Freud, la psicoanalisi e le detective stories

Psicoanalisti e detectives hanno molto in comune: entrambi studiano le prove, gli indizi, ricostruiscono le storie, cercano di trovare le cause… Non a caso la psicoanalisi ha avuto molta influenza su questo genere che va sotto il nome di “thriller”.

Il genere, iniziato da Collins, Poe e Conan Doyle si è poi molto trasformato grazie agli apporti di Sigmund Freud e delle sue teorie. Molti scrittori di libri gialli infatti citano la storia personale, le esperienze infantili, le relazioni interpersonali più importanti, gli eventi più significativi dei loro personaggi, così come farebbe uno psicoanalista nei suoi casi clinici.

Scrittori che non hanno mai letto un libro di Freud usano nelle loro storie alcuni concetti psicoanalitici perché essi fanno ormai parte della cultura generale, ma anche perché vi è da tempo una stretta relazione, cominciata negli anni Trenta, fra industria cinematografica americana e psicoanalisi.

Allora, molti psicoanalisti ebrei, provenienti dalla Germania, si stabilirono sulla West Coast. Entrare in analisi divenne molto di moda fra la gente di Hollywood. Tra i registi più importanti ricordiamo Alfred Hitchcock, con i suoi thrillers che non sono altro che storie ispirate alla psicoanalisi.

Ma anche la psicoanalisi ha preso a sua volta qualcosa dal genere thriller. Se nei suoi scritti Freud fa numerosissimi riferimenti alla mitologia greca, a Shakespeare e a Dostoevsky, non possiamo dimenticare che il Maestro nella sua vita privata aveva una segreta passione per i libri gialli. Uno dei suoi più conosciuti pazienti, L’Uomo dei Lupi ha lasciato scritto fra alcuni suoi ricordi che Freud era un grande appassionato di Sherlock Holmes e che leggeva Conan Doyle con maggiore considerazione di quanta ne riservava a Dostoevsky.

Freud parlò spesso di come la psicoanalisi avrebbe potuto essere usata per svelare il mistero di alcuni crimini, ma quando ad esempio Ernest Jones, il suo allievo americano, fu sospettato di aver ucciso sua moglie nel 1918, se ne astenne.

Ne aveva le sue ragioni: del resto Wilhelm Fliess – suo amico e corrispondente per numerosi anni, disse di aver sospettato che Freud avesse avuto l’idea di spingerlo in un precipizio nella regione montuosa dell’ Achensee, in Tirolo, con l’intenzione di farlo precipitare. Per la cronaca, nell’incontro di Achensee, Fliess aveva accusato Freud di avergli rubato l’idea della bisessualità, che Freud a quel tempo utilizzava per spiegare l’omosessualità. Fliess in quell’occasione ricordò a Freud di avergli già parlato di questa sua idea già nel 1898, ma lo psicoanalista disse di non ricordare…
Se questo racconto fosse vero si spiegherebbe perché Freud non intervenne ad esporre ragioni psicoanalitiche per sostenere il discepolo Jones.

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Fonti:
Times on Line
New York Times

Dott.ssa Giuliana Proietti

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