Elisabetta I Tudor: la regina vergine
Quadro familiare
Elisabetta nacque il 7 settembre 1533 a Greenwich, Londra. La sua nascita fu accolta con delusione dal padre, Enrico VIII, che desiderava un erede maschio. Quando Elisabetta aveva solo due anni, sua madre, Anna Bolena, fu accusata di tradimento e giustiziata, e Elisabetta fu dichiarata figlia illegittima.
Spieghiamo meglio la situazione familiare:
Per sposare Anna Bolena, la madre di Elisabetta I, il re Enrico VIII si era distaccato dalla Chiesa di Roma, che non voleva concedergli il divorzio dalla prima moglie, Caterina d’Aragona (con la quale aveva già avuto una figlia, Maria, che alla nascita di Elisabetta aveva 17 anni).
Con questo nuovo matrimonio, il re si aspettava la nascita di un erede maschio. Invece arrivò Elisabetta, che i sudditi considerarono una figlia illegittima del re, in quanto la madre Anna era vista come una concubina, mentre la vera regina, Caterina d’Aragona, era stata allontanata dalla corte e isolata in un antico castello.
Gli inglesi dunque non accettavano la nuova famiglia reale e, fra loro, ancor più scettici erano coloro che erano rimasti fedeli alla chiesa di Roma, fra i quali Sir Thomas More e l’Arcivescovo John Fisher, che pagarono con la vita il loro dissenso.
Il re non aveva smesso di desiderare un erede maschio, ma al secondo aborto di Anna Bolena, si rese conto che ormai le speranze di realizzare il suo sogno, con quella donna, erano quasi nulle.
Il secondo aborto, peraltro, coincise con la morte della prima moglie, Caterina. Con la morte della regina, Enrico VIII era ormai ufficialmente vedovo e dunque anche i critici più feroci delle sue decisioni matrimoniali e dello scisma da lui voluto per sposare Anna Bolena, potenzialmente non si sarebbero opposti a nuove nozze del re, con un’altra donna, che avrebbe potuto dargli il tanto desiderato erede maschio.
Enrico VIII cominciò a guardarsi intorno per cercare una nuova moglie e la prescelta fu una dama che si occupava già dell’educazione delle sue figlie, Mary e Elizabeth: Jane Seymour. Come liberarsi però di Anna Bolena?
Il re e i suoi consiglieri non trovarono altra strategia che accusarla di adulterio, imprigionarla e giustiziarla attraverso la decapitazione.
La Seymour divenne quindi regina esattamente dodici giorni dopo l’uccisione di Anna. E con Jane, finalmente, arrivò il tanto desiderato maschio: il principe Edward (1537).
Elisabetta intanto continuava ad essere considerata la figlia illegittima del re e qualcuno nutriva perfino dei dubbi sulla sua effettiva discendenza reale: crescendo però il dubbio svanì, dal momento che questa seconda figlia assomigliava al padre molto più della prima figlia, Mary, che era l’erede legittima.
Jane Seymour però morì poco dopo aver dato alla luce suo figlio.
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Il re si sposò allora con Anna di Cleves, una dama dell’artistocrazia europea che lui aveva visto solo in un ritratto e che però dal vivo non gli piacque: il re a questo punto divorziò da Anna per sposare una giovanissima dama di corte, Catherine Howard, cugina di Anna Bolena, di trenta anni più giovane del re. Non c’era un amore particolare per Catherine, ma solo l’idea che una giovane moglie avrebbe potuto dargli molti figli.
Dopo pochi mesi però la nuova regina tornò ad una sua vecchia fiamma e per questo fu anche lei giustiziata e sepolta, vicino alla cugina Anna Bolena, nella Torre di Londra.
A questo punto il re si sposò con una donna più matura, Caterina Parr, la quale non gli dette figli, ma contribuì a riavvicinare il re alle figlie avute dalle precedenti mogli ed ebbe molta influenza sulla educazione di Elisabetta.
Infanzia e Adolescenza
Nonostante il carattere burbero, il padre, Enrico VIII, trattò tutti i suoi figli con quello che i contemporanei consideravano affetto. Elisabetta era presente nelle cerimonie pubbliche e fu dichiarata terza fra gli aspiranti al trono.
Istruzione
Ciò che i testimoni notarono di questa principessa reale fu la sua precoce serietà; a sei anni, si disse, questa bambina aveva la stessa compostezza di una persona di 40 anni.
La futura regina a dieci anni poté avere i migliori insegnanti umanisti di Cambridge, fra cui Roger Ascham, per conoscere i classici latini e greci, la storia, la retorica, la filosofia morale, la musica e sei lingue straniere, latino e greco incluse.
“La sua mente non presenta la tipica debolezza femminile, la sua perseveranza è uguale a quella di un uomo, e la sua memoria mantiene a lungo ciò che raccoglie rapidamente”,
scrisse Ascham della sua allieva.
Elisabetta studiò anche teologia, assorbendo i principi del protestantesimo inglese. La sua adesione precoce alla Riforma (nata perché il re potesse sposare sua madre), è di fondamentale importanza, poiché determinò scelte cruciali per il futuro della nazione. La religione, tuttavia, non la appassionava particolarmente: gli osservatori notarono che la giovane principessa era più portata verso le lingue che verso il dogma religioso.
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Dopo la morte di Enrico VIII
Alla morte di Enrico VIII, nel 1547, salì al trono il figlio maschio del re, Edward, di 10 anni. Elisabetta restò con la matrigna Caterina Parr, la quale a sua volta si risposò con l’Ammiraglio Thomas Seymour, il quale accettò la piccola principessa come una figlia, riservandole però attenzioni fin troppo affettuose e chiacchierate.
Nel gennaio del 1549, poco dopo la morte di Caterina Parr, Thomas Seymour fu arrestato per tradimento, essendo stato accusato di aver complottato per sposare la figliastra Elisabetta e governare il regno.
I ripetuti interrogatori di Elisabetta e dei suoi servitori portarono all’accusa per cui (anche quando sua moglie era viva), Seymour si era comportato in diverse occasioni in modo eccessivamente familiare nei confronti della giovane principessa. Seymour fu dunque decapitato, ed Elisabetta, a questa notizia, non mostrò alcuna emozione.
Dopo la morte del fratellastro Edoardo, nel 1553, salì al trono la primogenita del re, Maria, la figlia di Caterina d’Aragona, che aveva 37 anni. Per la sua incoronazione, Maria volle con sé la sorellastra Elisabetta, che sfilò accanto a lei per le vie di Londra, mano nella mano.
In realtà le due sorelle non si vedevano da cinque anni e si odiavano: per i contrasti religiosi, ma ancor più perché Maria vedeva in Elisabetta la figlia della donna che aveva causato le sofferenze della madre Caterina. Maria aveva però una ragione ‘di stato’ per cercare di avvicinare a sé sua sorella: infatti, dal momento che aveva già 37 anni, era improbabile per lei avere figli, e dunque Elisabetta poteva essere la sua possibile erede.
Maria fisicamente somigliava alla madre, era esile e invecchiata prima del tempo, mentre Elisabetta aveva diciannove anni, era alta, rossa di capelli, molto somigliante a suo padre. Avevano anche due stili di abbigliamento diversi: Maria usava abiti sontuosi, belletti e gioielli, Elisabetta, al tempo, vestiva sempre con abiti molto sobri e non usava gioielli.
Maria, promessa sposa al cattolico re di Spagna Filippo II (erede di Carlo V) era intenzionata a restituire il controllo del culto alla Chiesa romana. Perseguitò dunque i protestanti (per questo fu chiamata Mary the Bloody, Maria la sanguinaria), fino a cancellare la riforma fatta dal padre.
Questo generò molte ribellioni da parte dei protestanti ed Elisabetta, cui inevitabilmente i ribelli guardavano per sostituire l’attuale regina, dovette continuamente dichiarare la sua innocenza e affermare la sua incrollabile lealtà: fu una lezione prolungata di sopravvivenza, attraverso l’autodisciplina e la manipolazione sottile delle apparenze.
Nel gennaio 1554 vi fu una ribellione, capeggiata da Sir Thomas Wyatt ed Elisabetta fu arrestata e condotta alla Torre di Londra, dove per poco sfuggì al destino di sua madre. Dopo lunghi interrogatori e inchieste, che però non rivelarono prove conclusive di tradimento da parte sua, la futura regina fu rilasciata dalla Torre e tenuta in custodia per un anno a Woodstock.
Elisabetta per lungo tempo non fu sicura della sua sorte: non era prigioniera, ma non era neanche completamente libera e sapeva che molti desideravano la sua morte.
Maria si sposò dunque con il promesso sposo Filippo, di dieci anni più giovane, ma già con un erede maschio avuto dalla prima moglie, morta di parto. Contrariamente alle attese, Maria restò incinta. C’era, a questo punto, il pericolo che morisse di parto e dunque che Elisabetta fosse nuovamente considerata come l’erede naturale, al posto dell’eventuale figlio di Maria, cui Filippo avrebbe fatto da reggente.
Elisabetta fu dunque di nuovo invitata al Palazzo di Hampton Court. Lì le due sorelle si riconciliarono ancora una volta.
In realtà però Maria non era incinta; forse lo aveva creduto a seguito delle sue preghiere, della mancanza del ciclo mestruale, di un gonfiore alla pancia causato da un tumore, o da una grossa cisti ovarica.
A questo punto Filippo capì che Maria non stava più bene in salute e non avrebbe mai potuto avere figli: non aveva più alcun senso per lui rimanere in Inghilterra e, avendo già un erede, lasciò la moglie, raccomandandole di trattare bene sua sorella.
Dopo tre anni da questo evento, Maria morì ed Elisabetta salì al trono (17 Novembre 1558).
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L’ascesa al trono di Elisabetta
Elisabetta salì al trono il 17 novembre 1558, dopo la morte della sua sorellastra Maria I. Se il regno di Maria era stato segnato dalla restaurazione del cattolicesimo e dalla persecuzione dei protestanti, Elisabetta adottò invece una politica di tolleranza religiosa e ristabilì l’anglicanesimo come religione ufficiale, pur cercando di evitare conflitti religiosi e promuovendo una certa libertà di coscienza.
Le prime settimane del suo regno furono interamente dedicate a gesti simbolici, proclami e cerimoniali pubblici. La regina voleva dimostrare che con lei vi sarebbe stato un netto cambiamento di rotta.
Ridusse le dimensioni del Consiglio Privato, in parte per eliminare alcuni dei membri cattolici e in parte per renderlo più efficiente come organo consultivo e fece dei cambiamenti sia nell’amministrazione che nella giustizia.
Riunì, inoltre, un nucleo di consulenti esperti e affidabili, fra cui William Cecil (in seguito Lord Burghley), che Elisabetta nominò come suo principale segretario di stato la mattina della sua ascesa al trono e che la servì (prima in questa veste e, dopo il 1571, come tesoriere) con notevole sagacia e abilità per 40 anni.
Dal momento che il regno di sua sorella non aveva fornito un modello soddisfacente di autorevolezza femminile, Elisabetta dovette forgiare un nuovo modello di regina, che avrebbe dovuto far superare tutti i pregiudizi relativi alla inadeguatezza del genere femminile al ruolo di comando.
Elisabetta era all’apice di uno stato relativamente povero e debole, senza un esercito permanente, una forza di polizia efficiente, o una burocrazia sviluppata ed efficace. Per ottenere entrate sufficienti per governare, la corona doveva richiedere sussidi e imporre tasse, che non erano, ovviamente, molto popolari.
I protestanti, inoltre, con lei al trono non erano del tutto tranquilli, perché se la regina fosse morta senza avere figli, la linea Tudor sarebbe terminata. L’erede al trono sarebbe stata, a questo punto, Maria, regina di Scozia, nipote della sorella di Enrico VIII, Margherita: anche questa Maria era cattolica ed era sostenuta dalla Francia e da altri potenti stati cattolici.
In queste difficili circostanze, dunque, Elisabetta dovette sviluppare nuove strategie di governo che dessero credibilità al suo ruolo.
Quando Elisabetta firmò l’Atto di Supremazia, per restaurare l’indipendenza della chiesa anglicana da Roma, il 25 febbraio 1570, fu scomunicata e deposta da papa Pio V. Questo atto rinverdì le speranze dei cattolici inglesi e scozzesi, che proposero, infatti la rivale, Maria Stuart, regina di Scozia, come erede al trono. Questo non avvenne e anzi la regina di Scozia fece una fine completamente diversa: l’8 febbraio 1587, fu accusata di complotto e decapitata.
Politica e Governo
Elisabetta era una sovrana astuta, capace di manovrare tra fazioni avversarie e mantenere il controllo sul suo regno in un’epoca di turbolenze politiche e religiose. Il suo governo fu caratterizzato da un periodo di crescita economica, espansione coloniale e un fiorire della cultura, con la produzione di opere di grandi drammaturghi come William Shakespeare e Christopher Marlowe.
Una delle sue più grandi vittorie fu contro l’Invincibile Armada spagnola nel 1588, che consolidò la potenza navale inglese e accrebbe il prestigio della regina.
Questioni sentimentali
Elisabetta (che si faceva chiamare anche Gloriana) sebbene avesse molti corteggiatori fra i reali dei potenti stati europei, iniziò molte trattative di matrimonio, senza mai portarle a termine. Non sembrava in realtà interessata a sposarsi, e per questo fu chiamata la “Regina Vergine”.
Elisabetta aveva in realtà relazioni sentimentali, in particolare con il suo principale favorito, Robert Dudley, conte di Leicester. Come membro del Consiglio Privato, Leicester era costantemente presente alla regina, che mostrava verso di lui tutti i segni di un ardente attaccamento sentimentale.
Leicester era però un uomo sposato: quando, nel settembre del 1560, la moglie di lui, Amy Robsart, morì in una caduta sospetta (forse favorita dal marito), i sudditi pensarono che il matrimonio della loro regina fosse vicino, ma così non fu.
La resistenza di Elisabetta a un matrimonio che lei stessa desiderava potrebbe essere stata dovuta a una scelta politica, dal momento che Leicester aveva molti nemici a corte e una cattiva reputazione nel paese, anche a causa di questo probabile uxoricidio.
Nell’ottobre del 1562 la regina quasi morì di vaiolo e, di fronte alla reale possibilità di una successione controversa e di una guerra civile, anche gli oppositori di Leicester cominciarono a propugnare il matrimonio, ma Elisabetta scelse di non sposarsi e di mantenere nelle sue sole mani il potere reale.
Elisabetta, infatti, ascoltava con attenzione i suggerimenti dei suoi consiglieri, ma non volle mai cedere parte della sua autorità, neanche verso i più fidati, e fu sempre lei a prendere la decisione finale in tutti gli affari cruciali dello stato.
Elisabetta non si fece mancare altre storie sentimentali: ad esempio, quella con Robert Devereux, suo amico d’infanzia, conte di Essex, il cui rapporto tempestoso con Elisabetta culminò nella sua esecuzione per tradimento.
La personalità
Elisabetta era sempre in accordo con il Parlamento e partecipava attivamente alla vita politica, sociale e culturale della sua epoca. Era molto amata dai suoi sudditi, sebbene temuta.
Aveva un carattere difficile: le piaceva il potere ed essere sempre al di sopra di tutto e di tutti. Così, almeno, voleva apparire. Diceva: “To be a King and wear a crown, is a thing more glorious to them that see it, than it is pleasant to them that bear it” (essere un re e portare una corona è una cosa più gloriosa per coloro che guardano che per coloro che la indossano).
Questo non le impedì di ammalarsi talvolta di depressione.
Elisabetta era piuttosto parsimoniosa, ma non per quanto riguardava gli ornamenti personali. Possedeva un vasto campionario di abiti fantasiosamente elaborati e ricchi gioielli. La sua passione per l’abbigliamento era legata a calcoli politici e a un’acuta consapevolezza della importanza della sua immagine.
Ls sue apparizioni in pubblico erano sempre esibizioni abbaglianti di ricchezza e magnificenza. Durante tutto il suo regno si spostò continuamente da uno dei suoi palazzi a un altro: Whitehall, Nonsuch, Greenwich, Windsor, Richmond, Hampton Court e Oatlands. Durante i suoi viaggi veniva accolta ovunque con feste sontuose.
Artisti, tra cui poeti come Edmund Spencer e pittori come Nicholas Hilliard, l’hanno celebrata ispirandosi alla mitologia: come Diana, la casta dea della luna;, come Astraea, la dea della giustizia, come Gloriana, la regina delle fate.
Ultimo periodo
Nell’ultimo decennio del regno di Elisabetta, il suo controllo sulle forze politiche, religiose ed economiche del paese e sulla rappresentazione di se stessa iniziarono a mostrare qualche debolezza.
Nel paese vi erano stati cattivi raccolti, inflazione persistente e disoccupazione che avevano causato varie difficoltà e una perdita di fiducia dei sudditi nella loro sovrana. Accuse di corruzione e avidità avevano inoltre portato a un diffuso odio popolare nei confronti di molti dei favoriti della regina, ai quali Elisabetta aveva concesso monopoli redditizi e molto contestati.
Una serie di disastrosi tentativi militari per sconfiggere gli irlandesi culminò in una crisi di autorità. L’ultimo grande favorito della regina, Robert Devereux, l’orgoglioso conte dell’Essex, che si era impegnato per sconfiggere le forze ribelli guidate da Hugh O’Neill, conte di Tyrone, tornò dall’Irlanda contro gli ordini della regina, la insultò in sua presenza e poi fece un disperato, folle, tentativo di sollevare un’insurrezione. Fu processato per tradimento e giustiziato il 25 febbraio 1601.
Elisabetta continuò a fare discorsi brillanti, a esercitare la sua autorità e a ricevere i complimenti stravaganti dei suoi ammiratori, ma il suo lungo regno stava ormai volgendo al termine.
Soffriva di malinconia e cattiva salute e mostrava segni di crescente debilitazione. I suoi consiglieri più astuti, tra cui il figlio di Lord Burghley, Sir Robert Cecil, che era succeduto a suo padre come principale consigliere, entrarono segretamente in corrispondenza con il più probabile pretendente al trono, Giacomo VI di Scozia.
Morte
Elisabetta cadde malata nel febbraio 1603, sofferente di debolezza ed insonnia. Dopo circa un mese di malattia sempre più grave, morì nel Palazzo di Richmond, all’età di sessantanove anni, il 24 marzo del 1603. Fu sepolta nella Abbazia di Westminster.
La sua morte segnò la fine della dinastia Tudor, poiché non aveva eredi diretti, e il trono passò a Giacomo VI di Scozia, figlio dell’antica rivale Maria Stuart, che divenne Giacomo I d’Inghilterra, unendo così le corone d’Inghilterra e Scozia. La nazione accolse con entusiasmo il suo nuovo re, ma in pochissimi anni gli inglesi iniziarono a esprimere nostalgia per la loro “Good Queen Bess”. Da qui cominciò a formarsi il mito, già molto forte anche durante la sua vita, della regina.
Cosa ci resta di lei
Elisabetta è ricordata come una delle più grandi regine d’Inghilterra, potente immagine di autorità femminile, magnificenza regale e orgoglio nazionale, simbolo di forza, saggezza e intelligenza politica. Il suo regno non solo consolidò la posizione dell’Inghilterra come potenza mondiale, ma contribuì anche a definire l’identità nazionale inglese, lasciando un segno indelebile nella storia.
Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
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