Charles Brenner, l’uomo che spiegò Freud

Neurologo di formazione, il Dr. Charles  Brenner si è dedicato principalmente alla psicoanalisi e soprattutto alla formazione di molti terapeuti americani, chiarendo e divulgando alcune teorie di Freud e formulando una teoria della motivazione che ha avuto un profondo effetto sul trattamento analitico.

Nel 1955 Brenner pubblicò “An Elementary Textbook of Psychoanalysis,” (“Breve corso di psicoanalisi“, ed. Martinelli, 1967), divenuto poi un testo di riferimento per tutti i corsi di formazione sulla psicoanalisi, vendendo più di un milione di copie e diventando il libro più venduto sulla psicoanalisi scritto da un autore diverso da Sigmund Freud.

Nel libro vengono prese in esame le due ipotesi fondamentali della psicoanalisi, che sono il determinismo psichico e la presenza dell’inconscio. Vengono poi esaminate le pulsioni sessuali, l’apparato psichico, le paraprassie e i motti di spirito, i sogni, la psicopatologia.

In un altro importante suo libro, del 1964, scritto con il Dr. Jacob A. Arlow: “Psychoanalytic Concepts and Structural Theory,” Brenner ampliò il pensiero freudiano, affermando che i pazienti dovrebbero comprendere non solo le barriere mentali che sottostanno alla loro angoscia, ma anche quali sono esattamente i pensieri che sono stati rimossi o bloccati, come risposta al senso di colpa provocato dal successo personale o dai vissuti di piacere.

Soprattutto, in questo libro, i due autori hanno cercato di dimostrare che le due teorie freudiane dell’apparato psichico, la topica (conscio, preconscio, inconscio, enunciata da Freud nel 1889) e la strutturale (modello teorico fondato sui concetti di Io, Es e Super-io, che fu introdotto nel 1922 con l’opera “L’Io e l’Es“) sono reciprocamente incompatibili e che l’uso promiscuo che spesso se ne fa è scientificamente dannoso. Per gli Autori, i concetti strutturali, i primi proposti da Freud, sono più validi e più aderenti ai dati clinicamente osservabili che non quelli del modello strutturale, proposto in un secondo periodo ma che, di fatto, non spiega nulla di più.

In una pausa dalla stretta ortodossia freudiana, Brenner ha sostenuto che i concetti di Es, Io e SuperIo sono niente altro che ‘concetti’, mentre il motore della motivazione umana è più simile ad una sorta di computer psicologico, impegnato nel continuo confronto fra piacere e dolore: la gratificazione proveniente da una storia d’amore, ad esempio, contro la sofferenza prodotta dal senso di colpa.

Per Brenner, durante la terapia, i pazienti dovevano raggiungere un compromesso con i loro desideri, inaccettabili alla coscienza, il che poteva essere utile per risolvere parte dei problemi che avevano generato l’angoscia.

“Si potrebbe dire che Brenner sia stato un pensatore creativo ed elegante, che è riuscito a restare nella tradizione freudiana, ma mai in modo gregario, avendo proposto delle riforme radicali al metodo psicoanalitico anche nella sua età anziana”, ha detto di lui il Dr. George J. Makari,, psichiatra presso la Columbia University ed autore del libro “Revolution in Mind: The Creation of Psychoanalysis.”

Charles Brenner non è stato un uomo molto disposto al dialogo con chi la pensava in modo diverso dal suo e questo è stato un suo limite, che del resto ha investito la psicoanalisi stessa, la quale per anni ha rifiutato di confrontarsi con la psicologia cognitiva, la farmacologia, le neuroscienze e che per questo, malgrado il valore delle osservazioni freudiane sul comportamento umano, ha perso molta della sua autorevolezza sia nel mondo accademico sia fra il pubblico.

Charles Brenner era nato il 18 Novembre 1913. Veniva da una famiglia di immigrati dall’Ucraina: suo padre era avvocato e sua madre insegnante. Brenner studiò presso la Boston Latin School, poi ad ad Harvard, dove si laureò con lode in chimica.
Dopo aver conseguito anche la laurea in medicina, sempre ad Harvard, Brenner cominciò la sua carriera medica a Boston, rivolgendo la sua attenzione alle teorie psicoanalitiche, che in quel periodo erano in mano agli immigrati europei che erano stati allievi di Freud.

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Il Dr. Brenner si specializzò presso la Boston Psychoanalytic Society e da allora fu protagonista del dibattito sulle teorie freudiane e membro della New York Psychoanalytic Society, oltre che della American Psychoanalytic Association e del New York Psychoanalytic Institute, dove fu docente e supervisore di specializzandi in psicoanalisi.

In pubblico ha sempre mostrato una presenza austera: è stato meticoloso nell’uso del linguaggio e nelle scelte relative alla sua immagine, impersonando il prototipo dello Yankee più formale, come può farlo solo il figlio di un immigrato. Al di là dei suoi atteggiamenti formali, Brenner è stato considerato da chi lo conosceva una persona disponibile verso gli altri e leale. Negli ultimi anni della sua vita ebbe due lutti importanti: sua moglie Erma, maestra elementare, morta nel 2001 a 66 anni e sua figlia, Elsa Brenner Cohen, morta nel 2005.

Alla fine della sua carriera gli fu chiesto che tipo di futuro vedeva per la psicoanalisi e lui rispose che essa sarebbe rimasta una “promessa” per tutte le persone interessate al funzionamento della mente. “Ha funzionato su di me” ebbe a dire, “Penso dunque che possa funzionare anche con altre persone. Forse mi sbaglio, non si sa mai. Ma questa è stata la mia esperienza nel campo generale della scienza”.

Brenner morì il 20 maggio 2008 nella sua residenza di Manhattan, a 94 anni di età. Viene giustamente ricordato come uno dei principali psicoanalisti americani.

Dr. Walter La Gatta

Fonte principale New York Times

 

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