E’ così che mi viene… Intervista a Andrea De Carlo

E’ così che mi viene… Intervista a Andrea De Carlo

Le interviste

 

GP Quale è il libro (letto) che ha significato di più per lei e perché?

ADC Il primo libro che mi ha davvero appassionato è stato “I tre moschettieri” di Dumas. L’ho letto quando avevo forse nove anni, e lì ho scoperto tutti gli elementi entusiasmanti di un romanzo: i personaggi, l’ambientazione, l’amicizia, l’amore… Certo, è probabile che oggi non reggerebbe a una rilettura più critica e matura, ma allora ha significato molto per me.

GP E tra i libri che ha scritto, quale è quello che la rappresenta di più? Perché?

ADC Riguardo i miei libri, credo che ognuno mi rappresenti, per un aspetto o per l’altro. Se dovessi sceglierne uno solo, forse direi “Due di due”. Tra tutti, è probabilmente quello in qui ho più riversato i miei pensieri, le mie esperienze, il mio modo di essere.

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GP Perché usa ripetutamente la congiunzione ‘e’ nelle frasi dei suoi romanzi? E’ un codice segreto per farsi riconoscere dai suoi lettori, un artificio letterario per rendere meglio il linguaggio parlato, o altro?

ADC Credo che lo stile di ogni scrittore nasca da un intreccio di scelte razionali e scelte istintive, dove la ricerca espressiva si mescola a tratti caratteriali e a impulsi inconsci. Il caso dei miei ‘e’ ricorrenti ne è un buon esempio. In altre parole, è così che mi viene, come il tono della mia voce.

GP Le case editrici sono così spietate nei riguardi degli autori emergenti, come abbiamo letto nel libro ‘Due di Due’? Che consiglio si sente di dare a chi desidera realizzare il sogno della pubblicazione del suo libro nel cassetto?

ADC Le case editrici ragionano prevalentemente in base a considerazioni di mercato, dunque pubblicano autori che pensano possano vendere. In questo non c’è niente di strano, visto che devono produrre utili. Ma è molto brutto quando da questo nascono manipolazioni nei confronti di scrittori che non sono ancora in grado di difendersi. E’ successo tante volte in passato e succede ancora, credo. L’unico consiglio che posso dare a chi vorrebbe pubblicare il proprio libro è di non accontentarsi dei primi risultati, di riscrivere fino a essere totalmente convinto che non ci sia niente da migliorare e poi, ma solo a quel punto, di difendere strenuamente le proprie scelte.

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GP Esiste il fenomeno del ghostwriting in Italia, fra gli scrittori di successo?

ADC Non ho informazioni dirette, però sfogliando alcuni libri ho la sensazione che siano stati “messi insieme”. Se non è “ghostwriting” è probabile che sia qualcosa di molto simile.

GP Che rapporto ha con il computer ?

ADC Uso il computer per scrivere, e lo trovo uno strumento molto più flessibile della Lettera 22 che usavo agli inizi, o anche della penna. Questo perché i pensieri non sono orizzontali, ma circolari, ellittici, curvilinei, e l’elasticità del computer gli si adatta meglio.

GP E con internet?

ADC Uso Internet per raccogliere informazioni, per scrivere lettere ad amici lontani, per comunicare con i molti lettori che frequentano il forum del mio sito (www.andreadecarlo.com).

GP Sappiamo che le sta molto a cuore la salvaguardia dell’ambiente: ha mai pensato di pubblicare un libro direttamente on line, senza utilizzare carta, seppure riciclata? Che problemi ci sarebbero?

ADC Ci ho pensato, ma sono arrivato alla conclusione che un romanzo debba essere un oggetto tangibile, reale, dunque stampato su carta. Nessun congegno elettronico potrà mai sostituire il piacere di tenere la tua copia personale tra le mani, sfogliarla, segnarla, portarla dove vuoi. Il punto è usare la carta giusta, che non abbia comportato la distruzione di foreste. Per questo continuo la mia campagna con Greenpeace, a cui stanno aggiungendosi altri scrittori. Ormai abbiamo dimostrato che stampare su carta amica delle foreste è possibile, che non costa di più, e che i risultati sono buoni. Tutti i miei libri, inclusi i tascabili e le edizioni straniere, sono e saranno su carta riciclata e certificata. Farò di tutto perché i miei colleghi seguano questa strada.


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GP Lei dice che i romanzi statici sono la morte della letteratura. Un libro come Il Codice da Vinci è per lei un buon esempio di letteratura?

ADC Il Codice da Vinci è un romanzo in costante, frenetico movimento, ma sembra scritto da un imbecille per un pubblico di imbecilli. Il suo spostare l’azione da un luogo all’altro senza tregua serve solo a non far soffermare il lettore sulla massa di informazioni sbagliate, implausibilità, sciocchezze, e sulla sua pessima qualità letteraria.

GP Chi conosce le trame ed i personaggi dei suoi libri, trovandosi a leggere la sua biografia si rende conto di sapere molte cose della sua vita privata e delle sue esperienze, senza averla mai incontrata di persona. Questa cosa le crea qualche imbarazzo nella vita sociale ?

ADC No. Un po’ perché la mia vita sociale è estremamente ridotta, un po’ perché mi sembra del tutto inevitabile che un romanziere scriva della sua vita. A volte mi capita di incontrare qualcuno che pensa di conoscermi bene perché conosce bene i miei romanzi. Quando capita l’unico problema è nella mancanza di reciprocità, ma è facilmente superabile.

GP Per molte persone la creazione artistica è una sorta di auto-terapia, un modo per fare ‘outing’ pur senza esporsi in prima persona. E’ così anche per lei?

ADC Scrivere è anche una forma di auto-terapia, e nello stesso tempo un modo di peggiorare la malattia, perché raccontare di un nodo non vuole dire scioglierlo, ma solo vederlo in modo più chiaro, e renderlo visibile agli altri. Comunque sia, il gioco che fa un romanziere implica un livello altissimo di esposizione, in prima persona.

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GP Lei si interessa di psicologia? Le è mai capitato di leggere un trattato di psicologia per approfondire la descrizione della personalità di uno dei suoi personaggi?

ADC La psicologia mi interessa molto, così come mi interessa l’etologia, che gli umani per rassicurarsi vorrebbero applicare solo alle altre specie animali. Faccio sempre un attento studio psicologico dei miei personaggi e delle loro interazioni, prima ancora di cominciare a scrivere.

GP E’ nato nella Milano che conta, ha studiato al Liceo Berchet e si è laureato in storia moderna, ha viaggiato moltissimo, conosciuto e lavorato con personaggi del calibro di Fellini, Antonioni, Oliviero Toscani, è stato pubblicato dai migliori editori italiani, tradotto in 21 lingue ed è ancora lo scrittore più amato dai giovani, anche se sono di una generazione successiva alla sua. Tutto questo riesce a farla sentire un privilegiato?

ADC Sono un privilegiato perché faccio un lavoro che mi piace, e perché ho un pubblico di lettori appassionati e partecipi. Però questo non è certo un privilegio che mi è caduto addosso: me lo sono conquistato – e continuo a conquistarmelo – con un lavoro intenso e senza accettare nessun genere di compromessi.

GP Nella sua biografia leggiamo anche che, oltre che scrittore, è musicista, regista, fotografo. Perché ha scelto la narrativa come mezzo privilegiato di espressione e di comunicazione?

ADC Scrivere romanzi è un’attività che mi corrisponde. In più, almeno come la pratico io, è un’attività totalmente libera, senza condizionamenti o limiti di sorta. Frequentare altri linguaggi mi interessa, mi diverte, e contribuisce a tenere aperti i miei orizzonti.

Una Conferenza sulla Paura

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GP Perché la vediamo così poco in televisione? Non le piace fare promozione ai suoi libri, o è uno dei pochi che può permettersi di non andare?

ADC Non credo che la televisione sia necessariamente da disprezzare. Purtroppo è spregevole il modo in cui viene usata, soprattutto in Italia. In questo modo diventa una fabbrica di stupidità, che tritura persone, temi, sentimenti, linguaggi, immagini, fino a ridurli una poltiglia insignificante. Ecco perché ci vado il meno possibile, e solo negli spazi (rari) in cui mi sembra di poter mantenere un minimo di dignità. Quanto al fare promozione ai miei libri, non mi piace, e non credo che un buon libro ne abbia bisogno.

GP Ho letto una sua frase che condivido in pieno: ‘il potere è nelle mani delle persone peggiori, con conseguenze che si ripercuotono in un raggio vastissimo’. Purtroppo le leggi della selezione naturale di Darwin si applicano anche alla politica e chi è troppo onesto viene fatto fuori subito. Cosa si può fare, secondo lei, per reagire a questa forma di appiattimento qualunquista?

ADC L’unica speranza è nella diffusione di forme di espressione (e pressione) politica aperte a tutti, al di fuori delle macchine manipolatrici dei partiti. Internet in questo senso può essere uno strumento autenticamente democratico, per come permette di far circolare informazioni e mettere in contatto persone che la pensano allo stesso modo. Ma bisognerebbe riuscire a sfruttare queste possibilità in modo più pieno ed efficace, e questo richiederebbe forse qualche genere di organizzazione…

GP Ha fiducia nel futuro?

ADC Malgrado tutto, sì.

Giuliana Proietti

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Chi è ANDREA DE CARLO ?

Nato a Milano nel 1952, laureato in Storia moderna, ha vissuto a lungo negli Stati Uniti e in Australia. Ha fatto vari lavori, tra cui il fotografo, il musicista, l’insegnante di lingue. A Milano è stato assistente di Oliviero Toscani. Il suo primo romanzo, Treno di panna, è stato pubblicato nel 1981, con un’introduzione di Italo Calvino. In seguito ha scritto: Uccelli da gabbia e da voliera (1982), Macno (1984), Yucatan (1986). Nel 1988 ha diretto il film Treno di Panna tratto dal suo romanzo del 1981. Altri libri sono stati Due di due (1989) Tecniche di seduzione (1991), Arcodamore (1993), Uto (1995), Di noi tre (1997) Nel momento (1999), Pura vita (2001) I veri nomi (2002)ed infine Giro di vento (2004), il suo ultimo romanzo.
Ha un sito internet molto frequentato: (www.andreadecarlo.com).

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