra nel campo dei suoi interessi? Perché è così poco rappresentata in Elisir?

MM L’abbiamo trattata e poi la trattiamo sempre, trasversalmente. La psicologia come branca della medicina l’abbiamo affrontata e come… Poi io non sono un competente, sono un curioso. La psicologia dal punto di vista organicistico mi interessa molto di più che quella affidata al nominalismo dello studio linguistico. Io sono convinto che i problemi del cervello siano fronteggiabili sia con il trattamento chimico, e parlo di molecole, sia con il trattamento tipicamente psicologico e psicoanalitico, cioè quello del contatto umano, attraverso la parola, perché sono convinto che la comunicazione a sua volta attivi degli atteggiamenti organicistici che curano o aggravano…

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GP Lei è un cultore di Watzlawick dunque, Pragmatica della Comunicazione Umana, la scuola di Paolo Alto…

MM Si: non si può non comunicare e sto citando quello che cita lei…

GP Spesso il nome di Michele Mirabella viene accomunato a quello di Piero Angela: perché secondo lei? Cosa avete in comune?

MM Intanto per me è un onore essere accomunato al nome di Piero Angela, perché è un uomo intelligentissimo, è un grande uomo di televisione e di comunicazione. E’ un intellettuale sobrio, raffinato, “educato”. Io ho potuto imparare da Piero Angela: la compostezza, la sobrietà, la chiarezza nell’esposizione, l’onestà intellettuale, il rigore scientifico, il rigore illuministico, Voltairiano, l’esperimento, le realtà vere, la lotta alle superstizioni, lo scetticismo nei confronti di tutti i vaniloqui dei così detti “paranormali”. In questo io sono un suo allievo, anche se poi non siamo tanto lontani come esperienza professionale: ci separano appena dieci, quindici anni. Ce n’è abbastanza per lusingarmi.

GP Lei insegna sociologia della comunicazione: pensa che questi studi sulla comunicazione, che oggi vanno molto di moda, siano poi utili per inserirsi nel mondo del lavoro?

MM No!

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GP, Ah, molto sincero…

… Sono “indispensabili” ! Intendiamoci: se qualcuno si illude di poter trovare lavoro perché è laureato in Scienza della Comunicazione, si illude. Oggi, in tutte le branche del sociale, la persona deve avere delle competenze di comunicazione: è una formazione di base, ma poi il lavoro lo troverà in altri campi. Anche il medico dovrebbe avere esperienze di sociologia della comunicazione. E’ una cultura che non può più sfuggire all’uomo moderno.

GP A proposito di comunicazioni e comunicazioni di massa, secondo lei le televisioni commerciali hanno migliorato o peggiorato i gusti degli italiani?

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MM Li hanno devastati, li hanno devastati. Hanno spadroneggiato senza rete e continuano a farlo…E quindi hanno formato, o de-formato gli italiani, preparandoli al disastro che stiamo vivendo. Il danno è stato cominciato trenta anni fa, prima ancora di creare un partito.

GP Secondo lei, come esperto di comunicazione, la televisione effettivamente è in grado di spostare voti e creare consenso anche in programmi che non hanno niente a che fare con la politica?

MM Solo con i programmi che non hanno niente a che fare con la politica si spostano i voti ed i consensi… Sono gli stili di vita: gliel’ho detto. E’ da anni che si prepara questa devastazione politica che stiamo vivendo. Non sono le organizzazioni politiche che spostano i voti, sono i Grandi Fratelli.

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GP Lei è un uomo del Sud: cosa ne pensa della rassegnazione e del degrado in cui vive buona parte della popolazione meridionale? E’ sempre colpa dei governi o c’è anche una responsabilità culturale?

MM Le rispondo come prima: quello che lei apprezza o lamenta andrebbe tutto rivisto e ridiscusso. Se è vero che c’è la camorra, ci sono anche i ragazzi calabresi e Saviano, no? C’è meno vivacità in questo senso nel Pacifico Nord. Il Sud è vero, vive nel degrado, ma le cause sono antropologiche, storiche e quindi politiche.

GP Come uomo del Sud lei è anche particolarmente galante con il gentil sesso: ad esempio è uno dei pochi che usa ancora il baciamano… Crede che questi modi gentili siano ancora delle armi di seduzione efficaci?

MM Non so…

GP Pensa che le donne siano cambiate, che non amino più ricevere queste attenzioni?

MM Dipende dalle donne. Sono molto più sensibili e complesse dei maschi. Io comunque il baciamano non lo uso come arma di seduzione, per me è un comportamento naturale, però credo di si, le donne ancora gradiscono queste attenzioni.

GP Anche nel post-femminismo…

MM Ma andiamo… Non credevo nel femminismo, figuriamoci nel post-femminismo.

GP Come osservatore del costume, in che cosa è cambiata la vita sessuale degli Italiani dal periodo della sua giovinezza ai giorni nostri?

MM E’ migliorata. Io l’ho sempre rispettato il sesso, purtroppo però oggi è diventato semplicemente un articolo di consumo e dunque secondo me le persone si divertono meno… Tornerà comunque, perché tutto è ciclico e dunque si tornerà a capire quanto prezioso sia considerare il sesso un’arte e non soltanto una ginnastica, o comunque una specie di modo per passare il tempo. Quando leggo nelle cronache: “hanno violentato la ragazza pe’ fa’ ‘na cosa”… Ma che senso ha? Se c’è una cosa che non deve avere niente a che fare con il sesso è la violenza. La violenza nel sesso è implicita e condivisa, ma in questo caso non è violenza, è forza… Ma sono discorsi troppo complicati per questi ragazzi, che hanno un’idea del sesso da bassa macelleria, sia i maschi che le femmine, purtroppo. Ciò che maggiormente mi indigna ed in questo c’è la mia formazione umanistica e da uomo del sud, che spesso le ragazze condividano questa idea del sesso come consumo. Me la aspetterei da quei ragazzacci che frequentano le bottiglierie, ma dalle ragazze…

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GP E pensare che, nell’aspetto e nella sensibilità, gli uomini si sono avvicinati alla femminilità, ma questo non è servito a renderli meno violenti nei confronti delle donne o anche dei bambini. Come si spiega il perdurare di aspetti così violenti e machisti insieme a tanta effeminatezza nel look?

MM Sa che non me lo spiego? In realtà queste effeminatezze sono delle storture intellettuali; sono modi di infrangere i tabù, di crearli e poi di infrangerli. E’ un po’ come un tiro al bersaglio: creano i tabù per poterli infrangere. Pensi all’orgoglio omosessuale, che è una cosa patetica, ridicola e controproducente… Per poi mettersi delle catene… Sono degli imbecilli.

GP E’ ottimista o pessimista sul futuro? Secondo lei cosa salverà il genere umano dall’autodistruzione?

MM Mah!

GP Mi aspettavo da lei come risposta: “la cultura”… O sbaglio?

MM Il vecchio Dostojevskij dice “la bellezza ci salverà”. Io direi “il senso del ridicolo”. Se ritroviamo il senso del ridicolo siamo salvi.

Giuliana Proietti

 

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Chi è Michele Mirabella?

Nato e cresciuto a Bitonto (Ba) è regista, autore, attore di teatro, radio, cinema e televisione. Tra queste attività predilige quella di regista. Lavora dal 1973 presso la RAI dopo aver vinto una borsa di studio. E’ laureato in Lettere e Filosofia e, ad honorem, in Farmacia. In teatro ha firmato la regia di oltre sessanta spettacoli e ha recitato in teatri stabili e in numerose compagnie primarie in tutta Europa e negli Stati Uniti. Ha curato anche la regia di numerose opere liriche. Attualmente Insegna “Teorie e Tecniche della Comunicazione di Massa” presso l’Università di Bari, è nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione Petruzzelli di Bari, è sovrintendente e direttore artistico del Teatro di Udine e sta per dirigere un Elisir d’Amore al Teatro Lirico di Cagliari. Su RAI3 conduce Elisir e Cominciamo bene (estate) e, per hobby, cura con passione delle piante da fiore, site nel suo terrazzo. Per la precisione trattasi di rose e turcamelie…
Dalla primavera del 2006 è membro del Consiglio di Amministrazione del Parco della Musica/Auditorium, in rappresentanza della Provincia di Roma.

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