Un Natale sereno – Consulenza online Ultimo aggiornamento:
Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
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Le scrivo perchè non riesco più a risolvere da sola i miei problemi. Sposata da sei anni, ho due bambini piccoli e lavoro, insieme a mio marito nell’azienda della mia famiglia. Da sempre i nostri litigi scattano per problemi lavorativi. Mio padre non è mai stato equo e per lui qualsiasi cosa fa e dice mio fratello, e di riflesso sua moglie, va sempre bene, anche se sbaglia! Mio marito ha dato l’anima nell’attività per risollevarla in un momento di crisi, ha lavorato anche nei giorni di chiusura senza chiedere nulla in cambio. Per l’ennesima volta si è sentito dire da mio padre, durante una riunione che lui non ha il diritto di intromettersi perchè l’azienda non è sua. Noi ci siamo risentiti, offesi e abbiamo discusso con loro per giorni. Lui ha deciso di prendere una pausa di riflessione pensando di cambiare lavoro. A 38 anni non è così semplice, alla fine ha deciso di rientrare e di non occuparsi più della gestione dell’attività ma di essere l’anonimo operaio che mio padre gli ha detto di essere. Si aspettava da me, che io non parlassi più con la mia famiglia per continuare a difenderlo. Io, per ragioni lavorative, e anche perchè lui è comunque mio padre, non riesco a non rivolgergli la parola. Mio marito ora vuole lasciarmi e da settimane non mi rivolge la parola, pensa che io amo la mia famiglia d’origine e dice che io non ho mai avuto rispetto di lui, altrimenti avrei litigato con tutti e avrei combattuto una guerra. Io cerco di spiegargli le mie ragioni, ma lui dice che posso anche andar via e che l’unico suo dispiacere sono i figli perchè ormai non merito più il suo amore. Mi sento annullata, finita. Desideravo la bella famiglia della pubblicità del mulino bianco, ce l’ho messa tutta ed ho fallito. Non posso lasciare il lavoro, non so come uscire da questo baratro, non voglio far soffrire i miei figli. Io non voglio andarmene, l’ho sposato per amore ed è lui che voglio. Ma come si fa a non rivolgere la parola a chi lavora insieme a te? Come posso ancora una volta passare un Natale sereno.
Cuoricina
A29
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Gentile Cuoricina,
Quando ci sono dei conflitti, come quello che lei ha descritto, la verità e la ragione non stanno mai da una parte sola. A volte, più che i contenuti stessi di un discorso, offendono i modi di parlare, il tono della voce, i gesti, qualche parola di troppo.
Direi che lei non può semplicemente tirarsi fuori da questa lite familiare con la scusa che “è obbligata a parlare con chi lavora con lei”: certo che è così, ma se è vero questo, è vero anche che, se suo marito, come lei dice, ha dato l’anima per la vostra azienda familiare, sarebbe giusto sostenerlo in questo momento di difficoltà e di delusione.
Lei dovrebbe mediare fra le varie posizioni: suo marito ha fatto bene a fare, rispetto al passato, un passo indietro in azienda, ma ora suo padre dovrebbe provare ad attribuirgli qualche ruolo particolare, da gestire in autonomia, per non farlo sentire come un operaio qualsiasi (il che vuol dire dequalificarlo, non solo come lavoratore, ma anche come membro della famiglia).
L’ideale sarebbe poter fare una bella riunione familiare, alzandosi dal tavolo solo quando si sia raggiunto un accordo, capace di soddisfare tutte le varie esigenze.
Il Natale è però alle porte e questa delicata riunione di famiglia è difficile organizzarla in così pochi giorni: non resta che cercare di vivere le festività in apparente armonia, perché almeno i figli possano godersi la festa ed essere felici. Cercate di non parlare di affari, siate sorridenti e rilassati, perché poi, passate le feste, dovrete impegnarvi seriamente a trovare una giusta soluzione agli affari ed anche, possibilmente, ritrovarvi voi, a livello di coppia. Ma questo, ovviamente, non potrà avvenire fino a che non vi sarà un chiarimento generale.
Un saluto e un augurio per un Natale sereno.
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