Dopo l’adozione, la depressione

Molti genitori adottivi sperimentano un senso di grande gioia quando portano a casa i loro figli adottivi, ma talvolta questa gioia può rivelarsi di breve durata e dissolversi in una feroce depressione.

Questa situazione non è affatto rara, visto che si stima che questo accade al 65% dei genitori adottivi ed è stata anche coniata la definizione di “sindrome da depressione post-adozione”, sebbene non si tratti di un termine clinico riconosciuto. Il termine Post-Adoption Depression Syndrome (PADS) fu coniato da June Bond nel 1995 per descrivere lo stato di ansia, stress e depressione che molti genitori sperimentano dopo l’adozione.

Cosa causa la depressione post-adozione?

La depressione post-adozione ha molti aspetti in comune con la depressione post-partum: i genitori adottivi sono pieni di aspettative e credono, dopo i tanti sacrifici cui si sono sottoposti per ottenere un figlio in adozione, che il bambino magicamente riporterà l’armonia e la soluzione di tutti i problemi, le ansie e le infelicità.

In realtà ci si trova a cambiare repentinamente stile di vita, affrontando situazioni genitoriali cui non si è preparati, specialmente se si adotta un bambino abbastanza grande.

Molto poi dipende anche dal bambino: a volte i bambini sono traumatizzati dalle esperienze di vita fino a quel momento vissute e non è facile stabilire con loro un legame affettivo, specialmente se i piccoli mostrano di non sentirsi particolarmente legati ai nuovi genitori.

La reazione dei genitori emotivi a questa difficoltà nello stabilire un legame di attaccamento può essere di semplice malinconia o tristezza, ma nei casi più gravi questa esperienza può innescare una sindrome depressiva abbastanza seria, per il fatto di non sentirsi completamente soddisfatti della scelta fatta, per la paura di aver sbagliato, oppure per aver concentrato tutte le proprie energie su questo progetto genitoriale che poi non sembra portare la felicità sperata.

Ottenere la comprensione degli altri  è difficile: come spiegare che, dopo aver tanto lottato per avere questo figlio, ora non se ne è più così contenti e si provano, nei suoi confronti, dei sentimenti ambivalenti, con grande senso di colpa, sia verso se stessi, sia verso il/la partner, sia verso il bambino stesso?

Se l’adozione segue un’infertilità o un aborto ad esempio, i genitori possono ancora chiedersi se hanno fatto bene a fare questa scelta, o se avessero fatto meglio a riprovare, ad attendere, a pazientare, pur di avere un figlio ‘biologico’…

Il problema è che i genitori adottivi non sempre hanno la forza di parlare dei loro problemi con gli altri: si vergognano, temono di non essere compresi, si tengono tutto dentro: per questo rischiano la depressione.

Il consiglio dunque è quello di non cercare di essere eroi: si tratta di sentimenti ed insicurezze molto umane, che possono essere risolte attraverso l’aiuto ed il sostegno psicologico, che non conviene farsi mancare, non solo per se stessi, ma anche per la serenità della vita familiare.

E’ importante poi prendersi del tempo per creare i legami affettivi: non viene tutto in automatico, c’è bisogno di tempo per giocare col bambino o portarlo al parco, oltre che per creargli un ambiente sociale caldo e confortevole.

Segnali di malessere post-adozione:

·        Perdita di interesse e di entusiasmo per tutto ciò che era stato al centro della propria vita;
·         Difficoltà di concentrarsi e di prendere decisioni;
·         Perdita di energia;
·         Difficoltà di addormentamento o insonnia;
·         Disturbi alimentari;
·         Sensi di colpa;
·         Sentimenti di impotenza;
·         Irritabilità.

Che fare

Il modo migliore per affrontare questo problema è avere una rete di supporto intorno a se,  non rimanere isolati, non vergognarsi di parlare dei propri sentimenti con uno psicologo.

Dr. Walter La Gatta

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Un commento

  1. 65%? Mi sembra sicuramente possibile vista la scarsa presenza di supporto e visione ‘positiva’ sull’argomento. L’informazione la fa da padrona nell’ambito dell’adozione. La maggior parte delle persone vede nel figlio biologico l’appagamento narciso ed egoistico di una necessità primordiale per nulla legata al protendersi verso l’altro.
    ‘Voglio un figlio’ è una frase che ha poco a che fare con la serenità e l’appagamento del figlio stesso e molto con la propria.
    L’essere umano però se confrontato sull’argomento dirà sempre che non c’è stato mai atto più generoso di quello di avere un figlio biologico.
    Il genitore biologico vede quindi per questo nel genitore adottivo e nel figlio adottivo una rivelazione del proprio mancato slancio di empatia e saggia generosità. Questo produce infatti moltissime leggende negative sull’adozione. Ad esempio
    Che sia difficile, che sia dolorosa che non porti soddisfazione. Come capo di un’associazione di mamme adottive vi confermo che la fatica che facciamo tutti i giorni è proprio quella di travalicare questi ostinati e ‘poco informati’ ostacoli.
    Dedichiamo la nostra vita a far sentire i nostri figli importanti, ma noi dobbiamo inoltre farli sentire come se dovessero dimostrare qualcosa a chi, non me ne abbiate, non ha che stereotipi in mente quando si parla dell’argomento.

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