Anna Freud, la più giovane dei sei figli del fondatore della psicoanalisi, fu l’unica a seguire le orme del padre. Il suo coinvolgimento iniziò all’età di soli 13 anni, quando cominciò a prendere parte alle discussioni settimanali di suo padre sulle idee della psicoanalisi.
Per quanto oggi possa sembrare discutibile, Freud prese Anna in analisi e la formò alla disciplina.
Anna si interessò soprattutto dei problemi dell’infanzia, rivoluzionando di fatto il modo in cui trattare i bambini in molte situazioni della vita, come ad esempio in ospedale (con più ore di visita per i bambini ricoverati) e nel sistema giudiziario (dove vengono utilizzati schermi e telecamere, quando i bambini devono deporre).
Anna Freud riteneva che, per comprendere il comportamento “normale” fosse necessario osservare ogni singola azione dei bambini, anche molto piccoli. Iniziò dunque il suo lavoro sui bambini a Vienna per poi continuare a Londra, dove i Freud si erano rifugiati per fuggire dall’Austria occupata dai nazisti. La Freud creò un centro ad Hampstead, a nord di Londra (che oggi porta il nome di Anna Freud), dove iniziò ad ospitare i bambini che erano rimasti senza tetto a seguito dei bombardamenti. La Freud riteneva che i 100 bambini ospitati avessero bisogno di un ambiente sicuro intorno a sé, visto che le madri, impegnate nello sforzo bellico, non potevano garantire ai loro piccoli le cure necessarie.
Inizialmente le assistenti si occupavano di tutti i bambini, poi nel centro vennero introdotti dei nuclei di “unità familiare” composti di 5 o 6 bambini, in modo che essi potessero crescere con dei fratelli e delle sorelle, facendo tutti riferimento alla stessa madre sostitutiva. Anna Freud considerava infatti molto importanti le prime relazioni familiari per lo sviluppo sano dei bambini, così come l’intervento precoce per prevenire future difficoltà.
Il principale metodo diagnostico della Freud, l’osservazione, per alcuni non è da considerarsi un metodo rigoroso, in quanto può portare l’analista a giudicare importante ciò che vede, anche senza ascoltare, creandosi delle interpretazioni soggettive della realtà, mentre nella psicoanalisi si privilegia l’ascolto, la versione data dal paziente della realtà.
Il merito della Freud, per i suoi seguaci, è stato del resto proprio quello di aver capito che per lo sviluppo sano non basta lavorare in modo clinico, ma occorrono anche altre forme di intervento.
Dr. Giuliana Proietti
Fonte e immagine: The enduring legacy of Freud – Anna Freud, BBC

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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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