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Author: Dr. Simona Caprilli

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Il bambino in ospedale

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Articolo datato

Il dolore è definito dall’OMS come “una sgradevole esperienza sensoriale ed emozionale associata a reale o potenziale danno tessutale o descritta in termini di tale danno”. Quindi, appare già dalla definizione, che nel dolore la componente psicologica è preponderante e ciò vale ancora di più per il bambino, che ha una minore capacità di controllo cognitivo dell’adulto. Infatti sappiamo per esperienza comune che se il bambino prova paura o è spaventato la soglia del dolore si abbassa e quindi la percezione di uno stimolo doloroso aumenta.

Quando l’esperienza dolorosa ha luogo in ospedale per il trattamento di una patologia, oppure per la cura di una ferita o per un’indagine diagnostica come il prelievo di sangue, la paura del bambino accresce in modo esponenziale per la sensazione di perdita di controllo e anche il dolore percepito sarà molto più importante. Le problematiche inerenti al dolore in pazienti di età pediatrica si possono schematizzare in:

  • · dolore acuto: ha la funzione di avvisare l’individuo della lesione tissutale in corso ed è normalmente localizzato, dura per alcuni giorni, tende a diminuire con la guarigione ed è essenzialmente rappresentato, in ospedale, dal dolore legato all’intervento chirurgico, ma anche dalle lesioni traumatiche cui spesso i bambini incorrono e per le quali vengono portati in pronto soccorso.
  • dolore da procedura: particolarmente pauroso e ansiogeno per i bambini è il dolore da procedura. Il dolore da procedura ha una parte molto importante nella cura di alcune malattie, per es. nel trattamento della leucemia sono previste circa 20 o 30 tra punture lombari e aspirati midollari. Bambini piccoli affetti da queste gravi patologie spesso non hanno coscienza della gravità della malattia e la identificano con le procedure dolorose necessarie per curarle.
  • dolore cronico: è un dolore ribelle ai comuni trattamenti. Ricorre nell’ambito di una malattia cronica più o meno grave, molto spesso limitativa per quanto riguarda la vita di relazione e talvolta mortale. In questi casi il dolore non può e non deve essere considerato solo un sintomo ma piuttosto una malattia nella malattia dove, oltre al dolore fisico, coesistono molte e differenti componenti che lo rendono spesso insostenibile. Un dolore cronico per antonomasia è quello oncologico.

Esistono oggigiorno una serie di interventi essenzialmente di tipo farmacologico che permettono di controllare il dolore dei bambini. Tuttavia accanto ai farmaci esistono alcuni accorgimenti psicologici utilizzabili per supportare il bambino nel momento del dolore. Tra questi si stanno diffondendo le tecniche non farmacologiche (TNF).

Terapie Sessuali

Le tecniche non farmacologiche (termine criticato da autori statunitensi perché diminutivo rispetto a qualcosa che non è. In alternativa si può utilizzare l’espressione “tecniche psicofisiche” o “psicologiche” o “tecniche di medicina complementare”) utilizzate nel bambino per il controllo del dolore da procedura e dell’ansia e della paura che ne derivano; sono essenzialmente tecniche psicologiche di tipo cognitivo-comportamentale che possono essere applicate insieme al bambino da chiunque sia preparato (infermieri, genitori, medici, psicologi, volontari). Lo scopo delle tecniche è quello di allontanare la mente del bambino dal momento di dolore e paura che sta vivendo, attraverso un processo di dissociazione mentale, in cui è possibile modificare le sensazioni fisiche dolorose. Queste tecniche sfruttano le notevoli capacità immaginative dei bambini che, per loro natura, hanno dei confini mentali tra fantasia e realtà molto più fluidi e permeabili degli adulti.

Un ruolo fondamentale è rivestito dal genitore in quanto è il migliore esperto del bambino, dei suoi bisogni e desideri. E’ importante rendere partecipe il genitore alle procedure dolorose in maniera attiva, aiutandolo cioè a creare un’ alleanza con il bambino e “formandolo” su come aiutare il proprio figlio. Nel trattamento del dolore i genitori diventano degli alleati del bambino e delle risorse per i curanti. Bisogna sempre tener conto che il genitore è il miglior alleato del bambino perché lo consce meglio di tutti e questa è una risorsa che deve essere utilizzata.

L’informazione è un diritto del bambino e un dovere dei curanti. Le spiegazioni ai bambini vanno date con tempi giusti, con linguaggio semplice e adatto all’età. È fondamentale il tipo di approccio che si ha con il bambino, non si deve ingannare o raccontargli bugie, soprattutto se è lui che chiede spiegazioni, ma fa parte del nostro lavoro cercare di fornire a lui e ai genitori una informazione veritiera, spiegandogli cosa deve fare e come si può aiutare, naturalmente con i tempi giusti, e con un linguaggio a misura di bambino.

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Tutti questi accorgimenti sono molto importanti per il supporto psicologico del bambino in ospedale, affinché egli possa affrontare ogni evento doloroso nel miglior modo possibile ed è fondamentale che ogni figura che gli ruota intorno sia pronta per accogliere i suoi bisogni.

Simona Caprilli

BIBLIOGRAFIA:
– Olness K, Kohen D, Hypnosis and Hypnotherapy with Children 3rd ed. New York Guilford Press
– Kuttner L. No Fears No Tears, Children with Cancer coping with pain 1985 . No Fears No Tears 13 years later 1998 (trad. italiana a cura della Fondazione Livia Benini)
– Kuttner L. Special Consideration for using Hypnosis with young children, in Clinical Hypnosis for Children Editors: Western , W & O’Grady D. Brunnel /Mazel 1991
– Sito web: fondazione-livia-benini.org

Simona Caprilli

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Foto di Semevent da Pixabay

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Dr. Simona Caprilli
Dr. Simona Caprilli

Simona Caprilli è psicologa presso il Servizio Terapia del dolore Ospedale A. Meyer – Firenze
Laureata in psicologia clinica alla università “la Sapienza” di Roma. Dal 2000 lavora come Psicologa all’Ospedale Pediatrico A. Meyer al Servizio Terapia del Dolore, Centro Regionale del Diabete, Settore MICI e Centro Ustioni.Ha partecipato a numerosi congressi e corsi di formazione in qualità di relatore/ formatore sul tema del dolore del bambino, cure palliative e psicologia del bambino in ospedale. E’ autore di pubblicazioni sui temi sopracitati.
Tel. 055/5662456 e-mail s.caprilli@meyer.it

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  • 1 Gen 2005
  • Dr. Simona Caprilli
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Tecniche non farmacologiche e bambini

Tecniche non farmacologiche e bambini

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Articolo datato

Le tecniche non farmacologiche (Il termine “non farmacologiche” è stato criticato da autori statunitensi perché diminutivo rispetto a qualcosa che non è. In alternativa si può utilizzare l’espressione “tecniche psicofisiche” o “psicologiche” o “tecniche di medicina complementare”) utilizzate nel bambino per il controllo del dolore da procedura e dell’ansia e della paura che ne derivano; sono essenzialmente tecniche psicologiche di tipo cognitivo-comportamentale che possono essere applicate insieme al bambino da chiunque sia preparato (infermieri, genitori, medici, psicologi, volontari). Lo scopo delle tecniche è quello di allontanare la mente del bambino dal momento di dolore e paura che sta vivendo, attraverso un processo di dissociazione mentale, in cui è possibile modificare le sensazioni fisiche dolorose. Queste tecniche sfruttano le notevoli capacità immaginative dei bambini che, per loro natura, hanno dei confini mentali tra fantasia e realtà molto più fluidi e permeabili degli adulti.

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QUALI SONO LE TECNICHE?

1. RESPIRAZIONE e IL RILASSAMENTO

La respirazione e il rilassamento aiutano il bambino a ridurre l’ansia già all’età di 3-4 anni. Sono molto utili per il dolore da procedura (in combinazione con l’anestetico locale) e risultano efficaci anche per il dolore cronico, in combinazione con il trattamento farmacologico.

Si invita il bambino a respirare profondamente, a gonfiare i polmoni a “sentire” l’aria che entra ed esce e si porta ad una respirazione sempre più lenta e profonda.

Questa tecnica cattura l’attenzione del bambino, riduce la tensione muscolare, rilassa il diaframma e aumenta l’ossigenazione del corpo; inoltre è stato notato che le vene sono più facilmente visibili quando il bambino è rilassato perché non c’è vasocostrizione associata alla tensione fisica. Non è particolarmente utile al bambino trattenere il fiato durante un trattamento doloroso o pauroso perché ciò aumenta la tensione.

Ai bambini più piccoli può essere insegnato a respirare profondamente soffiando bolle di sapone (vedi avanti) oppure si incoraggiano a buttare fuori la paura e il dolore con una nuvola rossa.

Insieme alla respirazione si può inoltre consigliare al bambino di rilassarsi, già dai 4-5 anni in poi. Il rilassamento consiste nell’invitare i bambini a rilasciare la muscolatura così da avere il corpo morbido e rilassato, come un “budino”. Si può fare in maniera progressiva, partendo dalla muscolatura del collo, passando alle spalle, poi la pancia, fino alle braccia e alle gambe.

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2. DISTRAZIONE

La distrazione è una potente tecnica non farmacologica di applicazione semplice e immediata che non richiede un precedente insegnamento e fornisce ottimi risultati. La distrazione prevede l’uso di oggetti quotidiani del bambino che, entrando nel contesto ospedaliero, catturano la sua attenzione allontanando la paura e l’ansia del dolore.

Si possono usare libri tridimensionali, video, giochi (anche personali, portati da casa) in modo che il bambino sia impegnato mentalmente in attività a lui gradite. L’operatore può applicare in prima persona la distrazione o, istruire i genitori affinché supportino il figlio con questa modalità.

Una forma particolare di distrazione è il coinvolgimento, che consiste nel rendere partecipe il bambino durante la procedura dolorosa o paurosa, per esempio durante la rimozione del cerotto. In questo modo, oltre a distogliere l’attenzione dal dolore e dalla paura il bambino può controllare direttamente le sue sensazioni fisiche.

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3. BOLLE DI SAPONE

Le bolle di sapone sono un potente strumento di distrazione e rilassamento soprattutto per i bambini in età prescolare, anche perché la maggior parte dei bambini conosce già questo gioco.

L’aspetto di distrazione si riferisce alla formazione delle bolle (numero, forma, colore) da cui il bambino può restare affascinato e catturato, seguendone il movimento nella stanza. L’aspetto rilassante si riferisce all’espirazione usata per produrle e soffiarle

4. VISUALIZZAZIONE

Si tratta di una tecnica che utilizza l’immaginazione in modo che il bambino si concentri su una immagine mentale di una esperienza piacevole anziché sul dolore.

Nella “visualizzazione” il bambino viene prima fatto rilassare, poi è guidato a immaginare una situazione e/o un luogo preferiti in cui vorrebbe trovarsi. È importante creare un’esperienza “multisensoriale” in cui si invita il bambino a utilizzare tutti e 5 i sensi nell’esplorazione del luogo preferito: si può chiedere se vede dei particolari, dei colori, se sente dei profumi, suoni o rumori, se riesce a toccare qualcosa o a sentire dei sapori. Concentrandosi sui particolari di ciò che ha immaginato, il bambino distoglie l’attenzione dall’angoscia, dalla paura e anche dal dolore da procedura. L’età per l’applicazione di questa tecnica va dai 5 anni in poi. Per utilizzarla il personale deve essere addestrato.

5. DESENSIBILIZZAZIONE

La desensibilizzazione è un processo in cui il bambino attraverso la concentrazione mentale riesce ad abbassare la sensibilità di una precisa zona corporea (ad es. la mano per l’incannulamento o la schiena per la puntura lombare). Un esempio di desensibilizzazione è la tecnica del “guanto magico” in cui si simula di calzare un guanto invisibile, massaggiando dolcemente la mano in cui verrà posizionato l’ago, in modo da desensibilizzarla dal dolore. Il bambino immaginando che l’infermiere stia mettendo il guanto e percependo l’effetto del massaggio alla mano percepirà una sorta di intorpidimento della mano che abbassa la sensibilità. Dopo avere effettuato il prelievo è importante togliere il “guanto magico” per far tornare la sensibilità della mano come prima. La tecnica del guanto magico può essere facilmente appresa dai curanti, da genitori e da volontari.


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QUALE TECNICA PER QUALE BAMBINO?

Per scegliere quale tecnica usare si può valutare le caratteristiche di personalità del bambino; la respirazione ed il rilassamento sono più indicati per bambini con capacità di concentrazione e di autocontrollo. Invece bambini più vivaci ed estroversi sono più adatti per la distrazione.

Un altro criterio di scelta è l’età (nella tabella 1 sono indicate le tecniche più adatte nelle diverse fasce di età).

In generale gli studi hanno evidenziato che bisogna tenere conto di alcune variabili individuali,

tuttavia sarà la conoscenza con il bambino, il rapporto con lui e con i suoi genitori che ci saprà dire quale è la tecnica migliore in quello specifico momento.

Tab.1 le tecniche più adeguate per le fasce di età

ETA’

METODI

  • 0-2 anni

Contatto fisico con il bambino: toccare, accarezzare, cullare. Ascoltare musica, giocattoli sopra la culla

  • 2-4 anni

Giocare con pupazzi, raccontare storie, leggere libri, respirazione e bolle di sapone, guanto magico

  • 4-6 anni

Respirazione, racconto di storie, gioco con pupazzi, parlare dei luoghi preferiti, guardare la televisione, guanto magico, visualizzazione, coinvolgimento

  • 6-11 anni

Musica, respirazione, contare, parlare dei luoghi preferiti, guardare la TV, visualizzazione, gioco dell’interruttore

  • 11–13 anni

Musica, respirazione, visualizzazione, gioco dell’interruttore

Oltre alle TNF altri accorgimenti psicologici possono essere utilizzati per diminuire l’ansia del bambino, tra questi è molto importante la presenza dei genitori, nonché la preparazione e l’informazione del bambino stesso.

Simona Caprilli

BIBLIOGRAFIA:

– Olness K, Kohen D, Hypnosis and Hypnotherapy with Children 3rd ed. New York Guilford Press
– Kuttner L. No Fears No Tears, Children with Cancer coping with pain 1985 . No Fears No Tears 13 years later 1998 (trad. italiana a cura della Fondazione Livia Benini)
– Kuttner L. Special Consideration for using Hypnosis with young children, in Clinical Hypnosis for Children Editors: Western , W & O’Grady D. Brunnel /Mazel 1991
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Simona Caprilli

Leggi anche il Bambino in Ospedale, di Simona Caprilli

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