I poliglotti e gli effetti della lingua su percezione e personalità

I Poliglotti E Gli Effetti Della Lingua Su Percezione E Personalità

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Chi sono i poliglotti

I poliglotti sono persone che parlano correntemente più lingue.  Fra loro vi sono soggetti che imparano diverse lingue attraverso l’esposizione al loro ambiente (es. crescere in una famiglia bilingue), ma anche coloro che dedicano la propria vita all’apprendimento delle lingue straniere.

Studi post mortem sul più famoso poliglotta della storia

Uno dei più famosi poliglotti della storia fu Emil Krebs, un diplomatico tedesco del XIX secolo che, secondo alcuni, aveva imparato a padroneggiare 65 lingue al momento della sua morte. Nel 2004, gli scienziati hanno avuto l’opportunità di sezionare il cervello di Krebs nel tentativo di comprendere se le sue notevoli abilità linguistiche fossero dovute a una struttura cerebrale unica, o ad altro.

Osservando l’area del linguaggio (area di Broca)  del cervello di Krebs i ricercatori non sono in realtà riusciti a comprendere se il cervello del super-poliglotta fosse “diverso” sin dalla nascita o se si fosse sviluppato in quel particolare modo grazie all’apprendimento di tante nuove lingue.

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Il cervello di un poliglotta

Oggi sappiamo che i poliglotti e gli iper-poliglotti hanno differenze notevoli nell’attività neuronale del loro cervello, rispetto alle persone che sanno parlare solo una lingua. Questo perché il cervello umano è un organo altamente adattivo. Qualsiasi tipo di attività cognitiva, che si tratti di un puzzle, di uno strumento o di una lingua, può costruire nuovi percorsi neurali.

L’apprendimento delle lingue, in particolare, crea nuovi percorsi che non solo rafforzano il cervello degli individui multilingue, ma facilitano anche un ulteriore apprendimento di altre lingue. In un esperimento del 2014, ad esempio, le scansioni del cervello hanno mostrato che le persone che parlavano una sola lingua dovevano lavorare di più per concentrarsi su una singola parola. Ciò avviene probabilmente perché i cervelli dei multilingue sono più efficienti nel mettere a punto informazioni, anche poco rilevanti.

In uno studio del 2012, alcuni ricercatori dell’Università di Lund in Svezia hanno analizzato il cervello di alcune reclute, presso l’Accademia delle forze armate svedesi, prima e durante un corso intensivo di apprendimento delle lingue straniere, (alcune delle reclute erano studenti di lingue, altri erano studenti laureati in medicina e scienze).

I risultati hanno rivelato che gli studenti di lingue hanno avuto maggiore facilità a superare il corso, rispetto ai medici. Inoltre, le scansioni cerebrali hanno mostrato che specifiche aree del loro cervello, responsabili dell’apprendimento delle lingue, si sono ulteriormente sviluppate nel corso dello studio, mentre il cervello dei partecipanti laureati in medicina e scienze era rimasto lo stesso. I ricercatori hanno quindi concluso che la crescita del cervello durante l’acquisizione del linguaggio è in gran parte correlata alla facilità di acquisizione della lingua manifestata nel corso.

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Apprendimento della lingua

In uno studio del 2014, la Dr. Kara Morgan-Short, docente dell’Università dell’Illinois a Chicago ha studiato i modi in cui l’insegnamento di una lingua cambia lo sviluppo cerebrale degli studenti e la loro eventuale fluidità. Per il suo studio, a due gruppi di studenti è stato insegnato un linguaggio inventato, creato dai linguisti,  che poteva rispecchiare un vero linguaggio umano. Un gruppo di studenti ha imparato la lingua attraverso spiegazioni, mentre un secondo gruppo ha imparato la lingua in un programma di full immersion.

Le scansioni cerebrali hanno mostrato che il cervello degli studenti che erano “immersi” nel linguaggio inventato erano in grado di elaborarlo con maggiore facilità rispetto a coloro che avevano appreso la lingua attraverso una serie di regole rigide. Inoltre, sei mesi dopo l’apprendimento, gli studenti che si erano immersi nella lingua avevano ancora buone prestazioni nei test.

Susanna Zaraysky, una poliglotta che sa parlare sette lingue, ha scritto che non avrebbe mai raggiunto questo livello imparando formalmente le lingue a scuola. “Imparare le lingue non significa solo imparare a memoria il vocabolario e la grammatica”, ha scritto la Zaraysky. “Completo i miei corsi con libri, canzoni, film, TV e radio.”

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Motivazione, Diligenza e Curiosità

I ricercatori sospettano che i poliglotti siano in grado di apprendere così tante lingue perché sanno come impararle, quindi non perdono tempo con metodi che non funzionano per loro e non si arrendono di fronte alle difficoltà.

La dott.ssa Viorica Marian, autrice principale di uno studio del 2014 sui benefici di parlare più lingue, sottolinea che la motivazione e la diligenza sono cruciali per l’apprendimento di una seconda lingua, ma lo è anche la curiosità di ascoltare musica e guardare film nelle altre lingue, leggere libri e visitare siti web (agenzie di stampa, ecc.), viaggiare e coltivare amicizie con persone che parlano quella lingua.

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 Percezioni

Parlare una lingua non è solo apprendere vocaboli e grammatica: una lingua ci guida anche nella percezione di concetti astratti o situazioni ambientali.

Uno studio del 2017 ha esaminato il modo in cui i bilingui di lingua spagnola e svedese concepivano il tempo. I ricercatori hanno scoperto che i loro soggetti (40 dei quali erano madrelingua svedesi e 40 erano madrelingua spagnoli) tendevano a pensare al tempo in termini che corrispondono ai parametri di ciascuna lingua, ma si muovevano fluidamente da un concetto di tempo all’altro. Questo era vero indipendentemente dalla loro lingua madre.

Ad esempio, parlando del tempo, lo svedese e l’inglese generalmente fanno riferimento alla durata (lungo tempo, breve tempo), mentre lingue come lo spagnolo o il greco, ad esempio, si riferiscono al tempo parlandone in termini quantitativi (“parecchio tempo”, “poco tempo”).

I ricercatori hanno scoperto che le percezioni del tempo erano associate alla lingua che il soggetto parla in un dato momento. Quindi, quando la parola d’ordine era in spagnolo, i soggetti percepivano il tempo come quantità. Quando richiesto in svedese, essi parlavano invece in termine di durata.

I parlanti bilingue tuttavia erano in grado di concepire sia  la durata sia la quantità: le due visioni del tempo non si escludevano a vicenda ma esistevano simultaneamente e venivano percepite  dai parlanti di entrambe le lingue.

Imparando una nuova lingua, improvvisamente ci si sintonizza su dimensioni percettive di cui prima non si era a conoscenza.  Il linguaggio parlato dunque può influenzare le nostre percezioni.

Il “muscolo della mente”

Parlare più lingue può rafforzare il “muscolo della mente” e rendere più facile l’apprendimento di altre cose, oltre alle lingue.

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Influenza sulla personalità

In uno studio del 2011 (Polyglots Might Have Multiple Personalities) è stato scoperto che gli studenti cinesi maggiormente fluenti nell’uso della lingua inglese apparivano anche più assertivi, estroversi ed aperti alle nuove esperienze (tratti della personalità che normalmente non sono propri di un cinese, ma che vengono associati alla personalità degli occidentali) quando conversavano con un intervistatore in inglese, anziché in cantonese.

Anche la nazionalità dell’intervistatore aveva un peso. In entrambi i linguaggi, gli osservatori hanno valutato i partecipanti allo studio come maggiormente estroversi, assertivi, disponibili e aperti a nuove esperienze quando parlavano con un intervistatore “bianco”, rispetto a quando venivano intervistati da un soggetto di etnia cinese.

Le personalità dunque non sono immutabili: conta moltissimo la lingua che si sta parlando e con chi la si sta parlando. Queste due variabili possono condurre gli individui ad assumere momentaneamente tratti di personalità che sono propri della cultura appartenente alla lingua che si sta parlando.

Ecco come si diventa cittadini del mondo.

Dr. Giuliana Proietti

 

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Fonti:
Being bilingual makes you experience time differently, Quartz

The Brains Of Hyperpolyglots, People Who Speak 6 Or More Languages, Function Differently Than Ours, Medicaldaily

Immagine:

Pixabay

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