Psicolinea

Adrenaline Fatigue Syndrome: essere stanchi, irritabili, indifferenti al sesso…

Molte sono le persone che si sentono stanche, irritabili, indifferenti al sesso, con difficoltà di concentrazione e problemi di digestione. Queste persone probabilmente non sanno che tutti questi sintomi sono stati ora associati per definire quella che è considerata la vera sindrome del XXI secolo, un “effetto collaterale” del moderno stile di vita. Si chiama “Adrenaline Fatigue Syndrome” (Più o meno: Sindrome da sforzo adrenalinico)

Si tratta di un termine-ombrello per questo gruppo di sintomatologie non specifiche, ma la notizia è che questa sindrome è stata ora riconosciuta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tutto, c’era da aspettarselo, nasce dallo stress: la tensione eccessiva fa produrre alle ghiandole surrenali un eccesso di ormoni (adrenalina e cortisolo), che poi produce il malessere.

Chi ne soffre non sta veramente male, ma vive uno stato di perenne malessere, di stanchezza, di grigiore emotivo, per cui ha bisogno di molti stimolanti, come il caffé o la Coca Cola, per mantenersi attivo durante la giornata. Si stima che la sindrome interessi circa un terzo delle persone.

I sintomi peggiorano ovviamente quando ci si confronta con particolari problemi della vita: la mancanza di denaro, i problemi del lavoro, la crisi coniugale, ma peggiorano anche se ci si preoccupa troppo del proprio stato di salute: paradossalmente, cercare di tenersi sotto controllo dal punto di vista medico, aumenta lo stess.

Gli endocrinologi non riconoscono ancora la malattia, anche se la tengono sotto osservazione, cercando di comprenderne meglio i meccanismi.

Dal punto di vista medico gli esperti suggeriscono un test della saliva (n.d.b. forse in Italia si preferisce prescrivere le analisi del sangue?) per escludere altre eventuali patologie. Altri fattori da tenere strettamente sotto controllo sono legati allo stile di vita. E’ sbagliato: non dormire a sufficienza, mangiare in modo errato (poche fibre, troppo zucchero, poche verdure, poca frutta, carenza di cibi crudi), utilizzare troppi stimolanti, come caffè o bibite energetiche per recuperare la stanchezza; restare alzati fino a tardi, anche quando ci si sente stanchi; cercare di essere perfetti; non prevedere nella giornata attività piacevoli o rigeneranti.

Chi rischia di ammalarsi di questa sindrome? In primis gli studenti universitari, specie se lavoratori, poi le madri con due o più figli e poco aiuto nella gestione domestica, i genitori-single, le persone che vivono una conflittualità nella coppia, le persone fortemente insoddisfatte o stressate sul lavoro, i lavoratori autonomi, specie se lavorano in condizioni difficili o sono all’inizio della loro attività e magari pensano troppo al loavoro.

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Terapia? Solo una: rallentare i ritmi, evitare lo stress.

Link: AdrenalFatigue
Fonte: Daily Mail
Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

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Un commento

  1. Articolo molto interessante su un argomento che purtroppo è poco conosciuto, soprattutto in Italia dove spesso i medici ignorano ciò che non è chiaramente visibile o misurabile con un esame del sangue.
    Spesso si arriva quindi alla conclusione che è tutto nella propria testa, facendo stare ancora peggio chi già sta male.
    Indipendentemente dall’influenza dello stress, che è comunque il fattore più importante non solo come stile di vita ma anche come alimentazione, l’affaticamento surrenale è una disfunzione ormonale concreta e misurabile, e a mio parere non risolvibile solo diminuendo le fonti di stress, soprattutto qualora se ne soffra da tempi remoti (es. infanzia), influenzando quindi la struttura di personalità. Alla fine degli anni 50 il dott. John Tintera spiegava in che modo le ghiandole surrenali siano i regolatori del nostro carattere, della nostra efficienza e persino della nostra personalità. Costui fu perseguitato, soprattutto quando suggerì la correlazione zucchero/schizofrenia.
    Sempre a parer mio la “Adrenal fatigue” è il fattore maggiormente influente in sindromi come fibromialgia, stanchezza cronica e disturbo dell’attenzione (ADHD).
    La “Adrenal fatigue” può portare a espressioni di ansia e depressione importanti che quindi non dovrebbero essere liquidate come di origine esclusivamente psichica e quindi trattate solo con antidepressivi e ansiolitici. Ma affidare milioni di pazienti, quanti sono quelli che soffrono di ansia, depressione, fibromialgia, ecc., agli psicofarmaci è sicuramente più redditizio per le multinazionali farmaceutiche.
    Il valore di cortisolo nel sangue non è indicativo quanto quello nella saliva, il cui test non mi sembra si possa effettuare facilmente.
    Inoltre esistono studi che affermano che gli intervalli di normalità degli ormoni tiroidei e surrenalici sono troppo ampi, e non considerano situazioni di disfunzionalità intermedia (che può provocare comunque sintomi importanti), ma solo casi limite: come dire, o bianco o nero.
    Sarei curioso di conoscere altri pareri a riguardo.

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