Identità di genere e differenziazione sessuale

Identità di genere e differenziazione sessuale

Identità di genere e differenziazione sessuale

Psicolinea for open minded people

Articolo datato

Tratto dal libro : Voci di donne (2002) curato da Bianca Gelli, edito da Manni, Lecce

Nel 1990, dopo anni di riflessione, di intervento clinico e di ricerca sull’ identità di genere, è uscito il mio primo libro su questo argomento, a partire dalla genesi dell’identità maschile e al suo sviluppo nell’arco dell’intero ciclo di vita. Scritto a due mani con un uomo, Gianfranco D’Ottavio, andrologo e collega dell’AIED, ci siamo resi conto che non si può prescindere dal trattare l’altro polo del discorso, in questo caso il femminile, anche se si possono puntare i riflettori su una delle due facce della medaglia.

Il tentativo di fare il punto, anche se per sommi capi, su questa tematica è un’impresa assai ardua anche se particolarmente avvincente: la pubblicistica su quest’argomento, proprio negli ultimi anni, ha subìto una crescita vertiginosa a testimonianza dell’interesse scientifico e divulgativo e della necessità di una conoscenza maggiore sui rapporti intra e intersessuali per arrivare alla modifica di quelle specifiche sofferenze e disfunzioni che li contraddistinguono.

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Cominciamo con alcune definizioni:

l’identità di genere è da intendersi come la percezione sessuata di se stessi, l’unità e la persistenza della propria individualità “maschile o femminile” nel tempo.

La differenziazione sessuale si basa su:
– gli aspetti genetici o cromosomici
– il sesso gonadico (i differenti genitali dal punto di vista anatomico)
– il sesso endocrino
– il dimorfismo sessuale del cervello
– il sesso psicologico e sociale ( quello che si manifesta nel comportamento sociale come adeguato all’appartenenza di genere ed è quindi condizionato dagli stereotipi culturali di quel contesto e in quel momento e che presuppone la presenza delle variabili precedenti in una qualche integrazione).

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Gli studi sulla genetica del processo di differenziazione sessuale che il feto affronta dal concepimento in avanti hanno dimostrato che la via privilegiata è quella femminile e che per “fare un uomo” il percorso è endocrinologicamente più difficile e rischioso. Basta un piccolo incidente di percorso perché un feto con cromosomi XY si sviluppi in senso femminile… tutto a sfatare la novella di Eva nata dalla costola di Adamo e la teoria freudiana della mascolinità come stato primario. Esiste, al contrario, secondo l’embriologia moderna una protofemminilità, una femminilità primaria comune ai due sessi. Il sesso cromosomico da solo non è sufficiente a garantire lo sviluppo di un maschio o di una femmina.(cfr. D’Ottavio e Simonelli, 1990; Crepault, 1989)

Per puntualizzare lo specifico biologico possiamo aggiungere che sono soltanto quattro le caratteristiche sessuali ‘naturali’:

Solo un uomo può fecondare e solo una donna può avere mestruazioni, gravidanze e allattare…la gestione di questi fattori e tutto il resto viene contrattato socialmente.

Prof. Chiara Simonelli

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Da Prof. Chiara Simonelli

Chiara Simonelli è Professore associato presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università “La Sapienza” di Roma, è docente di Psicologia dello sviluppo sessuale e affettivo nell’arco di vita e di Psicologia e psicopatologia dello sviluppo sessuale.

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