Cento anni di studi sui topi da laboratorio

Nel lontano 1907 sono cominciati gli studi sui topi da laboratorio, ad Harvard, ad opera di Clarence Cook. Una volta i topi potevano trovarsi solo nei campi, nelle fogne e nelle cucine, poi sono finiti in laboratorio grazie (o a causa, dipende dai punti di vista) al lavoro di Cook, che standardizzò lo ‘strumento di ricerca’ ed il suo grande successo portò alla fondazione del Jackson Laboratory, il più famoso ed importante laboratorio per la ricerca sui topi.

Nel tempo questi topi sono diventati una specie ‘a parte’: la mancanza di variabilità genetica nei ratti del laboratorio si è trasformata in un problema da risolvere per gli scienziati. Secondo Wired, vi sarebbero tuttavia progetti per portare in laboratorio topi ‘geneticamente mescolati’ .

Vivere per permettere agli uomini di comprendere come curare le loro malattie (ad esempio il cancro) è il destino di questi poveri animali. A volte le cose non vanno loro così male, come ad esempio è successo in un recente studio americano pubblicato su Nature.

Delle topine sono state geneticamente costruite in modo tale da non sviluppare l’organo vomeronasale (un piccolo organo nel naso): questo ha scatenato il loro appetito sessuale, rivolto sia verso i maschi che le femmine della loro specie, facendo loro emettere degli squittii tipici del maschio eccitato.

Non sempre va così bene: un altro gruppo di topi è stato, ad esempo, esposto alle luci luminose di UVB, in laboratorio. Lo studio è stato fatto per valutare gli effetti del caffè sul rischio di sviluppare il cancro della pelle. Molti altri esempi della ricerca fatta sui topi, che ci ha permesso di trovare dei rimedi per le nostre malattie può essere letta qui.

Fonte: Health 24

Commento: Resta il fatto che se noi uomini fossimo quei topi non saremmo così entusiasti della ricerca scientifica.

Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

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