Riconoscere le somiglianze facciali è una qualità umana
Non è vero che riconosciamo soggetti della nostra razza meglio di quanto accada con soggetti di altre razze.
Spesso abbiamo la sensazione che i cinesi, i giapponesi siano tutti uguali, e così anche i senegalesi, i marocchini… In realtà forse prestiamo poca attenzione nel cercare di discriminare le loro caratteristiche facciali, dal momento che il nostro cervello è perfettamente in grado di farlo. Uno studio, appena pubblicato su Journal of Vision (“Cross-cultural perceptions of facial resemblance between kin”) si è basato sulle diverse percezioni di soggetti francesi e senegalesi.
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I partecipanti allo studio, delle diverse etnie, dovevano associare le foto di alcuni soggetti adulti con i loro possibili figli, basandosi sulle somiglianze facciali. Entrambi i gruppi sono riusciti bene nell’impresa, sia quando si sono cimentati con soggetti della propria etnia, sia con soggetti dell’altra.
I ricercatori, delle Università di Montpellier, del Nagoya Institute of Technology e della Okinawa University in Giappone, hanno così spiegato che, contrariamente a quanto suggerivano precedenti studi, l’esposizione a soggetti della propria razza non privilegia lo spirito di osservazione e la capacità di riconoscere le persone del proprio gruppo.
Il risultato di questo studio, dichiara Alexandra Alvergne, dimostra che l’esposizione ha un ruolo limitato nel processo di riconoscimento delle somiglianze facciali, il che invece contrasta con il modo in cui il cervello elabora il riconoscimento facciale e fa supporre che il cervello usi strategie diverse per il riconoscimento facciale e per la ricerca di somiglianze.
Fonte: Association for Research in Vision and Ophthalmology. “Race Has Little Effect On People’s Ability To Spot Family Resemblances.” ScienceDaily 22 September 2009. 22 September 2009
Dott.ssa Giuliana Proietti
Immagine:
Foto di Heitor Verdi da Pexels
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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