Fantasie di cui si vergogna – Consulenza online

Fantasie di cui si vergogna – Consulenza online

Dr. Walter La Gatta consulenza onlineDr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA ONLINE
Tel. 348 3314908

Salve. Sono un uomo di 41 anni, vivo ancora dai genitori e non ho mai avuto vere e proprie esperienze sessuali.
Ho avuto due soli veri incontri con le donne, una con cui ho avuto un solo appuntamento (ci siamo baciati e toccati ripetutamente e sono stato per diverse ore in erezione, anche se non siamo arrivati al rapporto sessuale), ma non volli ripetere l’esperienza perché capii che non era attratta da me e mi aveva abbordato per “secondi fini”, approfittando della mia ingenuità (le serviva qualcuno che la mantenesse mentre otteneva la separazione dal marito); e una prostituta, con cui non arrivai nemmeno all’erezione dopo un “lavoro di mano” e mi buttò fuori dopo 10 minuti, esperienza che mi ha fatto desistere dal sesso a pagamento.
Per il resto, solo fallimenti, il massimo a cui sono arrivato è stato uscire dieci giorni con una ragazza senza arrivare a una relazione; ho perfino contattato migliaia di donne sui siti d’incontri, senza mai ricevere una risposta (al di là della timidezza di cui ho sofferto da ragazzo, ammetto di non essere esattamente un uomo attraente).
Scrivo perché faccio, sin dall’adolescenza, fantasie (che nascondo accuratamente agli altri, trovandole io stesso bizzarre e ridicole) in cui le donne mi sottomettono, usano e umiliano in vari modi, e che costituiscono la mia quasi esclusiva fonte di eccitazione quando mi masturbo, mentre non mi eccita per nulla guardare normali film porno, che mi mettono a disagio (al massimo, mi limito sempre ad immagini di donne nude o che si spogliano).
Ho trovato dei siti di persone con fantasie simili, ma non li frequento molto perché vi sono varie “difformità” fra le mie tendenze e le loro (per esempio, io sono più attratto da parti “banali” del corpo femminile come il seno o le gambe, loro invece dai piedi).
Con una precedente terapia, che ho fatto per curare una depressione giovanile, ho capito che queste fantasie discendono dal mio vissuto (scarsa autostima, madre iperprotettiva e padre assente, educazione sessuofobica, vergogna per il mio aspetto, il mio corpo e in particolare per il mio pene), problemi che ho in parte superato, ma le fantasie sono rimaste.
Mi era stato detto che solo se avessi avuto una relazione amorosa, e non fossi riuscito ad avere rapporti sessuali, si sarebbe capito se avevano carattere patologico e si sarebbe dovuto curarle, ma la relazione non è mai arrivata… Le mie scarne esperienze non sono molto indicative, ricordo che la donna dell’appuntamento mi eccitava perché assumeva comportamenti da donna materna e “dominante”, mentre la prostituta no.
Piuttosto, in un circolo vizioso senza fine, le mie fantasie sono un’ulteriore remora ad avvicinare le donne, perché so che le parafilie non sono per nulla diffuse fra loro (a parte il masochismo). Mi ha sempre frenato molto l’idea di avvicinare una donna “normale”, non riuscire a provare l’eccitazione, e dovermi sottoporre ad anni di terapia in cui soffrirei moltissimo per la vergogna e gli scarsi risultati e sarei inevitabilmente lasciato da lei; mentre trovare una donna affetta dai miei stessi disturbi sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, considerato che la scelta è pochissima e io non è che sia così attraente e ho già riscontrato di avere poche possibilità a prescindere da queste perversioni. E’ vero che ci sono terapie che possono, se non scacciare, quantomeno “normalizzare” o attenuare queste fantasie di cui mi vergogno moltissimo?

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A 22

Gentilissimo,

La sua lettera offre vari spunti di riflessione e vari indizi che potrebbero (o dovrebbero) essere meglio approfonditi.

In primis il fatto che a 41 anni lei viva ancora con i genitori: presumo che abbia un lavoro e che sia una persona istruita, per cui già questo elemento potrebbe far pensare che lei non si senta ancora abbastanza adulto per iniziare una vita da single ed abbia ancora bisogno della protezione dei suoi.

Anche le esperienze sessuali citate lasciano pensare: con la donna che l’aveva “abbordata”, infatti, la sua sembra piuttosto una fuga… Se anche avesse voluto sfruttarla economicamente nel momento della separazione dal marito, lei avrebbe potuto almeno chiedere altri due o tre incontri per avere il tanto desiderato rapporto sessuale completo con lei e poi evitare di cedere alle sue richieste di denaro. Invece è praticamente scappato.

Più che di una parafilia, io penso dovremmo parlare di una mancanza di autostima patologica, di una grande ansia da prestazione, di una fobia nei confronti della donna, che la attrae solo quando si mostra o si spoglia, ma della quale è come se lei non si sentisse degno (per i suoi sensi di inadeguatezza, per la paura che il suo organo genitale non sia all’altezza, per la mancanza di esperienza, ecc.) per cui ha erotizzato questi sentimenti di inadeguatezza attraverso le fantasie che descrive.

Non ha senso, infine, il discorso per cui lei non può avvicinare una donna “normale” per poi scoprire che non c’è feeling: intanto la avvicini, e poi si potrà discutere delle sensazioni che prova.

Concludendo, io credo lei abbia bisogno di una terapia psicosessuale: è un approccio completamente diverso dalla terapia che lei ha già svolto per curare la depressione giovanile e potrà sicuramente esserle di grande aiuto.

Saluti cordiali.

Dr. Walter La Gatta

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