La catarsi ed il metodo catartico
Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta
Il metodo catartico ha segnato un momento fondativo nella storia della psicoterapia, evidenziando l’importanza delle emozioni represse e della loro espressione. Sebbene oggi non venga più utilizzato come tecnica autonoma, la catarsi continua a essere riconosciuta come un *momento potenzialmente trasformativo*, da integrare responsabilmente all’interno di percorsi terapeutici più articolati e personalizzati.
Cosa è la “catarsi”?
La “catarsi”, dal greco “katharsis” (purificazione), significa ‘purificazione’: è un termine che veniva utilizzato per indicare la cerimonia di purificazione presente in diverse concezioni religiose ed in rituali magici. In ambito psicologico, la catarsi è intesa come un processo di liberazione emotiva che consente all’individuo di esprimere e rielaborare esperienze traumatiche o intense, spesso represse.
Il termine veniva usato in ambito medico?
Si. In ambito medico, Ippocrate e Galeno usarono il termine in riferimento alla purificazione fisica, ad esempio attraverso l’eliminazione di fluidi corporei. La catarsi poteva consistere nella liberazione dell’individuo da una contaminazione o ‘miasma’, visibile o invisibile, che danneggiava o corrompeva la natura della persona (es. sangue o colpa).
Ad esempio, nel V secolo a.C. nella medicina d’Ippocrate, si definiva “catarsi” l’evacuazione di escrementi o di elementi ritenuti dannosi per la salute. Questa purificazione poteva essere ottenuta o con metodi naturali o con farmaci catartici. Anche le mestruazioni o la potatura di un albero potevano rappresentare una catarsi. La catarsi veniva allora distinta in ‘naturale’ o ‘artificiale’ (es. indotta da emetici e purganti).
Anche i filosofi hanno utilizzato questo concetto?
Si. La catarsi era già presente nelle credenze orfiche e, nella forma descritta da Empedocle, era un mezzo di purificazione che faceva uscire l’uomo dalle nascite nel ciclo delle reincarnazioni, per rimetterlo nelle dimore degli Dei, liberato dagli ‘umani dolori’.
Per Socrate la catarsi era il risultato del dialogo: lo stringente susseguirsi di brevi domande e risposte portava alla purificazione, alla liberazione dai mali interiori, quali la cattiveria e l’ignoranza.
Platone utilizzava questo termine per indicare le vie per la liberazione dell’anima dalle passioni più materiali, per aprirsi alla prospettiva della phronesis (saggezza).
In Aristotele, assieme all’uso medico del termine, compare ne La Poetica, il celebre tema della catarsi tragica e, nella Politica, quello della catarsi musicale.
La catarsi tragica è la purificazione dell’anima dello spettatore. La tragedia, infatti, è solo un’imitazione drammatica di fatti gravi e luttuosi, per cui la paura e la pietà che lo spettatore prova di fronte alla messa in scena di un dramma non sono le stesse che proverebbe nella realtà: l’imitazione tragica trasforma la pena reale in piacere, purificando il simile col simile. C’è poi la musica, che porta alla catarsi attraverso la meditazione.
Nell’età romantica, il significato estetico della purificazione dell’arte ritorna con Goethe, Schiller e Schopenhauer: l’arte è una via di liberazione dalla volontà irrazionale e dalla ‘cieca pulsione’ che la percorre.
Questo significato si è evoluto nel tempo fino a essere trasposto anche in ambito psicologico.
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Quali sono i meccanismi psicologici della catarsi?
La catarsi psicologica può essere descritta come un processo in tre fasi:
- Rievocazione: l’individuo recupera un ricordo traumatico o fortemente emotivo, spesso precedentemente rimosso o represso.
- Espressione: l’emozione associata viene vissuta e verbalizzata, spesso con intensità.
- Elaborazione: si riorganizza cognitivamente l’esperienza, con un senso di sollievo, comprensione e diminuzione del peso psichico.
In cosa consiste il metodo catartico di Breuer e Freud?
Il termine “catarsi” è stato ripreso da Sigmund Freud e Joseph Breuer nel 1895, negli Studi sull’isteria, per indicare la liberazione di emozioni in pazienti ansiosi, grazie al recupero di particolari pensieri o ricordi biografici.
Essi chiamarono il procedimento da loro utilizzato “metodo catartico”. Freud e Breuer partirono dal presupposto che i sintomi isterici nascevano per il fatto che a un processo psichico gravato di intenso affetto veniva in qualche modo impedito di defluire (abreazione) sulla via normale che conduce alla coscienza e alla motilità, cosicché l’affetto, per così dire ‘incapsulato’, prendeva una strada sbagliata e trovava un deflusso nell’innervazione somatica (‘conversione’).
Con questo metodo, il paziente veniva indotto a rievocare verbalmente, o talora a rivivere, eventi traumatici: ciò permetteva l’abreazione degli effetti patogeni ad esso associati.
Nel celebre caso clinico di Anna O. (Bertha Pappenheim), Breuer notò che i sintomi isterici della paziente si alleviavano quando, sotto ipnosi, la ragazza riusciva a “rivivere” e “verbalizzare” eventi traumatici precedenti, spesso accompagnati da un’intensa risposta emotiva. La paziente definì questo processo come una “cura delle parole” (talking cure), ponendo le basi per ciò che sarebbe divenuto il trattamento psicoanalitico.
Freud riprese e approfondì il metodo, inizialmente utilizzandolo per favorire la rievocazione di contenuti rimossi e l’espressione di emozioni represse.
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Freud continuò sempre a usare questo metodo?
No, quando Freud rinunciò all’ipnosi, cercò di indurre i ricordi mediante la pressione della sua mano sulla fronte del paziente. Il metodo fu poi sostituito con le ‘libere associazioni’ (1903).
Freud si rese infatti conto che i sintomi non erano determinati soltanto da eventi traumatici, ma rappresentavano il risultato di un conflitto fra diverse forze psichiche.
Per questo, la terapia non doveva risolversi in qualche seduta, con il ricordo di un episodio, ma doveva mirare al superamento delle resistenze che mantenevano i conflitti rimossi e ne impedivano l’affiorare.
La catarsi cessò pertanto di essere la principale finalità terapeutica in quanto non eliminava le resistenze, ma le eludeva, producendo risultati solo transitori, mentre:
‘quando il materiale rimosso è stato ricondotto all’attività psichica cosciente, il che presuppone il superamento di considerevoli resistenze, allora il conflitto psichico (…) che il malato voleva evitare, può trovare, sotto la direzione del medico, un esito migliore di quello offerto dalla rimozione’
(Freud, Cinque Conferenze sulla Psicoanalisi, 1909).
Oggi si usa ancora il metodo catartico?
Nonostante il suo valore storico, il metodo catartico in forma pura è stato abbandonato a favore di approcci più strutturati. Il rischio principale risiede nella “ri-traumatizzazione” del paziente, se il rivivere emotivo non è accompagnato da contenimento terapeutico e rielaborazione simbolica. Tuttavia, la catarsi rimane un elemento implicito in molte terapie contemporanee, anche se non più come fine, ma come possibile mezzo verso il cambiamento.
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Quali pratiche terapeutiche incorporano il metodo catartico?
Ad esempio le “Terapie espressive” (arte terapia, psicodramma, danza terapia): l’azione creativa favorisce il contatto con vissuti profondi e la loro espressione simbolica, o le “Terapie corporee” (come la bioenergetica): lavorano sul rilascio di tensioni somatiche ed emozionali, o la Terapia focalizzata sulle emozioni (Emotion-Focused Therapy), che promuove il riconoscimento e la trasformazione delle emozioni primarie attraverso esperienze intense e simbolicamente significative. Attraverso queste ‘catarsi da attività’, la persona può entrare in contatto con gli aspetti più profondi della sua realtà psicologica ed esistenziale.
In questi approcci, tuttavia, l’esperienza catartica non è mai isolata, ma sempre inserita in un contesto relazionale e riflessivo, che ne consente l’integrazione. Oggi si ritiene infatti (Greenberg, L. S. 2002) che la catarsi possa in qualche modo aprire la porta, ma è la comprensione, l’accettazione e la ristrutturazione cognitiva ciò che consolida il cambiamento.
Dr. Walter La Gatta
Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023
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Fonte Principale
Galimberti, Dizionario di Psicologia
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)
Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:
Psicoterapie individuali e di coppia
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