Genitore alienante – Consulenza online

Sono una madre, separata da 20 anni, attualmente in grosse difficoltà nel rapporto con la figlia trentenne, che è seguita da una psicologa a cui si è rivolta per problemi diversi e che, sulla base di indicazioni della stessa psicologa, mi accusa di essere stata un “genitore alienante”, dando origine a tutti i problemi che attualmnte lei sta vivendo. Vorrei precisare, che mia figlia, laureata, ha fatto nel corso degli studi un anno di Erasmus all’estero (in Germania) e successivamente alla laurea tre anni di dottorato, al termine dei quali ha subito uno choc gravissimo perchè il docente che l’aveva seguita nella tesi e portata al dottorato, dove l’ha poi seguita per altri tre anni, si è suicidato per una depressione di cui soffriva da tempo. Per completare il quadro, devo chiarire che ho anche un figlio, del quale lei è sempre stata molto gelosa, che è sposato e in attesa di una figlia. La separazione è stata consensuale, oltre 20 anni fa. All’epoca mia figlia aveva 10 anni, ed ha frequentato il padre fino ai 20 anni. Poi non ha più voluto averci a che fare e ho pensato che fosse meglio così piuttosto che star male ogni volta che andava dal padre presso la sua “nuova famiglia” Non so come comportarmi; se contestare le affermazioni di mia figlia o lasciarla “fare la sua ricerca” senza interferenze. Cosa ne pensa?

Gentilissima,

Se sua figlia sente il bisogno, tornando a casa, di raccontarle tutto quello che succede durante la seduta psicologica, oppure è lei a fare pressioni perché sua figlia gliene parli, questo significa, già di per sé, che nel vostro rapporto c’è qualcosa che non va. Infatti non è affatto una buona idea prendere coscienza di alcuni aspetti della propria vita e del proprio sé per utilizzarli in modo aggressivo contro gli altri né, tanto meno, pretendere di essere informati sul “materiale” che emerge durante una seduta psicologica di un’altra persona (anche se questa persona è sua figlia!).
Qualora lei si sentisse molto preoccupata per la situazione che si sta delineando e se sua figlia e la psicologa la ritenessero una buona idea, lei potrebbe offrirsi di partecipare a qualche seduta congiunta (lei, sua figlia e la psicologa) incentrata specificamente sull’analisi del vostro rapporto, per migliorare la comunicazione tra voi, chiarire i malintesi, limitare i conflitti. Non sempre la partecipazione di un familiare alla terapia è effettivamente una buona idea e dunque lei può proporsi, ma l’ultima parola deve rimanere alla psicologa. Quanto al “genitore alienante”, se sua figlia ha frequentato regolarmente il padre fino ai venti anni (e lei non ha mai ostacolato, in nessun modo, questo rapporto) direi proprio di no, che lei in nessun modo potrebbe essere definita “alienante”: dopo i venti anni, da maggiorenne, sua figlia aveva infatti tutti gli strumenti per prendere le sue decisioni e fare le sue scelte. Non si diventa genitori “alienanti” dopo la maggiore età dei figli… Ma lei è proprio sicura di non aver mai, in nessun modo, dopo la separazione, ostacolato la frequentazione di sua figlia e del suo ex marito? Se ne è sicura, non c’è nulla di cui preoccuparsi: quello che le è stato riferito è probabilmente un malinteso. Se invece di questo non fosse tanto sicura, ragionare sul suo passato ed assumersi delle responsabilità per quello che è (eventualmente) accaduto, non potrà che aiutare sua figlia nella ricerca di sé stessa e, forse, aiutare anche lei, nell’affrontare i sensi di colpa che questo atteggiamento le potrebbe aver causato.
Cordialmente,

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

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