Ortoressia, l'ossessione per i cibi sani

Ortoressia, l’ossessione per i cibi sani

Ortoressia, l’ossessione per i cibi sani

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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L’ortoressia rappresenta un esempio significativo di come un comportamento apparentemente positivo – la cura per l’alimentazione – possa degenerare in un disturbo che compromette la salute e la qualità della vita. Conosciamola meglio.

Cosa significa “ortoressia”?

Il termine deriva dal greco orthós (giusto, corretto) e órexis (appetito), ed è stato coniato nel 1997 dal medico statunitense Steven Bratman. Sebbene non sia ancora formalmente riconosciuta come diagnosi autonoma nei principali manuali diagnostici (DSM-5 o ICD-11), l’ortoressia è oggetto crescente di attenzione clinica e scientifica per i suoi effetti potenzialmente dannosi sulla salute fisica e psicologica.

Chi era il Dottor Steven Bratman?

Questo medico, specializzatosi in medicina alternativa, era diventato egli stesso un maniaco dell’alimentazione, al punto che consumava i propri pasti nel silenzio più assoluto, si alzava da tavola quando il suo stomaco non era ancora sazio, non mangiava una verdura se questa era stata colta da più di quindici minuti e masticava il boccone di cibo, prima di ingerirlo, per più di cinquanta volte. Mangiare del formaggio pastorizzato poteva farlo sentire male al punto di temere di contrarre, dopo questa ingestione di cibo ‘avvelenato’, una polmonite, se non addirittura il cancro. Riconosciuto di avere qualcosa che non andava, si è curato ed ha anche divulgato le caratteristiche e la sintomatologia di questo nuovo disturbo alimentare.

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Cosa caratterizza l’ortoressia?

Chi soffre di ortoressia non è semplicemente attento all’alimentazione: ciò che distingue il disturbo è l’intensità e la rigidità con cui vengono seguite regole autoimposte sul cibo considerato “sano” o “puro”. Le persone ortoressiche passano molte ore al giorno a pensare, pianificare e preparare i pasti, evitando cibi percepiti come impuri, industriali, trattati o non naturali. Gli alimenti vengono suddivisi in modo rigido tra “buoni” e “cattivi”, senza alcuna flessibilità.

Questo comportamento può portare a:

  • Restrizioni alimentari estreme, che possono compromettere l’equilibrio nutrizionale;
  • Isolamento sociale, dovuto alla difficoltà di partecipare a eventi o pasti fuori casa;
  • Ansia e senso di colpa, legati alla trasgressione delle regole autoimposte;
  • Bassa autostima, spesso legata alla percezione morale del cibo (mangiare “bene” come essere “migliori”).

Perché l’ortoressia porta all’isolamento sociale?

Le diete drastiche aggravano il problema dell’isolamento sociale, poiché l’ortoressico tende a sentirsi superiore a causa del livello di vita nutrizionale che ha, in confronto con quello degli altri, e dunque rifiuta di mangiare insieme ad altre persone.  Per seguire il regime, gli ortoressici dimostrano una grande forza di volontà, ma se si trovano ad infrangere le loro regole, soccombendo alla tentazione del cibo proibito, poi si sentono colpevoli e corrotti. Questo comportamento è simile a quello delle persone che soffrono di anoressia o bulimia , tuttavia, la preoccupazione degli anoressici e dei bulimici riguarda la quantità di cibo che consumano, mentre gli ortoressici sono ossessionati dalla sua qualità.

Le interazioni sociali di questo tipo di pazienti non sono mai troppe e non sono mai buone: infatti questi soggetti sono in genere piuttosto orgogliosi di sé stessi, della cura che hanno per il proprio corpo e vivono una sorta di complesso di superiorità nei confronti degli altri. La consapevolezza che a niente siano valsi i propri appelli al salutismo dietetico, il rifiuto del proselitismo di amici e conoscenti, porta l’ortoressico ad allontanarsi da tutti, con pensieri sempre meno espressi apertamente, sempre più marcati da aspetti paranoici.

Occorre del resto considerare che è obiettivamente difficile rinunciare alle occasioni sociali; è difficile rinunciare ad un pezzo di torta per il compleanno o al panettone di Natale e ci vuole davvero una grande forza di volontà per andare contro corrente, per cui è abbastanza normale che la personalità dell’individuo si irrigidisca, non solo nei riguardi di se stessi, ma anche degli altri.

Dr. Walter La Gatta

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Può trattarsi di una forma mascherata di controllo?

Si. A differenza dell’anoressia o della bulimia, in cui l’obiettivo primario è solitamente il controllo del peso o dell’immagine corporea, nell’ortoressia la motivazione dichiarata è quella della salute. Tuttavia, la ricerca mostra che dietro l’ossessione per il cibo sano si celano spesso ansie più profonde: paura della contaminazione, bisogno di controllo, perfezionismo, e in alcuni casi una forma di identità personale costruita intorno alla purezza alimentare.

Quali sono le conseguenze fisiche e psicologiche?

Le conseguenze fisiche dell’ortoressia possono essere gravi, soprattutto quando l’eliminazione di interi gruppi alimentari comporta carenze nutrizionali, perdita di peso e squilibri metabolici. Le conseguenze psicologiche comprendono ansia cronica, depressione, perdita di spontaneità nella vita quotidiana e compromissione della qualità delle relazioni.

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È importante notare che, in molti casi, l’ortoressia può insorgere gradualmente, passando da un’attenzione legittima verso una dieta equilibrata a una spirale di rigidità, regole e isolamento.

Il contesto culturale: quanto conta?

Molto. L’ortoressia si sviluppa in un contesto culturale in cui l’alimentazione “pulita” (clean eating), le diete “detox”, il bio, il naturale e l’“healthy lifestyle” vengono spesso idealizzati e promossi come sinonimo di virtù, successo e autodisciplina. I social media, in particolare, contribuiscono alla diffusione di modelli alimentari estremi, accompagnati da immagini patinate e da narrazioni che confondono la salute con il moralismo.

Questa pressione culturale può favorire la comparsa o il mantenimento di comportamenti ortoressici, soprattutto in persone predisposte al perfezionismo, al controllo o con una storia di disturbi alimentari.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Quali sono le altre “manie” degli ortoressici?

Le persone ossessionate dal cibo sano, come intuibile, sono anche quelle della  ‘salute, a qualsiasi costo’ dunque il loro interesse non riguarda solamente l’alimentazione, ma anche l’ossessione per il fitness, la pulizia, i massaggi, il rilassamento, la meditazione

Possono esservi poi altre fissazioni che portano ad esempio ad evitare, nei luoghi pubblici, stoviglie (piatti, pentole, posate) contaminate dalle ‘vibrazioni’ della carne, oppure considerate tossiche, come quelle di alluminio o di plastica, oppure al ristorante chiedere un piatto di insalata con foglie non tagliate, per non far perdere alla verdura le sue qualità nutritive, mangiare solo (e soltanto) verdura e frutta di stagione, o escludere dalla propria dieta anche i latticini e le uova, per essere vegetariani totali, o ‘vegetaliani’, come molti si definiscono.

Un altro segnale di ortoressia è la conoscenza precisa di tutte le etichette dei cibi in vendita al supermercato: questi soggetti conoscono a memoria i componenti nutritivi di ogni genere di prodotto, per cui sanno benissimo, in termini assoluti ed in percentuale, quanti grassi saturi e insaturi contiene quel determinato prodotto, il suo valore calorico, i carboidrati… In pratica questi ‘estremisti del cibo’ focalizzano tutte le loro attenzioni ed energie solamente sugli aspetti dietetici, trascurando completamente gli altri aspetti della loro vita quotidiana, come ad esempio le relazioni sociali.

Quale trattamento?

Poiché l’ortoressia non è ancora una diagnosi ufficiale, la sua individuazione può risultare difficile. Inoltre, molte persone ortoressiche non percepiscono il proprio comportamento come problematico, convinte di perseguire uno stile di vita virtuoso. Tuttavia, quando l’ossessione per il “mangiar sano” compromette la salute, il benessere psicologico e la vita sociale, è importante cercare un supporto professionale.

Il trattamento può includere:

  • Psicoterapia individuale
  • Educazione alimentare
  • Psicoeducazione

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Come si previene il disturbo?

Prevenire significa sapersi porre dei limiti quando ci si accorge di esagerare in questo ambito: il campanello d’allarme può suonare quando ci si accorge di aver rifiutato un invito a stare con gli altri a causa del cibo, o quando ci si sta per presentare ad una festa con il proprio pacchettino di cibo macrobiotico, ad uso strettamente personale.

Deve poi essere interrotto il circolo vizioso che porta l’ortoressico a programmare il pasto, ad acquistare personalmente il cibo e a cucinarlo secondo determinate teorie: cercare di limitare questa o quella attività, delegando ad altri la responsabilità della propria alimentazione, almeno un giorno alla settimana, può essere l’inizio di un’autoterapia.

L’importante è concedersi una sorta di ‘licenza di mangiare tutto’ almeno qualche volta, in giorni stabiliti, in modo poi di non sentirsi in colpa.

L’ortoressia  di Bratman è stato criticata da alcuni scienziati?

Si; essi sostengono che il desiderio di seguire una dieta sana è nel migliore dei casi benefico e non indica un disturbo psicologico di sé. L’ortoressia è stata piuttosto collegata a disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo.

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Dr. Walter La Gatta Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise. Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche) Il Dr. Walter La Gatta si occupa di: Psicoterapie individuali e di coppia Terapie Sessuali Tecniche di Rilassamento e Ipnosi Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali. Per appuntamenti telefonare direttamente al: 348 – 331 4908 (anche whatsapp) email: w.lagatta@psicolinea.it Visita la pagina Facebook e il profilo Twitter Visita anche www.walterlagatta.it

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