L’odore della schizofrenia

La schizofrenia ha un odore?

Per un breve periodo, la comunità scientifica ha creduto che esistesse l’odore della schizofrenia.

Nel 1960, un curioso articolo apparso negli Archives of General Psychiatry suggeriva infatti non solo che le persone che soffrivano di schizofrenia avessero un odore caratteristico, ma che tale odore poteva essere verificato sperimentalmente.

Lo studio, degli psichiatri Kathleen Smith e Jacob Sines, rilevava che “molti hanno notato lo strano odore che pervade i reparti dove sono ricoverati i malati di mente” e continuava raccontando numerosi aneddoti sull’odore apparentemente curioso, associato con la diagnosi.

Avendo lavorato a mia volta nei reparti di un ospedale psichiatrico, la mia prima reazione è stata quella di pensare che lo ‘strano odore’ probabilmente riguardasse il personale e non i pazienti, ma Smith e Sines erano sicuri delle loro osservazioni.

Essi hanno prelevato del sudore da 14 pazienti di razza bianca di sesso maschile, affetti da schizofrenia e da 14 pazienti confrontabili con il primo gruppo, con diagnosi di ‘sindrome cerebrale organica’ scoprendo che potevano allenare dei ratti a distinguere i diversi odori, ma anche un gruppo di “sniffers” umani del sudore sembravano in grado di fare lo stesso.

Apparentemente sostenuta dalle abilità olfattive di due specie diverse, la scienza ha tentato di determinare l’origine dell’ ‘odore schizofrenico’.

Due anni dopo, dei ricercatori di Washington hanno suggerito che l’odore poteva essere innescato dal batterio Pseudomonas aeruginosa, ma uno studio successivo accertò che esso non era più comune nelle persone affette da schizofrenia di quanto non fosse nel gruppo di controllo.

Poco prima della fine degli anni Sessanta, il team di ricerca originale sganciò una bomba scientifica. Il gruppo affermava infatti di aver identificato l’odore specifico della schizofrenia e i relativi risultati furono pubblicati su Science con un articolo a grandi lettere.

Mediante cromatografia gassosa i ricercatori avevano identificato la ‘sostanza odorosa’: acido trans-3-metil-2-hexenoic, ora noto come TMHA.

A questo punto, potreste guardare lo schermo con sguardo assente, o battere le palpebre nel totale disinteresse visto che si parla di una sostanza chimica apparentemente minore associata alla malattia mentale, ma per capire il motivo per cui tutto questo elettrizzò l’equivalente scientifico della rivista Vogue è necessario capire le speranze e i sogni nella storia della ricerca psichiatrica.

Per gran parte del ventesimo secolo, la psichiatria è stata a caccia di quella che veniva definita la ‘schizotossina endogena’ cioè una tossina interna ipotetica che presumibilmente innescava la malattia.

Una gran parte del primo interesse scientifico per gli psichedelici si muoveva sulla stessa linea degli psichiatri per capire se alcune droghe che modificavano la percezione della realtà, come l’LSD e la mescalina, agivano sugli stessi fattori chimici, o se, in alcuni casi, potevano essere essi stessi la ‘schizotossina’.

Quindi, una sostanza chimica identificata in modo univoco nel sudore delle persone affette da schizofrenia era una grande novità. Sogni di premi Nobel senza dubbio sono balenati nella mente dei ricercatori, che si sono lasciati andare, fantasticando la possibilità di aver finalmente scoperto il “mistero della follia”.

Sull’onda dell’entusiasmo, altri scienziati rapidamente hanno attrezzato i loro laboratori, ma non sono riusciti a confermare il legame – i risultati continuavano ad essere negativi. Nel 1973 il team di ricerca originale aggiunse un proprio studio ugualmente deludente e conclusero che la teoria dell’odore schizofrenico’ era morta.

Guardando indietro, ora sappiamo che il TMHA è davvero una componente importante nell’odore del sudore. Curiosamente, si scopre che è in gran parte limitato a popolazioni di razza bianca, ma nessun collegamento alla malattia mentale o ad altri disturbi psichiatrici è mai stato confermato.

La teoria sembra una curiosa anomalia nella storia della psichiatria, ma è riemersa in un’altra occasione. Nel 2005 uno studio ha sostenuto che l’odore esiste ma è “complesso e non può essere limitato ad un singolo composto, semmai ad una variazione globale dell’odore del corpo”, ma poi non vi sono state ulteriori indagini.

Io, invece, sono ancora convinto che fosse il personale la fonte dello ‘strano odore’, ma prima devo ottenere un finanziamento per la ricerca, prima di confermare le mie teorie d’avanguardia.

Articolo originale: A whiff of madness

Vaughan Bell

Psicolinea.it © Nov. 20011

Immagine:
Pixabay

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