Il caso Elisabeth von R. – Studi sull’isteria
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Il caso Elizabeth von R. è incluso nel libro Studi sull’isteria, pubblicati nel 1985 e scritti da Freud in collaborazione con Josef Breuer.
In questo testo vi è concentrata la matrice della psicoanalisi: vi si trovano le prime tecniche utilizzate da Freud, come l’ipnosi o l’elettroterapia, fino alle prime esplorazioni di remote esperienze dimenticate.
Breuer scrive, negli Studi sull’isteria:
“Quanto più abbiamo continuato ad occuparci di questo fenomeno -isterico- tanto più sicura è divenuta la nostra convinzione che quella scissione della coscienza… esiste in stato rudimentale in ogni isteria, e che la tendenza a tale dissociazione e quindi al manifestarsi di stati anormali della coscienza, che chiameremo congiuntamente ‘ipnoidi’ è il fenomeno basilare di tali nevrosi’.
Era infatti opinione di Breuer che le esperienze traumatiche avessero luogo in un momento in cui il paziente era in uno di questi stadi ipnotici dissociati, che dissociavano la stessa esperienza traumatica e spezzavano i suoi legami associativi con il resto dell’attività conscia: il contenuto di questo segmento dissociato non era accessibile all’introspezione conscia.
Secondo la sua concezione, i ricordi inconsci erano dunque esclusi dalla parte conscia della psiche come una stanza chiusa e isolata nella casa della psiche: tutto ciò che bisognava fare era aprire la porta che separava la camera chiusa ed essa sarebbe stata comunicante con il resto della casa. Ristabilendo i legami associativi, i ricordi perduti sarebbero stati richiamati alla mente.
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Freud aveva accettato l’ipotesi degli stati ipnoidi di Breuer, ma con qualche riserva.
Il caso di Elisabeth von R. è importante perché segnò, per Freud, il definitivo abbandono delle tesi di Breuer e dell’ipnosi, con un cambiamento radicale della sua tecnica.
Trattando Elisabeth, Freud arrivò ad una ben definita formulazione del concetto di difesa. Le associazioni della paziente, in risposta alla tecnica della pressione delle mani esercitata su di lei, fecero comprendere a Freud che alla radice deil problemi della paziente vi era il conflitto fra i suoi impulsi sessuali ed i suoi timori morali. L’ipotesi dello stato ipnoide dunque, a questo punto non era più sufficiente, per Freud, per giustificare la malattia.
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La nascente psicoanalisi faceva dei passi avanti verso la nozione fondamentale di conflitto e verso il bisogno di difesa dai pensieri e desideri ripugnanti, significato di fondo dell’isteria.
Il passaggio dall’ipotesi degli stati ipnoidi all’ipotesi difensiva fu molto importante: per Freud lo stato dissociato non era prodotto da uno stato ipnoide, ma da un’attività della psiche. La scissione della parte inconscia della psiche era dovuta ad un conflitto intrapsichico ed era basata su un processo psichico attivo e difensivo.
Tornando all’analogia della casa di Breuer, per Freud non si trattava tanto di aprire la porta: la porta era stata chiusa per misura difensiva e poteva essere aperta nonostante la continua difesa del paziente. In questo caso, tuttavia, lo psicoanalista doveva affrontare una forza attiva, che teneva la porta chiusa, e tanto più cercava di aprire questa porta, tanto maggiore era la forza esercitata dalla psiche del paziente per mantenerla chiusa; più si cercava di ricordare l’esperienza traumatica, ossia di aprire la porta a forza, più ci si imbatteva in questo ostacolo, che Freud definì resistenza.
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“Fräulein Elisabeth von R.” è lo pseudonimo che Freud dette a Ilona Weiss, una sua giovane paziente di origine ungherese: questo caso è descritto negli Studi sull’isteria (1895).
Freud trattò Elisabeth dall’autunno 1892 al Luglio 1893. Elisabeth era la terzogenita di una famiglia benestante ed aveva 24 anni quando andò a farsi curare da Freud per dei dolori alle gambe e difficoltà a camminare, problemi che la affliggevano da due anni.
Freud confermò la diagnosi di isteria che le era stata già fatta:
“Se si premeva o pizzicava la sua pelle iperalgesica ed i muscoli delle gambe, la sua faccia assumeva un’espressione peculiare, che era di piacere più che di dolore. Gridava – e non ho potuto evitare di pensare che era come se la ragazza provasse una voluttuosa sensazione di solletico. Il viso le si arrossava, tirava indietro la testa, chiudeva gli occhi e piegava il corpo all’indietro”
(1895 Studi sull’isteria – n.b. Trad. non ufficiale).
Dopo un iniziale periodo di quattro settimane durante il quale Freud aveva prescritto alla paziente sessioni di elettroterapia, passò al metodo catartico che, dice Freud, “risultò, comunque essere tra i più difficili che avessi mai intrapreso” (1895 Studi sull’isteria)
Resistendo all’ipnosi, la paziente chiudeva gli occhi, ma poteva muoversi, aprire gli occhi, sedersi. Freud passò allora alla ‘concentrazione tecnica’, la stessa che usava con un’altra paziente di quel tempo, Lucy R.
Lo psicoanalista si convinse che la ragazza nascondeva un segreto. La sua storia familiare era caratterizzata dalla malattia cardiaca e dalla morte del padre, che la ragazza adorava. La malattia alle gambe le era venuta mentre curava il padre malato, sebbene non se ne fosse resa conto fino a due anni dopo la sua morte.
In seguito le era morta una sorella incinta, che soffriva ugualmente di problemi di cuore. La ragazza, per seguire la sorella malata era entrata in contatto col cognato, con il quale aveva anche litigato violentemente. La paziente ungherese ripeteva a Freud che le confessioni che gli faceva durante la terapia non la facevano sentire meglio ed aveva nei confronti dello psicanalista un atteggiamento di sfida.
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Nella primavera del 1893 il cognato venne a prendere Elisabeth nello studio di Freud e così lo psicoanalista poté intuire finalmente il ‘segreto’ della ragazza: era innamorata del cognato.
Lo psicoanalista ne parlò direttamente con la paziente, che inizialmente negava (e poi infine ammise) e poi con la madre di lei, che invece confermò questo sospetto. Il trattamento si concluse nel Luglio 1893 con una grande rabbia da parte di Elisabeth nei confronti di Freud, che aveva tradito il suo segreto.
Come andò a finire questa storia?
Elisabeth von R., secondo le rivelazioni successive di sua figlia, descrisse Freud come uno specialista di malattie mentali, giovane e con la barba, che aveva tentato di persuaderla di essere innamorata di suo cognato, anche se le cose non stavano in realtà così.
Per il resto, sostenne la figlia di Elisabeth von R., la storia raccontata da Freud negli Studi sull’isteria circa la famiglia della paziente era sostanzialmente corretta. Elisabeth, stando al racconto della figlia, si sposò ed ebbe un matrimonio felice.
Bibliografia citata nel testo consultato:
Ellenberger, Henri F. (1970). The discovery of the unconscious: The history and evolution of dynamic psychiatry. New York: Basic Books.
Freud, Sigmund. (1950a [1887-1902]). Extracts from the Fliess papers. SE, 1: 173-280.
Freud, Sigmund, and Breuer, Josef. (1895d). Studies on hysteria. SE, 2: 48-106.
Gay, Peter. (1988). Freud: A life for our time. London-Melbourne: Dent.
Fonte web: Answers.com
Psychoanalysis information about Case of Elisabeth von R.International Dictionary of Psychoanalysis.
Testo consultato:
Zetzel Elizabeth e Meissner W.W., Psichiatria psicoanalitica, Boringhieri
Dott.ssa Giuliana Proietti
Immagine: immagine presunta di Elizabeth von R.


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