Freud e il come se: cosa significa
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Freud usò la formula “come se” (als ob) in modo riflessivo sul suo stesso metodo. Ecco come andò:
Nella Lettera 96 a Wilhelm Fliess, datata presumibilmente tra il 1898 e il 1899, Freud scrive:
«In fondo non penso diversamente da come pensi tu: non tendo affatto a conservare l’elemento psicologico senza la base organica. Tuttavia, oltre alla convinzione, non ho nulla, né di teoretico, né di terapeutico, su cui fondarmi, e perciò devo comportarmi come se fossi di fronte solamente a fattori psicologici».
L’espressione segnala una finzione operativa, una posizione teorica provvisoria ma necessaria per poter procedere nel lavoro analitico.
In pratica, Freud riconosce qui un limite: l’assenza di fondamenti neurologici solidi e verificabili per spiegare i disturbi psichici. La sua convinzione personale è che psichico e organico siano interconnessi, ma, in mancanza di dati scientifici certi sull’origine biologica delle nevrosi, è costretto ad agire come se la dimensione psicologica fosse autosufficiente.
Questo “come se” non è segno di incertezza teorica, ma di rigore epistemologico: non si può spiegare ciò che non è ancora scientificamente fondato, quindi ci si limita — metodologicamente — a ciò che è accessibile, cioè il piano psicologico. È un modo per dire: “Mi comporto come se il sintomo fosse interamente psichico, anche se sono consapevole che in futuro potremmo trovare la base organica sottostante.”
Freud tra epistemologia e clinica
Questa posizione ha due risvolti fondamentali:
- Epistemologico: Freud introduce un metodo clinico che si fonda su ciò che è osservabile e trattabile nella relazione analitica. L’organico viene momentaneamente sospeso, non negato.
- Clinico-terapeutico: trattare il sintomo come se fosse solo psicologico consente di avviare un processo di cura efficace, a prescindere dall’origine ultima del disturbo.
Il “come se” qui coincide con l’atteggiamento del clinico che sospende il giudizio ontologico sulla verità ultima del sintomo, per lavorare nella concretezza dell’esperienza soggettiva.
Una matrice filosofica: il “come se” come modello di pensiero
Questa espressione di Freud rimanda implicitamente alla tradizione filosofica tedesca, in particolare all’opera di Hans Vaihinger, La filosofia del come se (1911), che Freud lesse e apprezzò. Vaihinger sosteneva che molte delle nostre teorie, anche scientifiche, funzionano come finzioni utili, che non sono vere in senso assoluto, ma sono operative.
Il “come se” di Freud si inserisce in questa linea: non è una verità metafisica, ma una verità clinica. Il sintomo viene trattato come se fosse effetto di un conflitto inconscio, e questo approccio, anche se ipotetico, produce effetti reali.
Rinunciando all’idea che gli avvenimenti psicologici potessero essere spiegati a partire dalla loro base organica, Freud stava solo rimandando questa possibilità ad un’altra epoca, in cui maggiori cognizioni avrebbero reso possibile una tale correlazione. Fino a quel tempo tuttavia, il campo psicologico avrebbe dovuto essere affrontato e capito in base a postulati, metodi e teorie specificamente psicologici.
A tutt’oggi, il modello freudiano rimane un modello ipotetico di struttura e organizzazione della psiche, perché il ‘come se’ non ha trovato, per ora, alcuna conferma scientifica in campo neurologico.
Testo consultato: Zetzel E., Meissner W.W., Psichiatria psicoanalitica, Boringhieri
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
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Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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