Karl Popper: una biografia

Karl Popper: una biografia


Karl Raimund Popper è considerato il più grande filosofo del secolo scorso. Si oppose a tutte le forme di scetticismo, convenzionalismo e relativismo, nella scienza e nella società. Fu un implacabile critico di tutte le forme di totalitarismo e fautore di una società ‘aperta’. Nacque a Himmelhof, nei pressi di Vienna, il 28 luglio 1902, da genitori ebrei (Siegmund Carl Popper e Jenny Schiff); aveva due sorelle più grandi Emilie Dorothea ed Anna Lydia.

Suo padre faceva l’avvocato, ma era particolarmente attratto dalla lettura dei classici della filosofia e comunicò al figlio l’interesse per argomenti sociologici e politici. La madre invece era un’appassionata di musica, che riuscì a trasmettere a Karl, tanto che per un certo periodo egli pensò di intraprendere la carriera di musicista. A sedici anni Karl decise di abbandonare il Realgymnasium, dove non si trovava bene perché non gradiva lo stile di insegnamento dei professori; per lui la scuola rappresentava solamente “ore e ore di tortura disperata”. Dopo una malattia che lo trattenne a casa per diversi mesi decise così di continuare a studiare come privatista.

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Il 1919 fu un anno importante per la sua formazione: quell’anno aderì peraltro all’Associazione degli Studenti Socialisti e condivise per un certo periodo gli ideali marxisti. Questa passione giovanile per il marxismo durò poco, perché Popper non condivideva gli elementi dogmatici di tale dottrina, ma rimase per tutta la vita un ‘liberale’. Nello stesso periodo scoprì anche le teorie psicoanalitiche di Freud e Adler e la teoria della relatività di Einstein (non dimentichiamo che in quel periodo Vienna era la capitale morale dell’Europa e che c’era grande fermento di idee e di eventi culturali)

A ventitrè anni si laureò all’Istituto pedagogico di Vienna come maestro di scuola elementare dove incontrò anche Anna Henninger, sua compagna di scuola e poi moglie. Tre anni dopo, nel 1928, prese anche la laurea in Filosofia con lo psicologo Karl Buhler e si qualificò nel 1929 per l’insegnamento della matematica e della fisica nella scuola media, iniziando subito dopo a lavorare come professore di scuola media. In quel periodo a Vienna si era formato un circolo di intellettuali, riuniti intorno a Moritz Schlick, un professore di filosofia delle scienze induttive, che si riuniva tutti i giovedì sera in un caffè di Vienna e si chiamava il Wiener Kreis. Questi intellettuali si ponevano come obiettivo quello di unificare le scienze eliminando ad esempio la metafisica, che loro ritenevano priva di significato, in quanto si basava su concetti non verificabili. Così nacque il movimento filosofico del positivismo logico, o neo-positivismo, che si basava sul principio della verificabilità scientifica, il quale affermava che: “una proposizione è la descrizione di una certa disposizione dei fatti, e la sua possibilità riposa sulla rappresentazione di oggetti da parte di segni, consistendo il suo significato nella rappresentazione di una determinata situazione fattuale e dipendendo dalla verificabilità o meno di questa; le proposizioni della logica e della matematica, per contro, sono proposizioni apparenti, nascenti da altre per applicazione successiva di determinate operazioni, sono pure tautologie, la cui validità svanisce a confronto con i fatti”.

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Ma anche verso questo movimento Popper fu abbastanza critico, anzi, si può dire che le sue teorie erano una chiara alternativa a quel movimento. Nel 1934 pubblicò il suo primo libro, Logik der Forschung (Logica della scoperta scientifica) che fu subito un successo e che gli valse l’invito a tenere delle conferenze in Inghilterra negli anni 1935-36.

Poco dopo fu costretto a lasciare l’Austria in seguito all’occupazione della Germania antisemita di Hitler: questo evento lo riportò ad occuparsi profondamente di problematiche sociali e di filosofia politica.

Nel 1937 Popper cominciò ad insegnare filosofia all’Università di Christchurch in Nuova Zelanda, dove rimase per tutto il periodo della seconda guerra mondiale. Nel 1946 si trasferì a Londra, alla London School of Economics and Political Science, dove divenne il Direttore del Dipartimento di Filosofia. I suoi dibattiti in Germania, Inghilterra e Stati Uniti divennero ben presto punto di ritrovo dei più grandi intellettuali del secolo scorso (Einstein, Princenton, Wittgenstein, Adorno, Freud, Adler e Musil). Tra i suoi allievi vi furono filosofi importanti, come Feyeraband e Lakatos che poi lo criticarono senza indulgenza.

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Negli anni ’50 Popper ebbe numerosissimi riconoscimenti per la sua attività di ricerca: dalla nomina a membro della Royal Society sino all’investitura del titolo di baronetto nel 1965. Nel 1969 andò in pensione, anche se rimase attivo come scrittore e conferenziere. Alla morte della moglie, nel 1985, Popper lasciò anche la casa nel Buckinghamshire per trasferirsi definitivamente a Kenley (Londra) fino alla sua morte, nel settembre 1994. Le sue ceneri riposano al Lainzer Friedhof, un piccolo cimitero di Vienna.

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LA METAFISICA IN KARL POPPER

Alla base del “razionalismo critico” di Popper c’è il principio di “falsificabilità”: la metafisica ad esempio, non essendo falsificabile, non è una scienza. Non è solo un problema di «verificabilità» dunque, come pensano i neopositivisti viennesi: per capire se una teoria è veramente scientifica infatti, non ci si può basare solo sull’esperienza (induzione), perché potrebbe sempre intervenire un’osservazione nuova che falsifica quella che prima era ritenuta una ipotesi scientifica.
La scienza non è episteme, ovvero un sapere definitivo ed assolutamente certo, in quanto le sue dichiarazioni sono e restano doxa, ossia delle pure ipotesi, che resistono fino a che non vengono falsificate da una nuova teoria. Qualsiasi concezione dunque, anche se non scientifica, non è detto che sia senza senso: la ricerca empirica del resto deve sempre da un’idea, da un’ipotesi, anche se questa non è verificabile. E’ il caso dell’atomismo: prima era solo un concetto metafisico, poi è diventato scienza. Ma sentiamo come esprime questo concetto lo stesso Popper:

Tutta la mia concezione del metodo scientifico si può riassumere dicendo che esso consiste di questi tre passi:

1. inciampiamo in qualche problema;
2. tentiamo di risolverlo, ad esempio proponendo qualche nuova teoria;
3. impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla discussione critica.

Dr. Giuliana Proietti

 

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