La povertà si combatte con la psicologia

Chi vive in povertà risulta avere un rischio di malattia mentale superiore, rispetto a soggetti coetanei economicamente più benestanti. La vita di una persona povera è infatti particolarmente stressante: si è testimoni e vittime di continue violenze e traumi, rispetto a persone che vivono in situazioni economiche migliori. Oltre ai frequenti disturbi psicologici, questi soggetti corrono rischi elevati di scarsa salute generale e malnutrizione.

E’ vero anche il contrario: le persone malate di mente, corrono un rischio maggiore rispetto ad altri, di diventare povere. Per curarsi infatti devono affrontare costi sanitari più elevati, hanno difficoltà ad ottenere e mantenere posti di lavoro, sono meno produttivi nel lavoro, soffrono dello stigma e dell’isolamento sociale dovuti alla malattia mentale.

Questo legame tra povertà e malattia mentale è stato oggetto di molti studi in tutto il mondo.

Un recente articolo pubblicato su The Lancet ha studiato diversi tipi di interventi, effettuati in diversi Paesi del mondo, più o meno solidi dal punto di vista economico, come Africa, India, Messico, Thailandia, Cina e altri. I ricercatori hanno preso in esame i vari programmi governativi, intesi a migliorare i cambiamenti individuali o lo stato economico familiare e hanno monitorato le misure prese da questi Stati riguardo alla salute mentale, in particolare per quanto riguarda lo stress e la depressione negli adulti, problemi di comportamento nell’infanzia, sviluppo cognitivo nell’infanzia e autostima nell’adolescenza.

Si è visto così che i programmi principalmente volti ad alleviare la povertà hanno prodotto risultati vari, ma in genere non sono riusciti a far decrescere sensibilmente i problemi di salute mentale delle popolazioni studiate: “I programmi di finanziamento a pioggia non hanno avuto effetti significativi sulla salute mentale e l’intervento del microcredito ha avuto conseguenze negative crescenti sui livelli di stress dei soggetti studiati. ”

I ricercatori hanno invece individuato dei miglioramenti più sostanziali osservando l’impatto dei programmi di intervento volti a migliorare la salute mentale delle persone che vivono in povertà. Gli interventi hanno esaminato diverse forme di intervento: dalla somministrazione di psicofarmaci, alle comunità basate su programmi di riabilitazione, alla psicoterapia individuale o di gruppo, al trattamento farmacologico residenziale, all’educazione familiare. Hanno inoltre esaminato l’impatto di questi aiuti relativi alla salute mentale sul tasso di disoccupazione, la durata del lavoro e le finanze familiari.

In questo caso gli studiosi hanno riscontrato un effettivo miglioramento delle situazioni finanziarie, migliorate insieme alla salute mentale. Questa la loro conclusione: “si è notata una chiara evidenza per cui gli interventi sulla salute mentale producono migliori risultati economici su famiglie di basso e medio reddito”. La maggiore salute mentale produceva infatti un “circolo virtuoso di miglioramento, anche sul piano finanziario”.

Gli autori sostengono che la disponibilità dei servizi di salute mentale non deve essere dunque visto “solo” come un diritto umano alla salute pubblica, ma anche come intervento fondamentale per lo sviluppo economico internazionale. I ricercatori propongono che “il legame tra scarso reddito e malattia sia più evidente per i problemi di salute mentale, rispetto agli altri problemi di salute. Per questo il peggioramento delle condizioni macroeconomiche attesi nei prossimi anni potrebbe aggravare la già difficile relazione tra povertà e malattia mentale”.

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Gli autori sostengono che l’investimento compiuto per migliorare la salute mentale delle popolazioni di questi Paesi potrebbe produrre un miglioramento della situazione economica degli individui e delle popolazioni, in quanto questi interventi sono in grado di migliorare allo stesso tempo salute mentale e reddito familiare.

Secondo questo studio, in conclusione, per combattere la povertà occorre cominciare dalla cura della salute mentale: solo questo intervento sembra infatti interrompere il circolo vizioso che si viene a creare fra malattia mentale e povertà.

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Fonte:

Poverty and Mental Health: Can the Two-Way Connection Be Broken? The Atlantic

Immagine:

Monroe’s Dragonfly, Flickr

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