Gli Hippies erano malati di mente? Un libro che fa riflettere

Nel 1972, lo psichiatra colombiano Miguel Echeverry pubblicò un libro nel quale sosteneva che gli hippies non erano una sottocultura giovanile, come venivano spesso considerati, ma l’espressione di una malattia mentale distinta e che pertanto dovevano essere curati in modo aggressivo, per evitare che la loro malattia si diffondesse viralmente tra la popolazione.

Il libro si chiamava Psicopatologia y existencia del Hippie (Psicopatologia ed esistenza dell’Hippy) e quello che segue è un brano tratto dal libro:

Il vero hippy è un individuo con una disposizione ereditaria alla psicopatologia, che si è abbandonato, che ha completamente trascurato la sua igiene e le modalità corrette di auto-presentazione, che si è lasciato crescere i capelli e la barba, che è vestito in modo bizzarro, eccentrico e ridicolo, che indossa una moltitudine di anelli , collane, perline e altre stravaganze, che si oppone a tutte le costruzioni sociali e familiari, ora e in futuro, che non considera il lavoro produttivo e nobile, che irresponsabilmente e cinicamente promuove il culto del libero amore, che promuove aggressivamente il disprezzo per le convenzioni morali, sociali e religiose, che paradossalmente predica l’abolizione della proprietà privata, che si cura da solo con farmaci nocivi, come marijuana, LSD, anfetamine, ipnotici, mescalina, psylocybin, sedativi ed eroina ecc per evitare in modo malato e ribelle la triste realtà della vita.

Il libro non contiene un solo riferimento a qualsiasi studio scientifico o clinico, anche se definisce 5 sottogruppi della “malattia mentale hippy“: 1) disagio nelle relazioni personali e problemi di tipo autistico, 2)  Hippies aggressivi, 3) Hippy con comportamento inadeguato e relazioni familiari scarse, 4) Hippies con problemi emotivi, e 5) Hippies anormali, invertiti e perversi.

Il dottor Echeverry riteneva che vi fosse una forte componente ambientale e genetica nella psicopatologia hippy.

Nel libro era inclusa anche la pubblicità di un farmaco, il Lucidril, che non a caso veniva proposto come ‘trattamento’ per gli hippies (e non sorprende che il libro sia stato sponsorizzato proprio dai produttori del farmaco…)

Considerando il tono del libro, e il fatto che l’autore conclude la sua trattazione sostenendo che l’essere hippy sia del tutto analogo ad avere un problema di schizofrenia, è interessante osservare che Lucidril non è un antipsicotico, ma il nome commerciale di un composto poco conosciuto, chiamato meclofenoxate, un farmaco che sembra debolmente efficace per migliorare i problemi di memoria.

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Il dottor Echeverry cita anche il caso degli “pseudo-hippies”, che ritiene siano in realtà solo dei giovani dalle menti deboli i quali, una volta curati con i farmaci “giusti”, potranno tornare tranquillamente alla normalità.

Non è un sogno. E’ un aspetto poco nobile della psichiatria, bellezza!

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Fonte:Mind Hacks

Immagine: Copertina del libro

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