La sessualità nella società cinese

La sessualità nella società cinese

Dr. Giuliana Proietti

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La sessualità nella società cinese suona piuttosto strana ai nostri occhi occidentali: molte cose infatti rimangono dei tabù, molte altre sono state invece completamente liberalizzate, come ad esempio i sex toys o i preservativi, che si trovano in qualsiasi negozio, come prodotti da banco.

Per contro, ai membri del Partito Comunista viene ancora imposta una vita sessuale molto sobria, “che non arrechi discredito al partito”, specie se attraverso “relazioni sessuali improprie”.

La prostituzione è ufficialmente illegale (anche se la si trova ovunque), l’omosessualità è legale, l’età del consenso è 14 anni, le gravidanze adolescenziali sono rarissime.

L’educazione sessuale in Cina inizia verso gli 8 anni e prosegue per tutta la scuola secondaria. Il programma riguarda una serie di 12 libri molto colorati che non parlano solo di sesso, ma anche di igiene, integrazione sociale, sviluppo emotivo, autostima e molto altro.

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Attraverso un linguaggio molto semplice e molte illustrazioni si parla di parità di genere e di “consenso” nell’atto sessuale, argomento ancora troppo poco trattato con i giovani in occidente. I bambini vengono inoltre messi in guardia verso le possibili molestie sessuali, che potrebbero subire da parte di figure adulte, sia maschi che femmine.

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Negli stadi successivi gli studenti vengono introdotti al tema della omosessualità, del desiderio sessuale e dell’innamoramento, con tutte le informazioni necessarie per fare sesso sicuro.

Negli ultimi anni di educazione sessuale viene introdotto il tema delle minoranze sessuali e infine si parla delle dinamiche relazionali, come ad esempio modelli tradizionali e non tradizionali, la vita matrimoniale e la vita da single, con espressioni del tipo: “Qualsiasi cosa tu scelga di fare nella vita, è un tuo diritto e le tue scelte meritano rispetto”.  Si parla poi di divorzio e di adozioni nelle coppie omosessuali, che non possono regolarizzare il loro status civile in Cina, ma sono ammesse e tollerate.

Questo programma così ben fatto e di larghe vedute però è molto recente e forse nasce per preparare i giovani cinesi alla vita sessuale, che è tutt’altro che semplice in Cina. Infatti, per moltissimi anni vi è stato un grande pudore sugli argomenti legati al sesso e fino a qualche anno fa i ragazzi potevano rispondere ai test che le mestruazioni erano di colore blu (e altre risposte del genere).

Oggi la sessualità in Cina è molto meno repressa di quanto ci si potrebbe aspettare. Dal 2000 al 2015 le cose sono cambiate moltissimo: nel 2000 i maschi perdevano la loro verginità a 22,6 anni, le ragazze a 21,7 mesi. Nel 2015 l’età del primo rapporto è scesa a 19,5 per i maschi e 20,4 per le ragazze.

Come si vede, malgrado l’età del primo rapporto sia scesa notevolmente, siamo ancora lontani dai dati dei paesi occidentali. Gli studenti universitari sono in genere più open minded rispetto alla media dei coetanei, ma sulle questioni di sesso tendono ad essere piuttosto conservatori (forse la parte più conservatrice dell’attuale società cinese).


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Ma il fatto nuovo è un altro, ed è molto sorprendente: fra i giovani cinesi c’è mancanza di desiderio sessuale. In un sondaggio cui è stato chiesto a ragazzi di età compresa fra 18 e 29 anni se non avessero mai provato desiderio sessuale nell’ultimo anno è emerso che la risposta positiva è passata dal 4,8 del 2000 al 12,1 per cento del 2015. Tra le donne della stessa età le cifre sono del 12,8 per cento nel 2000 e del 27,3 per cento nel 2015.

Sembra si tratti di ansia da prestazione per il 48 per cento degli uomini e per il 64 per cento delle ragazze (dati 2015). Ragazzi della stessa fascia d’età, fra i 18 e i 29 anni, in una relazione stabile di coppia, fanno sesso meno di una volta al mese.

Il dato più importante tuttavia è che in Cina ci sono molti giovani uomini single, non per scelta. I maschi dopo i 30 anni che rimangono single sono molti di più delle loro coetanee e questo è dovuto a un problema di classe sociale: le femmine infatti, quando vigeva la regola del figlio unico, sono nate solo in famiglie di livello medio alto, mentre le classi popolari hanno fatto di tutto per avere un figlio maschio. Difficile ora cercare di creare delle coppie, di diversa classe sociale, che possano funzionare: questo dato spiega la grande ansia da prestazione, la mancanza di desiderio, gli scarsi rapporti e così via.

L’affermazione “niente sesso, siamo cinesi” suona più come una condanna che come una scelta.

Dr. Giuliana Proietti

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I dati statistici citati sono stati presi da questo articolo.

Immagine:
Pexels

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