Jung e gli archetipi femminili nei miti e nelle religioni
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I miti e le storie religiose dell’umanità
Carl Jung osservò che miti e religioni, nelle varie culture, contengono temi ed entità comuni: per esempio immagini della madre, del padre, della moglie, del marito, dell’amante, del matto, del diavolo, dell’ombra, dell’eroe, del salvatore e molti altri.
Le storie che contengono questi personaggi, che possono essere dei, dee, semi-mortali, eroi e demoni, costituiscono i miti e le storie religiose dell’umanità.
I sogni delle culture
Carl Jung ha postulato che questi miti su tali entità archetipiche costituiscono i “sogni” delle culture e che le storie e gli archetipi hanno origine nei sogni e nelle fantasie degli individui. Come i sogni, sono aperti all’interpretazione e possono avere un significato personale o trasmettere verità archetipiche sulla natura umana.
Possono essere studiati per il loro significato nella cultura che li “sogna” o possono essere reinterpretati per illuminare i significati della vita mentre si svolgono nelle culture successive, o in altre culture.
Per esempio, Shakespeare ha usato i temi di fondo dei conflitti all’interno del personaggio greco di Oreste per raccontare la storia e le lotte di Amleto, un altro uomo mitico vissuto molti secoli dopo.
Miti con entità simili in varie parti del mondo
Jung ha scoperto che gli elementi archetipici presenti nei miti hanno spesso dei paralleli in molte culture, per cui è facile trovare alcuni miti con entità simili in varie culture e zone del mondo.
Spesso questi elementi assumono forme simili e appaiono nei miti e nelle religioni come divinità o entità spirituali, riconoscibili come padri, madri, demoni, bambini speciali, terribili distruttori, creatori, mogli, amanti, eroi e mariti.
Gli archetipi primordiali e l’inconscio collettivo
Jung chiamò queste rappresentazioni simili nelle varie culture gli “archetipi primordiali”, pensando che essi fossero attivi non solo nella mente di ogni singolo essere umano, ma anche nella cultura più ampia. Jung era infatti convinto che. sebbene ogni individuo e ogni cultura differiscano in molti modi, alla base di queste differenze ci sia sempre un’unità di idee e di forme.
Questa unità è stata da lui chiamata l’inconscio collettivo, perché gli esseri umani lo condividono collettivamente: esso opera inconsciamente all’interno delle persone e delle culture.
Gli Esseri mitologici femminili
Di solito gli esseri mitologici femminili prendono una di queste tre forme:
- una dea degli inferi,
- una dea della terra
- una dea celeste.
Una dea specifica può mostrare qualità di più di un regno, o comportarsi in modo diverso, a seconda di quale aspetto viene esplorato in un dato mito.
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L’anima e l’Animus
L’anima e la madre sono due energie femminili molto diverse che si manifestano e interagiscono in varie mitologie. A volte le loro qualità co-esistono nello stesso essere mitologico; altre volte, un’entità è chiaramente o l’una o l’altra.
L’anima nella teoria junghiana è l’immagine inconscia della “donna” nella mente degli uomini. Le loro controparti nell’Inconscio Collettivo sono gli animus e gli archetipi del padre.
L’animus nei sogni sembra essere una creatura indistinta, che spesso appare “come un pittore o un operatore cinematografico o un proprietario di una galleria di quadri” (Jung, 1951).
L’anima, tuttavia, che è la controparte simile negli uomini, ma è femminile, sembra avere sempre una proiezione molto più elevata, manifestandosi in forma di dea, demone femminile, o potenti donne mitologiche, come Eva e Afrodite.
Jung sembrava non essere particolarmente interessato all’animus. Nella sua trattazione della mitologia ne parla infatti molto meno dell’anima.
Questo può essere un riflesso della mitologia stessa, con l’eccezione forse di Hermes, le figure maschili della mitologia e della religione, come Apollo, Gesù Cristo, Zeus, Re ed Ercole, per citarne alcune. Questi personaggi, tuttavia, sembrano essere più proiezioni del padre o dell’archetipo dell’eroe, piuttosto che dell’animus.
Autori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
L’anima nell’arte e nella mitologia
Nella storia dell’arte e nella mitologia, l’anima è ovunque: Afrodite, Hathor, Inanna, Athena, Artemis, Durga, Parvati, Astarte, Dakini; la lista sembra infinita.
Gli artisti maschi hanno dipinto e scolpito la forma femminile in modo profuso, ed è ancora prassi comune per le scuole d’arte impiegare modelli femminili più frequentemente rispetto ai modelli maschili.
Tutte le odalische, le ninfe e le donne semi-vestite nella storia dell’arte attestano l’importanza dell’anima nelle proiezioni maschili.
Quando gli artisti uomini rappresentano le immagini femminili, esse sono spesso elevate alla quasi divinità, come nella Monna Lisa o nella ragazza con l’orecchino di Perla di Vermeer.
Per molto tempo l’arte è stata un territorio quasi completamente maschile. Ora che anche le donne sono libere di fare arte “seria”, raramente si vede rappresentato l’animus maschile, come ci si potrebbe aspettare, secondo la teoria junghiana.
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L’anima, nelle parole di Jung
Nelle parole di Jung, “Anima significa anima” (in senso religioso) (Jung, 1954):
“È qualcosa che vive di se stessa, che ci fa vivere; è una vita dietro la coscienza che non può essere completamente integrata con essa, ma da cui, al contrario, sorge la coscienza “(Jung, 1954).
L’anima è “l’impulso caotico alla vita”, ma è anche la saggezza di “uno scopo nascosto che sembra riflettere una conoscenza superiore delle leggi della vita” (Jung, 1954).
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Fonte:
The Archetypal Female in Mythology and Religion: The Anima and the Mother, Psychopen
Immagine:
Grande Madre, Wikimedia
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