Infibulazione e altre mutilazioni genitali femminili

Infibulazione E Altre Mutilazioni Genitali Femminili

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Nella società occidentale le ragazze sin da piccole cominciano a ricevere messaggi sulle presunte imperfezioni del loro corpo: è sempre troppo grasso o troppo magro, troppo scuro o troppo lentigginoso. Tutto questo può creare incertezze e perdita dell’autostima.

In altri paesi del mondo tuttavia, i messaggi che le ragazze ricevono fin dall’infanzia è che, se vogliono essere accettate dalla propria comunità, devono cambiare i propri organi genitali, alterandoli e persino rimodellandoli attraverso una pratica nota come mutilazione genitale femminile (MGF).

Spesso considerate come riti di passaggio, le MGF possono causare gravi complicazioni alla salute, tra cui infezioni, dolore cronico e infertilità. Molto spesso portano alla morte.

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Nonostante questa pratica sia riconosciuta a livello internazionale come una violazione dei diritti umani, circa 200 milioni di ragazze e donne nel mondo (attualmente viventi) sono state sottoposte a MGF e se tutto dovesse continuare così come è si stima che altri 68 milioni di donne subiranno tali pratiche tra il 2015 e il 2030.

Ecco allora qualche info che è assolutamente conoscere sull’argomento.

Cosa si intende esattamente per mutilazione genitale femminile?

La mutilazione genitale femminile si riferisce a qualsiasi procedura che comporti la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni ai genitali per motivi non medici.

Come si presentano le mutilazioni genitali femminili?

Esistono quattro tipi di MGF:

  • Il tipo I, chiamato anche clitoridectomia, prevede la rimozione parziale o totale del clitoride e / o del prepuzio.
  • Il Tipo II, chiamato anche escissione, è la rimozione parziale o totale del clitoride e delle piccole labbra.
  • Il tipo III, chiamato anche infibulazione, è il restringimento dell’orifizio vaginale con un sigillo di copertura. Il sigillo si forma tagliando e riposizionando le piccole labbra e / o le grandi labbra. Più avanti nella vita, le donne infibulate possono essere “riaperte” la prima notte di matrimonio e / o prima del parto. L’intervento dell’infibulazione non avviene dunque una sola volta nella vita: molte donne vengono defibulate e poi reinfibulate in occasione di ogni parto. E sappiamo quante volte una donna in certi Paesi sia costretta a partorire….
  • Il tipo IV è qualsiasi altra procedura dannosa per i genitali femminili per scopi non medici, come puntura, piercing, incisione, raschiatura o cauterizzazione.

I tipi I e II sono i più diffusi, ma esistono variazioni all’interno dei paesi e delle comunità. Il tipo III – l’infibulazione – riguarda circa il 10% di tutte le donne che subiscono queste mutilazioni.

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Le mutilazioni genitali femminili come vengono viste dalle donne, nelle società in cui vengono praticate?

Dove vengono praticate, le MGF sono accettate da uomini e donne e sono anzi le donne a praticarle sulle ragazze più giovani.

Per quali ragioni si praticano?

In alcune comunità, vengono eseguite per controllare la sessualità delle donne e delle ragazze. A volte è un prerequisito per il matrimonio – ed è strettamente legato al fenomeno delle spose bambine. Alcune società eseguono MGF a causa di miti sui genitali femminili. Ad esempio, ritengono che un clitoride non tagliato potrebbe crescere fino alle dimensioni di un pene o che le MGF sono utili per migliorare la fertilità. Altri vedono i genitali femminili esterni come sporchi e brutti.

Perché le mutilazioni genitali sono inaccettabili?

Perché non solo non sono vere le ragioni per cui esse vengono praticate (non permettono una migliore fertilità e il clitoride non diventerà mai un pene, se non viene tagliato!), ma le MGF violano i diritti umani di donne e ragazze, privandole dell’opportunità di prendere decisioni personali e informate sul proprio corpo e sulla propria vita.

Da quanto tempo si usano queste tecniche?

Queste pratiche precedono la diffusione del Cristianesimo o dell’Islam. Sembra infatti che alcune mummie egizie mostrino le caratteristiche della MGF. Storici come Erodoto affermano che, nel V secolo a.C., i Fenici, gli Ittiti e gli Etiopi praticavano la circoncisione. È stato anche riferito che i riti di circoncisione furono adottati nelle zone tropicali dell’Africa, nelle Filippine, da alcune tribù dell’Alta Amazzonia, da donne della tribù Arunta in Australia e in alcune comunità romane e arabe. Recentemente, negli anni ’50, la clitoridectomia veniva praticata in Europa occidentale e negli Stati Uniti per curare
disturbi mentali e sessuali.

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L’Islam favorisce questa pratica?

No. Sebbene vengano spesso collegate all’Islam, queste pratiche non sono sostenute dall’Islam e vi sono molte comunità non islamiche che praticano la MGF. Eppure, nessuna religione la promuove o la richiede e molti leader religiosi l’hanno denunciata come pratica inaccettabile.

Esiste una MGF “sicura”?

No. Le MGF – indipendentemente da dove o da chi viene eseguita – hanno serie implicazioni per la salute sessuale e riproduttiva delle ragazze.

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Quali sono le complicazioni a breve termine?

Le complicazioni possono riguardare dolore intenso, shock, emorragia, infezione, ritenzione urinaria e altro ancora. In alcuni casi, l’emorragia e l’infezione possono essere abbastanza gravi da causare la morte.

Quali le complicazioni di lungo termine?

I rischi a lungo termine comprendono complicazioni durante il parto ed effetti psicologici.

Da chi vengono eseguite le MGF?

La MGF viene tradizionalmente eseguita da un membro designato della comunità, a volte utilizzando strumenti rudimentali come lamette da barba, spesso senza uso di anestetico o antisettici. Viene anche eseguita da medici professionisti, che praticano “MGF medicalizzate”. Tuttavia, anche in questi casi, possono esserci gravi conseguenze per la salute.

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E’ da promuovere la MGF medicalizzata per salvare vite umane?

Assolutamente no: quando il personale medico esegue la MGF, può erroneamente trasmettere il messaggio che la pratica sia sana dal punto di vista medico, rafforzandola ulteriormente.

Come convincere le persone ad abbandonare queste pratiche?

Le famiglie potrebbero avere difficoltà a rinunciare a questa pratica. Coloro che rifiutano la MGF possono essere infatti condannati o ostracizzati dalla società in cui vivono e le loro figlie possono essere ritenute non degne del matrimonio. Il modo migliore è convincere le comunità ad un abbandono collettivo della pratica, in modo che non vi siano ragazze o famiglie svantaggiate, a causa di questa decisione.

Cosa si sta facendo per spingere all’abbandono delle MGF?

Nel 2008, l’UNFPA e l’UNICEF hanno istituito un programma comune sulle MGF, il più grande programma globale per accelerare l’abbandono delle MGF e fornire assistenza alle ragazze e alle donne che vivono con le complicazioni sopra descritte. Fino ad oggi, il programma ha aiutato oltre 3 milioni di ragazze e donne a ricevere servizi di protezione e assistenza relativi alle MGF. Più di 30 milioni di persone in oltre 20. 000 comunità hanno fatto dichiarazioni pubbliche di abbandono della pratica.

Con il sostegno dell’UNFPA e di altre agenzie delle Nazioni Unite, molti paesi hanno anche approvato una legislazione che vieta le MGF e hanno sviluppato politiche nazionali per raggiungere il suo abbandono.

Cosa si può fare nei nostri paesi occidentali, rispetto alle donne immigrate che subiscono MGF?

Il problema è delicato perché gli immigrati si ribellano quando il paese ospitante impone loro leggi che tendono ad impedire l’attuazione delle loro tradizioni. Resta comunque il fatto che in un paese civile non è possibile che siano consentite tali pratiche.

La soluzione va dunque cercata nell’incontro, nel dialogo, nella sensibilizzazione e il lavoro va condotto soprattutto sulle donne, dando loro la possibilità di studiare, di lavorare, di avere un’indipendenza economica. Le donne immigrate devono comprendere l’assurdità di questa mutilazione e va assolutamente impedito che esse da vittime continuino a trasformarsi in carnefici con le loro figlie.

Visita anche UNFPA, sito  delle Nazioni Unite dedicato alle donne che vivono in società sottosviluppate 

Dr. Giuliana Proietti

 

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UNFPA/Georgina Goodwin

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