In un recente articolo per la rivista Orthopedia, Traumatologia and Rehabilitacja, il Prof. Avi Ohry della Università di Tel Aviv ricorda il concetto di disabilità nel diciannovesimo secolo, quando non vi erano ancora attenzioni sociali verso le persone meno fortunate dal punto di vista della salute.
Al tempo i problemi derivanti da malattia mentale e infermità venivano del tutto ignorati: ne parlavano solamente alcune persone particolarmente sensibili, ma che non avevano comunque la possibilità di fare grandi battaglie civili, come oggi le intendiamo, dal momento che l’ambiente sociale era assolutamente impreparato a confrontarsi con questi problemi.
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L’autore prende il caso di Charles Dickens, il quale non mancò, nei suoi romanzi, di descrivere la condizione della disabilità o della malattia mentale, esprimendo opinioni che comunque avevano sicuramente un peso, data l’autorevolezza della fonte e la credibilità dei suoi protagonisti, sia in termini medici, sia in termini di discriminazione sociale. In particolare Dickens parlò di disabilità in “Canto di Natale” o “Grandi Speranze”. In questi romanzi vengono messe in evidenza tutte le tematiche sociali della realtà vissuta nell’Inghilterra vittoriana.
Al tempo di Dickens le persone con disabilità erano ancora temute e comunemente viste come esseri mostruosi, spiega Ohry; le deformità fisiche erano spesso interpretate come “manifestazioni esteriori di depravazione interiore” o “punizioni per mancanza di morale”, dice.
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Dickens rende invece simpatici i suoi personaggi disabili, un atteggiamento assolutamente progressista, considerando i pregiudizi sociali dell’epoca. Dickens si cura anche di distinguere tra handicap fisici e malattia mentale, un’altra caratteristica non comune del suo lavoro, che nel 19° secolo era davvero una rarità.
Queste visioni moderne della realtà, da parte di Dickens, derivavano da sue esperienze di vita, relative alla malattia e alla povertà, in particolare nella prima età adulta, che portarono lo scrittore ad interessarsi di temi riguardanti la salute e le condizioni sociali. Dickens fu peraltro un frequentatore di ospedali e manicomi e strinse molte amicizie con i più importanti riformatori e medici del suo tempo.
Anche se gli atteggiamenti verso i disabili sono cambiati nel corso dei secoli, ci sono ancora lezioni da imparare dal messaggio di Dickens, visto che molti pregiudizi non sono del tutto superati. Provate a chiedere ad una persona sana di sedere nella sedia a rotelle di un disabile, dice provocatoriamente il Prof. Ohry: probabilmente ne riceverete un rifiuto, quasi come se la disabilità fosse contagiosa.
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In molti contesti, si stanno ancora combattendo delle battaglie per una maggiore accettazione della diversità, per cui il lavoro di Dickens, dice Ohry, – e non possiamo che condividerlo – rimane ancora un modello cui ispirarsi, anche nella società moderna, soprattutto in un periodo, come il nostro, in cui sempre meno attenzioni vengono prestate, da parte dei governi, alle situazioni sociali meno fortunate.
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Fonte:
Lessons From The Past: Dickens Used Literature To Showcase Discrimination Against The Disabled.” Medical News Today. MediLexicon, Intl., 18 Jan. 2013. Web, via Medical News Today
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