Sognare ad occhi aperti è molto utile

A cosa serve sognare a occhi aperti?

In passato, sognare ad occhi aperti è stato spesso considerato una perdita di tempo. Per Freud questo era un passatempo infantile e nevrotico, mentre secondo alcuni psichiatri indugiare troppo sui propri pensieri avrebbe potuto portare alla psicosi.

Ora però, che si è potuta analizzare con precisione la natura di questi pensieri vaganti, si è scoperto che sognare ad occhi aperti è spesso molto utile. Una mente “vagante” è infatti in grado di proteggere dai pericoli immediati e mantenere alta la concentrazione, in vista di obiettivi di lungo termine. Sebbene non si possa negare che il sogno ad occhi aperti possa essere talvolta anche controproducente, in certi casi stimola la creatività e consente di risolvere i problemi.

Consideriamo, ad esempio, queste tre parole: canestro, volo, mano. Riuscite a pensare ad un altro termine che si riferisce a tutti e tre? Se no, non preoccupatevi per ora. Per il momento torniamo a discutere l’importanza scientifica di questo puzzle: la risposta potrebbe arrivarvi direttamente attraverso l’effetto “incubazione”, cioè mentre continuate a leggere questo articolo, la vostra mente continua a “perdersi” sull’argomento di riflessione proposto.

Durante le ore di veglia, la mente sembra assorbita nel sognare ad occhi aperti per circa il 30 per cento del tempo, secondo le stime degli psicologi che, in un esperimento, hanno chiesto ad un gruppo di partecipanti cosa stessero pensando, in diversi momenti della giornata. Se si sta guidando in un lungo un rettilineo, una strada vuota, la nostra mente potrebbe essere “errante” per tre quarti del tempo, secondo due dei principali ricercatori di questo studio, Jonathan Schooler e Jonathan Smallwood, della University of California, S. Barbara.

Quanto sia importante questa capacità della mente, di assentarsi dalla realtà, è facilmente comprensibile se si pensa a quando, coinvolti in un ingorgo a causa del traffico, cominciamo a sognare il week end e i piaceri della vacanza. Se questo non fosse possibile non ci rimarrebbe che contemplare la massa di auto e le espressioni infastidite dei loro guidatori. C’è dunque un vantaggio evolutivo in questa capacità di distrazione della mente, come afferma Eric Klinger, psicologo presso l’Università del Minnesota e uno dei pionieri del settore.

“Mentre una persona è occupata con un compito, questo sistema mantiene aggiornata l’agenda principale della persona”, scrive il dottor Klinger nel “Manuale di immaginazione e simulazione mentale” (“Handbook of Imagination and Mental Simulation”). “Serve quindi come una sorta di meccanismo di richiamo, aumentando così la probabilità che le occupazioni principali restino invariate, senza perdersi in troppi obiettivi fuorvianti”.

Spesso, leggendo un libro, può capitare di leggere intere pagine senza capire cosa si sta leggendo (zoning out, in inglese), cioè si è inconsapevoli del potere di astrazione della propria mente. In un esperimento è stato ad esempio chiesto a dei lettori se fossero concentrati nel testo o se stessero fantasticando qualcosa, mentre leggevano: si è così visto che nel 10 per cento del tempo di lettura i pensieri vagano, anche se è difficile rendersene pienamente conto, a meno che non si venga interrogati su questo tema, come avvenuto durante un esperimento.

Per misurare il pensiero astratto in modo più diretto, il dottor Schooler e due psicologi dell’Università di Pittsburgh, Erik D. Reichle e Andrew Reineberg, hanno usato una macchina che tracciava i movimenti degli occhi delle persone, mentre leggevano “Ragione e sentimento”, sullo schermo del computer. Fortuna, dicono gli autori, che Jane Austen, l’autrice del romanzo, non è più di questo mondo e non potrà sapere i risultati dell’esperimento, per lei poco gratificanti (vedi prossimo numero di Psychological Science).

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Confrontando i movimenti degli occhi con il testo sullo schermo, gli sperimentatori hanno potuto infatti osservare se qualcuno rallentava nella lettura per comprendere meglio frasi complesse o semplicemente scansionava il testo senza capirlo. Una divagazione del pensiero su una frase potrebbe durare fino a due minuti.

Ma quale potrebbe essere il vantaggio di manetenere attive due reti di pensieri contemporanei? Secondo gli psicologi di Santa Barbara le due reti lavorano su obiettivi che vanno al di là del compito immediato. Tale teoria potrebbe contribuire a spiegare perché le persone che si distraggono facilmente ottengono migliori risultati nei test di creatività: forse, mettendo entrambe le reti del cervello a lavorare contemporaneamente, queste persone sono più propense a fare associazioni insolite.

Secondo il Dott. Schooler i compiti relativamente poco impegnativi liberano la mente e le permettono di vagare in modo produttivo (es. camminare, lavorare a maglia, ecc.).

“Per essere creativo devi permettere alla tua mente di distrarsi” afferma il Dott. Schooler “ma è necessario anche essere in grado catturare l’idea vagante, quando la si ha. Se Archimede, giunto a una soluzione nella vasca da bagno, non si fosse accorto di aver avuto l’idea giusta, a cosa sarebbe servito averla avuta? ”

Ah, a proposito, la soluzione del quesito proposto era la parola “palla”: ci eravate già arrivati?

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Fonte: The New York Times, Discovering the virtues of wandering mind

Immagine:Xtrahjkt

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