Depressione e malattie croniche

Depressione e malattie croniche

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La depressione, fra le malattie psichiatriche, è spesso considerata come una sorta di influenza; invece si tratta di una malattia particolarmente debilitante, che toglie agli individui il desiderio di vivere, di sperare, di muoversi, di fare progetti.

La terapia cognitiva di Aaron Beck è stata sviluppata come trattamento di elezione per la depressione. Quando i suoi esperimenti non riuscivano a convalidare le concettualizzazioni psicoanalitiche della depressione, Beck cercava metodi alternativi per studiare la malattia psichica.

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Così facendo, partì dall’osservazione che le persone depresse hanno una visione negativa del sé, degli altri, del mondo e del futuro. Piuttosto che un sentimento di rabbia che si rivolge verso l’interno, la depressione vista da Beck è caratterizzata da sentimenti di perdita esterna, che potrebbero derivare anche da una disposizione interna, capace di rendere più sensibile un individuo alle situazioni che sta vivendo.

Per perdita si intende ad esempio la perdita della salute, della indipendenza, del lavoro, dei soldi, della famiglia, del partner, di una persona cara, della sicurezza di sé, ecc.

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La perdita comporta:

  • Visione negativa del Sé
    Sentire la perdita come un fatto personale, criticarsi in modo inappropriato, ritenersi inadeguati, non amati, senza valore, falliti.
  •  Visione negativa del mondo
    Si pensa alla perdita come a un fatto pervasivo (capace di diffondersi anche in altri campi). Gli altri vengono visti come persone che non si interessano, o sono incapaci di prestare aiuto. Il mondo appare ingiusto, freddo, distaccato, pieno di cattiveria.
  •  Visione negativa del futuro
    Il sentimento di perdita appare permanente. Il futuro sembra privo di piacere e di gratificazioni, dal momento che le circostanze del presente sembrano incapaci di modificarsi e pertanto si ha la sensazione che non ci si sentirà mai meglio. Il futuro viene visto senza speranza, come un destino che non può essere modificato.

La depressione può essere paragonata ad un istinto di ibernazione, dal momento che porta le persone a non sperare in un possibile miglioramento della loro vita, per cui ogni tentativo è uno spreco di tempo e di fatica. La motivazione a fare, l’interesse, il livello di energia diminuiscono e le persone tendono a rallentare, a fermarsi, a ritirarsi nel proprio mondo interiore.

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Le persone depresse hanno, di fatto, un’aspettativa di vita minore, non perché la depressione porti alla morte (a parte i casi di suicidio), ma perché porta a non avere più cura di sé, a non curarsi, a non preoccuparsi più della prevenzione. Questo atteggiamento può portare all’insorgere di nuove malattie. Altre volte la depressione è invece causata da una malattia cronica in corso.

Gli individui depressi che affrontano la malattia cronica possono essere preoccupati per le loro vulnerabilità, tanto da perdere di vista altri aspetti positivi della loro vita. La chiave è concentrarsi allora sulle capacità residue della persona, piuttosto che sui punti di debolezza.

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E’ importante impostare degli obiettivi per riaccendere la speranza, avere una visione per il futuro (nuovi interessi, nuove frequentazioni, nuovi divertimenti, nuovi lavori, nuove occupazioni, ecc.), sondando i terreni degli interessi personali che possono essere messi in atto.

La depressione tuttavia produce pensieri negativi che interferiscono con la motivazione ad impegnarsi in questi obiettivi, per cui è importante che la persona depressa venga incoraggiata, anche se non eccessivamente spinta, verso nuove attività. E’ inoltre importante fare in modo che il depresso non trascuri la sua salute e non si isoli.

Quando c’è un’altra malattia in corso, trattare la depressione del malato cronico consente di affrontare in modo più efficace le sfide presentate dalla malattia, modificando le proprie credenze negative e impegnandosi un azioni costruttive, funzionali al ristabilimento di un senso di benessere generale e di piacere di vivere.

Dr. Giuliana Proietti

 

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Fonte:
DEPRESSION AND CHRONIC ILLNESS, Istituto Beck

Immagine:
Pexels

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