Sei triste? E allora compra! La terapia degli acquisti

La terapia degli acquisti per chi si sente triste.

La ricerca ha mostrato che lo shopping può essere un modo efficace per minimizzare la sensazione di tristezza e aiutare a rialzare il tono dell’umore. La tristezza infatti, più di ogni altra emozione, genera in chi la prova un senso di impotenza, di mancanza di controllo sul proprio ambiente.

Lo shopping in questi casi, come spiegato in questo studio , sembra venire in soccorso, per alleviare la sensazione di tristezza e impotenza, ripristinando un senso di controllo. I ricercatori hanno scoperto che il semplice scegliere cosa comprare e cosa non comprare è abbastanza per rendere felici le persone, anche se esse non avevano bisogno di comprare nulla, e probabilmente non sarebbero andate al centro commerciale se non si fossero sentite tristi.

Molte altre ricerche mostrano che le persone tristi sono più disponibili a separarsi dai propri soldi per acquistare un oggetto. In un affascinante articolo pubblicato su Psychological Science, i ricercatori hanno scoperto che quando si sentivano tristi, le persone erano disposte a pagare fino al 30% in più di denaro per accaparrarsi un prodotto, rispetto a quanto facevano persone di umore neutro.

E’ stato inoltre dimostrato che le persone tendono a spendere di più se si trovano in un supermercato affollato, piuttosto che in un supermercato mezzo vuoto. Questo effetto tuttavia non riguarda solo l’ingombro dato dalle persone, ma anche dalle merci e dall’arredo. Gli scaffali sovraccarichi e le corsie straripanti di merci incoraggiano il consumatore ad accumulare beni. Questo effetto scompare quando agli acquirenti viene spiegato il meccanismo compulsivo: la consapevolezza dunque aiuta a cambiare i comportamenti. 

La così detta “terapia degli acquisti” può suonare male, ma se praticata con moderazione, può essere un modo relativamente innocuo ed efficace per tornare di buon umore. Il semplice immaginare che stiamo indossando un nuovo vestito o usando un nuovo prodotto, ci fa stare meglio, anche se si tratta di pura immaginazione e non di atti reali. Inoltre, lo shopping comporta, almeno quello in senso tradizionale, la possibilità di uscire e di incontrare gente e questo è positivo per l’umore.

La psicoterapeuta Amy Morin, autrice del libro 13 Things Mentally Strong People Don’t Do, afferma che lo shopping può essere un ottimo meccanismo di coping per una serie di motivi, fra i quali la sensazione di prendersi cura di se stessi. (Non a caso tendiamo a spendere di più se vogliamo ricompensarci di qualche sacrificio compiuto o per la vita stressante che siamo costretti a condurre).

Il problema è che molte volte le persone restano poi deluse dal fatto che l’oggetto che hanno acquistato non porta loro la felicità che avevano sperato. Il senso di temporaneo sollievo causato dallo shopping finisce dunque presto. Se lo shopping è stato particolarmente costoso inoltre la sensazione successiva può essere anche peggiore, perché può includere rimorsi e sensi di colpa.

Ecco perché indulgere eccessivamente sulla terapia degli acquisti potrebbe portare a un circolo vizioso in cui si è stressati e turbati per i troppi acquisti, il che porta nuovamente un senso di tristezza, che si cura con ulteriore shopping. E’ così che lo shopping diventa compulsivo.

La soluzione, quindi, potrebbe essere quella di capire che la “terapia degli acquisti” non può essere un sostituto della terapia vera e propria.  Occorre in primo luogo chiedersi perché si sta facendo shopping: si ha realmente bisogno di quello che si sta comprando? E’ una fuga dai problemi ? Ci si sente eccessivamente stressati o ansiosi?

Se il tono dell’umore è cronicamente  basso, se non si ha voglia di uscire per vedere gli amici, se non ci si interessa più alle cose che un tempo erano interessanti, o non si ha voglia di lasciare il letto la mattina e questo stato di cose dura più di qualche settimana, è il caso di vedere uno psicologo, perché potrebbe trattarsi di depressione.

Fonti:
Livemint
Refinery29

Dr Walter La Gatta

Immagine
Pexels

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