La bimba dai capelli rosa e il rapporto genitori-figli

La bimba dai capelli rosa e il rapporto genitori-figli

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Costo : 60 euro/ Durata: 1 ora/ Frequenza: da definireDr. Giuliana Proietti Instagram

Qualche giorno fa è comparso un video su Instagram, che mostrava, a detta della mamma americana che lo ha postato, “un momento simpatico” tra lei e sua figlia. Se state pensando a un gioco con le bambole o al racconto di una favola, siete completamente fuori strada: nel video mamma Charity, famosa in rete come makeup artist, fitness enthusiast e, soprattutto, social media phenomenon, tinge i capelli di rosa alla figlia City, due anni, e propone il relativo video ai followers, come tutorial per le altre mamme desiderose di trascorrere similari “momenti simpatici” con le figlie.

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Nel video si vede come i capelli della bimba vengono trasformati da biondi a rosa e poi, sul finale, vi è un balletto con madre e bimba, con gli ormai immancabili baci sulla bocca. Mrs. Charity ha raccontato che è stata la figlia stessa a chiederle, tempo fa, di colorarle i capelli di blu, perché voleva averli come quelli della mamma (e della nonna); dopo questa prima esperienza aveva chiesto di passare al rosa. Pertanto, cuore di mamma, la video maker, dopo essersi assicurata del fatto che si trattava di un colorante vegetale, che durava solo pochi giorni e che era, a suo dire, completamente sicuro, ha tinto di rosa i capelli della piccola City.

Il video è diventato virale ed è stato visto, ad oggi, più di 1,3 milioni di volte, soprattutto a causa delle numerose critiche ricevute.

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C’è chi ha scritto: “E’ una cosa irresponsabile… Certo, che è stata lei a chiederlo, lei è una bimba. Lei non sa quello che vuole! Tu che sei la madre dovresti saperne di più”. Altri hanno scritto che basta il buon senso per capire che tingere i capelli ad una bambina di due anni è una cosa che non va bene, altri ancora si sono preoccupati per gli effetti nocivi del colorante, profetizzando che la bimba rimarrà calva all’età di venti anni.

Ci sono tuttavia anche numerose persone che danno ragione alla mamma, come la signora Nicole, la quale in un commento dice di non capire dove sia il problema: lei stessa ha due figli di 4 e 2 anni che, a suo dire, “sono già due spiriti molto indipendenti, per cui nessuno riesce a smuoverli dalle loro opinioni, specialmente quando si tratta di estetica”. Perché dunque non lasciare che questi bimbi esprimano la loro personalità e individualità? “Non si tratta di scelte irreversibili: non stiamo parlando di tatuaggi o piercing. E’ una colorazione che se ne va in poche settimane…Forse – conclude Nicole -, “se i genitori lasciassero fare ai figli scelte come questa, non avremmo tutti questi adulti che non sanno chi sono e cosa vogliono, una volta che non ci sono più i genitori a dire loro cosa fare”.

Sono argomentazioni molto simili a quelli della stessa Mrs Charity, la quale ha dichiarato: “Nessuno conosce un bambino meglio di un genitore, per cui se tu pensi che tua figlia sia pronta e lo desideri, cerca i prodotti giusti e fallo!”

Sinceramente questi atteggiamenti genitoriali, ai miei occhi di psicologa appaiono non meno che sconcertanti. Gli argomenti della signora Nicole non solo non sono corretti, ma portano nella direzione opposta! I figli infatti diventano fragili e insicuri non perché gli vengono negate, prima dei cinque anni di età, delle scelte estetiche, ma perché in età infantile sono completamente manipolati e condizionati dai genitori, che li trattano come bambolotti o piccoli pet domestici, non certo con il rispetto che si deve a delle personalità in formazione.

Personalmente, tuttavia, non sono particolarmente colpita dai capelli rosa della bimba di due anni, ma dall’uso che la mamma fa del corpo della figlia. Alcune immagini di questa bambina, che ha da poco cominciato a camminare, non sa ancora parlare compiutamente, probabilmente non si è ancora neanche liberata del pannolino, mi sembrano troppo simili a quelle di una Top Model, con tanto di messaggio erotico sottostante.

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Mrs Charity tuttavia non è un’eccezione: molti genitori oggi, incuranti delle attenzioni e delle necessità tipiche dell’infanzia, trascinano i loro figli nel proprio mondo adulto, facendoli partecipare a serate in discoteca o in birreria, mettendoli di fronte a spettacoli destinati agli adulti, ecc. ecc. I social media contribuiscono poi a amplificare questi fenomeni.

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Questa tendenza a vestire i figli da adulti, ad inviare loro messaggi inadeguati per la loro età anagrafica e mentale, per poi magari punirli severamente quando mostrano comportamenti “infantili”, viene ormai definita comunemente “adultizzazione”, una brutta parola che veicola un atteggiamento genitoriale particolarmente pericoloso per lo sviluppo psicosessuale del bambino, in quanto nega la sperimentazione del gioco spontaneo, della fantasia, della costruzione di relazioni fra pari, che è tipica dell’infanzia.

“Credo che i genitori debbano usare queste opportunità per insegnare ai figli ad ottenere quello che desiderano e ad essere se stessi, nonostante le pressioni delle persone che parlano di “norme”, dice Charity. Ma come può essere se stessa una bambina di due anni, che non ha ancora raggiunto, ad esempio, lo stadio della reversibilità del pensiero? Per i non addetti ai lavori, il pensiero reversibile, formulato da Jean Piaget, esperto di psicologia dello sviluppo, compare nel bambino solamente tra i sei e gli otto anni e consiste nella capacità di compiere alcune operazioni mentali elementari di ordine spaziale, logico e numerico, tenendo conto contemporaneamente della fase iniziale e finale di un processo. Il pensiero di un bambino che ha gli anni della piccola City, sempre secondo Piaget, è invece limitato alla situazione del momento (capelli rosa), ma non è capace di tornare alla situazione di partenza (capelli biondi) e riconoscere che, nel passaggio fra la prima e la seconda fase, vi è stato solo un mutamento di forma o colore e non un’aggiunta o una sottrazione di sostanza.

Che tipo di sicurezze può dare un’operazione del genere, quando non si è ancora acquisita la nozione di tempo, durata, reversibilità, quando non si è ancora acquisito uno schema completo del proprio corpo, non si sanno controllare le proprie emozioni e neanche le funzioni corporali?

Questi genitori, così convinti di conoscere la psiche dei loro bambini, non fanno che proiettare i loro desideri (infantili) sui propri figli, illudendosi di riconoscervi delle volontà, dei gusti, degli stili personali, che in realtà non appartengono ai figli, ma a se stessi e all’infinito narcisismo che domina la nostra epoca.

Dr. Giuliana Proietti

 

Dr. Giuliana Proietti

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Immagine:

/ Via instagram.com

Pubblicato anche su Huffington Post

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