Storia della danza del ventre
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La storia della danza del ventre, conosciuta anche come danza orientale o danza araba, è avvolta nel mistero e nella tradizione millenaria delle culture del Medio Oriente e del Nord Africa. Questa forma d’arte ha radici antiche che si perdono nei meandri della storia e delle tradizioni culturali di queste regioni. Vediamo di saperne di più.
Quali sono le origini della danza del ventre?
Le origini esatte della danza del ventre sono difficili da tracciare con precisione, ma si ritiene che abbia le sue radici nelle pratiche rituali e cerimoniali delle antiche civiltà del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale.
Diverse fonti greche e romane, tra cui Giovenale e Marziale, descrivono ballerini dall’Asia minore e dalla Spagna che usavano movimenti ondulati, suonando le nacchere e buttandosi a terra con “cosce tremanti”, descrizioni che possono essere indicative dei movimenti della danza del ventre.
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Come si è evoluta?
La danza è stata influenzata da molte tradizioni culturali, tra cui la danza sacra dei templi, le pratiche spirituali dei misteri femminili e le celebrazioni delle feste e dei matrimoni.
La danza si è evoluta assumendo forme diverse, a seconda delle zone geografiche, sia per quanto riguarda lo stile, sia per quanto riguarda i costumi.
Perché si chiama “danza del ventre”?
Il termine “danza del ventre” è una traduzione del termine francese “danse du ventre”, che è stato utilizzato per definire questa danza in epoca napoleonica.
Come si chiama in arabo?
In arabo, la danza è conosciuta come Raqs Sharqi (“Danza dell’Est”) o Raqs Baladi in arabo egiziano (“Danza Tradizionale”).
In che cosa consiste questa danza?
La danza del ventre è caratterizzata da movimenti fluidi e sinuosi del corpo, che coinvolgono principalmente la zona addominale, le anche, il petto e le braccia. I movimenti possono essere ondulatori, vibranti, rotatori e isolati, con un’enfasi particolare sul controllo dei muscoli addominali e pelvici. La danza del ventre incorpora anche elementi di espressione facciale, gestuali e di utilizzo dei veli o altri accessori.
A differenza di molte forme di danza nel mondo occidentale, qui l’attenzione si concentra sui muscoli addominali, piuttosto che sui movimenti degli arti.
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Quali sono i movimenti tipici?
I movimenti tipici comprendono le figure orizzontali e verticali a forma di 8, cerchi orizzontali o inclinati fatti con le anche e ondulazioni dei fianchi e dell’addome. Queste forme di base possono essere variate, combinate e abbellite per creare un’infinita varietà di movimenti. Le braccia sono utilizzate per incorniciare e accentuare i movimenti dei fianchi.
Perché la danza del ventre è considerata un mezzo di seduzione?
La danza del ventre è spesso associata alla sensualità e alla seduzione, in parte a causa dei suoi movimenti fluidi e sensuali che enfatizzano le curve del corpo femminile. Tuttavia, è importante notare che la danza del ventre va oltre la mera seduzione e può essere vista anche come un’espressione artistica, un mezzo di espressione culturale e una forma di celebrazione della femminilità e della bellezza del corpo.
Può essere utile praticarla, dal punto di vista ginnico?
Si. Oltre al suo aspetto estetico e artistico, la danza del ventre ha anche benefici per la salute e il fitness. È un’attività fisica completa che coinvolge e tonifica i muscoli di tutto il corpo, in particolare gli addominali, i fianchi e i muscoli della schiena. La pratica regolare della danza del ventre può migliorare la flessibilità, la resistenza cardiovascolare, la coordinazione e la postura, oltre a promuovere il benessere mentale attraverso l’espressione creativa e il movimento ritmico.
Come viene considerata oggi questa danza in Medio Oriente?
Nell’era moderna, artisti professionisti (inclusi ballerini, cantanti e attori) della danza del ventre non sono considerati rispettabili in Medio Oriente,
e vi è una forte stigmatizzazione sociale, in particolare per le interpreti femminili, poiché espongono i loro corpi in pubblico. Nel 1940, si contavano in Egitto circa 5.000 danzatrici del ventre professioniste, oggi ne sono rimaste poche decine e questa antica arte è ormai entrata nella piena decadenza, per ragioni che riguardano sia le richieste dei turisti sia la rinascita dell’ideale religioso islamico.
Quali sono le caratteristiche locali?
In Turchia – La danza del ventre turca è indicata in Turchia come “Oryantal”. Lo stile turco della danza del ventre è vivace e giocoso, con una maggiore proiezione di energia verso l’esterno rispetto allo stile egiziano, che è più contenuto. I ballerini turchi sono noti per il loro stile energico, atletico (anche ginnico) e per il loro uso abile di piatti per le dita, noto anche come zilli. Gli intenditori della danza turca spesso dicono che un ballerino che non sa suonare gli zilli non è un ballerino compiuto. La danza sul pavimento, che è stata bandita in Egitto dalla metà del 20 ° secolo, è ancora una parte importante della danza del ventre turca. Molti ballerini e musicisti professionisti in Turchia sono di origine Rom.
In Libano – La danza del ventre in stile libanese si colloca tra gli stili egiziano e turco. La danza libanese riprende la classica danza orientale, ma ha anche un tocco grintoso e moderno.
In Spagna – Si pensa che danzatrici del ventre siano arrivate in Spagna dal Libano al tempo dei Fenici (dall’XI secolo AC al V secolo AC). Quando la famiglia araba degli Omayyadi arrivò in Spagna, furono mandati diversi cantanti e danzatori baschi a Damasco e in Egitto per imparare lo stile mediorientale. Questi ballerini vennero conosciuti come ballerini di Al Andalus. Si è teorizzato che la fusione dello stile Al-Andalus con le danze degli zingari abbia portato alla creazione del flamenco.
Perché oggi questa danza è in decadenza?
Il Cairo è, nel mondo arabo, la capitale della vita notturna, ed infatti è lì che una volta c’era la maggiore concentrazione di danzatrici. Oggi, anche in questa città, le donne che scelgono di dedicarsi alla danza orientale vengono sempre meno tollerate, tanto che lo stesso termine ra’assa (danzatrice) è divenuto sinonimo di “prostituta”, così come “figlio di una danzatrice” è uno dei peggiori insulti che un arabo possa oggi ricevere.
Un’altra influenza negativa si è rivelata quella di Hollywood: l’industria cinematografica americana si è appropriata di questa danza e l’ha copiosamente rappresentata nei film. Per ragioni di botteghino ha però imposto che le danzatrici fossero molto sexy: l’antico costume tradizionale con calzoni e bolero si è dunque sempre più ridotto fino a diventare un “due pezzi” adornato con pendagli, frange e paillettes. Con questi accessori i movimenti del bacino vengono esasperati (e gli spettatori hanno mostrato di gradire).
In Egitto, in periferia, negli ambienti meno ricchi ed evoluti, le danzatrici del ventre hanno un look sempre più appariscente, un trucco sempre più pesante e volgare, simile a quello delle prostitute. Sotto la pressione degli ambienti fondamentalisti, in alcune zone alle danzatrici è stato proibito di mostrare la pancia, che infatti tengono discretamente nascosta dietro un velo. Solo le danzatrici più famose non si attengono al divieto, anche se questo comporta pesanti multe da pagare alla “polizia morale”.
Va detto tuttavia che anche in passato la danza del ventre aveva conosciuto momenti di involuzione: tra il 1834 e il 1849 le danzatrici (ghawazee) erano state bandite dalla città del Cairo perché si riteneva che le loro esibizioni esponessero troppo le donne. Per un certo periodo, alle donne furono preferiti danzatori maschi, che si esibivano in caftano.
Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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