Figli con disturbi alimentari: che fare?

Figli con disturbi alimentari: che fare?

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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I genitori di figli con disturbi alimentari debbono in primis documentarsi sulla malattia che interessa i propri figli e seguire dei suggerimenti che possano migliorare la condizione medica e psicologica dei propri congiunti. Quella che segue è una breve guida, in cui sono presenti molte informazioni che potrebbero essere utili.

Cosa sono i disturbi alimentari?

I disturbi alimentari classificati nel manuale diagnostico DSM-5 (la “bibbia” degli psichiatri) sono:

  • Picacismo

Il picacismo, anche denominato allotriofagia o, più semplicemente, pica, è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive (terra, sabbia, carta, gesso, legno, cotone, capelli, etc.). Il disturbo viene diagnosticato se l’abitudine perdura per più di un mese a un’età nella quale questo comportamento è dal punto di vista evolutivo inappropriato, generalmente in bambini più grandi di 18-24 mesi. Non vi è avversione nei confronti del cibo in generale.

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  • Disturbo di ruminazione

Questo disturbo comporta il rigurgito di cibo, che può essere rimasticato, deglutito nuovamente o sputato, per almeno 1 mese. Il rigurgito non deve essere attribuibile a una malattia gastrointestinale o altra malattia (per es., reflusso gastroesofageo, stenosi del piloro)

  • Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo

Evitamento o larestrizione dell’assunzione di cibo per mancanza d’interesse verso il cibo, disgusto, preoccupazioni per le conseguenze del mangiare. Non è presente la preoccupazione per il peso e la forma del corpo o un’altra malattia organica o psicologica.

  •  Anoressia

Comportamento alimentare tendente a restringere l’assunzione di calorie che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo è inferiore al minimo normale oppure, nei bambini e negli adolescenti, è minore di quello minimo atteso. E’ presente una intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima,  persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.

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  • Bulimia

Ricorrenti episodi di abbuffata. Ad esempio mangiare una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili, oltre che sensazione di  non riuscire a smettere di mangiare o a controllare quantità e qualità del cibo ingerito. Sono presenti ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.

  • Disturbo da binge-eating (o disturbo da alimentazione incontrollata)

Sono presenti ricorrenti episodi di abbuffate, che però non sono associate alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia.

  • Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con/senza altra specificazione

Queste categorie si applicano in caso di disturbi alimentari che non soddisfano i criteri per i disturbi alimentari codificati. Ad esempio, in caso di anoressia atipica: sono soddisfatti tutti criteri per l’anoressia, salvo che nonostante una significativa perdita di peso, il peso dell’individuo rimane all’interno o al di sopra del range di normalità.

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Quali sono i più frequenti disturbi alimentari?

La frequenza nella popolazione femminile è circa dello 0,3-0,5% (un caso ogni 200-300 persone) per l’anoressia e dell’1-2% (un caso ogni 50-100 persone) per la bulimia. Nella popolazione in età adolescenziale e giovanile, le percentuali sono più alte: fino al 2% delle donne si ammala di anoressia e il 4% di bulimia. Soffrono inoltre di un disturbo alimentare “parziale” o “subclinico” (sono presenti solo alcuni dei criteri dell’anoressia o della bulimia) quasi il 10% delle ragazze tra i 15 e i 25 anni.

I disturbi alimentari sono in aumento?

No. Il numero di nuovi casi all’anno è stabile, dagli anni ’90 ad oggi: l’incidenza è comunque ancora molto alta, specialmente fra i giovani.

Vi sono altri disturbi alimentari non indicati nel DSM?

Si. Uno di questi è l’ortoressia, un disturbo dovuto all’attenzione abnorme alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche. L’ortoressia non è attualmente riconosciuta come patologia dal DSM-5. La sindrome da alimentazione notturna si ha quando ci si sveglia di notte per mangiare oppure vi è un eccessivo consumo di cibo dopo il pasto serale.

Quale, fra i disturbi alimentari, è il più pericoloso?

Tutti i disturbi alimentari presentano rischi immediati e a lungo termine. È facile vedere il grande pericolo che corre una persona sottopeso con anoressia, ma le persone che si abbuffano o che vomitano regolarmente dopo aver mangiato sono ad alto rischio di malnutrizione e squilibrio elettrolitico. Tutti i disturbi alimentari presentano inoltre alti rischi di suicidio o autolesionismo.

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I genitori possono essere la causa dei disturbi alimentari dei figli?

I ricercatori hanno indagato su tutte le cause tipiche indicate per i disturbi alimentari, ma senza trovare molte conferme. I protocolli standard della terapia familiare per la cura dei disturbi alimentari, ad esempio, sono oggi in gran parte superati.

Quali sono i livelli di pericolosità per l’anoressia?

  • Lieve: Indice di massa corporea ≥ 17 kg/m2
  • Moderato: Indice di massa corporea 16-16,99 kg/m2
  • Grave: Indice di massa corporea 15-15,99 kg/m2
  • Estremo: Indice di massa corporea < 15 kg/m2

Cosa è e come si calcola l’indice di massa corporea?

L’Indice di Massa Corporea è uno strumento per la misurazione del peso corretto. Vengono messi in correlazione il peso con l’altezza del soggetto.

L’Indice di Massa Corporea (IMC, kg/m2) si calcola:

dividendo il peso, espresso in kg per il quadrato dell’altezza, espressa in metri, come indice indiretto di adiposità.

Valori di riferimento normali:

Meno di 16 Molto sottopeso
Da 16 a 18,5: Sottopeso
Da 18,5 a 25 Normale
Da 25 a 30 Sovrappeso
Da 30 a 35 Obesità Grado I
Da 35 a 40: Obesità Grado II
Più di 40 Obesità Grado III

Quali sono i livelli di pericolosità per la bulimia?

I livelli di gravità per la bulimia sono i seguenti:

  • Lieve:  1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Moderato: 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Grave: 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Estremo: 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.

Cosa può fare un genitore, una volta resosi conto del problema?

Senza perdere tempo, occorre affrontare direttamente il problema. I ragazzi con disturbi alimentari potrebbero reagire con rabbia o aggressività, ma occorre sapere che questo può essere un segnale di paura o insicurezza: per loro potrebbe essere  difficile esprimere i propri sentimenti, quindi occorre essere pazienti e ascoltare quello che hanno da dire.

Chiedere aiuto è il primo passo!

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Che atteggiamento tenere?

  • Rimanere calmi e prepararsi cosa dire;
  • Non giudicare, concentrarsi su ciò che i figli dicono e come si sentono;
  • Informarsi, avere a portata di mano risorse a cui fare riferimento;
  • Evitare di discutere di diete o problemi di peso che riguardano altre persone;
  • Non offendersi se i ragazzi non si aprono immediatamente: fa parte della malattia;
  • Cercare aiuto da parte di uno psicologo per colmare le proprie insicurezze e gli eventuali sensi di colpa;
  • Preparare un programma alimentare condiviso, da rispettare con disciplina;
  • Evitare di parlare durante i pasti di porzioni, calorie o contenuto proteico degli alimenti;
  • Cercare di mantenere l’atmosfera leggera e positiva durante tutto il pasto, anche quando il tono dell’umore sarebbe diverso;
  • Un’attività familiare dopo il pasto, come un gioco elettronico o un programma TV, può aiutare a distrarre i ragazzi dal voler eliminare il cibo;
  • Non disperare se un pasto va male. Essere costanti e fiduciosi;
  • Sostenere sempre i propri figli;
  • Non sottovalutare mai l’importanza dell’amore e della considerazione da parte dei genitori, anche quando i figli danno l’impressione di non tenerci affatto;
  • Essere un buon modello, adottando una dieta equilibrata e facendo una buona quantità di esercizio fisico, senza esagerazioni;
  • Lodare i figli per ogni successo che riescono a raggiungere, in ambito alimentare come negli altri ambiti;
  • Essere consapevoli di svolgere un ruolo molto importante nel processo di guarigione dei figli.

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