Disturbi alimentari e minoranze sessuali
Relazione sulle Coppie Non Monogamiche
Sebbene gli individui che si identificano in una minoranza sessuale siano percentualmente pochi, rispetto alla popolazione generale (prevalenza stimata di gay 1%, lesbiche 2,3%, bisessuali 0,7–2,9%) (Carpenter, 2013), molti studi hanno dimostrato che questi individui sono spesso interessati a patologie psicologiche, come la depressione (Almeida, Johnson, Corliss, Molnar, & Azrael, 2009; Bruce, Harper, & Bauermeister, 2015; Smith, Armelie, Boarts, Brazil, & Delahanty, 2016), disturbi alimentari, problematiche diverse riguardo al mangiare (Andersen, 1999; Austin et al., 2009; Carlat, Camargo, & Herzog, 1997; Harvey & Robinson, 2003; Russell & Keel, 2002), e problemi di peso. (Austin, Nelson, Birkett, Calzo, & Everett, 2013; Brand, Rothblum, & Solomon, 1992; Fredriksen-Goldsen, Kim, Barkan, Muraco, & Hoy-Ell, 2013; Guadamuz et al., 2012; Mason & Lewis, 2014).
A19
Una particolare area di interesse riguarda l’ uso di sostanze (Weber, 2008). Secondo il Center for Substance Abuse Treatment [CSAT], le persone lesbiche, gay e bisessuali hanno maggiore probabilità di usare alcol e altre droghe e corrono un maggiore rischio di usare droghe nell’età adulta (CSAT, 2001). Allo stesso modo lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) giovani e adulti fanno maggiore uso di alcol, tabacco e altre droghe rispetto agli eterosessuali con caratteristiche simili; i soggetti giovani LGBT usano droghe più precocemente rispetto agli eterosessuali di pari età. (Institute of Medicine, 2011, pp. 159–161).
Il pensiero scientifico riguardo alle dipendenze sta cambiando. Le sostanze che potenzialmente possono indurre dipendenza non sono più solamente alcol, tabacco o droghe simili. Ad esempio si sta facendo ricerca su alcuni tipi di cibi (es. grassi aggiunti in un alimento o carboidrati raffinati) che possono produrre alcune risposte simili all’uso di droghe (Fortuna, 2012; Gearhardt & Brownell, 2013; Gearhardt, Grilo, DiLeone, & Potenza, 2011).
In base a queste ricerche si può ipotizzare che la dipendenza da sostanze e le problematiche relative ai disturbi alimentari dipendono da fattori biologici, psicologici e comportamentali. Per esempio, un “craving” elevato, aumenta l’impulsività, e la disregolazione emotiva associate sia all’abuso di cibo, sia all’uso di sostanze (Gold, Frost-Pineda, & Jacobs, 2003). Sul piano biologico, il sistema dopaminergico mesolimbico gioca un ruolo chiave sia nell’ ingestione di cibo sia nell’uso di sostanze, e una disfunzione in questo sistema comporta abbuffate e disturbi da uso di sostanze (Volkow, Wang, Tomasi, & Baler, 2013).
La Yale Food Addiction Scale (YFAS; Gearhardt, Corbin, & Brownell, 2009; Gearhardt, Corbin, & Brownell, 2016) è una scala creata proprio per misurare questa dipendenza da cibo. E’ una scala validata dal punto di vista psicometrico ed applica i criteri diagnostici per l’uso di sostanze al consumo di cibi altamente gratificanti, come la cioccolata, i gelati, la pizza.
Punteggi elevati in questa scala sono associati con livelli più elevati di obesità, maggiore prevalenza di disturbi nella dieta, aumento degli episodi di binge eating, più intenso desiderio di cibo, maggiori difficoltà nell’autocontrollo, così come quadri di risposta neurologica e genetica associata con i disturbi dovuti all’uso di sostanze (Meule & Kübler, 2012; Meule, de Zwaan, & Müller, 2017; Meule & Gearhardt, 2014; Davis et al., 2013).
Si parla di dipendenza da cibo nel 5,4% in un campione di persone in buona salute, fino ad arrivare al 56,8% in un campione di soggetti obesi e interessati al binge eating disorder (Pursey, Stanwell, Gearhardt, Collins, & Burrows, 2014). Dato l’elevato rischio di uso di sostanze nelle minoranza sessuali (Weber, 2008), è importante valutare se i sintomi di dipendenza da cibo sono ugualmente elevati in questo gruppo.
La letteratura su questo argomento è molto scarsa. Uno studio su 24 veterani gay e bisessuali ha mostrato che questi soggetti avevano maggiore probabilità di avere questo problema rispetto alle loro controparti eterosessuali (Bankoff, Richards, Bartlett, Wolf, & Mitchell, 2016). Nessuna ricerca è stata fatta invece sulle donne omosessuali.
L’uso di sostanze nelle minoranze sessuali è spesso dovuto all’omofobia (Anderson & Henderson, 1985; Cabaj, 2000). Per esempio, sentirsi molestati, rifiutati, discriminati porta a soffrire di altre patologie, come depressione, ansia e stress psicologico. (Szymanski, 2006, 2009). Le molestie “eterosessiste” non si limitano agli insulti, alle aggressioni o alle violenze verso i soggetti LGBT (Herek, 1990). Per questa ragione questi soggetti ricorrono alle droghe per meglio affrontare queste situazioni (Kelly, Davis, & Schlesinger, 2015; McCabe, Bostwick, Hughes, West, & Boyd, 2010; Cabaj, 2000; Weber, 2008). Ma l’omofobia può portare anche alla food addiction?
Molte ricerche mostrano come la considerazione di se stessi possa essere importante negli addictive disorders. Essa consiste nell’essere gentili verso se stessi, e sapere che il fallimento è un’esperienza spesso inevitabile fra gli esseri umani (Brooks, Kay-Lambkin, Bowman, & Childs, 2012).
Chi riesce a mantenere inalterata la stima per se stesso anche nelle avverse condizioni pensa in modo positivo, tiene a bada le emozioni ed ha meno problemi a livello psicologico. (Leary, Tate, Adams, Allen, & Hancock, 2007; Miron, Orcutt, Hannan, & Thompson, 2014; Neff, 2003a; Neff, Kirkpatrick, & Rude, 2007).
Questa attitudine riesce a diminuire anche l’uso di alcol e droghe (Brooks et al., 2012; Neff, 2003a, 2003b; Rendon, 2007). Malgrado questi effetti protettivi tuttavia (Greene & Britton, 2015; Jennings & Tan, 2014), non ci sono molte ricerche che mettono in relazione la dipendenza da cibo con la buona considerazione di se stessi.
Uno studio recente (vedi in basso) ha colmato questa lacuna. Lo studio aveva lo scopo di verificare se la dipendenza alimentare fosse elevata nelle minoranze sessuali (rispetto agli eterosessuali) e se la discriminazione e la buona considerazione di se potevano essere correlate alla dipendenza alimentare tra le minoranze sessuali.
Dr. Giuliana Proietti Tel 347 0375949
Dr. Walter La Gatta Tel 348 3314908
In un campione di 356 partecipanti (43,3% di minoranza sessuale). Si è visto così che le minoranze sessuali hanno quasi il doppio della prevalenza della dipendenza da cibo (16.9%) rispetto agli eterosessuali (8.9%). Inoltre, le minoranze sessuali in media hanno sperimentato più sintomi di dipendenza da cibo (M = 2,73, SD = 1,76) rispetto agli eterosessuali (M = 1,95, SD = 1,59). Per le minoranze sessuali, la molestia eterosessista è stata associata ad una maggiore dipendenza alimentare, mentre la considerazione di se è apparsa un fattore protettivo.
Questa ricerca mette in evidenza l’importanza di fare uno screening per la dipendenza da cibo in particolare per le minoranze sessuali. La dipendenza alimentare infatti è associata all’obesità, alle malattie associate alla dieta (ad esempio, ipercolesterolemia) e alla depressione (Davis et al., 2013; Meule & Gearhardt, 2014; Meule & Kübler, 2012; Meule et al ., 2017), il che suggerisce che le minoranze sessuali possono avere maggior rischio di contrarre queste malattie.
Ulteriori ricerche dovranno a questo punto esaminare le differenze tra i gruppi che formano le minoranze sessuali per una migliore terapia e per discutere degli interventi più utili per la dipendenza da cibo.
Dr. Walter La Gatta
Fonte:
Appetite
Food addiction among sexual minorities
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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