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DENTRO E FUORI DI TE
Archivio Storico  2012-2018
Pagina n. 19

 

Recuperare la fiducia
#1 02-21-2013, 12:26 PM

Gentile dottoressa le scrivo brevemente la mia situazione, sto con mio marito da 17 anni, ne ho 35, e lui 43.
Siamo una coppia molto unita, ci piace molto stare insieme e lo facciamo appena il lavoro ce lo concede. I problemi sono iniziati in dicembre quando ho scoperto che mio marito aveva una relazione di “confidenza” con una collega. Lui dice che con lei , 11 anni più vecchia di me, parlavano solo di lavoro e anche se sono usciti a cena e le ha fatto il regalo di natale non c’è mai stato niente di fisico…devo precisare che lei gli ha regalato un paio di boxer firmati.
Quando ho scoperto la cosa, a fine gennaio, lui ha confessato che nel momento in cui ha ricevuto il regalo ha capito che le cose stavano evolvendo in una direzione che a lui non andava e ha chiuso la cosa. Per cui io ho saputo tt dopo circa un mese che non la vedeva più. Aggiungo che in quel periodo (dicembre) sono iniziati per lui fortissimi problemi lavorativi, ancora in corso , ciò gli ha provocato gastrite e doloretti diffusi. Ma lui non mi ha detto niente fino a gennaio.
Ora lui mi dice che lei l’ha rimossa dalla sua vita, che in dicembre non era più lui e che sta lavorando su se stesso per capire quello che è successo e perchè è successo. Attualmente parliamo tanto del suo lavoro e dei problemi, facciamo progetti riguardo ad una casa nuova, ad un bimbo (da otto anni combattiamo contro l’infertilità)
Il problema è che ora io non mi fido, controllo maniacalmente quello che dice, immagino che lui veda lei, ho un’ansia pazzesca addosso e sto male, ora le chiedo…il tempo è l’unico modo per superare questo stato di malessere? Per me lui è la cosa più bella che ho e mi dispiacerebbe rovinare tt per una cosa così…però mentre scrivo la vocetta del dubbio mi tarla…

Gentilissima,

E’ probabile che la collega di suo marito gli abbia dimostrato interesse, con un comportamento molto seduttivo e alludente (vedi regalo dei boxer) e lui, come capita spesso in queste situazioni, non abbia saputo dire di no a questo corteggiamento.
E’ probabile che suo marito le abbia detto la verità e, del resto, non avendo elementi per poter capire come siano andate realmente le cose, non ha alcun senso pensare al bicchiere mezzo vuoto, quando invece potrebbe essere mezzo pieno.
Quello che conta è che oggi suo marito è tornato a lei (forse aveva solo bisogno di avere delle conferme sul bel rapporto che siete stati capaci di costruire insieme), che fate progetti per il futuro e vi sostenente nei momenti di difficoltà.
E’ probabile che la ricerca di una gravidanza vi abbia un po’ allontanato sul piano sessuale: rapporti sessuali in particolari giorni, posizioni sessuali che favoriscano la fecondazione, visite e test clinici piuttosto invasivi. Quando si combatte contro l’infertilità occorre fare un certo sforzo per far si che la ricerca di un figlio non venga a spegnere totalmente la carica sessuale che può esservi in una coppia: le consiglierei dunque di prendere questo episodio come un campanello d’allarme e di reagire diventando lei la prima “corteggiatrice” di suo marito. Vedrà che le colleghe più anziane scompariranno dall’orizzonte.
Cordiali saluti.

A20

Abbandono e rifiuto
#1 02-22-2013, 06:17 AM

Buonasera dottoressa,
sono una ragazza di 30 anni che si è ritrovata abbandonata dopo soli 4 mesi.Avevo a che fare con una persona apparentemente sicura di sè,con un carattere deciso e con tante idee.Inizialmente ebbi timore del suo modo di essere,molto diretto,anche perchè stavo concludendo una relazione di quasi un anno ma decisi di lasciarmi andare.La storia procedeva benissimo, tanto che lo presentai ai miei e fino a gennaio le cose procedevano serenamente.Poi verso gli inizi di gennaio,iniziai a sentirlo giù di morale:aveva saputo dalla sua stessa ex di 48 anni(lui 31),con cui aveva avuto una relazione di 4 anni tenuta nascosta, che lei aveva un altro uomo con cui viveva la storia ufficialmente.Io cercai di rasserenarlo,che era una reazione normale essere tristi e che da lì si realizzava l’effettiva fine del rapporto.Lui iniziò a stringere sempre di più il cerchio attorno a me,vedendomi sempre più spesso e venendo a stare sempre a casa mia.Praticamente si abitava insieme!continuavo però a intuire qualcosa che covava.Lui mi diceva di non preoccuparmi,che era sempre più innamorato di me,finchè non mi raccontò di una ragazza che gli ronzava attorno, ma continuava ad assicurarmi che le aveva detto che c’ero io e che non intendeva vederla.Io insistevo sul fatto che se non provasse dei sentimenti per me, non serviva a nulla rimanere insieme, ma mi assicurò che voleva essere il mio compagno di vita.A me non andava di vederlo, ma lui insistette molto per uscire insieme e io cedetti.Uscimmo e passammo una serata bellissima fino al giorno dopo.Lui poi uscì per sbrigare delle cose di lavoro e non ci sentimmo fino al pomeriggio,fin quando non tornò da me e mi diede la fantastica notizia:mi disse che stava pensando anche all’altra persona oltre a me e che non avrebbe voluto togliersi i dubbi tradendomi, per cui mi avrebbe lasciato. Me lo disse tra le lacrime e io lo consolai,poi se ne andò e da lì iniziò la follia.Una letterale discesa verso il baratro: sempre tra telefono computer e cellulare,prima rabbia alla scoperta del fatto che parlasse di me come una stupida che gli pendeva dalle labbra e di cui lui non era assolutamente innamorato, diventai aggressiva, lo incolpavo di tutto e lo odiavo a morte,poi iniziò l’autocolpevolizzazione dove ero io la stupida che gli era capitata tra i piedi e che era capace solo di dare piacere fisico.4 giorni senza mangiarè,nè dormire,solo pianti disperati e inutili umiliazioni con lui. Era come se il mio corpo non rispondesse e la mente fosse fuori controllo.Desideravo la sua vicinanza e il suo affetto, invece mi ritrovavo ad avere brutte risposte e insulti di ogni genere come se non avesse mai provato nulla per me.Iniziarono gli attacchi ansiosi e il battito accelerato.Dopo 3 settimane mi trovo ancora in questa situazione,dove cerco di ricucire almeno il rapporto di amicizia e confidenza che ci aveva legato fin dal primo momento,ma mi trovo solo male risposte e dice di detestarmi.

Gentile Nora,

E’ probabile che lei soffra non tanto per la fine di questa storia, durata solo quattro mesi, quanto per il fatto di essere stata abbandonata, per di più in favore di una persona che lei non stima. Questa sua reazione ansiosa potrebbe nascondere dunque una ricerca di attenzioni e di aiuto, dovuta alla forte gelosia e all’offesa che lei sente di aver ricevuto.
Se lei tiene veramente ad un rapporto di amicizia con questa persona (e non ad altro) dovrebbe sforzarsi di mostrare lei per prima l’amicizia, cioè un rapporto di confidenza, di benevolenza, di simpatia, dove non vi sono né passioni da manifestare, né interessi da difendere.
Se lei non sente di poter essere “amichevole” con lui nel senso che le ho indicato, sappia che questa è una cosa piuttosto normale quando una relazione finisce, per cui a questo punto non resta che accettare la sconfitta (nella consapevolezza che in amore a volte si vince, a volte si perde) ed investire le sue energie nel cercare una persona più compatibile con il suo modo di essere e di sentire la relazione di coppia. Si consoli pensando che il comportamento di lui sarebbe stato per lei molto più indigesto se si fosse manifestato dopo 4 anni di frequentazioni e non dopo soli 4 mesi… La consideri dunque una esperienza di vita positiva, che l’ha aiutata a crescere ed a maturare, sulla quale è però ormai scritta la parola “fine”.

Consigliatemi!!!
#1 02-23-2013, 01:16 AM

Sono una ragazza di 27 anni e le scrivo per un problema di natura psicologica. mi spiego. le daro’ delle informazioni su di me in modo da farle capire piu’ o meno la mia natura. tre anni fa conosco una persona con la quale esco un paio di settimane. poco dopo la nostra conoscenza lui mi chiede di piu’ e io gli dico che non ero sicura di quello che volevo. non sapevo se stavo bene con lui perche’ mi piaceva come amico o veramente. cio’ circa una settimana dopo lui e la mia amica si mettono insieme. quindi da li in poi le cose cambiano, chiedo aiuto ad una counselor con la quale ho terminato il percorso quest’anno a marzo. in sostanza cosa e’ emerso da questo percorso
meraviglioso:_ il rapporto malato tra mia mamma e la sua stava influenzando il rapporto tra me e mia mamma; ora che l’ho perdonata non ho problemi. certo ci scontriamo e a volte penso di non averla perdonata del tutto ma poi quando passa questa rabbia, tutto ritorna come prima. nel senso che non sento piu’ il sentimento che provavo prima nei confronti di mia madre. questo non dirsi “ti voglio bene” ha influenzato tutto!! nessun contatto fisico o poco. mia mamma da piccola mi teneva molto spesso nella culla, perche’ “ero buona. e allora perche’ prenderla in braccio se fa la buona?”. questa cosa glie l’ho detta perche’ credo che sia molto importante per il problema principale._ papa’ e’ stato molto aggressivo con me a parole!! sottoliniamolo! mi ha sempre fatto paura e solo ora, in questo mese capisco che papa’ ha sofferto talmente tanto che quel “gigante!” in realta’ e’ solo “un nano”. ora vedo nel suo viso la
sofferenza stampata. il debole della famiglia in tutti i sensi. un debole che crollera’ ancora di piu’, che mostrera’ la sua debolezza (naturale) quando morira’ la mamma. il piu’ tardi possibile spero ma in atto! e temo molto questo
momento. io non riesco ancora a guardarlo in faccia o solo per brevi secondi.
lui cerca ora di avvicinarsi a me a modo suo ma io non riesco ancora del tutto a lasciarmi andare. ne prendo atto e devo osservarlo.per anni non sono stata bene in famiglia, non mi sentivo amata e la gelosia verso mio fratello ha giocato un ruolo importante. proprio quel fratello che ora vedo quasi indispensabile per la serenita’, se cosi’ vogliamo dire, di mio padre. ora vederlo sorridere mi fa davvero piacere. dopo tanta sofferenza un sorriso gli fa bene. Quindi diciamo che non mi sono mai aperta all’amore.
tuttavia negli ultimi giorni leggendo per caso una email scambiatami con questa counselor leggo” di’ alla tua guida interiore che vuoi aprirti all’amore” collegandosi alla fiducia, al coraggio di buttarsi e di accogliere quello che ci da’ la vita. leggendo questo ho scritto su un quaderno alla mia guida interiore dicendolo anche altre cose; ho fatto anche l’eft e mi sono comprata una pietra energetica che posizione nel mio cuore. poiche’ non voglio restare senza un uomo quello che devo fare e’ “sbloccare la situazione in casa e poi si sblocca tutto”. e spero vivamente di sbloccarlo in fretta.
abbiamo fatto anche esercizi di respirazione per “risvegliare il mio corpo” e arrivo al punto. ho paura di non essere attratta mai fisicamente da qualcuno.
nel senso io posso dire che quel ragazzo mi piace o no, pero’ non sento quella spinta per toccarlo, dargli un bacio. io non sono fisica proprio perche’ mi e’ mancato. e ho soffocato tanto e per questo ho paura di non sentirlo mai. ho 27 anni e non vorrei ritrovarmi a 50 senza nessuno. se mi si avvicina una persona in discoteca io mi irrigidisco, non so cosa dirgli, sono impacciata a dir poco e non riesco ad entrare in intimita’. sono molto indietro. il mio sviluppo psicosessuale e’ decisamente in ritardo. vi prego qualsiasi cosa…consigliatemi!!! io devo cominciare proprio dall’inizio!!! aiuto!! grazie in anticipo.

Gentilissima,

Mi perdoni per la franchezza, ma credo che lei dovrebbe abbandonare al più presto counselors, pietre energetiche e guide interiori, perché non mi sembra affatto che tutto questo la stia aiutando a risolvere alcunché… Le suggerirei piuttosto una seria psicoterapia, che potrebbe esserle molto più utile.

p.s. E’ un consiglio davvero sincero 😉

Tradimento…amore o odio?
#1 02-27-2013, 10:42 PM

Abbiamo poco più di 40 anni e stiamo insieme da 23,conviviamo da circa15 e lavoriamo nel nostro negozio.In questi anni a volte ci sono stati litigi dovuti al lavoro, inizialmente un pò di gelosia da parte sua, ma la base della nostra relazione è sempre stato l’amore.Da circa 2 mesi hol scoperto che mi ha tradito, la prima volta 10 anni fa, con una ragazza conosciuta in chat, poi in questi anni, a detta di lui sempre trascinato dalla chat, con altre ragazze e con alcune prostitute, cercava la trasgressione anche con telefonate, incontri e continuando a chattare…il tutto a mia insaputa, aprofittando della fiducia che avevo in lui, lui che ha sempre condannato chi si comportava in quel modo e che viveva la vita con me come se mi amasse…è possibile? Ora dice che non si rendeva conto del male che mi stava facendo…che non dava il giusto peso a quei tradimenti che x lui erano solo trasgressione senza nessun coinvolgimento affettivo, che in lui è come se fosse scoppiata una bomba che gli ha fatto capire la gravitá di ciò che ha fatto…ora si fa schifo, sta malissimo e dice di sentirsi completamente cambiato.Solo ora mi ha confessato cose della sua infanzia che lo hanno fatto soffrire e chiudere in se stesso, anche con me si era creato uno scudo protettivo…mi ha detto che lo deridevano per la sua balbuzie (che ora non ha più) e perchè è cresciuto senza un padre, mi ha detto che sua madre ha avuto relazioni che lui non condivideva e che lo facevano soffrire…spesso piageva di nascosto.Io in 23 anni lo sto vedendo piangere per la prima volta…piangere disperato perchè mi ama e mi ha fatto soffrire…perchè mi ama e non mi vuole perdere. Anche io lo amo ma sono ferita e delusa…chi è l’uomo con cui ho condiviso la vita? Come posso fare a perdonarlo? Ha bisogno di aiuto? …o sono io ad avere bisogno di aiuto? Spero in un consiglio…grazie.

A meno che non si tratti di strategie sapientemente messe in atto per farsi perdonare, forse lei sta conoscendo il suo uomo per la prima volta e non è detto che questa persona sia per forza peggiore della precedente, anzi… Certamente avete entrambi bisogno di aiuto, perché il vostro rapporto va completamente riscritto, alla luce di questi cambiamenti. Lui dovrebbe fare un percorso terapeutico per cercare di ritrovare l’equilibrio e recuperare la stima di sé ed insieme dovreste cercare, magari grazie all’aiuto di un/una terapeuta, un nuovo modo di confidarvi, di organizzare le giornate e il tempo libero, di avere rapporti sessuali.
Non capisco la parola “odio” che lei ha inserito nel titolo: probabilmente lei allude al fatto che in certi momenti le sembra di provare più odio che amore, nei riguardi di questa persona. E’ un sentimento comprensibile, data la situazione, quasi un modo per distanziarsi dal problema, di porre un argine ai suoi sentimenti: solo il tempo potrà farle capire quale atteggiamento prevarrà. Per il momento il consiglio è quello di restare alla finestra e non giudicare: il giudizio non sarebbe sereno.

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Vecchio trauma
#1 02-28-2013, 12:50 PM

buongiorno.. sono una ragazza di 26 anni.. 7 anni fa ho avuto un incidente con la macchina, ho subìto un’operazione un pò delicata ma per fortuna è andato tutto bene. fisicamente mi sono ristabilita in poco tempo. e piano piano ho imparato anche a convivere con la cicatrice che ho sul fianco per l’operazione. pochi giorni fa però mi trovavo a casa del mio fidanzato e c’è stato un incidente proprio vicino casa sua la cui dinamica è stata la stessa del mio. il ragazzo purtroppo non ce l’ha fatta. io non lo conoscevo ma da quel giorno non faccio altro che pensare a questo ragazzo, ho impresso nella mente la sua macchina distrutta, e vado ogni giorno a vedere le sue foto su facebook e a leggere i commenti degli amici che gli danno l’ultimo saluto. ogni volta faccio fatica a trattenere le lacrime. mi sto rendendo conto che ho imparato a convivere con il mio trauma ma non riesco a superarlo. il mio fidanzato invece conosceva molto bene quel ragazzo, ed è rimasto scioccato dall’accaduto, al punto da avere paura di prendere la macchina. è sempre triste, non parla e se gli chiedo di parlarmi di come si sente dice che sta benissimo ed è solo la mia impressione.. come posso aiutarlo a superare questa situazione?

Gentilissima,

Dopo aver superato un rischio, il trauma vissuto si imprime nella mente e genera la paura. In un certo senso infatti la paura è un’emozione positiva, in quanto si manifesta come l’effetto di un apprendimento: essa si ri-produce nelle situazioni apparentemente minacciose come effetto naturale, per avvertire di un pericolo.
Il problema tuttavia è che la nostra vita è sempre, continuamente in pericolo: da un momento all’altro potrebbe esserci un terremoto, un malore, un incidente… Per questo occorre imparare ad essere un po’ fatalisti, perché anche non guidando più la macchina (e pensi quale disagio potrebbe essere questo nella vita di una persona!) non ci si mette al sicuro da nulla. La morte è sempre lì, dietro l’angolo e potrebbe arrivare quando meno la si aspetta.
Poiché la paura della morte è la paura più grande dell’essere umano, è importante imparare a convivere con questa paura, cercando di valorizzare al massimo il proprio presente, rendendo intensa di esperienze e di emozioni la propria vita, dandole un significato: questi sono i ragionamenti da farsi. Per fortuna il tempo aiuta a superare i brutti ricordi, ma se ciò non accadesse, occorre farsi aiutare tramite una terapia di desensibilizzazione.
Saluti cordiali.

Due me.
#1 03-04-2013, 02:44 PM

Ed eccomi di nuovo a troncare di netto una relazione. Questa volta lo so ci perdo più di tutte le altre. Su ogni fronte. Quello sentimentale che quello venale. Ma è inutile quell’altra me è dirompente e risolutiva. Riesce ad imporsi sempre. Riesco ad inventare mille giustificazioni, dall’aspetto fisico, al carattere incompatibile, alla lontananza ma la sola e vera unica ragione è che fuggo. Fuggo dalla relazione, dall’impegno.
E’ un misto di paura a voglia di rimanere sola. Perchè solo sola riesco a sentirmi a mio proprio agio. Mi sento come divisa in due. Due me.
Una che vuole la solitudine, la libertà, la voglia di scoprire e provare sempre qualcosa di nuovo, di cercare chissà che … (ecco queste ultime parole sono della seconda me)
L’altra che vorrebbe una relazione stabile. Un tran tran rassicurante. Un lasciarsi andare e non cercare altro. Non c’è. Non sarebbe un accontentarsi ma un fermarsi. Basta.
Ho 41anni. Separata oramai da 7 dopo un matrimonio durato 14 anni e un baby fidanzamento di 6anni. Praticamente 20anni con la stessa persona. Ho preso io la decisione di separarmi. E non perchè avevo incontrato un’ altra persona. No. Ero solamente stanca davvero stanca della mia situazione. Della mia gabbia d’oro. Mai pentita di averlo fatto, solo il pensiero che avrei dovuto forse prendere prima questa grande decisione.
Ecco e da qui è nata l’altra me.
No probabilmente c’era già… si è solo fatta strada.
Finirà questo vagare? Sto bene sola ma non voglio rimanerci.

Gentilissima,

In primis dovrebbe smettere di pensare a sé stessa come a due persone. Capisco che la cosa le permette di rappresentare con efficacia, a sé stessa e agli altri, le differenti esigenze che sente di avere, ma è un modo sbagliato di leggere la realtà, che non fa che accentuare la sua confusione.
La cosa migliore da fare è affrontare invece la complessità del suo carattere, che evidentemente aspira ad una vita tranquilla, ma che nel contempo sente anzitutto il bisogno di soddisfare alcune necessità vitali, di cui non è ancora del tutto consapevole.
Quando ha preso la decisione di lasciare suo marito non aveva un altro uomo e dunque potremmo pensare che questa relazione l’abbia resa infelice: perché? Cosa c’era che non andava? Non basta dire che era in una gabbia dorata: occorrerebbe capire cosa esattamente la faceva stare male, cosa le procurava malessere ed ansia.

Ora ha conosciuto un nuovo partner, che sembrava prometterle la felicità, ma è ugualmente fuggita dalla relazione, perché, lei dice, desidera stare sola con sé stessa… E’ possibile anche questo: non necessariamente la realizzazione di sé stessi passa per un rapporto di coppia; per alcune persone, al contrario, è vitale mantenere un totale controllo sulla propria vita e sulle proprie scelte.

Oppure ciò che la spinge è solo un bisogno di auto-distruzione, di auto-negazione della felicità? In questo caso ci si potrebbe chiedere perché avviene questo: sente dei sensi di colpa verso qualcosa o qualcuno? Si sente una persona incompleta e inadeguata ed ha voglia di restare sola, per continuare a rafforzare il suo carattere? Sente di non aver ancora raggiunto gli scopi che si era prefissata prima di conoscere il suo ex? E infine: c’è qualcosa nella sua vita che potrebbe essere cambiato, per restituirle ottimismo e voglia di fare? Di cosa si tratta? Come si potrebbe cambiare? Queste sono le domande che dovrebbe porsi, facendosi aiutare, se possibile, da un terapeuta.
Saluti cordiali.

TERAPIE ONLINE
Costo della Terapia online, Individuale e di Coppia, 70 euro

Terapie online
⇒Dr. Giuliana Proietti Tel. 347 0375949
⇒Dr. Walter La Gatta Tel. 348 3314908
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Problemi con il sonno
#1 03-11-2013, 01:48 PM

Buongiorno sono una ragazza di 23 anni e faccio l’università. Il mio problema è il fatto che dormo troppo cioè anche se mi metto sul divano per guardare la tv finisce che mi ci addormento. La sera vado a dormire verso mezzanotte e anche se la mattina mi alzo per dire alle 9 finisce che durante la mattinata ritorno a dormire e così anche dopo pranzo. Ho l’impressione di aver perso un pò di stimoli perchè ovviamente se sono occupata e ho qualcosa da fare lascio perdere il sonno. spero mi possiate aiutare grazie.

Gentilissima,

E’ possibile che in questo periodo in cui è poco impegnata (e dunque infelice e irrealizzata) lei stia mettendo in atto questa auto-terapia, che le consente di lasciar trascorrere le giornate senza provare eccessiva ansia.

Le consiglierei tuttavia di cercare altre vie di soddisfazione, per dare un senso alle sue giornate e per sentirsi viva. Non ha hobbies a cui dedicarsi? Lavori? Amicizie? Sport? Si ricordi che ogni dormita di troppo è tempo che lei volontariamente sottrae alla sua vita. Ne vale la pena?

Come intervenire
#1 03-04-2013, 05:19 PM

Ieri ho saputo che un mio parente ha tentato il suicidio (ha 48 anni sposato con figli minorenni). Non so come e cosa fare…

Abitiamo a  1200 km di distanza, le persone e famigliari che lo circondano non sono in grado di aiutarlo. Non vuole incontrare persone che in qualche modo vogliono aiutarlo…esempio psicologi….non vuole assumere anti depressivi.
Il problema è che si sente incapace di mantenere la sua famiglia perché non ha un lavoro, si sente un fallito. Non si è pentito della sua decisione e la ritiene unica siluzione ai suoi pensieri. Da dove posso cominciare?

Aiuto!

A 1200 km di distanza non è possibile fare nulla per aiutare una persona che oltre tutto non desidera essere aiutata. Se il problema è quello del lavoro e della sussistenza della propria famiglia, l’unica cosa utile potrebbe essere forse quella di aiutare questa persona a cercare un lavoro lontano da casa (ad esempio nella zona dove vive lei). In alternativa, una donazione anonima con parole di speranza potrebbe forse convincerlo a sperare ancora. E’ la speranza che non deve mai andare perduta. Con la speranza si può affrontare qualsiasi difficoltà e qualsiasi sacrificio.
Saluti e auguri.

Quando non se ne può più di tutto e di tutti..
#1 03-25-2013, 09:22 PM

Mi sono ritrovata in questo sito per caso.. forse ricercando un aiuto, forse solo per liberarmi di tutto il fardello che mi porto dietro.
La mia esistenza è tormentata. Sono una ragazza di 27 anni piuttosto timida, in genere tendo a tenermi tutto dentro. Ho avuto grandi difficoltà ad ambientarmi tra le persone manifestando sempre una vera e propria fobia sociale. Ho sempre timore di non essere adeguata, di essere criticata, di essere giudicata.
Ho avuto pochissimi amici, nessuna relazione sentimentale. Non so esprimere i miei sentimenti, anzi ad essere sincera non credo di aver mai provato nulla. Tra i miei amici c’è un rapporto di fiducia, di rispetto, certe volte di complicità… ma non sono in grado di dire se io gli voglia bene.
Sono sempre frustrata… le mie aspettative sono troppo alte per le mie possibilità….Mi sono sempre impegnata al massimo in tutto pur di raggiungere i miei obbiettivi… ma lì il destino mi è venuto sempre contro e non sono mai stata in grado di sconfiggerlo, fallendo inesorabilmente. Ma il dolore più grande viene osservando gli altri…. osservando come loro, con il minimo sforzo ottengono tutto ciò che a me viene quotidianamente negato: un lavoro, un successo, un affetto, una semplice occasione….per me non c’è nulla, solo fatica e disperazione.
Disprezzo tutti coloro i quali mi circondano.. amici, parenti, anche i semplici sconosciuti. Non posso vedere più nessuno con i loro vestiti impeccabili, con il/la loro maritino/mogliettina sotto braccio,con le loro vite.
Non sono nè brutta nè ignorante. Ho studiato, sono una persona raffinata, nessuno intorno a me potrebbe reggere il mio confronto…. eppure ciò non basta….
Mi rendo conto di essere una contraddizione vivente, e forse è proprio questo il problema… Magari soffro di personalità multipla?
Inoltre, questo odio e disprezzo che provo per le persone mi porta ad essere aggressiva… estremamente aggressiva… Mi litigo pesantemente con chiunque mi capiti, anche con sconosciuti che mi urtano per strada, mentre sono in macchina… certe volte creo io stessa il pretesto per una lite, perchè ne sento il bisogno.
Altre volte invece, l’odio per gli altri si riversa anche su me stessa… sulla mia inadeguatezza… sulla mia ”diversità” rispetto gli altri… e così mi sento in dovere di punirmi e mi taglio. Questi sono i momenti più tragici ma allo stesso tempo più benefici…ciò mi aiuta a non sbagliare più… ma di fatto non è mai così.. Ormai in media mi taglio 4 volte alla settimana, senza successi e in me si fa strada l’idea di farla finita una volta e per sempre… di mettere da parte queste sofferenze e di gettarmi, come una cosa indesiderata, dalla finestra…..

Gentilissima Bovary,

Probabilmente il motivo per cui lei ha scritto questa lettera è perché sente il bisogno di esternare i suoi pensieri, condividendoli con qualche altra persona. Non avendo però fiducia in nessuno di sua conoscenza, lei ha usato questo mezzo, anonimo e freddo, sperando di raggiungere comunque lo scopo di condividere con un altro essere umano i suoi angoscianti pensieri.
Nella sua lettera sono elencati i problemi che vive, ma anche le possibili cause, che lei conosce e capisce benissimo: ad esempio, lei stessa dice che le sue aspettative sono troppo alte per le sue possibilità. Lei capisce bene che l’implicazione di una affermazione del genere è quella di aver scelto di “essere una persona perdente”, dal momento che la perfezione assoluta non esiste.
E’ importante dunque cercare di fare sempre le cose “nel modo migliore possibile”, il che non significa in modo perfetto, ma nel modo migliore che le circostanze possano consentire. Inoltre, non dica: “sono sempre frustrata”; sicuramente in certe occasioni lo sarà di più, in altre di meno ed in altre occasioni non lo sarà per niente (non c’è proprio nulla che le piaccia fare nella vita? Sicuramente anche lei avrà degli hobbies e magari qualche sogno nel cassetto…). Non si abbandoni dunque a questi pensieri che non lasciano via di scampo ed eviti di usare le parole “sempre” o “mai”, perché sappiamo tutti che fra un sempre e un mai vi sono tante sfumature, che cambiano a seconda di una infinità di variabili (tono dell’umore, autostima, stanchezza, ecc.). Quanto agli altri, che “con il minimo sforzo ottengono tutto ciò che a lei viene quotidianamente negato: un lavoro, un successo, un affetto, una semplice occasione” lei dovrebbe fare per un giorno la psicologa, per capire quante persone apparentemente felici siano invece oppresse da tantissimi problemi, sconosciuti ai più, che però mascherano con ottimismo e rassegnazione, anche per non farli pesare sugli altri. “Gli altri” possono apparire come lei li descrive solo se li si guarda dall’esterno, senza mai stabilire con loro un contatto profondo ed empatico. Tanto per dire, anche lei potrebbe appartenere al gruppo degli “altri” per un’altra persona che la pensa come lei: si sente in realtà così fortunata come l’altra persona potrebbe pensare? Dunque, invece di concentrarsi ossessivamente su sé stessa, cerchi di perfezionare l’osservazione e l’ascolto delle persone intorno a lei, per cercare di comprendere meglio chi sono e cosa provano.
Il suo disprezzo per la società nasce dal disprezzo (non giustificato) che lei prova per sé stessa, per cui, per farsi coraggio, ha individuato questo meccanismo difensivo, che consiste nell’autoconvincersi di essere sempre migliore di chiunque altro, evitando così il contatto e fuggendo dalla relazione. Questa strategia sul momento può apparire vincente, perché può darle coraggio, ma poi nel tempo non regge, perché si scontra con i suoi sensi di inadeguatezza, generando le contraddizioni e le dissonanze che lei ben conosce e che le procurano tanta sofferenza.
Anche l’aggressività è una forma di debolezza: le persone forti ed equilibrate non hanno bisogno di mostrarsi aggressive e preferiscono condividere con gli altri interessi e affinità piuttosto che liti, conflitti e bronci.
Quanto all’ultima parte della lettera, troppo seria per parlarne in questi spazi, mi permetta solo di dirle che chiedere aiuto, in certi momenti della vita, può essere importante: quando si ha un problema si è parte di quel problema e non si riesce, da soli, ad individuare una via d’uscita. Tutto quello che oggi le appare frustrante, angosciante o impossibile da sopportare potrebbe essere semplicemente dovuto ad un modo sbagliato di guardare alla realtà e di reagire agli stimoli provenienti dall’ambiente in cui vive. Potrebbero bastare anche pochi, ma significativi cambiamenti nel pensiero e nei comportamenti per dare finalmente un senso alla sua vita, riempendola di significati e di soddisfazioni. Il suggerimento dunque è quello di rivolgersi ad un/una terapeuta di sua fiducia e di farsi aiutare. Anche il solo condividere i suoi pensieri le farà immediatamente bene. Tenga conto che la scelta del terapeuta è importante: scelga una persona preparata e, soprattutto, di sua fiducia. Auguri per tutto 😉

Clinica della Timidezza

Relazione con donna sposata, senso di colpa
#1 04-06-2013, 01:38 PM

Gentile dottor.ssa Proietti,

le scrivo per chiederle un consiglio. Ho 24 anni.
Quando avevo 17 anni, conobbi una donna (S) più vecchia di me di 15 anni. Mi piaceva molto; ma non lasciai trapelare ciò che provavo sia per la mia timidezza, sia perché lei era fidanzata.
Per anni non ci siamo più sentiti. Ora S mi ha contattato; mi ha confessato di aver provato e di provare tuttora un’attrazione per me. Ci siamo incontrati. Credo che S vorrebbe fare l’amore (me l’ha detto, in sostanza). S ne parla con grande serenità, forse con la maturità dei suoi anni.
Io, al contrario, scrivo queste parole con grande imbarazzo: S è sposata. All’idea di avere un rapporto con lei, sono divorato dal senso di colpa: e temo che, se davvero avessimo un rapporto, questo senso di colpa crescerebbe fino a sprofondarmi nella depressione, come mi successe giù una volta quando ebbi una relazione con una donna che in realtà non amavo (il medico di famiglia mi diede qualche antidepressivo, mi consigliò una terapia con uno psicologo che rimandai). Temo di rovinare il matrimonio di S; soprattutto, so di non aver diritto a far soffrire suo marito, che subirebbe il tradimento anche a causa mia. S sembra sottovalutare le mie remore; dice che sono “il grillo parlante”, che il sesso è fatto per lasciarsi andare.
Con le donne sono generalmente molto impacciato. Mi è successo che talvolta fosse la donna a fare il primo passo; spesso, avvertendo di non ricambiare un sentimento di “vero” amore, ho detto “no” – temevo di ingannare, di causare sofferenza.
Nel caso di S, non credo che ci siano prospettive per il futuro (la differenza d’età, il suo matrimonio,…). Si tratta però di una donna che ho sempre desiderato. E, in parallelo, mi chiedo se sia giusto che io continui a rinviare la possibilità di “divertirmi” nell’attesa di qualcosa che non so neppure se esista (dire che, per avere una vita sessuale serena, aspetto l’anima gemella mi sembra ingenuo).
Può aiutarmi?

Cordiali saluti

Gentilissimo,

provi a considerare, almeno per un momento, se dietro questa sua esigenza di correttezza assoluta dei comportamenti non vi sia in realtà il desiderio di fuggire da situazioni che sente come minacciose. Chiaramente non posso dirle se sia giusto o meno andare a letto con S. (questa è una decisione che deve prendere lei!); penso però che avere avuto storie di solo sesso in passato non pregiudichi in alcun modo la nascita di un vero amore in un momento futuro, quando incontrerà la persona giusta per lei. Forse è addirittura vero il contrario, dal momento che, sapendo cosa significa avere un rapporto centrato esclusivamente sul piacere sessuale, avrà modo di riconoscere sin dal primo istante la persona con la quale stabilire un rapporto più completo, che implichi anche i sentimenti.
Saluti e auguri.

Una lezione divulgativa sui Social Media

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Il mio compagno non mi ama piu’
#1 03-14-2013, 10:39 PM

Gentile dottoressa, ho 33 anni e vivo lontana da casa ormai da 5 anni per seguire il mio lui. Dopo una breve storia a distanza ( circa 18 mesi) in cui lui comincio’ a lavorare in Canada, lui mi propose di trasferirmi li’ con lui. Lo feci senza pensarci due volte, lo amavo tanto. Lasciai quindi casa, famiglia, lavoro e amici per iniziare questa nuova vita.Non appena arrivai, trovai un lavoro,non era esattamente cio’ che avrei voluto fare per il resto della mia vita ma non mi sentii di rifiutare la proposta, volevo essere indipendente. Nel frattempo qui mi sono ambientata.I nostri problemi sono cominciati quando si e’ nata la possibilita’ che lui venisse di nuovo trasferito in un altro paese, io cosi’ gli ho detto che lo avrei seguito di nuovo per aiutarlo ad avanzare nella sua carriera,avrei cominciato tutto di nuovo, non potevo accettare di vivere senza d lui, di nuovo a distanza. Lui ha cominciato a dirmi che la mia scelta era sbagliata che io dovevo continuare a lavorare qui e finalizzare il mio progetto e che poi noi in qualche maniera avremmo risolto. Che cosi’ facendo io buttavo all’aria tanti anni di studio e sacrifici che avevo fatto e che questo mio comportamento lo costringeva a rifiutare questa nuova proposta di lavoro pur di non vedere buttata la mia vita lavorativa. Nulla sono valse le mie argomentazioni sul fatto che a me nn piace il mio lavoro ma lo faccio con dedizione e serieta’ solo perche’ e’ l’unico modo per poter essere indipendente e sentirmi utile. In un altro paese avrei ricominciato con un nuovo lavoro. Da qui ci sono stati mesi di litigate, fino a quando il mese scorso mi ha detto che si sentiva confuso, che non sapeva piu’ se mi amava. Da che ero la sua vita in un attimo sono diventata il suo piu’ grande problema, niente di me gli andava piu’ bene, si sentiva al guinzaglio. Inutile dire che ho vissuto molto male questa situazione, mi sono rinchiusa nel mio bozzo, trascurando tutto il resto della mia vita. Ho cominciato a perdere peso in maniera preoccupante, non lavorare e perdere la forza di fare qualsiasi cosa. Nonostante tutto, lui ha deciso di rimanere a casa con me e sotto sua iniziativa, di recuperare il nostro rapporto che fino ad allora era stato idilliaco. Effettivamente le cose sono molto migliorate, non litighiamo piu’, lui e’ sempre gentile con me, ma poco affettuoso, viviamo la nostra intimita’ anche se con una frequenza minore rispetto al passato. Ridiamo tanto, ci raccontiamo molto di piu’, giochiamo ma manca da parte sua quel piccolo gesto affettuoso che farebbe la differenza. Ho paura che lui sia rimasto per pieta’. Da parte mia mi limito ad essere affettuosa come sempre senza chiedere nulla in cambio, sperando cosi’ di farlo sentire meno sotto pressione. Non so cosa sia giusto fare, se aspettare e sperare che in lui si riaccenda un sentimento o no.Non so che atteggiamento adottare con lui. La ringrazio anticipatamente.Cordialmente

Gentilissima,
L’amore non risponde alla legge del tutto o niente: quando si comincia una relazione di coppia non si può pensare che l’amore resti immutato, mentre tutto cambia intorno a sé. Ci sono dunque, anche in amore, delle trasformazioni, dei cambiamenti, che non devono creare spavento. Potremmo dire, per usare una metafora, che anche in amore vi sono alte e basse maree, che vanno affrontate con fiducia, ben sapendo che le cose cambiano continuamente e non necessariamente sempre in peggio. Voi avete cambiato città, Paese, lingua, cultura, lavoro, siete cresciuti d’età, maturati dalle vostre esperienze… Come pensare che l’amore possa restare esattamente uguale a quello del primo giorno? E’ chiaro che anche la vostra relazione dovrà cambiare nel tempo, subire degli accomodamenti, raggiungere nuovi equilibri e dovrà essere capace non solo di rigenerare gli antichi entusiasmi (se siete insieme ci sarà un perché, come dice la canzone…), ma soprattutto di trovarne sempre di nuovi. Difficile? Si. Non a caso le coppie “felici” di lunga durata non sono moltissime. Però, con un po’ di impegno e un po’ di entusiasmo, il progetto di vivere insieme, più o meno felici, può essere raggiunto: purché si sappia che la frase “e vissero sempre felici e contenti” è l’epilogo di tutte le fiabe, ma non è quasi mai presente nella vita reale delle coppie. E’ vero invece che la felicità può essere costruita: ogni giorno, con impegno, affetto ed intelligenza.
Molti auguri.

Vaginismo
#1 04-16-2013, 11:58 PM

Vaginismo; credo di soffrire di questo disturbo. mi allontano come posso da tutto quello che concerne la sfera intima..più che paura è grande senso di pudore e chiusura corporea, prima di tutto con me stessa, figuriamoci davanti a un’uomo. Infastidita dal solo pensiero di una penetrazione, questa negatività avvia un complesso di contrazioni muscolari ad ogni tipo di approccio ad introdurre qualsiasi “cosa” a partire dal mio stesso dito, con la conseguenza di avvertire notevole dolore che mi riporta inevitabilmente alla chiusura intima.Un ciclo senza fine. Ho scarso senso di femminilità, nonostante felice d’essere donna; sono frustrata per la mia condizione che mi ricorda ogni volta la mia verginità all’età di 30 anni. Vorrei approfondire questo argomento nello specifico.
Per favore.
Saluti.

Gentilissima,

Certo, deve approfondire l’argomento, ma occorre farlo nei modi e nei tempi giusti. Questa lettera potrebbe essere un primo passo verso la soluzione del problema: evidentemente lei ha preso consapevolezza di avere un disagio che le crea frustrazione e sta cercando di entrare nell’ordine di idee di risolverlo, anche se questo necessariamente comporta il dover affrontare le sue paure. Lei invece nega di avere paura (e come lei probabilmente sa già, una negazione non richiesta vale come un’affermazione…)
Il consiglio è affidarsi ad uno/a psicoterapeuta sessuologo: non è un problema gravissimo il suo; in genere si risolve in 10-20 sedute. Ma lei si sente davvero pronta a mettersi in discussione? Si faccia questa domanda e sia dia una risposta.
Auguri.


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Un nuovo appuntamento nel 2024

 

Problema (non soltanto) alimentare
#1 04-23-2013, 05:20 PM

Buongiorno,
da molto tempo (da quando ero ragazzina) ho un problema alimentare. Oscillo tra aumento – perdita di peso (10- 15 chili) e nonostante mi sforzi per cercare di evitare questo, finisco inevitabilmente per ricaderci. L’unico modo per avere il ‘controllo’ (o almeno la motivazione) è quello di vedere la mia nutrizionista due volte al mese. Altrimenti per un periodo mi trattengo, ma poi, inevitabilmente, mi abbuffo di cibo.
Il fatto è che nei momenti di maggior insoddisfazione della mia vita, queste abbuffate sembrano ancora più inevitabili, una droga. Perdo il senso della realtà, della misura.
Forse non ho mai avuto il coraggio di ammettere a me stessa quello che vorrei veramente dalla mia vita. Ho sempre accontentato tutti, per il folle timore di essere giudicata male dai miei familiari, e di non saper fronteggiare le loro critiche.
Mi sento manipolata, un’eterna bambina. Mi sento tremendamente annoiata, odio la routine, vorrei fare grandi cose nella vita. Non mi piace la vita che i miei genitori hanno scelto per me. Studiare, fare un lavoro da dipendente con uno stipendio sicuro. Questa mia ambizione è sempre stata criticata aspramente dai miei genitori, come se dovessi soffocare le mie aspirazioni perchè sono sbagliate.
Mi sono laureata perchè faceva piacere a loro, ma in fondo faccio un lavoro che non mi piace e che comunque non mi valorizza, neppure per quello per cui ho studiato e non sono neanche appagata economicamente. Il risultato dell’università? 35 chili di sovrappeso, che fortunatamente ho quasi del tutto perso. Un bombardamento calorico che fungeva da anestetico per il senso di vuoto che provavo, e per la mancanza di stimoli, di adrenalina. Mi sento più creativa che razionale, più artista che laureata. Questo significa avere una vita sregolata forse, ma forse almeno mi renderebbe felice.
Anche se studio canto adesso, credo che ormai sia tardi per il tipo di vita che vorrei (34 anni) però quando canto mi sento felice, appagata, mè stessa…
Grazie per il tempo dedicatomi…

Gentilissima,
Mi pare strano che lei veda la sua nutrizionista due volte al mese e non abbia mai pensato di rivolgersi ad una/o psicologa/o, visto che il problema riguarda il controllo degli stati ansiosi. Se le fa bene vedere una nutrizionista, si immagini quanto la potrebbe aiutare poter parlare dei suoi rapporti familiari, della sua autostima, dei suoi sogni e dei suoi bisogni.
Certamente, lei oggi vede il mondo con gli occhiali grigi: infatti, l’essersi laureata, l’avere un lavoro e uno stipendio sicuro, di questi tempi dovrebbe farla sentire una privilegiata e non una persona annoiata… Forse ora dovrebbe provare a mettersi in gioco, cercando di dare più colore alla sua esistenza. Fa bene dunque a coltivare l’hobby del canto (ovviamente farsi delle illusioni di auto-realizzazione in questo settore non sarebbe molto realistico, anche se tutto può accadere…); cerchi di fare tutto quello che le piace e la fa sentire bene. Ha pensato, ad esempio, ad andare a vivere da sola? Forse è anche questo che la fa sentire così poco realizzata: il fatto di avere 34 anni e di sentirsi ancora un’adolescente.
Cordiali saluti e molti auguri.

Lui non accetta che la sua vita sia cambiata
#1 04-27-2013, 10:13 AM

Buongiorno,scrivo qui per avere un consiglio,spero possiate aiutarmi.Ho conosciuto un ragazzo paraplegico.Lui è una persona meravigliosa.Il problema?Lui dopo 3 anni non ha ancora accettato il cambiamento della sua vita dovuto a un incidente.Si è chiuso in casa,non frequenta nessuno. A me piace moltissimo.E lui crede che lo frequenti perché provo pena per lui.
Invece io vedo tutto quello che lui non è più abituato a vedere di lui,tutte le sue numerose qualità. Il fatto che lui sia su una carrozzina non è per me un discriminante.Ci ho provato in tutti i modi a farglielo capire,sono sempre presente e lo cerco sempre.Ma lui crede che io sia mossa da pietà di cui non ha bisogno.Cosa posso fare?Il cambiamento deve partire da lui,lo so.
Ma io non voglio perderlo
Grazie

Gentilissima,

E’ chiaro che lui ha paura di innamorarsi: pensi quanto sarebbe tragico per lui pensare di aver trovato una ragazza che lo apprezza per quello che è, con tutti i suoi limiti fisici, per poi scoprire che era solo un’illusione, un’infatuazione senza alcuna speranza.

Rispetti dunque questa sua paura e si ponga, al momento, solo come amica, tenendo per sé le dichiarazioni di interesse o di amore, che potrebbero turbarlo.

Quando lui si sentirà più sicuro nei suoi confronti e lei più certa dei suoi veri sentimenti e delle difficoltà che è pronta ad affrontare per vivere questa relazione, sarà tutto più facile.

Cordiali saluti e auguri.

Terapie di Coppia online psicolinea

Costo della Terapia, Individuale e di Coppia, 70 euro

 

Anaffettività
#1 05-13-2013, 01:39 AM

Salve avrei bisogno di avere delle informazioni sul comportamento di un uomo anaffettivo. Una donna a me molto cara ha avuto una relazione con un uomo di questo tipo per circa 6 mesi uscendone completamente distrutta sia psicologicamente che fisicamente. Questa persona è riuscita a ridurre in condizione di sudditanza psicologica questa donna tenendola legata a se procurandole gravi sofferenze interiori, una forte perdita di stima e di considerazione di se stessa e una forma di anoressia alimentare. Grazie all’aiuto di un ottimo psicologo è riuscita a staccarsi da questa persona ma non ancora ad uscire dalle sue problematiche. Io le sono molto vicino in questo momento e vorrei aiutarla. Dopo che questa persona è riuscita a iniziare la relazione con la donna si faceva vivo saltuariamente lasciando trascorrere molti giorni tra un incontro e l’altro, quando la relazione si è interrotta si è rifatto vivo dopo un paio di mesi e poi è scomparso. Secondo la vostra esperienza è possibile che torni ancora a cercare questa donna? Vi ringrazio in anticipo

Gentilissima,
Le intenzioni con le quali lei ha scritto questa richiesta sono senz’altro ottime: cercare di proteggere la sua amica dalle influenze negative che quest’uomo esercita su di lei. Tuttavia, come lei può ben capire, ogni storia è diversa dall’altra e, prima di esprimere dei pareri, bisognerebbe conoscere molti più particolari…

A lei infatti è chiara l’intera vicenda, ma io ad esempio non so neanche che età abbiano queste due persone, se la loro è stata una relazione clandestina, se sono sposati, se hanno figli, se lavorano o sono disoccupati, se vivono nella stessa città (e dunque potrebbero incontrarsi spesso), oppure se vivono distanti migliaia di chilometri…

Mi spiace dunque, non posso aiutarla, se non per consigliarle di fare quello che sta già facendo per la sua amica: supportarla in questo suo percorso di allontanamento da lui, facendole capire che se una storia è particolarmente distruttiva, è meglio la solitudine. Infatti, è più facile trovare un equilibrio quando si è soli che quando si vive un amore infelice.
Saluti cordiali.

Complicato, o forse molto semplice 
#1 05-14-2013, 11:03 PM

Gentile Dottoressa,
la ringrazio in anticipo per la disponibilità
e mi scuso in anticipo per la prolissità.
Ma la storia è lunga, precisamente 7 anni, ed è iniziata quando di anni ne avevo appena 14. E a quell’età non avevo la minima idea di cosa fosse una relazione di coppia, ho sbagliato diverse volte ma mai in modo grave.
Ho pagato le conseguenze che lui riteneva opportune, ma non erano mai proporzionali agli errori. Fino ad arrivare a gesti pesanti.
Mi sono lasciata annullare.Zero dignità, zero autostima.
Non riuscivo più ad essere spontanea in sua presenza.
Io ero quella debole, e lui quello forte.
Anche se in realtà ha avuto un periodo difficile,problemi economici e di salute,che giustificava i suoi nervosismi.
In ogni caso la storia procede,fra alti molto alti e bassi molto bassi.
Fra le sue arrabbiature,le sue prese di posizione,il mio perdere completamente la lucidità ad ogni discussione.
Ho imparato che anche se tocchi il fondo c’è sempre un doppio-fondo, come nel cappello del mago,e…sorpresa! soffri ancora di più.
Ogni volta archiviato da un semplice”però mi ama” o “però lo amo”.
Il chè ha in sè lo stesso paradosso della”guerra santa”.

Fatti: un carnevale di umiliazione,perchè dopo aver smesso di fumare ho ripreso dopo un mese e mezzo,che si conclude con il mio primo-e spero ultimo-attacco di panico.Scrivo una mail in cui prendo le distanze,ma torno sui miei passi e non la mando. Anzi,faccio tutt’altro.
In uno slancio di incoerente speranza l’indomani prenoto una giornata in un centro benessere,al suo rientro da una partenza di una settimana per motivi di salute e non.
Era il mio regalo e la mia sorpresa,per lui.
Doveva essere il nostro weekend da sogno,come se potesse rappresentare una sorta di riscatto o una rinascita.
Può immaginare l’attesa e le aspettative? Può immaginare l’entusiasmo?
Tutto rovinato. Da quella passività e quella rabbia uscita fuori nel momento in cui gli comunicavo che volevo tutt’altro, dialogo,comprensione,contatto,cortesia,complicità,serenità. Volevo amare in un modo sano. E invece litighiamo. Ennesima tragicomica delusione.
C’è stata un’altra settimana di lontananza, o forse di più.
Condita da rapide telefonate-cronaca di 50secondi, al termine delle quali sono più spenta di quando ho premuto il tasto verde.
Tornata in paese,con il cuore acceso-ancora una volta-di entusiasmo, mi aspettavo(desideravo,volevo,speravo,avevo bisogno di)una pasqua stupenda. Ho avuto invece indifferenza, insofferenza e disprezzo.
Totalmente ignorata (e intendo dire che non mi guardava nemmeno) perchè ho fatto tardi due sere di fila. Pasqua, pasquetta e i giorni seguenti. A quel punto non ce l’ho più fatta.
E l’ho lasciato. Cosa che non avevo MAI fatto in 7anni. Nemmeno per cose peggiori. Ma il motivo è che fino a quel momento non avevo mai sentito quello che ho sentito: il fallimento.

L’ho sentito nel cuore, il fallimento.
Perchè ogni volta stavo male,e ogni volta era un “ti amo” e ogni volta quel “ti amo” mi consolava meno…ogni volta era l’ennesima vittoria di Pirro. Ma troppo ingenti furono le perdite per non subire, all’ennesimo attacco, una sconfitta.
Mi sono arresa.
Mi ha chiesto una possibilità.
Ho vacillato ancora una volta. Di fronte a quel dolore che ci accomunava,
mentre si aspettava insieme l’ora in cui doveva uscire dalla mia vita. La sensazione è stata quella di essere su un treno che si ferma al capolinea, ma nessuno vuole scendere. Tutti sanno che si deve scendere, ma nessuno scende.
Ho versato e ingoiato diverse goccioline salate.
Ed è stato come digerire 7 chili di rancore.
In teoria torniamo assieme.
In pratica mi rendo conto che quella possibilità non gliel’ho affatto data.
Non ci riesco. Quei 7 chili di rancore risalgono, come conati di vomito.
Oggi la situazione,senza aggettivi,è questa:
l’ho chiuso fuori,consciamente e inconsciamente,da tutto quello che sono,penso,provo,spero,voglio. E se n’è accorto.
Continua a chiedersi perchè mai ho smesso di dirgli”ti amo”.
Nel frattempo sono fredda,insipida,distaccata,insofferente,antipatica, critica,in allerta, quasi infastidita,ma emotivamente poco coinvolta.
Dottoressa,che mi succede? Sembra quasi che non me ne importi. Sembra quasi che io sia ormai immune.
E il tutto infarcito da una buona dose di volontà, perchè così non fa più male. Lì,ad anni luce da me, le sue parole non tagliano più,non arrivano più sotto la pelle. Effetto collaterale: nemmeno le sue carezze riescono a sfiorarmi sotto la pelle,anzi, mi danno fastidio anche sulla pelle.
Proprio adesso che,forse per orgoglio,forse per paura,forse per riscatto,forse per ritrovarsi col coltello dalla parte del manico,forse per amore,(chi lo sa cosa spinge un uomo a lasciar crollare tutto e poi sbracciarsi per ricostruire..voglia di eroismo?)sta provando a dimostrare qualcosa.Ma io non vedo niente, a parte il fatto che mi rivuole.
E non so se sono cieca o ho gli occhi più che aperti.
O se sia soltanto l’istinto che ha la preda nel fuggire.
Il fatto è che mentre gli urlavo in tutti i modi che avevo bisogno di lui, non ha ascoltato.Appena decido di farne a meno, quando sono già andata via, ecco che lui prova a rincorrermi.Docile come un agnellino.E il tutto risuona incredibilmente falso.
Adesso: le circostanze sono buone per lui, il contesto non è avverso per andare. Estate. Migrazione. Ma in teoria sarebbe anche il periodo migliore per restare e riprovare.

Dunque, parto dal presupposto che sarò felice.
Devo e voglio essere felice.

Dottoressa,che mi succede?
Cosa sto facendo e cosa devo fare?
Tutto si è spento così,di colpo?
Ho tutto ciò che ho sempre desiderato e sembra quasi che io non lo voglia più?
Ho paura dei rimorsi,secondo lei potrei amarlo ancora e non rendermene conto?

Gentilissima,

Complimenti anzitutto per le sua capacità introspettive ed espressive che sicuramente nella vita le sono state, le sono e le saranno molto utili per cercare risposte dentro di sé, sublimando così molte delle sue ansie e delle sue angosce.

La mia sensazione tuttavia è che questa lettera non sia rivolta a me (forse è rivolta a lui, forse a sé stessa, forse ai lettori che la leggeranno, apprezzandone lo stile…) e pertanto non so veramente cosa risponderle. Come lei scrive nel titolo, probabilmente tutto è molto semplice, ma lei ha il dono sublime di rendere tutto complicato, il che potrebbe essere un incredibile vantaggio, se dovesse un giorno dedicarsi a scrivere un romanzo, ma potrebbe essere invece una rovina se lei aspirasse ad una comune felicità.

Forse il vero bivio della sua vita è proprio questo: continuare a sublimare o cominciare a vivere?

Saluti cordiali

Mi aiutiiii!!
#1 05-25-2013, 11:09 AM

Salve dottoressa,
allora io sono una ragazza di 21 anni.. sto da 2 anni con il mio fidanzato con il quale ho perso la verginità senza dolore o trauma.. è stato tutto perfetto.. allora i primi 3 mesi di rapporti erano stupendi.. avevo rapporti ogni giorno più volte a giorno.. per mio volere anche perchè erano pure le prime esperienze per me.. senza alcun problema.. dopo aver provato una volta ad utilizzare il preservativo dove io ho provato un bruciore pazzesco ma nonostante tutto abbiamo avuto il rapporto ho iniziato ad avere problemi.. insomma penso che è da li ke la mia vagina ha iniziato a contrarsi per evitare la penetrazione.. allora io adoro il rapporto e lo vivo bene fino a quando non si tratta della penetrazione.. cioè addirittura nonostante inizialmente sono eccitata e lubrificata appena arriva quel momento io immediatamente mi asciugo e poi non riesco a farlo entrare.. insomma è una tragedia perchè io mentalmente vorrei tanto ma la mia vagina sembra che pensa per conto suo e quindi si chiude e non lo fa entrare..nonostante io mi sforzi di rilassarmi l’unico modo è che il mio fidanzato deve stuzzicare il clitoride ed in contemporanea si allenta la muscolatura e solo allora può entrare.. ed dopo di ke abbiamo un rapporto normale.. in poche parole l’unico problema è entrare.. ma praticamente visto che si può fare solo così ormai è diventata una condanna.. e quindi lo facciamo 1 massimo 2 volte al mese perchè comunque la situazione è pensante e quindi mi passa pure la voglia.. lei che dice??

Le dico che non sarebbe male se lei si documentasse un po’ di più su come funziona il suo corpo. Anzitutto la vagina non pensa (e non fa monologhi), perché il principale organo umano deputato al controllo della sessualità è notoriamente il cervello.
Dunque, se lei è mentalmente rilassata, anche la muscolatura vaginale è rilassata e la penetrazione è più facile.
Quanto a quella che lei chiama “condanna” vorrei precisarle che le manovre che fa il suo fidanzato si chiamano “preliminari” e che si tratta di comportamenti necessari anche nei rapporti penetrativi perché, come lei ha giustamente notato, servono per facilitare la penetrazione.
Dunque, temo che la sua “condanna” se la dovrà portare avanti per tutta la vita, anche se è probabile che con il tempo e una maggiore esperienza da parte del suo fidanzato, finirà per non definirla più così…

Ho bisogno di un consiglio
#1 06-01-2013, 11:47 PM

Buongiorno Dottoressa,
le scrivo in merito ad un mio problema che dura la bellezza di 7 anni.
In breve le racconto la vicenda.
7 anni fa conobbi un ragazzo Al. più grande di me di due anni; fu subito un colpo di fulmine e nel giro di 14 giorni feci l’amore con lui. Era il 28 gennaio. Vivevo solo in funzione di lui, la mia mente e il mio corpo erano completamente e indissolubilmente suoi. Era tutto perfetto ma accadde qualcosa di inaspettato: lui aveva lasciato la sua ex un mese prima che inciampassi io nella sua vita e il 14 di febbraio, Al. mi chiamò con una voce serissima e mi disse che la sua ex era incinta.A quel punto ho preso la situazione di petto e gli ho detto che doveva fare il padre senza pensare più a me, ma lui, giusto per rendermi la cosa più semplice mi dice che mi ama e che quando la ragazza avrebbe avuto il bambino e lui si fosse assunto le sue responsabilità con un matrimonio riparatore, avrebbe divorziato per tornare da me.mi sentii quasi un’egoista perché continuavo a sentirlo e vederlo anche sapendo che quella storia non avrebbe avuto mai un futuro, così circa due mesi dopo l’accaduto decisi di tagliare il cordone ombelicale da lui e aspettare il fatidico giorno in cui lui fosse tornato da me. Ma così non andò… il gennaio dell’anno successivo ci sentiamo di nuovo e lì vengo a conoscenza che la ragazza non è riuscita a portare a termine la gravidanza. Ecco! Finalmente potevo avere quel pezzo di felicità che mi era stato negato, ma Al. mi dice che A. è fragile e decide di starle accanto. Capisco che per me non c’è più posto e chiudo (almeno credo) con lui decidendo di farmi una vita mia. Di lì passano altri 3 anni. Non lo cerco, non mi cerca.
Nella primavera del 2010 decido di cambiare vita, così incontro un altro ragazzo, anche lui si chiama Al. e già di lì la nuova relazione sembrava non andare per il verso giusto. Ero così impaurita che lanciai una moneta per sapere se dargli una possibilità oppure no!!!
Adesso, nel 2013, precisamente ad aprile, lui ritorna nella mia vita, mi racconta che si è lasciato con la sua ragazza dopo 7 anni. Io sono fidanzata da 3 con lo stesso ragazzo che ha deciso che di sposeremo non appena avrà completato il suo ciclo lavorativo. Ma io.. io non lo amo più da almeno un anno… ho cercato di dirglielo in tutti i modi ma lui non ne vuole sapere e continua a venire a casa, a stare con la mia famiglia, a cercare di conquistare sempre di più loro piuttosto che me.
So di per certo di essere ancora innamorata di Al. il mio amore per lui non è mai cambiato dal momento esatto in cui ci siamo conosciuti, e so che lui infondo non mi ha mai dimenticata.
Cosa devo fare? Al. mi chiede continuamente appuntamenti ma io cerco di rifiutare perché ho paura che nel momento in cui i nostri sguardi si incontreranno ritorneremo ad essere quei ragazzini folli di 7 anni fa.

La prego dottoressa, mi aiuti. Sono nel panico più totale.

Gentilissima,

Non le nascondo un certo timore, nel rispondere a questa lettera, perché non vorrei che le mie parole siano utilizzate come fece con la monetina: purtroppo è lei, e nessun altro, che deve fare le scelte della sua vita ed è lei che se ne deve assumere la responsabilità.
La felicità individuale infatti dipende sicuramente in gran parte dal caso, ma buona parte dipende dalla qualità delle scelte che facciamo (e la scelta del partner con il quale costruire la propria famiglia non è certo quella di minore importanza…).
Abbiamo davanti due ragazzi, con lo stesso nome e con uguale attrazione ed interesse per lei: quale scegliere? Risposta: quello che la renderà più felice, non nel momento presente, ma nel lungo arco della sua vita.
Questa persona, oltre che amarla, dovrà essere una persona costante, affidabile e dovrà prendere molto seriamente l’impegno di allevare insieme a lei i vostri figli. Dovrà essere rispettoso della sua persona, saperle mostrare affetto e impegno nella relazione anche nei momenti di difficoltà e di distacco che ogni coppia periodicamente attraversa…. Quale dei due le sembra che risponda di più a questo profilo?
Auguri.

Chiedere aiuto è il primo passo!

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TERAPEUTI DI PSICOLINEA
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Violenza psicologica
#1 06-03-2013, 04:12 PM

ho38 anni , mi chiamo giorgia e subisco violenza psicologica quasi tutti i giorni da mio marito. mi farebbe un cuore immenso ricevere un, email, anche solo due parole da una persona che mi capisce. ho 4 figli e voglio mantenere tutto tranquillo per loro. subisco in silenzio, ma per fortuna il Signore, da un po’ di tempo mi ha dato la forza di tenere testa, rispettosamente, ad insulti indicibili, ricatti offese ecc.. confido in una parola gentile da parte vostra. con affetto giorgia

Gentile Giorgia,

Le parole più gentili che le posso dire sono: ci chiami, di giovedì, quando facciamo la consulenza gratuita online (anche se durante il periodo estivo non sempre ci saremo… Ma lei ci può provare. Legga come si fa su https://www.psicolinea.it), in modo che lei possa aprirsi un po’ e sentirsi meglio.
Vorrei però dirle che 4 figli e una famiglia unita non valgono la salute e l’incolumità, fisica e psicologica di una madre. Valuti, anche solo a livello di possibilità, se non ci siano altri modi per ridimensionare il comportamento di suo marito. Ad una terapia di coppia ci avete pensato?
A presto.

Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti

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